La Rassegna Stampa: tramutare il disastro nero in una riforma verde?

Pubblicato il 17 Giugno 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Corriere della Sera: “Stretta sulle case del Vaticano. Il Papa e Bertone chiedono maggiori controlli dopo lo scandalo”, “Bertolaso: ‘L’appartamento? Mi aiutò il cardinale Sepe’. In vista un cambio alla guida di Propaganda Fide”. Di spalla, l’accordo raggiunto con la Casa Bianca sulla marea nera: “La Bp si piega ad Obama: 20 miliardi per l’onda nera”, “Il presidente: ora avanti con l’energia alternativa”. In taglio basso: “La legge sulle intercettazioni verso il rinvio a settembre. Berlusconi: siamo tutti spiati”. Poi un richiamo alle dichiarazioni del leader della Lega Nord: “Bossi apre a modifiche”.

La Repubblica: “Legge-bavaglio, Berlusconi frena”, “‘Rischia la bocciatura. In Italia 7 milioni di spiati’. L’Anm: è falso”. Si parla di “dubbi del premier” e si scrive che “alla Camera il provvedimento potrebbe slittare a settembre. Bossi: modifiche possibili”. Sull’inchiesta Grandi opere: “Appalti gonfiati per pagare la casa di Scajola”, “Lo rivelano le carte sequestrate ai servizi segreti. Bertolaso: l’alloggio di Via Giulia avuto grazie al cardinale Sepe”. Un richiamo in prima anche per la vicenda Fiat: “Epifani: gli operai diranno sì nel referendum su Pomigliano”.

La Stampa: “Intercettazioni. Ora Berlusconi sceglie il rinvio”, “Il premier: in Italia tutti spiati. Bossi: spazio per modifiche”. In taglio basso: “Bertolaso: fu Sepe a farmi avere la casa”.

Libero: “L’imbavagliato è Silvio”, “‘Non ce la faccio più’. Rassegnato a far slittare il ddl intercettazioni e tirato in mezzo nella lite Tremonti-governatori sulla manovra, per la prima volta Berlusconi medita di mollare tutto”.

Il Foglio: “Un Cav. disilluso sceglie la linea della trattativa sulle intercettazioni”, Il premier si fa convincere da Letta che è meglio rinviare oggi per non rompere con il Quirinale domani”, “L’apertura di Bossi al dialogo”. Insomma, per Il Foglio è un “Indietro (quasi) tutta”.

La colonnina di apertura a sinistra del quotidiano è dedicata alle conseguenze della marea nera. John Podesta, il direttore del Center for american progress, secondo Il Foglio, “guida l’agenda per tramutare il disastro nero in una riforma verde”. Titolo: “Podesta spiega a Obama che della crisi del Golfo non si butta via niente”. Insomma, sarebbe tutta farina da mettere nel sacco della riforma dell’energia, che altrimenti sarebbe “finita sotto una pila di dossier più importanti”.

Il Giornale: “Alla casta la coca arriva in auto blu”, “Deputato regionale siciliano coinvolto nell’ennesima storiaccia che mescola droga, denaro pubblico e potere” (si tratta dell’ex senatore dell’Udc Salvatore Cintola, la cui segretaria è stata arrestata. lui è stato espulso dal partito dal segretario Cesa, ndr.) Poi nei titoli d’apertura un richiamo alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio ieri alla Confcommercio: “Berlusconi: bisogna dimezzare il numero delle persone che vivono di politica”.

Il Sole 24 Ore: “Cambia il welfare in Europa”, “Nella bozza del nuovo Patto Ue un riferimento al debito sostenibile”, “Parigi alza di due anni l’età pensionabile, Madrid riforma il lavoro e annunci allo stress test sulle banche”. A centro pagina: “Fiat di Pomigliano: la Fiom si divide sul voto all’accordo”.

Il Riformista: “Berlusconi cede”. A centro pagina, una foto del presidente del Consiglio con Formigoni, cui, secondo il quotidiano, ha deciso di fare sponda, in un asse contro Tremonti, considerando “troppi i sacrifici imposti dalla manovra alle regioni.

Intercettazioni

Marcello Sorgi spiega su La Stampa che il durissimo intervento di Berlusconi ieri alla Confcommercio, con una ‘intemerata’ sulle intercettazioni e i milioni di italiani spiati, rimanda ad una “svolta” maturata nell’ennesimo vertice a Palazzo Grazioli: ministri e coordinatori del partito hanno spiegato al cavaliere che un nuovo scontro con Fini non avrebbe portato a niente e avrebbero creato un clima sfavorevole nelle votazioni che richiedono l’impegno della maggioranza, rischiando persino di agevolare l’opposizione, che ha scelto lo scontro frontale e le manifestazioni di piazza e non si fida neanche più del presidente della Camera:è tramontata l’ipotesi di un governo tecnico o di emergenza non guidato dal premier. Quindi, secondo Sorgi, siamo di fronte ad una strategia del Cavaliere per arginare il ruolo di Fini, ormai privo della sponda del centrosinistra.

Il Foglio scrive che quello che appare un “improvviso cambio di strategia” è in realtà un’opzione che il premier non aveva mai scartato. Il “flebile negoziato con Fini” ha preso “una piega positiva, mentre, allo stesso tempo, le perplessità del Quirinale hanno persuaso anche Alfano e Ghedini intorno al rischio di non promulgazione. Non poco infine ha giocato la sponda della Lega dove, percepito il rischio di una frattura istituzionale, Umberto Bossi ha detto: ‘C’è spazio per le modifiche'”. Alessandro Giuli, nella colonnina sottostante, si occupa della “Parola di Fini”: “I suoi princìpi non negoziabili li conosciamo, ma non è chiaro se tra questi c’è il garantismo”.

Secondo Libero Berusconi si sarebbe convinto allo slittamento ragionando così: “lo faccio solo per Napolitano”. Quanto a Bossi (che “lo tiene molle per tener duro l’alleato”), “pur di ottenere dei risultati la Lega fa la moderata su tutto e con tutti, cercando di togliere delle grane a Silvio”.

Il Giornale riporta in prima pagina alcune dichiarazioni di Gianfranco Fini a La Repubblica: “Basta intercettazioni. Sono una vera gogna mediatica”, “Qualcuno ne ha abusato. E’ immorale leggere quelle di persone che non sono indagate”. Ma poi polemicamente il quotidiano sottolinea che sono del 2006.

Il direttore di Libero Maurizio Belpietro scrive in prima che “Se vuole salvarsi il Cav deve cacciare chi lo logora” (“I continui sgambetti di Fini danneggiano l’immagine del premier”).

La Stampa scrive che “Berlusconi pensa al rinvio pur di non cedere a Fini”: una “mossa per guadagnare tempo e vedere se in autunno cambia il clima. Letta al Quirinale per capire le intenzioni di Napolitano sulla firma”. Sulla stessa pagina, una corrispondenza da Bruxelles fa sapere che i liberali europei (gruppo liberaldemocratico, capogruppo Guy Vehofstadt) hanno indirizzato una lettera ai capi di Stato e di Governo che oggi si riuniscono per il vertice in cui chiedono alla Ue di prendere posizione sul ddl intercettazioni (un provvedimetno “sproporzionato”, che “indebolisce seriamente l’obiettivo della lotta alla criminalità in Italia e in Europa”).

Sullo stesso quotidiano, intervista a Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della DDA di Reggio Calabria, che delle intercettazioni dice che sono “il mezzo più economico” e tuttavia sottolinea che “il vero problema è la fuga di notizie”.

Su Il Giornale troviamo una lettera dell’ex garante della privacy Stefano Rodotà, che risponde alle accuse di esser stato incoerente: l’articolo 6 del Codice dell’attività giornalistica scritto “di mio pugno” nel 1998 -dice Rodotà- è chiarissima, poiché dice che la privacy delle figure pubbliche è sostanzialmente limitata. Molti provvedimenti firmati all’època in cui era Garante “riconobbero la illegittimità della pubblicazione di brani di conversazioni di persone estranee o che, comunque, non erano rilevanti per le indagini”: “è del tutto ovvio che, affermando la illiceità della pubblicazione in quei casi specifici, si ammetteva la liceità in tutti gli altri”.

 Case

Più controlli sulla case del Vaticano, spiega il Corriere riferendo che a chiederli, dopo lo scandalo appalti e favori sono il Papa e il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato. E cambi in vista anche nella gestione della Propaganda Fide: il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, davanti ai pubblici ministeri di Perugia, avrebbe tirato in ballo l’arcivescovo di Napoli: l’appartamento di via Giulia a Roma, gli sarebbe stato messo a disposizione dal professor Francesco Silvano, collaboratore di propaganda Fide al vertice della quale era stato il cardinale Crescenzio Sepe.

La Repubblica scrive che sono state sequestrate nella sede dell’Aisi (ex Sisde) documenti sugli appalti gonfiati per la ristrutturazione della caserma Zignani a Roma. Lievitazione dei costi che coincise con l’acquisto, da parte di Anemone, delle case per Scajola e Pittorru.

Pomigliano.

Il Riformista parla di “primi cedimenti dentro la Fiom”: l’assemblea dell’organizzazione a Pomigliano, ieri ha tentato di uscire dall’angolo nel quale l’aveva spinta anche la presa di posizione a favore del referendum della Cgil campana e napoletana. Pur ribadendo la propria contrarietà al ricorso al voto tra i lavoratori, “inaccettabile e illegittimo e in alcun modo vincolante per la Fiom”, l’assemblea ha consigliato di partecipare, “al fine di evitare azioni di rappreseglia individuale da parte dell’azienda”. Il problema -scrive il quotidiano- è però che sulla vicenda campana -sulla quale si profila una pesante sconfitta della Fiom, si sono buttati tutti: dal governo all’Idv alla sinistra radicale.

Anche Il Sole 24 Ore sottolinea che sulla Fiat di Pomigliano “la Fiom si divide sul voto all’accordo”: “mentre arriva il via libera della Cgil campana, la maggioranza ha confermato il doppio no -al referendum di martedì e all’accordo separato- ma per la minoranza ‘filo Epifani’ i lavoratori devono potersi esprimere e la decisione dovrà essere ‘vincolante per tutti’. Le divergenze interne sono emerse ieri all’assemblea pubblica convocata dalla Fiom, che ha riservato fischi all’intervento di un esponente della segreteria della Cgil regionale, Federico Libertino”.

Il Corriere intervista l’ex segretario Pd Veltroni, che dice: “Un accordo duro, ma inevitabile”, “Non c’è nessun ricatto e bisogna dire la verità sull’assenteismo, come i 1.600 permessi per le elezioni 2008”. Ma “rifiuto l’idea di Sacconi e di altri di trasformare questo accordo in un modello”. Ma anche: “E’ tempo di un grande patto tra produttori. Non per l’emergenza ma per un cambio radicale”.

Il Foglio intervista l’ex segretario Ds Piero Fassino: “Fassino ci spiega perché se fosse un operaio di Pomigliano firmerebbe l’accordo”: “Il sindacato ha fatto finta di non vedere l’inefficienza di quella fabbrica. Spero che la Fiom ci ripensi davvero”, dice Fassino.

E poi

Jacques Attali, economista e gran consigliere di Mitterand (ora a capo della commissione sarkozysta “per la liberazione della crescita”), intervistato da La Repubblica, dice: “Attenti alla Gran Bretagna, i suoi conti pubblici un pericolo per l’Europa”, “Madrid preoccupa meno di Londra”. Un nuovo Patto di stabilità? Basterebbe fare applicare quello che già esiste. Attali ha criticato l’ingresso del Fmi nel salvataggio della Grecia, e ribadisce: “E’ un organismo che si dovrebbe occupare di debito esterno degli Stati e non interno come accade oggi. E poi, anche se sono amico dell’attuale direttore Dominique Strauss-Khan, bisogna ricordare che è un uomo condizionato dagli stati Uniti. Non avrebbe nessun diritto di chiamare Angela Merkel per dirle di metter ordine nei conti della Germania. accettando i soldi del Fmi abbiamo in pratica accettato che gli stati Uniti interferiscano negli affari economici dell’Europa”.

Il Sole 24 Ore: “Il rischio Spagna sale ai massimi”, “Spread con i titoli di Stato tedeschi al 2,3 per cento: in tre giorni è schizzato di mezzo punto”. In basso, un articolo sul varo, da parte del governo di Zapatero, della riforma del lavoro: “via libera del governo al contestato provvedimento: licenziamenti meno costosi”, ma “l’altra faccia” è che “per ridurre la precarietà dell’occupazione verranno posti limiti più rigidi ai contratti a tempo determinato”. Stessa pagina: “E Parigi allunga di due anni l’età pensionabile” (da 60, età minima introdotta da Mitterrand) a 62.

Sullo stesso quotidiano la notizia che l’ex cancelliere tedesco Khol ha deciso di rifiutar e il premio franco-tedesco: è amareggiato per come le relazioni si sono deteriorate fra i due Paesi. L’ultimo braccio di ferro -ricorda il quotidiano- è stato sul governo economico della Ue.

La Repubblica: “Sondaggi, il crollo di Angela Merkel”, “E per risparmiare la Germania vuole dimezzare i lander e varare il federalismo ‘low cost'”

Ancora una segnalazione dal Sole 24 Ore, che parla di una “Grandeur neogollista ad Ankara”: “più dell’Islam politico a muovere il Paese è l’aspirazione a un ruolo di primo piano”. A scriverne è Christian Rocca. Di fianco, ritratto del ministro degli Esteri Davutoglu (“Dietro la svolta il manifesto del kissinger turco”). Intervista al politologo Soli Ozel, in basso, che dice: “Il rischio è l’eccesso di retorica religiosa”.

Il Corriere racconta una storia che ha origine alla sfilata della Croisette di Cannes: “L’attore egiziano punito per l’abbraccio all’israeliana”. Lui è Khaled al-Nabawy, lei è Liraz Charhi. E’ stata aperta un’inchiesta in Egitto.

La Stampa: “Somalia, guerra islamista a chi guarda la partita in tv. Fatwa sul Mondiale dei fanatici dello Shebab: ‘E’ l’opera di miscredenti’. Le milizie setacciano le case nei villlaggi, 35 arresti e due condanne a morte”. E’ partita una campagna di politici e commentatori contro il dilagare del soccer, “uno sport da poveri”.

Altan

In prima su La Repubblica, il dialogo tra due tute Cipputi. “Non abbiamo alternativa, Cippa”. E l’altro: “Come si dice in polacco?”.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)