Lo schermo di Dio: opere e autori del cinema che hanno affrontato tematiche religiose

Pubblicato il 12 Ottobre 2024 in Outdoor Cinema
Dio

Quando la fede (o il dubbio) diventano immagine. Opere e autori del cinema che hanno affrontato tematiche religiose

Rappresentare sullo schermo Dio, la Bibbia, i santi e la religione in genere è stata una delle prime cose che il cinema ha fatto. Basti pensare alla quantità di film che, sin dalle origini della “settima arte” hanno preso spunto da racconti dell’Antico e del Nuovo Testamento. A cominciare, naturalmente, da Gesù. Il motivo è semplice: la familiarità del pubblico con quanto viene rappresentato agevola enormemente la fruizione dell’opera. E quindi, potenzialmente, il successo commerciale.

Parallelamente a questo approccio, che possiamo definire diretto, alcuni autori hanno invece affrontato le Scritture, la religione e, più in generale, il sacro riflettendo in maniera critica. Con risultati, in genere, assai più interessanti sia sotto il profilo intellettuale sia sul piano estetico. Altri ancora hanno invece voluto provocare le coscienze degli spettatori mettendo in luce le contraddizioni di un messaggio (il cristianesimo) che si è notevolmente modificato nel corso dei secoli. In ogni caso, da tutti costoro emerge un quadro che focalizza alla perfezione ciò che sta avvenendo nella società contemporanea, dove, cadute le ideologie e venuti meno i grandi sistemi (filosofici, politici e religiosi) che dettavano i codici dei comportamenti individuali e collettivi, l’umanità è costretta a misurarsi con un nuovo ordine delle cose che gli schemi del passato non riescono più a spiegare.

Cosa che ci porta a una ulteriore considerazione: nel momento in cui il cinema conosce essenzialmente uno sviluppo tecnico e non manifesta più alcun fermento estetico (anzi, lo si direbbe in una fase di analfabetismo di ritorno), proprio alcuni autori e alcuni film che affrontano il tema del sacro lasciano qualche speranza su un suo futuro che non sia fatto solo di pixel ed effetti speciali. In ogni caso il fatto religioso è più che mai al centro del dibattito con molti degli interrogativi che oggi – più intensamente che in passato – interpellano l’uomo sulla sua esistenza e sull’esistenza stessa del mondo in cui viviamo. D’altra parte non è necessario professare alcuna fede per essere sensibili alle istanze profonde dello spirito e alle questioni “ultime” strettamente connesse al pensiero religioso. Il dubbio, infatti, non è solo la miglior levatrice del pensiero filosofico e scientifico, ma anche di quello religioso.

Tra le specificità dei film che affrontano il tema del sacro c’è poi il fatto che molti di essi prendano in esame e mettano in scena la relazione esistente tra la divinità e la femminilità, tra Dio e la donna. Collocata storicamente ai due poli estremi della grazia e del peccato, della santità e della perdizione. E nell’intera gamma di sfumature che vi intercorrono. Sempre in bilico tra le figure di Maria, la madre di Gesù, la vergine, esentata dal peccato originale, ed Eva, la madre di tutti i viventi nonché loro emblema ossia la donna a motivo della quale il peccato è entrato nei destini del mondo. Almeno secondo quanto afferma la tradizione religiosa che fa capo alla Bibbia ebraico-cristiana.

C’è, infine, lo sterminato novero di film che hanno a che fare con coloro che interpretano e applicano le varie dottrine, ossia i ministri del culto. Preti, monaci, monache, vescovi, cardinali, pontefici, pope, patriarchi e pastori per quanto riguarda il cristianesimo in tutte le sue varie confessioni, ma anche imam musulmani, rabbini ebraici e qualsivoglia altro uomo (o donna) che si consideri (o venga considerato) un tramite tra il divino e l’umano, tra il cielo e la terra. A riprova di quanto possa essere fondato il paradosso secondo cui: “Se non esistessero le religioni, tutti gli uomini crederebbero in Dio”.

 

Breve ma interessante riflessione di Umberto Galimberti sulla differenza tra religione e fede. A proposito del suo libro “Le parole di Gesù”, Feltrinelli 2023

 

 


L’autore: Nel 1969, quando ero al liceo, il film “La Via Lattea” di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un’invenzione senza futuro”. Tra i miei interesse, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d’accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell’anima e per questo è sempre fonte di ispirazione. Viaggiate con me, allora! Auro Bernardi

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