LE RIFLESSIONI DI GINO, UNO DI NOI: “Una carbonara speciale” (33)

Pubblicato il 16 Agosto 2021 in Letture Ideas
pipa

Lina e io siamo andati da Marco ieri. Con al seguito la carbonara dei sogni.

Lo scenario era ben diverso dall’ultima volta. Meno confusione, più pulizia, lei meno sofferente, lui meno impacciato nei movimenti. Si erano entrambi “messi eleganti”, gli abiti odoravano di armadio, e le infinite pieghe ne denunciavano la lunga latitanza dalla luce. Lei aveva pure messo due orecchini viola intenso, che le pendevano aggraziati donando un briciolo di eleganza alla sua figura. Lui in giacca e cravatta, con un nodo malfermo e rudimentale. Chissà quanto gli era costato il tentare di farlo. Il messaggio era chiaro: desideravano un bel pranzo.

Io e Marco restiamo da soli, mentre le due donne si infilano nella piccola cucina per armeggiare sulla carbonara. Come se fossero due vecchie amiche.

“Gino, raccontami di te. Lina è tua moglie?”.

“Lei lo vorrebbe certamente…”

“Ma tu no?”

“Ci conosciamo da un anno e mezzo, stiamo molto bene insieme. Per me è la prima volta..”

“Ti sei innamorato a 60 anni?”.

“Si, proprio così. Non voglio fare passi azzardati. E poi io sto bene nella mia casetta, ci sto da quasi 40 anni… come potrei improvvisamente abbandonarla? Per ora stiamo bene così, ogni tanto sto da lei o il contrario. Credo che ‘dare un tempo’ allo stare insieme accentui l’attesa, e quindi la voglia di vivere insieme quel momento. Lo renda importante. Ma parliamo di te, come stai?”.

“La malattia prosegue il suo corso. Prendo farmaci che rallentano, inibiscono il tremore per ora. Ma il futuro non sarà migliore. E’ una convivenza dura. Ho avuto un aiuto da un counselor, che mi ha aiutato a capire che posso vivere certamente non prescindendo da quanto ho, ma accogliendo con gioia quello ‘spazio vitale’ che la malattia mi concede, e che purtroppo nel tempo andrà a restringersi. Ho dei momenti in cui la cupa tristezza si impossessa di me. Poi, vedo mia moglie e allora intuisco che devo per lei estrarre quelle energie che sono lì, dentro di me, e mi ostino in quei momenti a buttare via.”

“Mi puoi dire di che cosa soffre ora tua moglie?”

“Lei non lo sa. Crede in una malattia che si risolverà. Prende per questo un placebo. Ma il suo destino è segnato. Non chiedermi. Può peggiorare da un momento all’altro. I medici parlano di 3, 6 mesi, un anno ancora. E non c’è più cura. Il suo fisico è così debilitato che non reggerebbe a interventi chirurgici. Ora guardo alla vita in un altro modo, sento veramente la precarietà del vivere. Ho capito veramente che ogni nuovo respiro è un dono, la vita che entra dentro di te”.

Mentre parla si siede, gioca con una vecchia pipa posta a ornamento sul tavolino davanti al divano.

“Sai Gino, questa pipa me la regalò durante il nostro viaggio di nozze. Perché voleva che smettessi di fumare le sigarette. Non l’ho mai usata.”

Accarezza l’oggetto come se stesse accarezzando lei. La guarda intensamente, rigirandosela fra le mani. Un fiotto di commozione inonda la sua ultima frase. Come se il non averla usata fosse per lui stata una grave colpa.

Arriva del rumore dalla cucina, le due voci si intrecciano in un serrato dialogo sulla carbonara e le sue varianti. Il volto sorridente della moglie fa capolino sullo stipite. Un volto sereno, disteso. Come se la malattia fosse fuggita via con il suo carico di smorfie.

“C’è pronto fra poco, uomini!”

La voce è ferma, per nulla tremula.

Marco si gira di scatto, evidentemente sorpreso. Mi guarda. Anche il suo viso si illumina.

“Oggi è un giorno speciale per me e per lei”, mi dice con un sussurro.

“Tutto merito della carbonara, sentirai quanto è speciale fatta da Lina”, rispondo.

Ed anche Lina fa capolino accanto alla moglie: “C’è pronto! Mani pulite mi raccomando!”

carbonaraE così in una microscopica cucina, intorno a un microscopico tavolo, abbiamo gustato la specialità. Lina ha dato il meglio di se stessa. Sia per il piatto, sia per i buffi ricordi di lavoro che ha raccontato. E che mi ha fatto raccontare. Marco e sua moglie hanno riso. Mangiavano lentamente, come per gustare fino in fondo il sapore del momento. Sembravano due giovani sposi.

Lei ha voluto preparare con Marco la macedonia con il gelato: era la loro sorpresa. Non oso immaginare, da come me l’hanno presentata, la fatica che ambedue hanno affrontato per prepararla.

Lina è stata semplicemente meravigliosa: Marco e la moglie erano trasfigurati, si ripetevano l’un l’altro le sue battute raccontate, come per prolungare la loro voglia di sorridere.

Siamo rimasti da loro fino alle 6. Abbiamo risistemato la loro cucina, e ci siamo congedati. Marco e sua moglie erano combattuti fra la stanchezza e la voglia di sorridere ancora dei racconti miei e di Lina. Ma la stanchezza ha prevalso.

In macchina Lina era silenziosa, continuava a molestare la marmitta vuota. Arrivati sotto casa sua, prima di scendere mi guarda, mi accarezza la guancia e mi dice: “Gino, mi vorrai bene come Marco con sua moglie?”.

“Come si fa a voltare le spalle al sole quando si desidera la luce?” le rispondo.

E lei, in quel momento, cede alla commozione repressa per un pomeriggio. Due rigoni scendono dai suoi occhi verdi. Mi prende la testa fra le mani e mi bacia. “Ti prego, resta da me stasera!”.

“Va bene, però ad una condizione!”

“Quale?”

“Stasera niente carbonara!”

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