Esperienze di giovani all’estero: il Kurdistan di Elèna, la corte dell’Aja per Alessandro

Pubblicato il 21 Maggio 2019 in Ideas

Concludono gli studi, partono in cerca di nuovi orizzonti e di opportunità. Sono spinti dalla freschezza del loro entusiasmo, dalla voglia di misurarsi con un mondo che sentono grande e variegato, ma non minaccioso. Sono i nostri nipoti, quelli che anno dopo anno abbiamo visto crescere nelle cene di Natale, nelle cerimonie di Cresima e Comunione, e che adesso ci vengono a salutare, sicuri di essere capiti, anche questa volta, nelle loro aspirazioni.

Ne conoscete qualcuno? Avete voglia di raccontarci la loro storia? Sapere di loro aiuta anche noi a capire meglio questo momento della storia che ci appare difficile e complesso. E ci permette di seguirli a distanza, quando si può, grazie a Skype, alle mail e, adesso anche a grey-panthers.it

E voi, ragazzi in partenza o già sul posto, avete voglia di condividere con noi il vostro diario di bordo? Qui c’è un pubblico attento e interessato che vi può seguire, forse anche consigliare, se volete. Perché voi siete  la nostra forza, il futuro del Paese, in cui noi, comunque, da sempre crediamo.


Il conto alla rovescia di Elèna

Il 18 aprile di quest’anno, a meno di un’ora dal mio ultimo colloquio, mi è arrivata la notizia: “Elèna, sei stata scelta. Parti per l’Iraq!”. Poche settimane prima avevo fatto richiesta presso Première Urgence Internationale per la posizione di Grants Officer – una sorta di responsabile di Progetto – per la missione irachena. E adesso mancano pochi giorni alla mia partenza per Erbil, nel Kurdistan irachenotic tac tic tac. Il tempo scorre veloce. Eppure sembra infinito.

 

 

Elèna parte per Première Urgence Internationale, un’organizzazione internazionale non governativa – non profit, non politica, non religiosa – la cui missione principale è quella di difendere i diritti fondamentali della persona, così come enunciati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Come? Offrendo una risposta globale ai bisogni primari delle popolazioni colpite da crisi umanitarie – a seguito di guerre, catastrofi naturali, collassi economici. Dove? Attualmente, in 23 Paesi nel mondo. Quando? Nel più breve tempo possibile. Perché? Per aiutare milioni di civili a ritrovare la propria indipendenza e dignità.

I settori in cui Première Urgence Internationale interviene sono i più svariati – cure sanitarie di base, servizi di salute mentale, sicurezza alimentare, riabilitazione di ospedali, scuole e appartamenti, educazione informale, approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari – e sono posti in essere attraverso differenti progetti finanziati quasi interamente da fondi istituzionali, ma anche da donazioni provenienti da privati.

Tali progetti necessitano di uno sforzo congiunto da parte di équipes solide e competenti, affinché ogni fase sia realizzata al meglio e gli obiettivi raggiunti compatibilmente con un approccio individuo-centrico. In qualità di Grants Officer, sarò garante delle fasi di implementazione e reportistica dei progetti condotti in Iraq, il che implica la stesura di note concettuali, proposte di progetti e relazioni – intermedie e finali.

Se sono preoccupata e anche un po’ spaventata? Ovvio che sì. Sarà difficile comprendere i progetti nel dettaglio – sono troppi. Sarà difficile coordinare al meglio le varie azioni – gli imprevisti sono sempre molti, in particolare in contesti complicati e imprevedibili come quello iracheno. Sarà difficile gestire lo stress e lo scoraggiamento – sono umana. Ma sarò affiancata da fior fior di specialisti, tanto competenti quanto motivati, e ciò non può che rincuorarmi. Nel dubbio, però, auguratemi buona fortuna. Io prometto di raccontarvi passo passo la mia esperienza!


Chi sono

Il mio nome è Elèna, ho 26 anni, e potrei essere una vostra figlia o una nipote. Sono nata nella splendida Firenze, in Italia. Ciononostante, non mi sono mai sentita soltanto italiana. A 10 anni avevo già le idee chiarissime: tanta voglia di imparare le lingue e poca voglia di studiare (invece, poi, per fortuna mi sono rivelata un’autentica secchiona).

Ho studiato l’inglese prima, poi il francese e, al liceo, ho scelto di imparare lo spagnolo (i corsi di cinese che ho intrapreso, spinta da un eccessivo entusiasmo adolescenziale, preferisco lasciarli da parte). Ma ho subito capito che conoscere le lingue, solo per viaggiare, non mi bastava. Sentivo il bisogno di sfidarmi.

Detto fatto: mi sono iscritta a giurisprudenza… pardon, al percorso di “doppia laurea in giurisprudenza italiana e francese” (scelta in un secondo momento più e più volte messa in discussione). Siamo stati selezionati solo in 15 all’Università degli Studi di Firenze (cari fratelli, vi ho nel cuore). Non ho mai sognato di diventare un’avvocatona di successo, né di guadagnare soldi a palate, né di andare a giro in tailleur con gonna e tacchi a spillo (anche se ammetto che la sola idea talvolta mi dava dei brividi e mi faceva sentire un po’ Wonder Woman).

In realtà – ora che ci penso – io non sognavo. Il sogno è qualcosa che poi non si realizza. Io sentivo p(rep)otentemente in me un’inarrestabile voglia di fare della mia vita qualcosa di utile. Utile a cosa? – mi si può chiedere. A qualcosa di importante, anzi di molto importante, come il rispetto di quei diritti che dovrebbero – e devono – appartenere a ogni essere umano, senza distinzioni. A tutti, ugualmente. Solo per il fatto di esistere. Diritti che, invece, troppo spesso sono violati.

E questo mi ha fatto sempre profondamente inalberare (ricorro a un eufemismo!). Guai a fare inalberare una giovane donna. Così, ho fondato, insieme ad altri studenti della Sorbona, un’associazione di aiuto ai richiedenti asilo – Réfugiés Bienvenue. Sono stata eletta segretaria generale della delegazione parigina di Terre des Hommes France, organizzazione non governativa di solidarietà internazionale. Ho potuto così seguire un tirocinio formativo curriculare presso l’ufficio regionale situato a Dakar, in Senegal, dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che è un’importante agenzia delle Nazioni Unite. In seguito, con tanto impegno e sacrifici durati anni, mi sono laureata e ho discusso una interessantissima (viva la modestia) tesi in diritto internazionale sulla lotta contro la tratta dei minori .

Ho scelto di tornare a Parigi per svolgere un altro tirocinio extracurriculare presso Première Urgence Internationale – organizzazione non governativa di difesa dei diritti fondamentali. Ed eccomi adesso pronta (quasi) per partire in missione verso la lontana Erbil, nel Kurdistan iracheno. Vi racconterò, amici Grey Panthers!

31 agosto 2017: “Ho il cuore pieno di gioia e gratitudine per l’esperienza che ho appena concluso! Ieri è stato il mio ultimo giorno all’OIM, agenzia dell’ONU per le migrazioni. Sono onorata di aver potuto far parte di una squadra così seria e competente. Personalmente, mi sono occupata di vari aspetti (perché chi fa parte di questa organizzazione per natura deve essere multitasking) ma in particolar modo ho lavorato sulla lotta contro la tratta e sulla protezione dei bambini migranti non accompagnati (avete capito bene, ci sono bambini – tanti, troppi – che viaggiano senza padre madre parente o tutore perché orfani oppure perché li hanno persi scappando da un conflitto armato o perché è proprio da loro che sono scappati, per ragioni – ahimé – fin troppo valide). Io sono onorata di aver potuto toccare con mano (in modo figurato) queste situazioni e soprattutto di aver potuto contribuire (seppur in minima parte) ad uno scopo così nobile. Ringrazio di cuore ognuno di loro! Ps: nella foto, l’ultimo pranzo con i colleghi più giovani – sulla terrazza dell’edificio dell’UNHCR.

 

 

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.