La Rassegna Stampa: dalla Germania “L’Europa ritrova la sua identità. La sconfitta del multiculturalismo”

Pubblicato il 18 Ottobre 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Gli sms di Sabrina per fermare l’amica testimone. ‘Devi dire in tv che io non c’entro’. Il medico legale: può aver ucciso lei”. Il titolo più grande è per la politica: “Casini: mai con questo Pd. Parla il leader Udc dopo i cortei della Fiom. ‘Se seguono la piazza, alleanza impossibile’. E Bossi rilancia le elezioni: una legge bocciata e si vota”. L’editoriale, firmato da Ernesto Galli della Loggia, è dedicato alla “lotta nel Pdl per l’eredità”: “La successione a Berlusconi”. In evidenza anche la notizia della sospensione della partita Cagliari Inter per cori razzisti nei confronti di un calciatore: “Cori razzisti, bravo arbitro, le regole non sono un optional”:

La Repubblica: “Berlusconi, il mistero di Antigua. Nuova bufera sulla Rai per il reportage sulle ville del premier ai Caraibi. L’ira del Cavaliere: vogliono associarmi al caso Montecarlo. Ghedini voleva fermare l’inchiesta di Report. Giustizia, Fini vedrà Alfano”. A centro pagina la cronaca nera (“Il dubbio su Sabrina: ‘Può aver ucciso lei’. Il responso del medico legale. La madre sarà interrogata”) e le elezioni Usa: “L’autunno di Obama”. A fondo pagina la partita sospesa: “Lo stop che zittisce i cori razzisti. Sospesa per due minuti Cagliari Inter, è la prima volta”.

Il Giornale: “La perizia dei pm che inchioda Fini”. Si parla dell’appartamento di Montecarlo. “I magistrati monegaschi a quelli romani: la casa valeva un milione, più del triplo del prezzo di vendita. E ora archiviare è difficile”. “Report, in fuga dal Principato finisce alle Antille e cerca di spacciare Berlusconi per il presidente della Camera”. L’editoriale, firmato da Alessandro Sallusti, è titolato: “I trucchi offshore della Gabanelli”. Il direttore del quotidiano scrive che la Gabanelli “è una brava giornalista”, ma “ha un difetto”, “i suoi dossier (pardon, i giornalisti democratici fanno solo inchieste) sono a senso unico. Ha fatto le pulci a mezzo centrodestra, è stata alla larga da qualsiasi cosa possa portare dalle parti della sinistra., Quindi anche da Gianfranco Fini”. Sallusti spiega che il presidente della Camera “ha sottratto a una comunità (quella di An) un bene che non era suo”, mentre Berlusconi “ha usato soldi suoi per costruirsi la sua ventesima casa”. A centro pagina il quotidiano si sofferma sul discorso della Cancelliera tedesca Merkel, che ieri ha parlato della crisi del modello multiculturale tedesco: “Immigrati, Merkel dà la scossa. L’Europra ritrova la sua identità. La sconfitta del multiculturalismo”. L’articolo è firmato da Fiamma Nirenstein.

La Stampa: “Imprese, via dal fisco, Slovenia e Svizzera le mete più ambite. Inchieste sulla nuova emigrazione dell’industria. Crisi: Trichet elogia Bankitalia: ha tenuto la barra dritta”. Il titolo sulla cronaca nera: “Tutti in fila per vedere la casa dell’orrore”. Il titolo sulla politica: “Bossi: ‘Basta un no e si vota’. Il leader leghista boccia l’idea di un vertice con Fini: difficile risolvere i problemi personali. ‘Ma la sinistra ci aiuterà’. Liti nel Pdl, Berlusconi impone la tregua”. In prima anche un richiamo: “Scontro Report-Pdl sulle ville del premier”. “Il legale del Cavaliere: solo diffamazioni. Gabanelli: dica chi c’è dietro l’off shore”. La Gabanelli viene intervistata dal quotidiano torinese.

L’Unità: “Minculpop Gelmini. Inchiesta contro la storia. Il Ministro invia gli ispettori a Livorno nel teatro dove nacque il Pci: Bandiera rossa vicino alla materna’. Il sindaco Cosimi la sfida: ‘Scelta ridicola, altro che Adro. Mette sotto accusa un monumento. Mandi invece i fondi per la scuola”.

Pdl

Ernesto Galli della Loggia, nel suo editoriale sul Corriere della Sera, si interroga sullo stato di salute del Pdl, ricordando che “di plastica o no” comunque il Pdl “non è un partito vero”. Nel caso migliore è “una coorte di seguaci ciechi e muti scelti inappellabilmente dal capo; nel caso peggiore una corte di intrattenitori, nani, affaristi, ballerine”, sebbene il Pdl sia “anche un partito votato da tanti degnissimi italiani”. Ma, secondo Galli della Loggia, “non va dimenticato che i voti in realtà non vanno al Pdl, vanno alla persona di Berlusconi”. Quanto all’opera di sdoganamento della destra, questa operazione è riuscita dal punto di vista elettorale e sul piano del governo, “ma non è riuscito a sdoganarla socialmente e culturalmente. Non c’è riuscito nell’unico modo in cui da sempre ciò avviene, e cioé creando e radicando sul territorio un vero partito, organizzato e strutturato come tale, portatore di esigenze”, “elaboratore di proposte, collettore di idee”. E “non c’è riuscito perché non ha voluto, naturalmente”, sia per la paura che diminuisse il suo potere che per un “riflesso padronale”, che per il difetto “che in lui è abissale”, di vera cultura politica. “Lo sdoganamento della destra italiana rischia dunque così di finire con Berlusconi”: “Quale elettore di destra, infatti, si potrà mai sentire motivato a votare per Verdini, la Brambilla o Scajola”. Potrebbe essere Fini a portare a termine l’opera iniziata da Berlusconi? A Galli della Loggia sembra assai difficile la creazione di un vero partito da parte sua, difficile che possa avvenire “per opera di chi è stato l’ultimo segretario del partito neofascista, di chi per anni si è nutrito di quegli ideali”.
Il Giornale intervista Roberto Cota, governatore del Piemonte la cui elezione viene messa in dubbio per irregolarità nelle liste che lo sostenevano e sui domani dovrà pronunciarsi il Consiglio di stato. Dice che è stata messa in atto una campagna di disinformazione per accreditare la falsa tesi per cui Mercedes Bresso avrebbe preso più voti di lui, mentre è vero l’esatto contrario. Gli si chiede: secondo l’interpretazione del Tar, lei stesso non si sarebbe votato. “E certo, siccome dicono che vale solo la doppia croce sulla scheda, cioé quella sulla lista e anche sul candidato, ne risulta che io non mi sono votato alle elezioni in Piemonte, perché anche io ho votato solo la lista. Ma è una assurdità”. Poi denuncia brogli contro di lui perché dice: “Mi dicono che ci sono stati diversi errori di trascrizione dei voti, cioé dei voti che erano voti miei e che sonos tati attribuiti alla Bresso”.
Il Corriere della Sera invece sottolinea che alcuni esponenti finiani, come l’onorevole piemontese Maria Grazia Siliquini, non gradiscono le uscite del Carroccio sulla questione Cota: “Trovo inaccettabili e gravissime le frasi pronunciate da Bossi”, dice la Siliquini. Lo stesso Cota interviene con una lettera su Il Corriere e conferma che “non c’è niente da riconteggiare”.

Pd

Casini, intervistato dal Corriere della Sera, dice di apprezzare il fatto che Bersani, “anziché andare in piazza sia rimasto a casa sua e non per altri impegni”: ma – dice – “mi sembra che il Pd stia cercando di dare un colpo al cerchio e uno alla botte”, perché se si vuole davvero creare alternativa a Berlusconi “cogliendo il fortissimo disagio che sta maturando in interi settori del Pdl e se si vuole una piattaforma programmatica in cui la sinistra moderata sia parte costitutiva seria non basta non partecipare al corteo della Fiom”. Crede che la cautela di Bersani sia dovuta al riavvicinamento con Vendola? Casini: “Vendola è un interlocutore importante sulle regole, fa bene a tentare di riportare la sinistra estrema in Parlamento”, ma su questi temi si è impantanato il governo Prodi e si è sfaldato il centrosinistra che vinse nel 1996.
Il segretario Pd Bersani, intervistato da La Repubblica, torna a commentare la manifestazione Fiom di sabato scorso. Dice: “Il nostro è un partito di governo momentaneamente alla opposizione, e in quanto tale non è un sindacato, non aderisce a manifestazioni sindacali”. E poi: “I metalmeccanici della Fiom hanno diverse buone ragioni e vanno ascoltati. Così come quelli della Fim e della Uilm non possono essere considerati dei traditori. E vanno ascoltati anche loro”, “un partito di governo come il nostro, lo ribadisco, non è un sindacato”. Ma Bonanni e Angeletti sono stati accusati di tradimento sabato scorso: “Non va bene, l’ho detto, c’erano dei cartelli inaccettabili, ma il leitmotiv di quella manifestazione non è stato questo”. Serve per Bersani un nuovo patto sociale, poiché “in tutto l’occidente c’è la crisi del lavoro. Certamente bisogna spostare l’attenzione sul livello aziendale di contrattazione e flessibilizzare il livello nazionale”. E per spostare il confronto sul livello aziendale “bisogna pure porre il problema delle regole della rappresentanza”. Serve poi “una nuova legislazione sul lavoro”: “In primo luogo introdurre il salario minimo per chi è fuori dalla contrattazione nazionale. Poi, a parità di costo del lavoro, evitare che un’ora di lavoro precario costi meno di un’ora di lavoro stabile.
Su La Stampa il giuslavorista e senatore Pd Pietro Ichino commenta l’idea di uno sciopero generale indetto dalla sola Cgil: lo considera un errore, poiché porterebbe all’isolamento totale di questo sindacato. Dice Ichino: “Uno sciopero generale proclamato dalla sola Cgil potrebbe avere il significato di uno sciopero politico contro il governo, col quale la Cgil sottolineerebbe un proprio ruolo di supplenza rispetto ad una opposizione considerata debole e inconcludente”.
Sulla stessa pagina, in una intervista, Fausto Bertinotti commenta le posizioni espresse da Piero Fassino sul senso del comizio che il segretario del Pci Berlinguer fece nella Torino del 1980, durante l’occupazione della Fiat, prima della marcia dei quarantamila. Dice Bertinotti: “Il Pci e la Cgil non erano così democratici e pluralisti come ricorda Piero” (Fassino, ndr), “punivano, radiavano, cacciavano i dirigenti a margine dell’organizzazione”. Sostenere, come fa Fassino, “che il Pci era un partito riformista, dando a questo concetto quello che gli si dà oggi, è un falso storico. Il Pci, nonostante le sue divisioni interne, restò sempre legato al conflitto di classe. Non si piegò mai alle ragioni dell’impresa”.

Esteri

E’ a Roma Richard Holbrooke, l’inviato speciale di Obama per Afghanistan e Pakistan. Spiega che dal 2011 non comincerà un ritiro, ma solo l’avvio di una fase di transizione che avrà come punto di svolta vero il 2014. Ne parla ampiamente La Stampa, che intervista anche l’ex analista Cia Bruce Riedel, che, riferendosi anche alla posizione dell’Italia, si appella a tutti i partner e dice che nessuna decisione va presa prima del 2011, poiché parlare adesso di ritiro è controproducente. Sulla trattativa con i talebani dice che devono dimostrare con i fatti che vogliono la riconciliazione, anche contibuendo alla cattura di Bin Laden (“Sono convinto che anche i gruppi meno compromessi con Al Qaeda sanno dove è nascosto”).
Se ne occupa anche il Corriere della Sera, anche perché è in sostanza il resoconto della intervista di ieri alla trasmissione di Lucia Annunziata.

Delle elezioni di MidTerm si occupa oggi La Stampa, focalizzando l’attenzione sulla California, stato ora in bilico tra i due partiti e che ha sempre premiato i democratici. Racconta il duello in questo Stato tra Clinton e Sarah Palin, impegnati a sostenere i rispettivi candidati nella corsa ad uno dei seggi del Senato. Si fronteggiano la senatrice democratica uscente Barbara Boxer, e la sfidante repubblicana Carly Fiorina.
Sul Corriere della Sera si dà conto invece della “carovana della destra ribelle” che va alla conquista del congresso: ci si riferisce agli autobus dei Tea party che attraversano gli Usa a caccia di voti. Sarah Palin benedirà la partenza oggi dal Nevada. I candidati del Tea party sono 138 e potrebbero ottenere 35 seggi. 

E poi

Il Corriere della Sera dedica una intera pagina di approfondimento al dibattito nato dalle parole della Cancelliera Angela Merkel, che ha denunciato il fallimento dell’Europa multiculturale. Mette a confronto Germania, Gran Bretagna, Olanda, Francia.
Anche Il Giornale dedica due pagine al dibattito sul multiculturalismo, che, tradotto nel linguaggio di questo quotidiano, diventa “la sconfitta del buonismo”. A confronto le opinioni del sindaco di Verona Flavio Tosi (“Gli stranieri onesti sono i primi a chiedere il rispetto delle regole”) con quelle di Khaled Fouad Allam, già deputato Margherita, che dice di essere favorevole ad una legge che proibisca il burqa, che bisogna distinguere tra multiculturalismo e integrazione, che il primo, per usare una metafora, è la carrozzeria mentre l’integrazione è il motore; che non si deve accettare tutto di tutte le culture, e che il buonismo è un atteggiamento che non premia; che gli imam devono essere persone competenti formate in Occidente.
Sul Corriere, alla pagina delle Idee e opinioni, si rilancia un sondaggio pubblicato dall’Economist che ha chiesto ai suoi lettori la domanda seguente: la religione è una forza per il bene? Solo il 25 per cento ha espresso fiducia nella fede, per il 75 per cento la religione non contribuisce al bene dell’umanità.
La Stampa dedica le prime due pagine al cruciale vertice che si svolgerà a partire da domani tra i ministri economici europei e dell’area Euro, per trovare un accordo sulla bozza che riforma il patto di stabilità europeo. Germania e Banca centrale europea spingono per nuove, dure regole che impongano ai Paesi un ritmo sostenuto di rientro dal debito pubblico. Ma per molti Paesi, Italia e Francia in testa, è una soluzione indigeribile: l’asse franco-italiano preme perché si tenga conto anche di altri parametri, come la sostenibilità della spesa pensionistica e l’entità del debito privato. L’Italia infatti ha un debito delle famiglie molto inferiore rispetto ad altri Paesi europei ed ha quella che Tremonti giudica la migliore riforma delle pensioni d’Europa.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)