Cioccolato come segno d’amore?

Pubblicato il 25 Maggio 2019 in

Dalla parte di Marta

TRA CALZE E FOULARD

La piccola drogheria della mia mamma aveva un bancone di marmo bianco. Sopra c’erano i vasi di vetro con le caramelle sfuse e in un angolo quattro montagnette fatte di tavolette di cioccolato svizzero. Fondente, al latte, bianco e al latte con le nocciole. Sulla carta c’era una montagna innevata con sotto un prato fiorito. Il colore dello sfondo era nero per il fondente, azzurro per quello al latte, bianco per il bianco e verde per il tipo al latte con le nocciole. Allora erano tempi spartani e non c’erano tutti i gusti che ci sono adesso, ma a me non importava, perché mi è sempre piaciuto un solo unico gusto, al latte con le nocciole. Intere, spezzettate. Che importa? L’importante è che ci fossero le nocciole.

Tornavo da scuola, sgattaiolavo come un geco verso il bancone, sottraevo la tavoletta di cioccolato e mi nascondevo in cantina. Non consideravo questo un furto, bensì un piccolo premio da concedere a me stessa per un bel voto, un dolce regalo da gustare in silenzio, di nascosto.

Ho passato tutte le elementari a rubare il cioccolato. Credo che mia madre lo sapesse, ma faceva finta di niente. Lei non ha mai chiesto spiegazioni circa le cartine d’argento che trovava in un angolo della cantina, io non le ho mai fornite, ma procuravo di prendere sempre dei bei voti, al fine di giustificare il mio vizio.

Mi ricordo ancora l’odore della cantina mescolarsi con il profumo del cioccolato che si scioglieva in bocca, mentre le nocciole opponevano una dolce resistenza.

Ero felice. Da allora ho il vizio di mangiare il cioccolato di nascosto.

In seguito, diventata mamma, ho sempre provveduto a rifornire la dispensa di qualche tavoletta fresca, ma i miei figli non sono mai stati troppo golosi. A me invece è sempre piaciuto attingere alla mia piccola scorta segreta, che per trent’anni ho tenuto celata nel cassetto di collant, guanti e foulard. Sette tavolette per me e una tavoletta di fondente per mio marito Andrea. Le tenevo lì per la bambina che ero stata, la quale ogni tanto si chiudeva in guardaroba per gustarne un pezzetto e poi lo mangiava la sera, come premio dopo una giornata di lavoro. La mia fedeltà al cioccolato è sempre stata assoluta. Pochissime caramelle, quasi niente torte, pasticcini due volte l’anno, dessert solo sporadici. Per me c’è sempre stato solo lui, unica passione dolciaria della mia vita.

Un bel giorno mi è venuto il diabete. Niente di che per una bella signora della mia età, ma per la bambina che rubava la cioccolata è stata un’amara sorpresa. Amara, sì, come un mondo all’improvviso spogliato di cioccolato alle nocciole.

Finita la mia scorta tra le calze, per sempre.

Iniziai a sognare cioccolato che pioveva di notte, cioccolato bianco che cadeva a fiocchi come la neve, che scendeva a quadretti insieme a una piccola tempesta di mandorle e nocciole. Ne sentivo la mancanza.

Il cioccolato non abitava più tra le calze e i guanti, purtroppo, e tutte le volte che aprivo il cassetto e vedevo il vuoto pensavo che la mia infanzia era finita.

Un giorno la svolta. Sto cercando i guanti e cosa trovo nel mio cassetto? Sette tavolette di cioccolato svizzero alle nocciole e una di fondente. Ma che scherzo era quello? Che me ne facevo? Osservo e vedo che si tratta di un cioccolato fatto apposta per i diabetici. Penso che mio marito è dolce e che comunque un cioccolato così non sarà mai buono come quello vero. Mi chiudo nel guardaroba, mi siedo e do un morso.

Ritorno a un mezzogiorno in cantina di tanti anni fa, sono appena tornata da scuola e ho prelevato la mia tavoletta premio. Il sapore del cioccolato è la giovinezza che ritorna.

Dalla parte di Andrea

PRIMA DI DORMIRE

cioccolato-al-latteNon mi è mai piaciuta la cioccolata. Al limite un assaggino di fondente di quello buono, magari con le mandorle. Mi ricordo quando i bambini erano piccoli. Quando finalmente si erano addormentati, Marta andava a rovistare nel suo nascondiglio segreto in guardaroba, prendeva la sua tavoletta al latte con nocciole e la mia fondente e tornava sul divano. Nel tempo in cui masticavo un quadratino lei finiva l’intera tavoletta.

Poi iniziavamo a discutere sul programma da vedere. Io preferivo i programmi di informazione e di politica, lei i film. Non insistevo mai più di tanto, perché sapevo che, dieci minuti dopo aver finito il suo spuntino delle dieci e mezzo, si addormentava come un sasso.

Anche quando i bambini sono cresciuti abbiamo continuato la nostra tradizione serale del cioccolato, anche se con l’età Marta ha iniziato a ridurre le dosi, per questioni di linea. Ci ha sempre tenuto molto, a conservare la taglia 44.

Non ha mai rinunciato al suo ripostiglio segreto della cioccolata, vezzo che mi ha sempre fatto sorridere. Chissà perché si è sempre ostinata a nasconderla, visto che a casa nostra l’unica persona golosa di cioccolata è sempre stata solo lei.

Un bel giorno però Marta fa degli esami di controllo e scopre di avere il diabete. Non dice niente, non si lamenta, poverina, ma vedo che è molto contrariata. E adesso cosa farà quando si chiude nel guardaroba? Cosa mangerà la sera davanti alla tele?

Mi dispiace per lei, certo, ma soprattutto per me, poiché adesso che non ha più la cioccolata serale non si addormenta così facilmente, e a me tocca vedere decine di film noiosissimi. Lei guarda tutto, senza selezionare. Basta che sia un film e per lei va bene. No, così non va, devo riprendere il possesso del televisore. Ma come?

In casa abbiamo due apparecchi, ma io e Marta siamo stati insieme per troppi anni per poter stare la sera in due stanze diverse. Preferiamo infastidirci a vicenda e accapigliarci che stare separati. È illogico, lo so, ma è così.

Provo con la camomilla, non dorme. Provo con un medicinale omeopatico che concilia il sonno, non lo vuole perché dice che ora finalmente può vedere fino alla fine tutti i film che si è persa. Una prospettiva agghiacciante per me, che dimentico ogni trama cinque minuti dopo i titoli di coda e non ho mai riconosciuto un attore che sia uno.

Un giorno, mentre sono in farmacia, ecco che la soluzione si manifesta inaspettata davanti ai miei occhi: cioccolata per diabetici. Devo provarla subito.

Acquisto seduta stante otto tavolette, sette per lei e una per me come abbiamo sempre fatto, e le metto nel suo scomparto segreto. Non le dico niente, deve accorgersene lei.

Qualche sera dopo Marta arriva al divano trionfante, grata e commossa.

Mi sorride e mi passa la mia tavoletta e assaggia con parsimonia la sua, perché sa che non deve esagerare. Dopo dieci minuti Marta è addormentata sul divano. Stringe tra le mani la sua tavoletta, con il sorriso di una bambina che ha ricevuto un magnifico regalo. La mia Marta è davvero una donna straordinaria, che sa gioire delle grandi e delle piccole cose.

Anch’io sono così. Cambio canale e finalmente posso vedere il mio approfondimento politico preferito. Il sapore del cioccolato è il telecomando che ritorna.

 Racconti di Clementina Coppini

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