La Rassegna Stampa: Tassa europea sulle banche, sì dell’Ue

Pubblicato il 18 Giugno 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Corriere della Sera: “De Gennaro condannato”, “Il governo lo difende. La tentazione delle dimissioni”. Per il caso Diaz, spiega il quotidiano, “un anno e 4 mesi al capo degli 007 per induzione alla falsa testimonianza”. Avrebbe indotto l’ex questore di Genova Francesco Colucci a mentire nel processo per l’irruzione alla scuola Diaz durante il G8 nel 2001. Sulle intercettazioni: “Ho le mani legate per colpa di Fini”, titola il quotidiano riassumendo così le parole di Berlusconi. Un richiamo anche per il vertice europeo a Bruxelles: “L’Europa vuole una tassa sulle banche”. In taglio basso un riferimento ai provvedimenti che saranno all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi: “Nuove imprese: i controlli dopo l’avvìo”, “Così cambia l’articolo 41” della Costituzione.
La Repubblica: “Mani libere per imprese e case”, “Oggi in Consiglio dei ministri Tremonti presenta il ddl che modifica l’articolo 41. Meno regole anche nell’urbanistica”. A centro pagina: “De Gennaro colpevole per le bugie sulla Diaz”, “Condannato a 1 anno e 4 mesi. Maroni lo difende”. Sulle intercettazioni: “Legge-bavaglio. Bossi: serve il sì del Quirinale”. E poi un retroscena: “Il premier contro Fini: ‘Un danno per l’Italia’” (avrebbe detto “ai suoi”: “sta facendo un vero  e proprio danno all’Italia. va bene differenziarsi, ma se va avanti così va contro gli interessi dei cittadini”).
Libero: “La Costituzione di Tremonti”, “Il piano per cambiare la Carta. Oggi in Consiglio dei Ministri le modifiche agli articoli 41 e 118 per render più semplice fare impresa ed eliminare il cattocomunismo. Pronto il blitz sulla manovra: modifiche solo in Senato per aggirare i veti di Fini”. Un retroscena richiamato in prima riassume il pensiero berlusconiano: “La rabbia del Cav.: ‘Fini danneggia l’Italia’”.
Il Giornale: “Siamo tornati ai tempi di Follini”, “Governo paralizzato, costretto a trattative estenuanti per ogni iniziativa. E nella parte dell’ex dc ora c’è Fini2, “Problemi anche con Veronica: rischia di saltare l’accordo sulla separazione”. A centro pagina i titoli sul Consiglio europeo: “Finalmente vogliono tassare le banche”, “L’Ue: gli istituti paghino la crisi. Vittoria dell’Italia: nuovi criteri per valutare il debito”.
Il Sole 24 Ore: “Tassa europea sulle banche. Passa la linea italiana sul debito: monitorato anche quello privato”. Il quotidiano spiega: è stato accolto il principio della ‘sostenibilità complessiva del debito’, che include quindi, come ha detto il presidente Ue Herman Van Rompuy, il debito privato. La tesi italiana, sostenuta da Berlusconi, che su questo punto ha minacciato il veto, è stata accolta anche grazie all’appoggio di Sarkozy, oltre che del Belgio. In taglio basso, le norme all’esame del Consiglio dei minstri di oggi: “deregulation e meno controlli”, “in economia promossa la ‘responsabilità personale'” (in materia di attività economica non finanziaria”, spiega il quotidiano).
La Stampa: “Tassa sulle banche, sì dell’Ue”, “‘ Avanti anche se il G20 si oppone’. Merkel: paghi chi ha provocato la crisi”. E poi: “la spunta Tremonti: conteggiati i debiti privati. Manovra, sindaci in piazza: ci costringete a tagliare i servizi. Brancher al posto di Scajola”. In alto, un richiamo alla sentenza sulla Diaz: “Diaz, De Gennaro condannato a un anno e 4 mesi”, “Maroni e Alfano: ‘Siamo con lui'”. Sul Consiglio dei ministri: “Basta l’autocertificazione per aprire un’impresa”, “oggi in Consiglio dei minstri i ‘ritocchi’ alla Costituzione per liberare l’economia”. In taglio baso: “Intercettazioni, Bossi: ‘Ci vuole l’ok del Colle'”. E poi un richiamo all’inchiesta sugli appalti G8: “Il cardinale Sepe convocato dai pm”. (era stato chiamato in causa da Guido Bertolaso sulla casa di Via Giulia a Roma messa a sua disposizione dalla Propaganda Fide).
Il Riformista ha un titolo d’apertura sulle intercettazioni: “La Bossi-Fini”. E spiega: “Una strana coppia (più Tremonti) affossa la legge bavaglino”, “Il Cavaliere imbavagliato. Giulio vuole salvare manovra e federalismo. Il premier contro Gianfranco: ‘Ha aizzato l’europa contro di me'”. Sul caso De Gennaro: “I G8 portano male. Condanna allo sbirro più bipartisan d’Italia”. In prima il quotidiano si occupa anche di Pomigliano: “L’azzardo Fiom paga a Melfi”. Ci si riferisce al fatto che nello stabilimento lucano Fiat, forse a causa di un “effetto Pomigliano”, la Fiom, dopo sei anni, è tornata ad essere il primo sindacato, scavalcando Fim e Uilm.
Su Il Foglio l’Elefantino firma un lungo editoriale dal titolo: “Berlusconi, il gigante inetto”. E si spiega: “Sbaglia così spesso che uno si domanda come sia ancora vivo. Ma sbaglia con voluttà, se ne impipa della razionalità politica. Sulla privacy era stato avvisato. Ma pazienza. Recupererà a modo suo, con l’amica fortuna”. Insomma al di là di tutto, “anche quando sbatte la faccia contro il muro, quando si scopre impotente, rassegnato, ingloriosamente pronto a mollare tutto”, per il direttore de il Foglio, “nessuno come lui ha cambiato, a colpi di intuizione, per necessità di salvaguardia personale e della roba, per passione italiana e per cinismo da superego, e il perchè in fondo non importa, la politica italiana e non solo italiana. La politica e non solo la politica”.  
Sulle intercettazioni: “per i finiani il garantismo della destra confina solo con una diga legalitaria”, scrive Il Foglio rubricando sotto il capitolo “princìpi negoziabili” un’analisi che parla anche di “concorrenza con la Lega” e che ha al suo interno un’intervista con il finiano Italo Bocchino, le cui parole vengono così riassunte: “Fermare gli eccessi sul eintercettazioni è giusto. Ma non si può correggere un abuso con il suo opposto”. Sul Consiglio europeo: “L’Italia vince la battaglia (ma non la guerra) sul debito del nuovo Patto”.

De Gennaro

Giovanni Bianconi sul Corriere ricorda che un anno fa un giudice del Tribunale di Genova aveva assolto il prefetto De Gennaro dall’accusa di induzione alla falsa testimonianza sulle violenze alla Diaz, concludendo che non c’erano prove e neppure il movente del presunto reato. Ieri una corte d’Appello ha ribaltato la sentenza: serve prudenza nel valutare quanto è successo, poiché “abbandonarsi alle ormai abituali divisioni precostituite fra chi esulta e chi si scandalizza, tra chi esige le immediate dimissioni del neo-condannato (non definitivo, ovviamente) e chi lo difende a spada tratta, significa rendere un cattivo servizio alla comprensione di una vicenda complessa”. Oggi De Gennaro ricopre un incarico delicato, in quanto è responsabile dei servizi segreti italiani, fu chiamato al vertice della polizia da un governo di centrosinistra e sette anni dopo un altro governo lo rimosse dall’incarico, ma il ministro dell’interno di quello stesso esecutivo lo nominò subito dopo suo principale collaboratore. E il centrodestra, nel quale ieri si sono sprecati gli attestati di solidarietà, “in passato ha avuto nei suoi confronti periodi di grande freddezza”. Il ruolo che oggi De Gennaro ricopre è essenziale, anche perché “il suo arrivo alla guida dei servizi  è coinciso con l’avvio di una riforma attesa da anni e con un riordino -non certo indolore- ancora in corso.
De Gennaro “non è un uomo qualunque”, sottolinea Francesco Merlo su La Repubblica: “è da moltissimi anni un pezzo importante dello Stato, ha alle spalle una carriera da poliziotto modello”. Ma un servitore dello Stato “non può apparire come un manipolatore di testimoni, non può permettersi una condanna anche se non definitiva”, ha “ovviamente il diritto alla presunzione di innocenza ma ha il dovere di liberare lo stato dalla fosca ombra che lo sovrasta”. E però, secondo Merlo, “più inquetante della sentenza c’è la solidarietà meccanica, ideologica, quasi fosse di partito, del ministro degll’Interno Maroni e del ministro della Giustizia Alfano”, “la complicità politica con il reo”, poiché questa solidarietà “sconfessa l’operato dei giudici in maniera sconsiderata”.

Pomigliano

Oggi è l’ex segretario Cgil Sergio Cofferati a bollare l’accordo che, in un’intervista a La Repubblica, definisce “un suicidio”: la sinistra è “immobile, non sa difendere gli operai”. Dice Cofferati: “Penso che la Fiom abbia fatto bene a non firmare” e spiega che è stata concordata tra le parti la violazione di un diritto sancito dalla Costituzione, ovvvero quello di sciopero. Inoltre c’è “la volontà di mettere in crisi i fondamenti della rappresentanza e della contrattazione collettiva. E’ l’avvio di una destrutturazione del sistema”. E poi: “Ma ci si rende conto che a giudicare in ultima istanza se l’eventuale sciopero è illegittimo sarà l’azienda stessa?”. Gli operai saranno chiamati ad esprimersi attraverso un referendum: ma per Cofferati di questo strumento si fa un “uso strumentale”, perché “un piccolo gruppo di persone si pronuncerà su un’alterazione della Costituzione in uno stato di necessità”. Ma Marchionne, il manager che piaceva tanto all asinistra? “Questa Fiat è andata ben oltre la Fiat di Romiti”. Di fianco, un articolo dell’inviato Alberto Statera, descrive “Pomigliano l’anarchica”: una fabbrica realizzata nel 1968, quando infuriava l’autunno caldo, che Romiti definì ‘un bastone gettato dall’Iri e dalla Democrazia cristiana tra le gambe della Fiat’, che ha potuto godere di ottimi incentivi per ingraziarsi le clientele meridionali. Scrive Statera: “nacque male Pomigliano e crebbe peggio, con il più basso tasso di produttività , il più alto tasso di assenteismo, soprattutto in coincidenza con le partite del Napoli calcio (fino al 24 per cento), il venerdì o sotto elezioni, quando c’è l’occasione di fare il rappresentante di lista. L’ultima volta pare siano stati 2800, oltre la metà della forza lavoro a disertare la catena di montaggio. E poi il record nazionale di invalidi, i doppi lavori, i furti e i difetti nelle auto prodotte”.
Sul Corriere, intervista all’attuale segretario Cgil Epifani: “Gli operai vogliono tornare al lavoro. Fiat e Fiom ci ascoltino, intesa possibile”. Epifani rimprovera la Fiom: “avrebbe dovuto confrontarsi con la Cgil prima e non alla fine”. Tuttavia “ci sono due anni prima che l’investimento per spostare la produzione della Panda dalla Polonia a Pomigliano vada a regime e quindi c’è tutto il tempo per ricomporre questa frattura”. Sui punti che la Cgil contesta nell’accordo, ovvero sciopero e malattia, Epifani dice: “Faccio un esempio: le sanzioni contro i sindacati che proclamano uno sciopero in coincidenza di un sabato lavorativo reso possibile dall’accordo. Ma se si tratta di uno sciopero generale o di uno sciopero per un incidente sul lavoro, cioè non legato a vertenze aziendali, che senso hanno le sanzioni? Oppure, se ci sono picchi di assenteismo per cause non dipendenti dai sindacati, come il fare il rappresentante di lista durante le elezioni, che dipende dalle leggi, che c’entriamo noi? La Fiat se la veda con le forze politiche e faccia cambiare le norme. E infine: perché un malato vero deve pagare anche per chi fa il furbo?”.
Il Riformista fa cosa utile proponendo ai lettori “parola per parola” l’accordo su Pomigliano in tutti i suoi capitoli: orario di lavoro, lavoro straordinario, rapporti diretti-indiretti, bialnciamenti produttivi, organizzazione del lavoro, formazione, recuperi produttivi, assenteismo, Cigs, abolizione voci retributive, maggiorazioni lavoro straordinario, notturno e festivo, polo logistico Nola, decadenza accordi, clausola di responsabilità, clausole integrative del contratto individuale di lavor, commissione paritetica di conciliazione. Due intere pagine.

Marea nera

“L’ira del Congresso Usa contro la Bp”. Il numero uno del gigante petrolifero sotto torchio di fronte ai deputati”, titola il Corriere. Si tratta di Tony Hayward, amministratore delegato di British petroleum. Ma “il rappresentante del Texas difende i petrolieri: ‘Mi vergogno per quello che ha fatto la Casa Bianca’”.
La Repubblica: “Usa, il Congresso ‘processa’ la Bp”, “il capo torchiato in Parlamento: pagheremo. Ma scoppia lo scandalo dei deputati-azionisti”. Ci si riferisce alle denunce del Washington Post, che ha fatto alcuni dei nomi dei politici che investono nel petrolio: il più in vista è l’ex-candidato presidente Kerry, la cui moglie, Teresa Heinz Kerry, alla fine dell’anno scorso, possedeva 750mila dollari in azioni Bp. E il senatore ha investimenti per almeno 6 milioni di dollari in una dozzina di grandi compagnie tra cui Bp, Royal Dutch, Shell, Exxon Mobil e ConocoPhilips, anche se la sua portavoce risponde che si tratta di beni ereditati dall’ex marito della moglie Teresa, il magnate del ketchup Heinz.
La Stampa: “Processo alla Bp. L’ira del pubblico: ‘Vergognatevi'”, “l’ad Hayward in difficoltàdavanti alle domande: ‘Non ero io che prendevo le decisioni cruciali'”.
L’analisi di Maurizio Molinari sul quotidiano si sofferma invece su quel che Obama non ha detto dallo studio Ovale, nel suo discorso sulla marea nera, deludendo i propri elettori che lo hanno considerato troppo timido.

E poi

Su La Stampa: “La rivolta degli askenaziti: ‘Prima la Torah, poi lo Stato'”. I giudici di Gerusalemme -spiega Aldo Baquis da Tel aviv- ordinano l’arresto di 80 ultraortodossi, accusati di aver tentato di escludere le allieve dalla corrente sefardita delle scuole. L’inizio della storia: in una scuola dell acolonia ortodossa di Emmanuel (Cisgiordania), mesi fa qualcuno ha notato che il cortile aveva un muro divisorio e che da una parte c’erano le allieve timorate askenazite (di estrazione europea) e dall’altra le timorate sefardite (di famiglie originarie di Paesi arabi). per entrare a scuola passavano da ingressi diversi e facevano ricreazione in orari diversi.
Sullo stesso quotidiano si parla di una vicenda che interessa Rovereto, dove una consigliera islamica che è stata candidata del Pd è entrata in consiglio comunale con il velo. E’ nata a Casablanca ed è arrivata venti anni fa in Italia per studiare all’Università.
Il Sole 24 Ore fa sapere che è fallito  il negoziato dopo le elezioni in Olanda: Wilders, leader del partito anti-Islam, resterà fuori dal governo, non c’è l’accordo atre con liberali e democristiani. Sulla stessa pagina, un articolo su Chavez che “minaccia la tv d’opposizione”: Guillermo Zuloaga, numero uno di Globovision, è ricercato per usura. Il regime ha già “oscurato Rctv, con accuse dubbie e ‘ammorbidito’ i servizi di Canal 4”.
Sul Corriere della Sera, pagine della cultura, ci si occupa di Augusto Del Noce. Ne scrive Massimo Cacciari: è sua la postfazione alla ripubblicazione, in occasione del centenario della nascita, per Il Mulino, il suo saggio su “Il problema dell’ateismo”. “L’Occidente non è soltanto ateismo e razionalismo”, riassume il Corriere.
Sullo stesso quotidiano si parla di “un’altra verità sui diari del Duce”: il figlio di un diplomatico, Guglielmo Della Morte, dice: ‘mio padre li nascose in Valle Spluga’”.
(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)