La Rassegna Stampa: la furbizia di molti vip e le incertezze degli operai

Pubblicato il 12 Gennaio 2011 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “Fini: un patto per l’emergenza”. Si tratta di una intervista al leader di Futuro e Libertà. “Governo paralizzato, ma il voto è lontano”. “Il presidente della Camera: non torniamo indietro, ma il Paese è in asfissia: servono convergenze tra maggioranza e opposizione”. A centro pagina, con foto: “Fiat, scontro tra la Camusso e Marchionne. Braccio di ferro sulla data del referendum”.

Il Corriere della Sera dedica alla Fiat il titolo di apertura: “Camusso-Marchionne, duello su Mirafiori. ‘Solo insulti’. La replica: voglio il cambiamento”. E poi:” La Fiom: l’accordo salti”. Il titolo più grande è per una indagine della Procura di Roma: “Conti all’estero, i nomi nuovi. Oltre 700 indagati per trasferimento di capitali in Svizzera. Nell’elenco dell’ex dipendente della HSBC anche Valentino, Balestra, Gianni Bulgari”. A centro pagina: “A fine mese voto su Bondi. Maggioranza, Berlusconi punta all’autosufficienza”. “Il ministro: farsa umiliante. Il Pdl gli chiede di restare”. In prima anche una foto che ricorda che un anno fa c’è stato il terremoto ad Haiti.  

La Stampa: “Duello Camusso-Marchionne. Verso il referendum, ai cancelli di Mirafiori liti e lacrime tra gli operai. La leader Cgil: se vince il sì, la Fiom rientri”. ‘Dall’ad Fiat insulti all’Italia’. Lavoro per il Paese e voglio cambiarlo”. In evidenza sul quotidiano torinese – con i ricordi di molti artisti – la notizia della morte di Lietta Tornabuoni.

Il Riformista, con foto di Marchionne: “Il vero Terzo Polo. Mirafiori: il governo latita, il Pd si divide, Marchionne fa il premier ombra”. A centro pagina, dopo l’udienza di ieri della Corte Costituzionale: “Silvio e la Consulta: ‘Rimedio col voto’. “Il premier teme una sentenza di bocciatura sul legittimo impedimento e accelera la macchina elettorale”.

Il Foglio: “Il funambolico silenzio del Cav e di Tremonti sulla rivoluzione Fiat. Non una parola su Mirafiori, nel Pdl c’è una spiegazione: ‘Meglio convivere con Marchionne che morire per le sue idee’. Molti dubbi, tutti anonimi”.
Da segnalare sulla prima pagina del Corriere della Sera un articolo firmato dal Ministro dell’Economia Tremonti, e titolato “Liberalizzare: troppe leggi sono la tirannia da abbattere”. Il ministro si sofferma sugli effetti prodotti sull’attività di impresa da una “bulimia giuridica”, da una “massa sconfinata e crescente di regole”: serve quindi una norma “che dia efficacia costituzionale e definitività al principio di responsabilità, alla autocertificazione, al controllo ex post”, poiché “la cappa delle regole che pesa sull’economia” è aggrovigliata dalla moltiplicazione delle competenze (centrali, regionali, provinciali, comunali). E’ quindi necessario, invece, considerare il cittadino, prima che come un controllato dallo Stato, come una risorsa della collettività.

Il Fatto quotidiano: “Operai contro operai. A Mirafiori si litiga e si piange. Primi effetti della cura Marchionne: la fabbrica si avvia al referendum in un clima di scontro e confusione. La Camusso (Cgil) accusa il numero uno Fiat: offende l’Italia”. A centro pagina si parla di “due fedelissimi del premier nuovamente nei guai”: “Questi non li salva nemmeno la Consulta”. Sono Massimo Maria Berruti e Marcello Dell’Utri.

Il Sole 24 Ore: “Il ministro Calderoli illustra le modifiche al federalismo fiscale: 4 miliardi di Irpef ai Comuni per evitare gli squilibri eccessivi. Tasse a due livelli sugli affitti. Cedolare secca con aliquote al 20 e al 23 per cento. Avvantaggiati i redditi medio-alti”.

Il Giornale: “Il Bunga bunga ha fatto flop. Una montatura il caso Ruby. Il Csm archivia la sexy bufala: la minorenne fu rilasciata senza pressioni di Palazzo Chigi”.

Libero: “Le pensioni dei ricchi. In Sicilia più dipendenti pubblici a riposo che al lavoro e assegni fino a 1400 euro al giorno. Altro che federalismo solidale, la riforma Calderoli deve eliminare queste mostruosità”. In prima una foto di famiglia di Berlusconi “con i cinque figli, i rispettivi compagni e i nipotini: “I fedelissimi consigliano: Silvio, fidànzati”.

Politica

Intervistato da La Repubblica, il Presidente della Camera Fini spiega che non ha intenzione di usare “nei confronti del premier” Berlusconi “una sola espressione polemica”, propone un “patto di salvezza nazionale”, dice di aver “preso atto di una sconfitta politica” al momento del voto delle mozioni di sfiducia al premier il 14, e spiega che ora non è il momento del voto, che sarebbe “una prospettiva rischiosissima per l’Italia: in campagna elettorale non si fanno le riforme. Se poi la maggioranza riterrà di poter governare, spiegherà il perché agli italiani e se ne assumerà la responsabilità. Ma sia chiaro che Futuro e Libertà e il Polo della nazione non temono le urne”. Sulle prossime votazioni, Fini definisce non “cruciale” il voto di sfiducia al ministro Bondi, e spiega che sul federalismo il vero punto delicato è quello delle Regioni, non il decreto sul federalismo municipale. Fini dice anche che “Marchionne è un segno di quanto l’Italia sia in ritardo. Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho sentito il segretario della Cisl Bonanni dire che senza le fabbriche non ci sono nemmeno i diritti dei lavoratori”, e spiega che “senza dubbio”, se fosse stato un operaio di Mirafiori, avrebbe votato sì al referendum.
Un retroscena del Corriere della Sera spiega che Fini è “costretto a seguire le mosse di Casini: ma non possiamo aiutare troppo il governo”. “Il Presidente della Camera si scopre isolato sul fronte istituzionale: Schifani gli ha sfilato il ruolo di interlocutore privilegiato del Quirinale”. Secondo il quotidiano milanese “gli stessi intgellettuali che avevano appoggiato la nascita di Fli e il divorzio da Berlusconi non approvano la deriva terzopolista e il matrimonio con Casini. Alessandro Campi, direttore scientifico di Farefuturo – è stato il primo a sollevare dubbi. E quando anche Sofia Ventura – fondatrice di Libertamente – ha sostenuto che non c’è alcun legame culturale con i centristi, è stata strigliata dal Secolo d’Italia”.
Un altro “retroscena”, su La Stampa, spiega tuttavia che “Berlusconi non crede a Pier e torna a nominare la parola ‘elezioni’. “Il rumore di fondo delle urne torna a farsi sentire a Palazzo Grazioli. Sarà pure il classico escamotage per sfilare deputati a Udc, Fli e Mpa che non vogliono la finer della legislatura e soprattutto tornare a casa”.
Secondo l’editoriale de Il Giornale, firmato da Salvatore Tramontano, “è ufficiale. Fini si sente di gauche”. Si racconta che ieri il Presidente dei deputati finiani Bocchino ha chiesto di posizionarsi nei banchi in Parlamento più in là, a sinistra, ovvero nei banchi centrali, da sempre occupati dal Carroccio, accanto all’Udc.

Egitto-Islam

E’ esplosa la crisi diplomatica tra Egitto e Vaticano, latente da giorni – spiega La Stampa – e innescata dalle parole del Papa dopo l’attentato terroristico del 31 dicembre nella Chiesa di Alessandria, dove morirono 21 fedeli copti. Ieri, in un comunicato, il Portavoce del ministero degli esteri ha spiegato la decisione di richiamare il proprio ambasciatore presso la Santa Sede, ufficialmente per “consultazioni”: “Sullo sfondo delle nuove dichiarazioni del Vaticano concernenti gli affari interni egiziani, che l’Egitto considera come una ingerenza inaccettabile”. Il Papa aveva inviato un “pressante invito” ai “responsabili delle Nazioni” a tutelare i cristiani vittime di “soprusi, discriminazioni e intolleranza”. Il ministro degli esteri egiziano Gheit, in una lettera inviata al suo omologo vaticano, ha smentito le dichiarazioni della Santa Sede sulle posizioni dei copti in Egitto e la loro relazione con i musulmani. La Repubblica ricorda che la tensione attorno ai copti continua a rimanere alta: ieri un altro cristiano è stato ucciso nel sud del Paese, anche se non si riesce bene a capire la circostanza dell’assassinio, e la polizia minimizza. Autore della sparatoria sul treno su cui viaggiava è un sottufficiale della polizia.
Ieri il ministro degli esteri della Santa Sede Mamberti ha ribadito che il Vaticano è preoccupato ma non intende esercitare una ingerenza. Ma – sottolinea La Repubblica – è una posizione che non può convincere il governo del Presidente Mubarak, che vede gli attentati di Alessandria, e le altre provocazioni anti-cristiane come un tentativo concentrico di terroristi ed integralisti di colpire i cristiani per destabilizzare lo stesso Mubarak in un anno elettorale decisivo, in cui dovrà decidere se ripresentarsi alle presidenziali o passare la mano al figlio Gamal.
Il Sole 24 Ore racconta che ieri, per la terza volta dalla strage di Capodanno, l’imam dell amoschea di Al Azhar -la massima istituzione dell’Islam sunnita- ha ribadito il suo no a ingerenze esterne negli affari dei Paesi arabi musulmani: “La protezione dei cristiani è un affare interno garantito dallo Stato perché sono cittadini che hanno diritti come tutti gli altri”.
Il Corriere della Sera cita il padre gesuita egiziano Samir Khalil Samir: “Sentiamo continuamente dire dai musulmani che i copti sono cittadini autentici della società egiziana e che la Costituzione non fa alcuna distinzione tra loro e i musulmani. In realtà questo non è vero per niente. E’ vero che in Egitto non c’è persecuzione, ma discriminazione. Di essa però i musulmani non sono consci”.
Barbara Spinelli su La Repubblica scrive un editoriale il cui titolo è più che esplicito: “Trovare nel Corano l’Islam dell’amicizia”. “Dobbiamo cominciare seriamente a leggerlo noi e forse anche i musulmani, che a volte lo dimenticano, come i cristiani e gli ebrei sovente dimenticano i propri Libri” – scrive, riferendosi al Corano. Esso è “contrario agli anatemi, alle scomuniche: il giudizio di miscredenza viene solo da Dio.

Tunisia

Su Il Foglio una lunga analisi sulle rivolte del pane, sotto il titolo: “Il fascino irrequieto della borghesia che agita il rais tunisino”. Spiega il quotidiano che il Presidente Ben Ali ha parlato al Paese, definendo le proteste atti terroristici, ma gli scontri continuano. Ieri si è suicidato un altro laureato senza lavoro, di 23 anni, nello stesso villaggio di El Romrane in cui si era tolto la vita un altro giovane il 17 dicembre. Alcune fonti dicono che le vittime della protesta siano già 50. “Il ceto delle professioni, rarità nella regione, non cede”, spiega Il Foglio. La classe media non accetta che il Paese non riservi opportunità e prospettive. Ci sono avvocati e giornalisti, medici e professori nei cortei, vittime della pessima redistribuzione delle ricchezze e della corruzione, secondo il professore franco-algerino Amellal, interpellato dal quotidiano.
Il Sole 24 Ore ha un reportage dalla Tunisia, “dove muore la speranza”, e in particolare dall’entroterra tra Kasserine e Sid Bou Zid, la città dei suicidi all’origine della rivolta.
L’inviato del Corriere della Sera sottolinea che la rivolta sta arrivando alla periferia della capitale Tunisi, dove è stata attaccata una sede della Gendarmeria.
La Repubblica descrive il personaggio di Mohamed al Bouazizi, “il fruttivendolo con la laurea” che si è dato fuoco per protesta lo scorso 17 dicembre: un “Jan Palach arabo” costretto a fare l’ambulante ed a subire soprusi dalle autorità.

E poi

Il Sole 24 Ore ha un inviato in Polonia per raccontare “la rivincita dell’est”: “A Varsavia l’Euro può attendere. Questo pensano in maggioranza i polacchi, d’accordo con il loro ministro delle finanze, che il sei gennaio scorso ha dichiarato che la Polonia non adotterà l’Euro fino a che l’eurozona non risolverà i suoi problemi attuali”. Insomma, “non c’è fretta di entrare nel club dell’euro, visto il miracolo economico che si sta rafforzando a Varsavia. L’economia polacca è crescita del 3,9 per cento nel 2010, e correrà del 4,4 nel 2011. L’inflazione è al 3,1”. Alti i consumi interni, boom dell’export che è tornato a correre dopo la ripresa della Germania, per non dimenticare gli investimenti diretti stranieri.
Oggi il Presidente Obama sarà all’università di Tucson, per le commemorazioni dell’attentato che ha colpito la deputata democratica Giffords. Ne parla Il Riformista dando conto delle ipotesi circolate in questi giorni secondo cui Obama si confronterà anche con il tabù del “gun control”, ovvero il tabù delle armi.
Il Sole 24 Ore riferisce che la deputata è fuori pericolo ed ha risposto alle sollecitazioni dei dottori. Le polemiche sul porto d’armi, peraltro, si scontrano con il fatto che la stessa Giffords portasse la pistola. In uno Stato, l’Arizona, con leggi super-permissive in questo campo.
Anche su La Repubblica un reportage da Tucson: “Dall’ok Corral a Gabby nella patria delle pistole”, “In Arizona il mito del Far West è ancora vivo e vegeto e nessuno è disposto a limitare la vendita di armi da fuoco. L’attentato alla deputata Gabrielle Giffords ha solo rafforzato le vecchie certezze: chi chiede più vincoli viene deriso”.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Paolo Martini e Ada Pagliarulo)