Donne: nonne, madri, caregiver. Sono loro che tengono in piedi il paese

Pubblicato il 13 Aprile 2022 in Ideas
La donna elettrica
Il 71% dei caregiver familiari in Italia sono donne. Il 92,8% delle donne aiuta economicamente figli e nipoti. Sono le donne che tengono in piedi il paese, nonne, madri, caregiver. Sono loro il vero welfare sostitutivo, loro che scontano la mancanza di politiche di welfare adeguate sia che si tratti di gestione dei bambini sia che si tratti di politiche per la non autosufficienza. Sono i dati elaborati dal Centro Studi di Senior Italia FederAnziani che restituiscono uno spaccato dell’universo femminile senior e caregiver.
Parlare di donne e salute significa in primo luogo parlare di Medicina di Genere. Le donne vivono più a lungo degli uomini, ma si ammalano di più, usano di più i servizi sanitari e vivono un maggior numero di anni in cattiva salute. Nel nostro paese è ancora lunga la strada per l’applicazione di un approccio di genere nella pratica clinica, che promuoverebbe l’appropriatezza e la personalizzazione delle cure, producendo un circolo virtuoso con risparmi per il Servizio sanitario nazionale. Sull’altro fronte, quello del lavoro, le donne sono la base del nostro sistema salute. Rappresentano il 70% della forza lavoro in questo settore a livello globale (fonte OMS), ed è donna il 67% del personale all’interno del Sistema sanitario nazionale in Italia. Secondo i dati del Conto annuale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, tra i medici la percentuale di donne e uomini è abbastanza vicina, mentre nelle altre professioni la quota femminile supera di molto quella maschile. Tra gli infermieri sono 207 mila le donne e circa 60 mila gli uomini. La parità di genere è una meta ancora lontana: i progressi sono lenti e perdurano i divari a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni, nelle posizioni dirigenziali e nella partecipazione alla vita politica e istituzionale.
E per quanto riguarda i caregiver? Quasi 3 volte su 4 il familiare che si occupa di un anziano che ha bisogno di cure in Italia è donna. I caregiver possono essere, prevalentemente, badanti (67,2%), coniugi o compagni (7,5%), figli e figlie (18,8%). Ma un dato trasversale di genere rimarca la presenza femminile in questo ruolo, anche quando il caregiver è un familiare, che nel 71% dei casi è appunto una donna. Sei volte su dieci (60,9%) questi caregiver familiari, in prevalenza donne, sottraggono tempo alle proprie attività per provvedere alle cure del malato. Dati che sembrano evidenziare una linea di continuità fra il ruolo di madre come principale deputata alla cura dei figli, ancora prevalente nel nostro paese, con quello di “accudimento tout court” per tutto l’arco della vita. Alle donne, ancora oggi, è assegnato il compito di provvedere agli aspetti pratici della cura dei figli, del coniuge, degli anziani.
Il 92,8% delle nonne aiuta economicamente figli e nipoti. Quasi una su due (il 47,9%) dichiara di farlo spesso. Per più di una su quattro questo significa privarsi di una grossa fetta della pensione: il 27,2% di loro infatti aiuta figli e nipoti con più di 250 euro ogni mese, che diventano almeno 500 euro per il 12,2%. Un aiuto economico che è servito per pagare il mutuo o affitto di casa, fare la spesa, pagare le bollette, pagare le tasse, comprare vestiti e libri per i nipoti.
Ad occuparsi dell’accudimento dei nipoti sono quasi 3 nonne su quattro (71,5%), ma, soprattutto, più di una su tre (36,1%) dedica ai nipoti almeno dieci ore a settimana, che diventano almeno 20 ore per il 16%, praticamente un lavoro part time. L’accudimento consiste in accompagnarli e riprenderli a scuola o quando svolgono altre attività (37,7%), fare da babysitter (46,1%), portarli al cinema o altre attività ricreative (7,2%), o portarli in vacanza con loro (8,4%)
Com’è cambiata la vita delle donne senior con la pandemia? Per il 33% di loro è aumentata l’abitudine alla lettura, ma, dall’altra parte, per ben il 43% si è ridotta l’attività fisica. Per molte di loro (il 15%) la preoccupazione per i rischi del Covid si è tradotta in una riduzione del fumo, ma, sempre in tema di stili di vita, è aumentata la propensione a mangiare per una su quattro (26%). Una quota di loro dichiara di aver incrementato l’uso di farmaci per l’ansia (8%), per i disturbi dell’umore (4%) o per i disturbi del sonno (10%). Il 52% ha sperimentato una maggiore difficoltà nel prenotare visite ed esami nel corso della pandemia, e l’11% non è riuscito a farli o sta ancora aspettando un appuntamento. Complessivamente il 23% di loro ritiene che nel corso della pandemia il proprio stato di salute sia peggiorato, e per il 38% a peggiorare è stata la propria condizione economica. E l’aiuto ai figli e nipoti? Nonostante il distanziamento, la pandemia non ha fatto che renderlo più necessario: il 24% dichiara di aver dovuto aumentare l’aiuto economico nei confronti dei loro cari per far fronte all’emergenza.

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