La Rassegna Stampa: in prima pagina il Sotto-Sviluppo?

Pubblicato il 5 Ottobre 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Stampa: “Dopo cinque mesi c”è un ministro per lo Sviluppo. Nominato Romani, Berlusconi lascia l’Interim. Giustizia, magistrati contro il premier!”. Di spalla il maltempo: “Un inferno di fango investe la Liguria”. A centro pagina: “Un Nobel per i figli in provetta”. Il ricercatore britannico Edward, nel 1978, apriì “un’era”, scrive il quotidiano. “Ma la scelta riaccende il dibattito sulla bioetica”, perché il Vaticano l’ha definita “fuori luogo”.

Il Corriere della Sera: “Il Vaticano accusa il Nobel. Il medico britannico Edwards ha permesso la nascita di 4 milioni di bimbi da coppie non fertili. Premio per la fecondazione in provetta. La Chiesa: ‘Inaccettabile'”. “La sua tecnica ci ha reso più liberi”, commenta in prima pagina Edoardo Boncinelli”. A centro pagina: “Romani ministro dello Sviluppo. Gelo del Quirinale sulla scelta. La Lega ottiene un vertice per verificare la tenuta della maggioranza”. In prima anche un articolo di Marzio Breda che spiega “le riserve del Colle dopo cinque mesi di attesa”.
L’editoriale è firmato da Sergio Rizzo, ed è dedicato a Pompei e alla sua area archeologica: “L’umiliazione di Pompei. L’area archeologica in abbandono”.

La Repubblica: “Il Vaticano contro il Nobel. Premiato il padre della fecondazione artificiale. L’ira della Chiesa”. Grazie all’inglese Edwards la rivoluzione dei bebè nati dalla provetta. La Santa Sede: la sua tecnica ha superato i limiti etici”. Il commento è firmato da Miriam Mafai: “L’ultimo anatema sulla scienza maligna”. L’apertura vera e propria è per la nomina del ministro Romani: “Dopo cinque mesi Romani allo Sviluppo; il Pd: è uno scandalo. L’Anm: Berlusconi sovverte l’equilibrio delle istituzioni”. L’editoriale di Massimo Giannini è titolato: “Saldi di fine regime”.

Il Riformista: “Il Sotto-Sviluppo. Dopo cinque mesi Berlusconi lascia l’Interim. Romani da vice a ministro. Gelo al Quirinale, dopo le polemiche sul conflitto di interessi. Casini: ‘Allora era meglio Confalonieri’. Oggi Fini lancia il partito ma la Lega chiede un vertice di maggioranza”. A centro pagina la notizia dell’arrivo di un barcone di immigrati in provincia di Latina: “La nuova rotta che aggira Maroni”.

Il Sole 24 Ore: “Un’alleanza per la crescita. Parte il confronto tra le parti sociali. Marcegaglia: trovate convergenze chiare su analisi e obiettivi. Deficit in discesa al 6,1 per cento. Romani ministro dello Sviluppo”. Di spalla un commento: “Quel Nobel alla ricerca che irrita il Vaticano”. A centro pagina: “Wind alla russa VimpelCom. Fusione con la holding Weather: nasce il quinto operatore mondiale”.

Libero: “Marcia su Roma. Squadra anti-Cav. I finiani parlano di ‘maggioranza alternativa’ e governo tecnico per cambiare la legge elettorale. Pd, Udc, Api pronti. I numeri non ci sono, ma è la prova per un grande cartello”. A centro pagina si spiega la “tattica del premier: “Bombardare Montecitorio di leggi. Assedio a Fini a colpi di riforme. Via ai 5 punti in Senato per provare che è Gianfranco a bloccare l’Italia”:

Il Giornale: “Decidetevi: pace o voto subito. Così non si piò andare avanti. Berlusconi affronti i rischi delle elezioni oppure stringa con il presidente della Camera un accordo che lo tuteli dai magistrati. Domani vertice di fuoco della maggioranza. Interim finito, Romani ministro dello Sviluppo”. A centro pagina la notizia della “nascita” oggi del “nuovo partito” di Fini. “C’è la conferma: Fini trama da due anni. L’ideologo di Fli Alessandro Campi ammette in tv: il leader gioca per sé dal 2008”.

Il Fatto quotidiano: “Come ti distruggo Fini. Ricostruita l’operazione Lavitola contro il presidente della Camera: faccendieri e ministri caraibici al servizio di un oscuro giornalista con alte protezioni e che non bada a spese”. “Obiettivo: fabbricare la prova che incastri il ‘cognato’ Tulliani sulla casa di Montecarlo”. A centro pagina si parla del Presidente del Senato: “Schifani, il Procuratore e la cena inopportuna. Sul presidente l’ombra di una indagine sulla mafia”. Di Schifani si parla anche su La Repubblica con un articolo di Attilio Bolzoni sotto il titolo: “Dai pizzini al blog di Cosa Nostra, i messaggi che preoccupano Schifani. Su Internet i ‘segnali’ di Nino Mandalà al presidente del Senato”. Socio con Schifani nella Sicula brothers, Mandalà ha fondato uno dei primi club di Forza Italia. Su Il Foglio una lunga intervista di Lino Jannuzzi al generale Mario Mori, sotto processo a Palermo per favoreggiamento alla mafia: “Pm a caccia di carabinieri. Dietro ad avvisi, pentiti, pizzini. Come Palermo boicottò e archiviò la madre delle inchieste di mafia. Di Massimo Ciancimino Mori dice che è come il soldato Svejik, “pensa di essere creduto esibendo documenti contraffatti in maniera rozza”.

La Stampa intervista il professor Alessandro Campi, direttore scientifico della Fondazione Farefuturo. “Lei come lo farebbe il partito di Fini?”. “Non come il Pdl di Berlusconi ma neppure come la Lega”. Anche se l’elemento personalistico ormai è diventato un tratto fisiologico. Secondo Campi, Fini “può riassorbire una quota di elettorato storico, ma Fli non dovrà essere percepito come una piccola An”. Se si vota a marzo cosa farà Fli? “C’è la scommessa di andare da soli, oppure cercare una intesa con le altre forze centriste, Casini, Rutelli e altri. Questa rischia di essere una operazione di Palazzo”, più forte sarebbe un blocco, un centro riformatore in cui le oligarchie si rimettono in discussione, una alternativa culturale e sociale al berlusconismo, riferimento per moderati del Pd e del Pdl.

Esteri

Sulle elezioni in Brasile (è avanti la candidata del Pt di Lula Dilma Roussef, che però non ha vinto al primo turno) oggi i quotidiani si soffermano su Marina Silva, candidata dei Verdi, che conquista a sorpresa 20 milioni di preferenze e quasi il 20 per cento dei voti. “I suoi voti ora decisivi  nel ballottaggio presidenziale”, scrive Il Sole 24 Ore.
La Repubblica: “Brasile, gli evangelici fermano Dilma, l’ex guerrigliera punita per il sì all’aborto”. I fedeli, scrive La Repubblica, sono 30 milioni, e hanno deciso di puntare sulla “nemica” della Roussef. Di fianco “sarà decisiva la nemica Marina, la ‘verde’ che piace ai religiosi”. Lei è molto religiosa, appartiene alla chiesa evangelica Assemblea di Dio. E’ inflessibile contro l’aborto che in Brasile è ancora illegale tranne che nei casi di stupro e pericolo di vita per la madre.

E poi

La Repubblica scrive di un paradosso cui si è arrivati in Francia dopo la legge sul velo: le famiglie islamiche scelgono a volte le scuole cattoliche poiché, in quanto private, non sono obbligate ad applicare la norma. In alcuni casi si tenta un dialogo per far togliere il velo, in altri lo si tollera. Naturalmente è altrettanto importante è il fatto che le scuole private vengano scelte perché in genere gli immigrati di origine musulmana vivono in quartieri degradati, dove le scuole pubbliche hanno cattiva reputazione.
La Stampa scrive che il vertice Europa – Asia che si è concluso senza risultati: “La Cina non cede sullo yuan, nessuna apertura su cambi e commerci, le tigri rivendicano più potere nelle istituzioni internazionali”. Sullo stesso quotidiano si parla di una “guerra dell’accappatoio”, legata alla eliminazione dei dazi sul tessile: la loro eliminazione potrebbe aiutare il Pakistan, stroncato dalle alluvioni.
Si è aperto ieri in Olanda il processo a Geert Wilders, il leader xenofobo che appoggia il governo di centrodestra da poco formato. Se ne occupa La Repubblica raccontando che in Aula ha denunciato come sia a rischio la libertà di opinione: è stato portato a giudizio per incitamento all’odio, poiché paragonò Il Corano al Mein Kampf di Hitler. Ha ricusato il giudice. Anche su Il Corriere una corrispondenza. E La Stampa ricorda che rischia 16 mesi di carcere.
Su Il Sole 24 Ore le scelte del nuovo governo Cameron: “A Londra tetto ai sussidi”, “il ministro dell’Economia George Osborne: meno fondi ai disoccupati”. “Sospesi anche gli assegni familiari a chi guadagna più di 50 mila Euro”. Se ne occupa anche Il Foglio, che si sofferma sulle obiezioni degli stessi tories alla politica del Cancelliere Osborne: terreno della contesa è l’abolizione del bonus per i figli delle famiglie che hanno un reddito superiore alle 40 mila sterline l’anno.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)