INNAMORAMENTO E AMORE – 2

Pubblicato il 29 Marzo 2009 in , da Vitalba Paesano

Dal ’79 è un long seller. Oggi il saggio di Francesco Alberoni, che ha spiegato al mondo il modello teorico dell’innamoramento, ha nuova veste grafica, impianto editoriale diverso e un format ancora più leggibile.

Sono stati eliminati gli idiotismi degli anni ’70, ma volutamente non tutti. “Riprendendo in mano questo testo, sono rimasto molto attratto dal suo dinamismo” – ammette Alberoni in questa intervista – “ha un montaggio rapido, veloce, teso, con un linguaggio forse anche astratto,  ma che comunque ti trascina…”

 

Puntuale, cortese, anzi cordiale, Francesco Alberoni si offre con disinvoltura all’ennesima intervista.    Eppure, sicuramente preferisce gli studenti ai giornalisti. Perché li sente più realmente impegnati nella ricerca del vero, meno ansiosi di cogliere l’ultima novità.

“Il sistema di domande che mi fa la stampa rispetta più o meno gli stereotipi comuni; il mio, invece, è un percorso molto personale, perché attribuisco importanza ad aspetti che per gli altri contano meno.

Per esempio, riconosco molto valore al passato: cosa si raccontano due innamorati se non il passato? La conoscenza dell’altro e la conoscenza di sé attraverso l’altro sono fondamentali nella situazione amorosa…”.

“I giornalisti, invece, mi chiedono sempre com’è cambiato l’amore, ma io non riesco a trovare grandi differenze; chi se lo sarebbe aspettato, dopo che gli ultimi quarant’anni hanno offerto sesso precoce e droga, che alla fine i libri di successo sarebbero stati quelli di Moccia? E che i ragazzi sarebbero andati a Ponte Milvio a chiudere dentro un lucchetto il segno dei loro sentimenti?

Questo è neoromanticismo: “La notte prima degli esami, “Tre metri sopra il cielo” …

“Com’è cambiato l’amore? C’è sempre il sesso e c’è sempre l’amore. Così oggi la ragazzina ha il primo rapporto a 14 anni, mentre trenta anni fa, questo accadeva a 27. Ma la struttura fondamentale dell’innamoramento è lo stesso. Del resto, possiamo forse pensare che la specie umana cambi nel giro di qualche decennio? Mutano i contesti, non gli aspetti di fondo.”

 

Con questa premessa, meglio non domandare se la riedizione di “Innamoramento e amore” (v. riquadro) sia una sorta di “aggiornamento teorico”…

“Un modello teorico o è giusto o è sbagliato, non può modificarsi parzialmente nella struttura. Al massimo puoi correggere un corollario: se dici che la Terra gira attorno al Sole, potrai precisare che le orbite sono ellittiche e non circolari, ma non potrai dire niente di più”.

 

Trent’anni non hanno modificato, dunque, il modello teorico del libro. Meglio evitare, allora, di parlare di “rivisitazione della prima edizione”…

“Non è un reinvestimento emotivo o di pensiero: questo libro ha sempre continuato a vendere 5-6.000 copie all’anno, in Italia, in Francia, in Spagna… è un’opera che ha continuato a vivere. Non l’ho tirata fuori dopo trent’anni… è sempre stata in vendita”.

La domanda va assolutamente semplificata: un semplice “Professore, perché questa nuova edizione 2009”?

“Volevo una veste grafica e un impianto editoriale diverso; volevo un format che mi piacesse, oggi è un Bur Extra Rizzoli, Super-book, con copertina rigida, a basso prezzo, tascabile; è un format che si comprende bene, è passato da 120 a 180 pagine, quindi è più leggibile. Volevo togliere espressioni idiomatiche troppo noiose, troppo segnate. Volevo fare alcuni a capo, spezzare meglio i blocchi di due pagine che erano nell’edizione precedente. Non sembri, però, un restyling formale… il linguaggio, si sa, è sostanza”.

“Riprendendo in mano questo testo, sono rimasto molto attratto dal suo dinamismo: ha un montaggio rapido, veloce, teso, con un linguaggio forse anche astratto, ma che comunque ti trascina… Il mio problema era chiarire, là dove proprio il linguaggio era ricco di idiotismi degli anni ’70… però poi alcuni di questi passaggi li ho lasciati, per mantenere il sapore dell’epoca perché riconosco oggi che il libro aveva soprattutto molta forza, dinamismo, scuoteva. Mi rendo conto che allora ho avuto coraggio. Tuttavia ho corretto diversi punti, posti qua e là”.

“Alcune parti mi sembravano da alleggerire, senza stravolgerne il sapore, lo spirito: …non direi più ‘l’amore mistico ci dimostra con chiarezza il fatto che lo stato di innamoramento non dipende in alcun modo dalla proprietà dell’altro, esso è puramente e semplicemente un nostro modo di vedere…

‘ …. è noioso, oggi scriverei ‘l’amore mistico ci dimostra che l’innamoramento non dipende dalla proprietà dell’altro. è un nostro modo di pensare, vedere, sentire, un sistema interno alla nostra mente’.

Poi volevo chiarire alcuni punti secondo me oscuri: per esempio era citato, ma in forma criptica, l’utilitarismo della cultura anglosassone, che anche quando parla di innamoramento, non pensa mai all’aspetto oblativo, al ‘non calcolo’, ma riconduce piuttosto il ragionamento in termini di costi-benefici. Ne deriva che c’è sempre un calcolo egoistico, una misurazione alla ricerca del vantaggio di qualcosa, del piacere o del piacere presunto. Tutta la mia concezione sociologica, la mia teoria dei movimenti, della nascita della società a cominciare dallo stato nascente, parte da un presupposto opposto, da uno slancio oblativo che crea la solidarietà e consente poi il patto.  Ho dovuto chiarire in una pagina questa frattura irreparabile tra la mia posizione e la cultura anglosassone”.

“In ‘Innamoramento e amore’ dovevo ribadire i concetti, dovevo essere assertivo, fare dei distinguo. Questo libro è l’unica vera esposizione sull’innamoramento come stato nascente di un movimento collettivo, cioè, di un processo che genera una nuova comunità. Questo è l’unico libro al mondo in cui è esposta una teoria, una fenomenologia dell’innamoramento. Nel libro dò un cenno su come l’innamoramento si trasforma in amore, ma non studio la formazione della coppia, le sue crisi, la sua permanenza o la sua dissoluzione. L’ho fatto in altri libri. Ho scritto nove libri sull’amore, ne ho considerato separatamente tutti gli aspetti. Non farò mai la decima sinfonia… non scriverò mai un saggio sui grandi amori che non tramontano!”

“Non mi aspetto niente da questo libro, come da tutti gli altri, del resto; non ho mai fatto marketing per promuoverli…”. Il tono appare assolutamente convincente.

Il Professore più che del successo sembra sentire il fascino dell’impianto del suo ragionamento, che considera perfetto, nonostante gli anni, processo serrato e incalzante come il linguaggio con cui lo ha espresso”.

“Noi tendiamo a innamorarci quando siamo pronti a cambiare. Perché siamo mutati interiormente, perché è cambiato il mondo attorno a noi, perché non riusciamo più a realizzare i nostri desideri o a esprimere le nostre potenzialità. Allora cerchiamo qualcuno che ci indichi la strada e ci faccia assaporare un nuovo modo di essere. Possiamo, perciò, innamorarci a qualsiasi età, ma soprattutto nelle svolte della nostra vita. Quando passiamo dalle scuole elementari alle medie, poi alle superiori, all’università, o quando cambiamo lavoro, o a quarant’anni quando inizia la maturità o a sessanta, o a settanta quando inizia la vecchiaia. Oppure quando la vecchia relazione si è consumata, o il mondo è cambiato e noi cerchiamo un nuovo accordo con esso”.

 

“Nell’innamoramento c’è una rinascita, sempre; e quando ci si innamora in terza età è ancora meglio: la gente ripercorre il suo passato e tutta la sua vita; incontra l’amore dell’altro, le storie, una grande complessità fatta anche di contraddizioni. E le deve metabolizzare, deve farle proprie. Quando un grande amore è in età avanzata è un amore di un’intensità straordinaria”.

“Quando due persone sono innamorate, infatti, ciascuno vuol farsi conoscere non solo per come è ora, ma anche come era, quali erano le sue potenzialità. Vuol far vedere all’amato il mondo come l’ha visto da piccolo, da adolescente, da adulto e i sogni che ha per il futuro. E, l’altro, a sua volta, vuol farlo partecipare della propria visione del mondo. Entrambi nell’innamoramento ricostruiscono la propria identità personale interiorizzando l’altro con la sua visione del mondo e la sua sensibilità. La fusione, perciò, raddoppia l’esperienza, raddoppia la capacità di comprensione. È quindi sempre un arricchimento del singolo individuo mentre crea le premesse per quel tipo di comprensione profonda su cui può nascere un nuovo ‘noi’, una nuova identità collettiva. A due”.

“Così, chi pensa che le ragazze di oggi che fanno l’amore a 14 anni non saranno più capaci di innamorarsi quando saranno più adulte sbaglia: i problemi nasceranno solo nel caso di un amore tardivo, perché occorrerà rivivere e superare le esperienze passate. Curiosamente quanto più vita si ha vissuto, tanto più lavoro di storicizzazione si dovrà fare a ogni nuovo amore”.

 

Il Professore sembra parlare come un libro stampato… O sono forse i suoi libri a scorrere con la fluidità di un discorso vivo? Così, all’ennesimo tentativo di fargli dire qualcosa di più di quanto abbia già scritto, il professore afferra il libro, diligentemente puntellato dal giornalista di appunti e quesiti,  e “legge la sua risposta”. Perché sa di averla già data.

Nello studio – la conversazione si svolge a un tavolo di cristallo azzurro, sullo sfondo poltrone rosse d’alta qualità – si alza autorevole la voce di Alberoni che legge:

“Fare esperienze nuove insieme, questa è la chiave del prolungamento dell’innamoramento attivo. Queste esperienze nuove insieme possono avere il carattere della ‘vacanza’, dell’interruzione della quotidianità. Però, in genere, la vacanza non basta perché la quotidianità finisce per imporsi sulle brevi interruzioni, che appaiono come delle specie di fughe, delle avventure nell’immaginario La forza maggiore viene quando le esperienze nuove fatte insieme incidono realmente sul registro della vita quotidiana, pongono in atto alternative reali di esistenza oppure comportano uno scoprire, un cercare, un vedere con occhi nuovi in due, un decifrare una diversa realtà; e lasciano una traccia durevole”.

 

“Se l’amore deve continuare occorre che la vita straordinaria continui in qualche modo nell’esistente, che si realizzi come viaggio straordinario attraverso l’esistente. Viaggio fatto insieme dopo dure prove, fianco a fianco, scoperta e confronto, continua reinterpretazione del mondo, continuo riesame del proprio passato. Per alcuni può essere lotta, per altri erotismo, poesia, per altri semplicemente capacità di conoscersi e di meravigliarsi continuamente di se stessi e del mondo, cercando in continuazione non ciò che rassicura e che è già noto, ma ciò che è sfida, bellezza, creazione. Il viaggio all’esterno è perciò solo l’occasione, lo strumento per un continuo viaggio all’interno; così come i viaggio all’interno è continuamente lo stimolo all’esterno. In queste situazioni l’innamoramento continua perché lo stato nascente ri-nasce.

è un continuo ri-vedere, ri-scoprire, rinnovare, rinnovarsi cercando le sfide e le occasioni. Più in generale, possiamo dire che l’amore dura perché ci re-innamoriamo della stessa persona. Ma questo richiede che l’iniziativa venga da entrambe le parti. Se uno dei due è passivo, se non arde d’amore, se aspetta che faccia tutto l’altro, o non ha il coraggio di abbandonarsi, di dedicarsi, di rischiare o più semplicemente non sa approfittare delle occasioni, qualunque trasformazione cade rapidamente sotto la dittatura del quotidiano e dei risentimento. D’altra parte, se uno dei due fa delle scelte che circoscrivono rigorosamente l’esperienza entro binari abitudinari – un certo tipo di lavoro che l’assorbe, l’avere dei figli, un succedersi di doveri sociali – tutti i tentativi dell’altro di scoprire continuamente il nuovo falliscono. Alla fine si scontrano due tipi di progetto e quello abitudinario ha il privilegio di prevalere sempre su quello straordinario.

 

“Non credo che da tutto questo possa nascere una qualche regola pratica su come comportarsi, un’arte per restare innamorati. Tutte le regole fisse diventano sempre strumenti di autoinganno, di falsificazione. La vita crea lo stato nascente, la vita crea l’incontro, la vita crea i progetti, la vita crea le prove, la vita crea le occasioni, la vita le toglie. Noi possiamo muoverci in questo grande flusso come una piccola canoa in mezzo alla tempesta. Non facciamo noi le onde, né le modifichiamo.

Noi possiamo solo cercare di tenere il mare, gioiosamente, di tener libera la nostra mente e il nostro cuore, di essere sinceri, di chiedere all’altro che cosa vuole, cosa gli piace, cosa lo rende felice e donarlo, senza tabù, senza inibizioni, generosamente, senza tener calcolo di chi ha dato e di chi ha preso, cercando sempre il piacere e la gioia”.

 

Nella stanza resta per qualche secondo, il silenzio. Ed è un silenzio compiaciuto, da parte di entrambi. Eh, sì, il Professore che legge a voce alta se stesso  è un’esperienza davvero da provare. Il ritorno alla realtà, però, è esperienza altrettanto forte:

“L’amore arriva sempre come un ladro inatteso. Penetra nella coppia esistente come il rapinatore in una casa, e la devasta. Quando io mi innamoro, continuo a voler bene a mio marito, a mia moglie, alla persona con cui convivo, ma le tolgo l’esclusività, metto al suo posto un altro e questo lei non può accettarlo. Mi scongiura, mi impone di scegliere, mi scaccia. Così l’amore, che chiede di essere solo felicità, si trasforma in uno straziante dilemma.

Ti obbliga a scegliere fra due persone che vorresti continuare ad amare in modo diverso. L’Oriente, se non ha risolto, ha perlomeno attenuato questo dilemma con la poligamia. L’Occidente cerca di risolverlo dando più importanza al sesso, rinviando il matrimonio, indebolendo il legame di coppia, moltiplicando i single”.

 

Il dilemma, di fronte a un amore nascente, è forte. Come la lusinga delle aspirazioni possibili:

“Nel particolarissimo periodo in cui siamo predisposti a innamorarci di una persona nuova, il suo comportamento, i suoi sentimenti, i suoi valori, la vita che ha vissuto, i suoi sogni, gli slanci ci fanno sentire che, uniti a lei, possiamo realizzare le nostre potenzialità, soddisfare i desideri maturati dentro di noi. Allora proviamo una attrazione irresistibile e il bisogno di fonderci spiritualmente e fisicamente con lei. Io paragono il processo amoroso a un puzzle: le caratteristiche della persona amata sono i frammenti decisivi che ci rivelano, in un istante, l’intero disegno. La ricerca può essere molto lunga, ma la rivelazione è improvvisa”.

 

“L’innamoramento è lo stato nascente di un movimento collettivo formato da due sole persone”: il messaggio è chiaro. E non potrebbe che essere così, vista la forza propulsiva che si genera dall’incontro. L’amore come uno dei pochi motori forti della nostra società?

“Oggi non ci sono movimenti collettivi, ci sono solo movimenti culturali e morali. Il caso Eluana è stato emblematico: oggi è il momento delle cause etiche. La gente vuol giudicare per quanto sa e ha sperimentato di persona. La domanda di fondo è ‘Tu cosa faresti?’ Tua madre è molto malata, si fa presto a dire eutanasia, ma tu cosa faresti? E la realtà vera è che la figlia cura per 30 anni la madre con l’Alzheimer. In questa società, quando si esprime un parere, si pensa sì a cosa si debba fare, purché siano gli altri a farlo. è una frattura tra ideologia e realtà, tra morale e genetica. I temi più importanti nei prossimi anni saranno proprio quelli etici”.

 

 1979-2009: conferma una struttura inossidabile

il modello teorico sull’amore

 

“Innamoramento e amore”, apparso nel 1979 e quest’anno riproposto in edizione rinnovata (Bur-extra, Rizzoli, 10 euro, 180 pagine delle 120 iniziali, su progetto grafico – che al Professore piace tanto – di Giona Lodigiani, per Mucca design) ha sempre suscitato un grande interesse a livello mondiale.

Solo in Italia ha avuto 45 edizioni e ha venduto oltre un milione di copie.

Il suo successo? Dopo il “De l’amour” di Stendhal, del 1832, è stato il primo studio, nel senso di modello teorico, dell’innamoramento.

L’innamoramento, sostiene il saggio, è un processo della stessa natura della conversione religiosa o politica. Noi ci innamoriamo quando siamo pronti a mutare, quando i tentativi di salvare le nostre relazioni amorose precedenti sono falliti. Allora avviene in noi un rapido processo di destrutturazione-ristrutturazione chiamato stato nascente. La precedente relazione si stempera e finisce e noi ricostruiamo il nostro mondo e il nostro futuro facendo perno sulla persona amata.

Nello stato nascente l’individuo diventa capace di fondersi con un’altra persona e creare una nuova collettività, caratterizzata da una solidarietà inossidabile. Di qui la celebre definizione: l’innamoramento è lo stato nascente di un movimento collettivo formato da due sole persone. L’amore è sempre rivelazione, sempre rischio. Per sapere se si è veramente innamorati, occorre sottoporsi

a “prove di verità” e , per sapere se si è ricambiati, ci sono

le “prove di reciprocità”. Questo delicato processo non ha sempre esito felice e l’amore nascente può finire presto, vittima degli equivoci. Nell’innamoramento la persona amata viene trasfigurata perché ciascuno diventa il capo carismatico dell’altro. Il processo di fusione, però, è sempre bilanciato dal desiderio di affermare se stesso. Questo conflitto conferisce al processo amoroso un carattere drammatico e passionale.

Se i due innamorati non riescono a creare un progetto o se i loro progetti individuali sono incompatibili tra loro, il processo amoroso può naufragare.

La fenomenologia dell’innamoramento è la stessa nei giovani e negli adulti, nei maschi e nelle femmine, negli omosessuali e negli eterosessuali perché la struttura dello stato nascente non cambia. Scritto con un linguaggio rigoroso e poetico, “Innamoramento e amore” è “un’opera fondamentale per gli studiosi e una lettura cara agli innamorati”.

 

Vitalba Paesano