La montagna della fata, di Nonna Livia

Pubblicato il 21 Ottobre 2017 in Letture Ideas

Racconta Nonna Livia, 99 anni, di Carrara

Tanto tempo fa, nei boschi sulle Alpi Apuane, le montagne che guardano il mare, si diceva che abitassero le fate. Una di queste, un giorno, mentre stava raccogliendo fiori, trovò abbandonato sotto un cespuglio un bimbo piccolo che dormiva beato. Si guardò intorno, cercando di non farsi scoprire, ma non vide nessuno. Alla fata il piccolo sembrò bellissimo, così lo prese delicatamente e lo portò di corsa dalla regina delle fate. Voleva chiederle il permesso di tenerlo con sé, anche se sapeva bene che le fate non possono avere contatti con il mondo degli umani. Così disse alla regina delle fate:

 

“Ti prego, ti prego, regina delle fate, sovrana delle montagne incantate, nel bosco questo bimbo ho trovato, ti prego, ti prego, guarda anche tu, è così bello che non voglio lasciarlo mai più.”

Le preghiere della fata furono così sincere da convincere la regina a lasciarle tenere il bambino, ma a un patto: ogni giorno, per tutta la sua vita, l’umano, al calar della sera, avrebbe dovuto tornare da lei, altrimenti la fata sarebbe morta. La fata accettò e portò il bambino nel bosco con sé.

Passarono gli anni e lui cresceva felice insieme alla fata finché, diventato grande, trovò lavoro come pescatore. Ogni giorno scendeva dai boschi verso il mare, saliva sulla sua barca per andare a pescare, e ogni sera tornava dalla fata.

Un giorno si scatenò sul mare una violenta tempesta e il giovane non riuscì a tornare in tempo a casa. Non vedendolo tornare e ricordando il patto con la regina, la fata salì di corsa sul monte più alto, per poterlo vedere un’ultima volta. Poi si addormentò per sempre su quella cima, che da quel momento assomiglia al suo volto: ecco perché la vetta più alta delle Alpi Apuane si chiama “Volto di donna”. Se la guardi bene, sembra proprio il viso di una donna che guarda il mare.

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