La Rassegna Stampa: “lotta alla corruzione in politica e ai rapporti tra società civile e criminalità”

Pubblicato il 19 Luglio 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “P3, si indaga su Dell’Utri e Caliendo”, “I pm: in arrivo altri avvisi di garanzia. Casini replica al ministro dell’Economia: ‘Vuole solo blindare se stesso’. Il gelo del Cavaliere”. E poi: “Bersani: Tremonti inaccettabile, sì alle larghe intese ma senza Berlusconi”. E’ un’intervista che il segretario Pd ha concesso al quotidiano. In prima anche la denuncia di una ong americana rilanciata dal Washington Post: “Le nuove schiave del sesso tra l’Iraq e l’Afghanistan”. Sarebbero a disposizione dei contractors Usa. A centro pagina: “Medici in sciopero contro la manovra”

Corriere della Sera: “L’inchiesta ora si allarga”, “Rete segreta, i pm valutano se indagare altri politici e magistrati”. Un richiamo nel titolo d’apertura anche per le parole del presidente dell’Authority delle garanzie per le telecomunicazioni Calabrò: “L’Authority e la stretta sulle intercettazioni: senza libertà di stampa siamo tutti sudditi”. A centro pagina: “Meno di cento persone alla marcia per Borsellino”. In prima la foto del giornalista Mino Damato, scomparso ieri.

Il Giornale: “Fini esce dal Pdl? Sarebbe ora”, “Manifesto degli ex An contro Berlusconi”, “Sei pagine del suo giornale per dire che il partito è morto. E che bisognerebbe tornare alle tessere per spartirsi poltrone e sottopoteri. Buona idea. Si accomodino”. Di spalla: “Palermo non cade nella trappola Idv e diserta la marcia antimafia”. In taglio basso: “Quelli che boicottano l’Italia del lavoro”, “Giunta rossa blocca Esselunga, gli orchestrali della Scala scioperano e vogliono i soldi”.

La Stampa apre con le parole del vicepresidente del Csm, intervistato dal quotidiano: “Mancino: giudici, non farò sconti”, “Il vicepresidente del Csm: ‘Lombardi? Fui indifferente alle richieste’. Affari e politica, cominciano gli interrogatori dei magistrati coinvolti”. Un richiamo in prima per il ritratto dedicato al presidente della Regione Puglia: “Primarie Pd. Vendola: ci sarò”.

 Inchieste, P3.

La Repubblica sintetizza così i verbali dell’inchiesta sulla cosiddetta P3: “‘Con te va tutto a posto, sei un maestro’, così la banda ringraziava Verdini”. Sono le parole pronunciate da Flavio Carboni. E poi si dà conto delle telefonate dello stesso Carboni al senatore Marcello Dell’Utri: “‘Vogliamo Cosentino governatore’. Le mosse per il candidato in Campania e gli affari in Sardegna”.

Il Corriere focalizza invece l’attenzione sul convegno organizzato a Forte Village, in Sardegna, con assegni circolari per 75mila euro presi da un conto intestato alla moglie di Flavio Carboni: “Governatori e giudici, tutti al Forte Village. Così Carboni lancò la sua ‘rete’. Le intercettazioni: per Bassolino un aereo privato”.

Il vicepresidente del Csm Mancino, intervistato da La Stampa, dice: “Ma davvero qualcuno può pensare che mi sia fatto condizionare nella mia scelta?”. Si riferisce alla nomina di Alfonso Marra alla presidenza della Corte d’Appello di Milano. A sollecitarne la nomina, secondo i magistrati, fu il geometra-giudice tributario Pasquale Lombardi. Mancino dice: “Effettivamente accennò alla nomina di Milano”, ma, dopo l’incontro, “si allontanò con il convincimento di non aver ottenuto nulla, tant’è che subito dopo tornò alla carica con l’avvocato Pennetta, mio amico, perché me ne parlasse”. Più avanti, Mancino dice: “le mie riflessioni e il mio voto insindacabile non sarebbero mai dipesi dalle sollecitazioni di un professionista, per quanto rispettabile”. Niente sconti ai “magistrati infedeli”, promette il vicepresidente Csm.

L’Elefantino su Il Foglio cerca di spiegare ai suoi “quattro lettori” perché ogni volta si ostina a “trovare scuse” per “giustificare comportamenti indecenti del mondo politico di maggioranza”, una volta la “cricca” Anemone, un’altra la P3: “Senza il diritto bene applicato non c’è giustizia ma manovra politica e delazione oelosa, perché l’area grigia del potere è universale”. “Continuo a pensare che se Fassino parlando con un banchiere delle coop dice al telefono ‘abbiamo una banca’, non è un pitreista, è uno che fa politica. E che se Verdini invita a casa sua una quantità di loffioni e di mezze seghe del sottobosco piduista, e in qualche conversazione intercettata si parla di giudici da promuovere, di Fofò e a altri tipetti da mandare in tribunale”, la domanda da farsi, l’inchiesta da scrivere non è se sia nata una P3 capace di sradicare la Repubblica, ma “come si nominano i magistrati in Italia, tra correnti, gilde, corporazioni trasversali e voti incrociati”.

Pd

Pierluigi Bersani, intervistato da La Repubblica, contesta la versione Tremonti, secondo cui il governo è forte e durerà: “Tremonti è l’unico che non vede o fa finta di non vedere il problema. L’unica cosa che non esiste in questo momento è un esecutivo credibile. Un governo forte non perderebbe pezzi per strada”. Per Bersani “la crisi del berlusconismo è matura”, “la maggioranza deve prendere atto dell’impasse. da parte nostra c’è la disponibilità, oggi o domani, o quando sarà, a ragionare per una fase di passaggio. Ad una sola condizione: si deve capire che si va verso un film nuovo”. E di Casini, che pensa a larghe intese con Berlusconi, dice: “Ecco: questo non sarebbe un film nuovo”.

E’ “in campo Vendola”, scrive La Stampa: si propone di sparigliare i giochi del centrosinistra, ha già lanciato la sua sfida, si oppone alle larghe intese. E dell’esperienza da lui lanciata della “Fabbrica di Nichi” dice: “Siamo l’equivalente di ciò che sono stati a destra i meeting di Cl a Rimini”.

Anche su La Repubblica, le parole di Vendola fanno il titolo: “Voglio sparigliare il centrosinistra”, “Vendola e la sfida delle primarie: le mie ‘fabbriche’ sul modello Cl”.

Piero Ostellino firma in prima pagina sul Corriere un editoriale dedicato alla “assenza politica del Pd”, “Il partito che non c’è”. Non c’è sulla manovra economica, poiché, tenendo conto del conflitto interno alla maggioranza sul tema, non ha saputo proporre una “realistica via di mezzo fra sviluppo e rigorismo”. Non c’è sull’inchiesta P3, in cui la magistratura ricorre a “reati associativi” non sapendo “che pesci pigliare”: vero è che le indagini aprono “scenari preoccupanti sul potere di comitati d’affari e pressione”, ma sarebbe utile che il Pd -se non lo fa il centrodestra- “riconfigurasse su rigorose basi giuridiche la lotta alla corruzione in politica e i rapporti tra società civile e criminalità dove questa detta legge per assenza dello Stato”.

Critico Pierluigi Battista, ancora sul Corriere, sul presidente della Regione Puglia: “Se Vendola mette Giuliani (Carlo, morto negli scontri duranet il G8 d Genova, ndr.) tra gli eroi italiani”: mettere Carlo Giuliani sullo stesso piedistallo eroico di Falcone e Borsellino non è stata una buona idea da parte di Nichi Vendola. I due magistrati sono stati massacrati perché combattevano l’AntiStato mafioso, Giuliani è morto durante i giorni in cui un gruppo di manifestanti stava dando l’assalto a una jeep dei carabinieri con spranghe, bastoni, estintori.

 E poi

Il Corriere si occupa dellla questione velo e burqa. Il governo britannico, per bocca del sottosegretario all’immigrazione Damian Green. ha fatto sapere che Londra non intende vietare l’uso né dell’uno né dell’altro: “sarebbe una decisione poco britannica. Contraria alle convenzioni di una società tollerante e basata sul reciproco rispetto”, ha detto Green. E ha spiegato: “La cultura francese è molto diversa dalla nostra. Loro sono uno Stato secolare aggressivo. Vietano il burqa, i crocifissi nelle scuole e cose del genere. Io penso che non si possa dire ai cittadini britannici cosa possono o non possono indossare quando camminano per strada”. Tuttavia -sottolinea il Corriere– un sondaggio di YouGov fa sapere che il 76 per cento degli elettori è contario al burqa e ne vorrebbe la messa al bando come in Francia e Belgio. A guidare la protesta in Gb è il deputato tory Hollobone, che presenterà una proposta di legge per il divieto, malgrado la contrarietà del governo.

Nella stessa pagina il Corriere ospita un’intervista all’islamologo francese Gilles Kepel, che difende la legge votata la scorsa settimana dall’Assemblée Nationale che vieta l’uso del burqa nello spazio pubblico. Dice Kepel: “Il bando serve a difendere la laicità dello Stato”, ma bisogna stare attenti “a non trasformarlo in uno scontro culturale-religioso e limitandosi a farne una questione di ordine pubblico”, nel senso che chiunque deve potere essere riconosciuto.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)