La Rassegna Stampa: “Priorità assoluta l’economia”

Pubblicato il 2 Febbraio 2011 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Sole 24 Ore: “Mubarak al passo d’addio”. “In un discorso alla nazione il presidente egiziano ha annunciato la decisione di non ricandidarsi. Le pressioni di Obama: transizione rapida. Tensioni in Giordania”. Il quotidiano offre una intervista a Naguib Sawiris, magnate copto-egiziano, proprietario della Wind e di molte altre compagnie di telecomunicazione. “Non è l’Iran, nasce la vera democrazia. Tutti i figli dei miei amici ricchi sono scesi in piazza”, racconta. A centro pagina la politica economica in Italia: “Fisco più leggero per il sud”. Ma anche: “Disoccupazione ferma all’8,6 per cento, ma è record per i giovani”. “Nel pacchetto del governo per la crescita il piano casa e la riforma del servizi locali”.

Il Corriere della Sera: “Finisce il regno di Mubarak. L’annuncio dopo la marcia di un milione di oppositori e l’ultimatum di Washington. Il rais: non mi ricandiderò. Obama: Transizione subito”. A centro pagina: “Il Pdl rilancia sulla giustizia: processo breve e intercettazioni. Lite sulla piazza anti-pm. Carte su Montecarlo, Frattini indagato”.

Il Foglio: “Federalismo e crescita  del Cav per la settimana decisiva. Il premier catechizza i suoi: priorità assoluta all’economia. Oggi incontro con Tremonti, poi intervista al Tg1. Tutti i piani pronti in 48 ore”. Di spalla l’Egitto: “La piazza colpisce ancora. Il re riformista di Giordania nomina un premier militare per calmare il popolo e i vicini. Un milione di persone gonfiano il Cairo. Ora l’esercito studia la transizione per il dopo Mubarak”.

Il Giornale apre con una foto di Anna Maria Greco, giornalista del quotidiano, che ieri ha subito una perquisizione disposta dai Pm romani: “Il braccio violento dei pm. Spogliata la nostra cronista. Anna Maria Greco denudata e perquisita. il blitz nella sua casa e in redazione per aver scritto un articolo sulla Boccassini. E la stessa Procura indaga il ministro Frattini solo per aver parlato di Fini al Senato”. Sotto, la testimonianza della cronista: “Sono stata umiliata per il mio lavoro”.
Annamaria Bernardini de Pace firma un commento titolato: “E ora chi difende il corpo della donna?”. A centro pagina: “Il Cav insiste: sulle tasse si cambia. La frustata per far ripartire il Paese”.

Libero: “Bastonato anche Frattini. I pm che avevano salvato Fini si affrettano a indagare il ministro per aver parlato della casa di Montecarlo in Parlamento. Intanto la Boccassini punta su Palazzo Grazioli”.

L’Unità: “Senza papi in Paradiso”, con i dati sulla disoccupazione giovanile: “Record negativo, ma il governo pensa a salvare il capo”.

La Repubblica: “Processo breve, è battaglia. Il consigliere leghista del Csm indagato per il dossier Boccassini. Sotto inchiesta anche Frattini. Dal conto di Berlusconi bonifici alla madre di Noemi”. A centro pagina: “G8, i soldi al lady Bertolaso, spunta un’altra lista Anemone”. Di spalla l’Egitto: “Mubarak: non mi ricandido. La folla urla: vattene”.

Il Fatto quotidiano: “Pagata anche Noemi. Un bonifico di alcune migliaia di euro intestato alla madre della minorenne che chiamava papi il premier. Il Caimano torna a minacciare la piazza, poi frena”.

Il Riformista: “Senza Di Pietro. Sacrificare l’ex Pm sull’altare della santa alleanza. Si può fare. Un sondaggio incoraggia Bersani a tagliare l’ex pm per spianare la via al patto costituente con Fini e Casini: il cartello delle opposizioni è dato avanti al centrodestra se l’Idv non ne facesse parte. Intanto Tonino, che non ha molta voglia di urne, briga con la Lega sul federalismo”.

Egitto

La Stampa intervista Tariq Ramadan, che è anche nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani egiziani: “E’ la rivoluzione, il punto di non ritorno. Dopo la Tunisia, gli analisti erano in allerta, sapevano che l’Egitto aveva caratteristiche simili. corruzione, disoccupazione, mancanza di libertà. Ma se allora mi avessero detto che sarebbe andata esattamente così avrei detto: no, l’Egitto è un paese talmente strategico. Invece è emerso un movimento popolare di massa che non risponde a partiti politici né a guide religiose”. Secondo Ramadan al momento non c’è una leadership. “Ci sono tre grandi forze, i Fratelli Musulmani, le sinistre laiche e l’associazione Kefaya, ma tutta questa gente è accomunata solo dalla volontà di cacciare Mubarak”. La paura dei Fratelli Musulmani “deriva dalla propaganda israeliana, che è la stessa usata dal regime di Mubarak quando si giustificava sventolando la minaccia dei fondamentalisti”. I Fratelli Musulmani “sono in evoluzione da anni, è giusto far loro pressioni su molte questioni, tipo quella delle donne, ma è anche ora di dare una chance alla democrazia, la repressione non funziona”. Ramadan dice anche che “se saltasse la Giordania sarebbe un terremoto”.
Su Il Giornale si legge un articolo rubricato “Effetto domino”, in cui si racconta che “anche in Giordania e persino in Siria spira il vento della rivolta”. In Giordania re Abdallah ha “silurato il premier Samir Rifai, inviso all’opposizione e soprattutto per la sua politica economica”, e lo ha rimpiazzato con un generale, Marouf Bakhit, che dovrà portare avanti “vere riforme”. Le prime reazioni dei movimenti di ispirazione islamica non sono state incoraggianti”, spiega il quotidiano.
Anche su Il Riformista si parla di una “scossa anche in Giordania”, e spiega che il premier uscente in realtà si è dimesso prima ancora di essere “silurato”. “Formalmente la mossa di ieri è ineccepibile. Su Rifai pesavano le stesse accuse per le quali erano caduti i suoi predecessori. In particolarew quella di non aver saputo traghettare il Paes eoltre la crisi economiche”. Ma il neopremier è già stato alla guida del governo, e “il suo operato non si è distinto per le grandi iniziative in termini di sviluppo economico”. Inoltre, la sua vera macchia sarebbe di essere stato ambasciatore in Israele.
La Repubblica offre una intervista da Parigi a Bani Sadr, primo presidente della repubblica islamica d’Iran, oggi esule in Francia. “L’Egitto non sarà un nuovo Iran, i popoli musulmani reclamano libertà e democrazia, non un nuovo Khomeini”, dice. “Le dittature hanno un carattere comune: l’inflessibilità. Ma quando il popolo si mette in movimento, l’inflessibilità diventa una debolezza. Se Mubarak avesse preso l’iniziativa dopo le prime proteste, le cose potevano svolgersi diversamente. Ma ha risposto tardi, ha ridotto il mutamento ad un cambio di persone, mentre il popolo vuole cambiare sistema”. Quanto al rischio fondamentalista, Bani Sadr dice: “i fondamentalisti non hanno compreso la rivoluzione e chi non vede i movimenti nella sua società non può dominare il Paese”.
Su Il Sole 24 Ore, oltre ad articoli di cronaca e a un ritratto di Mubarak, si parla anche del ruolo dell’esercito egiziano, “arbitro del nuovo corso. Tra fondi Usa e vantaggi concessi dal regime, i militari sono ormai una ‘corporation’ che non vuole perdere i suoi benefici”.

Berlusconi

La Stampa si sofferma sui programmi e le riforme economiche annunciate da Berlusconi e spiega: “Di nuovo scintille Berlusconi Tremonti. Il ministro all’oscuro dei piani. Oggi chiarimento”. “Le sue proposte per lo sviluppo economico e le liberalizzazioni non erano state concordate”. “Da qui una serie di telefonate burrascose che si sono concluse con un colloquio, sempre telefonico a margine del vertice Pdl, apparentamente rappacificatore. I due dovrebbero vedersi oggi e concordare gli obiettivi in vista del Consiglio dei ministri di venerdì”, spiega il quotidiano.
Secondo Il Giornale l’accelerazione sulle riforme economiche sarebbe invece frutto di una “intesa Silvio-Tremonti”, e che “il via libera è giunto dopo un colloquio telefonico” tra i due.
Il ministro Brunetta, intervistato dal Corriere della Sera, spiega che “la chiave del momento politico” attuale è “governare, governare, governare”, perchè “finché pedali, vai, se smetti di pedalare” “caschi”. “Il debito si abbatte in due modi: primo, vendendo asset pubblici improduttivi”, e poi “facendo avanzi primari”, e per questo “serve la crescita”, e per questo serve una “semplificazione”, a partire dalla “riduzione a due del numero delle aliquote: 23 e 33 per cento. Come il federalismo, anche la riforma fiscale enterà in vigore dal 2013 in poi”.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)