La Rassegna Stampa: Dai Comuni più controlli anti-evasione

Pubblicato il 10 Giugno 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Intercettazioni, battaglia finale. Posta la fiducia, oggi il voto. Il Pd protesta, l’idv di Di Pietro occupa il Senato. Berlusconi: Costituzione datata, governare così è un inferno”. L’editoriale è firmato da Pierluigi Battista: “La rinuncia allo strappo. Perché Fini non rompe con il Cavaliere”. A centro pagina: “I talebani uccidono un bambino di 7 anni”. Accusato di spiare per il governo afgano, è stato “processato e giustiziato” nella provincia di Helmand. Accanto: “L’Onu vara le sanzioni. L’Iran: solo spazzatura”.
La Stampa: “Intercettazioni, oggi la fiducia. Il voto in Senato. I finiani: compromesso accettabile. Di Pietro occupa l’aula. Berlusconi contro la Costituzione: un inferno governare con queste regole”. A centro pagina, con foto, un reportage dalla Lousiana: “In viaggio dentro la marea nera. Con la Guardia costiera attraverso la melma che in Lousiana soffoca l’Oceano”. In evidenza in prima anche il voto all’Onu sull’Iran, con commento di Vittorio Emanuele Parsi: “Ma ancora una volta ha vinto Teheran”. Nel senso che “il punto di vista euro-americano fa sempre più fatica a imporsi e ad attrarre consensi”, visto che Brasile e Turchia, membri del Consiglio di sicurezza e amici di Washington, hanno votato contro.
La Repubblica: “Berlusconi attacca la Costituzione. ‘Un inferno governare con le sue regole’. Bersani: ‘Se non gli piace la Carta vada a casa’. Intercettazioni, l’Idv occupa l’aula del Senato. Santoro: ‘Il Cavaliere non ci ha domato'”. Di spalla: “L’Onu punisce l’Iran ma Ahmadinejad: ‘E’ solo spazzatura’”. Sotto, un commento di Timothy Garton Ash dal titolo “Ricordando Neda”. A centro pagina: “Verdini indagato anche all’Aquila. Il coordinatore del Pdl nella inchiesta della Procura Antimafia sugli appalti della ricostruzione”.
Libero: “Altri duecento Scajola”. Si parla dei parlamentari che hanno “un rimborso di 4003 Euro al mese per vivere fuori sede. Per i romani è tutto guadagno: Veltroni ne ha presi già 768 mila, Rutelli 864 mila, Fini 1,2 milioni”.
Il Foglio: “Ecco le furbe trame di Casini e del Cav intorno alla manovra. Berlusconi corteggia e telefona molto al leader centrista ma nessuno dei due crede sul serio a una nuova Cdl”. In prima anche un richiamo all’intervento di Berlusconi ieri all’assemblea della Confartigianato, riassunto così: “Il premier rilancia le riforme. ‘Ma governare è un inferno'”.
Il Riformista: “Piazza Rossa. Contro la manovra rincorsa a sinistra. La Cgil suona la carica. Sabato in corteo, il 25 sciopero. Cisl e Uil si infuriano. Di Pietro corre ad abbracciare Epifani. E Bersani e è di nuovo nei guai per fare lo slalom”.
Il Giornale: “Tutti gli stipendi di chi ci comanda”. Da oggi il quotidiano pubblica i redditi di chi lavora negli enti pubblici. Si parte dai dati (già pubblici, peraltro) dei dipendenti della Funzione Pubblica e della Regione Lombardia. “Che ha 3 mila dipendenti, contro i 27 mila della Sicilia”. A centro pagina una foto del premier durante il suo discorso di ieri: “La Costituzione è un inferno”.
Il Sole 24 Ore: “Pensioni, tagli per 1,4 miliardi. Oggi la decisione sulle statali. Dai Comuni più controlli anti-evasione”. E poi: “Riduzione di 2,4 miliardi per i fondi Fas, ma il premier rilancia il piano per il Mezzogiorno”. A centro pagina. “Bernanke: deficit Usa insostenibile”. Il presidente della Fed ha anche detto che la ripresa Usa è lenta e che va aiutata.

Berlusconi

Ieri Silvio Berlusconi, parlando ad una assemblea di Confartigianato, ha detto che “visto da dentro governare è un inferno”, perché “l’architettura istituzione rende difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete”. Scrive il Corriere della Sera che il premier ha acceso la sua “verve liberista” e ai piccoli imprenditori “promette di cambiare le regole del gioco”. La Costituzione è “datata e nata in un momento in cui era forte la contrapposizione tra capitale e lavoro, tanto che democristiani e comunisti dovettere trovare dei compromessi su ogni articolo”. E poi: “Pensiamo a una legge ordinaria ma pensiamo ci sia bisogno anche di riscrivere l’articolo 41 della Costituzione”. Il quotidiano milanese offre anche una intervista all’ex presidente della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre, che spiega a quale parte dell’articolo 41 probabilmente si riferiva il premier: il terzo comma, che dice che la legge “determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata a fini sociali”. Ma, spiega Baldassarre, è inutile sopprimere questa parte perché “con l’avvento della Comunità europea è stato già cancellato dai fatti”, nel senso che la stessa Corte Costituzionale ha già stabilito che si possono derogare alcune norme costituzionali, ma non quelle fondanti, come la libertà di mercato e di concorrenza.
Su Il Corriere della Sera anche una lettera del giuslavorista e senatore pd Ichino, dove si spiega che “non è l’articolo 41 della Costituzione a frenare la libertà di impresa”. L’articolo 41 non impedisce né gli interventi di liberalizzazione, né quelli di semplificazione, e una sua riscrittura parziale sarebbe sì opportuna ma per introdurre nella Carta un principio che fà già parte della nostra Costituzione materiale, ma che era stato sottovalutato dai nostri padri costituenti: “quello che viene comunemente indicato con l’espressione ‘antitust’ e che ha come corollari la tutela della libertà di concorrenza nei mercati e la necessità di scioglimento dei monopoli in tuttti i casi in cui questo è materialmente possibile”. Ichino spiega poi che”presentando la riforma dell’articolo 41 come necessaria per l’opera di liberalizzazione e semplificazione, il ministro dell’economia accredita l’idea che lacci e lacciuoli siano imposti dalla Costituzione” e che sia colpa della Carta il ritardo e l’incapacità nella rimozione degli ostacoli alla libertà d’impresa.
La Stampa intervista Giuliano Urbani, liberale e sodale di Berlusconi sin dal 1994. Dice che trova positiva la “critica del’egemonia delle componenti non liberali che ci sono nel Paese. Queste non le ha inventate Forza Italia, semplicemente non le ha combattute abbastanza”. Berlusconi ha lamentato i vincoli delle leggi, delle burocrazie, delle istituzioni. Ma se in sedici anni non ha modernizzato il Paese, di chi è la colpa? Risponde Urbani: “Ci sono tre elementi di resistenza fortissimi: corporazioni, clientelismo e burocratismo. Sono forti anche nella sinistra, ma sono forti anche nel centrodestra”. E se dà la colpa alla Costituzione? “Su questo punto la penso diversamente da lui. La forza della resistenza alla modernizzazione non viene tanto dalla lettera delle norme quanto dalla loro applicazione. La Costituzione è stata scritta da padri costituenti che avevano il terrore che si ricostituisse il fascismo e dunque l’hanno concepita con la logica della parcellizzazione del potere. Poteri deboli, che garantivano che nessuno avesse l’egemonia. Oggi i cittadini si aspettano una democrazia decidente”.

Iran

Le misure contenute nella risoluzione 1929, la quarta dal 2006, sono state approvate da 12 dei quindici membri del Consiglio di sicurezza Onu. Hanno votato contro Brasile e Turchia, il LIbano si è astenuto. La risoluzione – ricorda La Stampa –  chiede all’Iran di sospendere tutte le attività legate all’arricchimento di uranio, così come le “attività commerciali di estrazione mineraria di altri Stati”. Embargo per armamenti pesanti come “carri armati, veicoli corazzati da combattimento, sistemi di artiglieria pesante, aerei da combattimento, elicotteri, incrociatori e sistemi missilistici”, in particolare quelli “che hanno la capacità di trasportare testate nucleari”. La risoluzione autorizza, ma non obbliga, ispezioni in alto mare, di cargo in entrata o in uscita dal Paese. Nella lista di individui sanzionati dal congelamento di beni e dal divieto di viaggi c’è anche il nome del capo del centro di Isfahan dell’Agenzia atomica iraniana oltre che 40 società tra cui 22 legate ad attività nucleari o balistiche, 15 ai guardiani della rivoluzione, e 3 del trasporto marittimo. Viene creata una commissione di 8 esperti con un mandato iniziale di un anno per raccogliere informazioni sulle attività atomiche del Paese. Sulla stessa pagina un “retroscena” sul punto di vista di Ankara, che resta preoccupata che la decisione del Consiglio di sicurezza possa nuocere agli sforzi diplomatici. Ankara teme che le sanzioni portino a una radicalizzazione del contenzioso. Essendosi soltanto astenuto il Libano, ad andar contro le sanzioni sono stati quindi solo i due stati che il 17 maggio scorso avevano firmato con l’Iran una intesa che prevedeva lo scambio di uranio leggermente arricchito con combustibile nucleare, in modo che Teheran potesse continuare il suo programma di sviluppo a fini civili. Washington resta comunque impensierita dal peggioramento dei rapporti tra Turchia e Israele. Ieri il premier turco Erdogan è tornato a puntare il dito sul nucleare israeliano: la comunità internazionale, che dimostra una legittima sensibilità sul pericolo che l’Iran si doti di armi nucleari, dovrebbe avere la stessa reazione al fatto che altri Paesi della regione abbiano questo tipo di armi.
Su La Repubblica, articolo sulle sanzioni: “Banche, missili, aerei e carri armati: si allunga la lista nera per l’Occidente”. L’analisi di Federico Rampini sottolinea però che se Obama ha presentato come un successo aver conquistato il consenso di Cina e Russia, è pur vero che i suoi detrattori fanno notare quanto pesi il voto contrario della Turchia, unica potenza islamica della NAto e alleato storico in Medio Oriente. Allo stesso modo il no del Brasile segnala l’emergere di una nuova potenza che una politica estera autonoma dagli Usa. Altrettanto imbarazzante è l’astensione del Libano, visti i flussi di aiuti che questo Paese riceve dagli Usa. Elliot Abrams, già consigliere per la sicurezza dei Repubblicani, sottolinea polemicamente che Bush ebbe più successo all’Onu, poiché le risoluzioni precedenti, votate sotto la sua presidenza, ricevettero il voto unanime.
David Ignatius, editorialista del Washington Post, intervistato dal Corriere della Sera, si dice convinto che l’Iran si fermerà un passo prima della concreta costruzione di una bomba.
Sullo stesso quotidiano la notizia dell’incontro tra il presidente palestinese Abu Mazen e Barack Obama, che ieri ha definito insostenibile la situazione a Gaza ed ha annunciato l’invio di nuovi aiuti per 400 milioni di dollari per i palestinesi di quella zona.

E poi

L’ex commissario Ue Mario Monti, intervistato da La Stampa, usa per la crisi una metafora edilizia e dice che essa ha raggiunto il terzo piano: il primo riguarda la finanza, poi si sale all’economia reale, oggi ai bilanci statali: “Non dimentichiamo però l’aspetto sociale. Anche se non ci sono mercati che ‘quotano’ in tempo reale il disagio sociale, questa è una componente importante. Penso all’aumento della disoccupazione, ai tagli ai sistemi di welfare. La crisi ha fatto salire nella gerarchia gli aspetti sociali che nel dibattito degli ultimi 10-15 anni erano praticamente scomparsi”. Poi sul timore del contagio dalla Grecia sottolinea che “la capacità dei governi di reagire è stata importante, non si può dire che non si siano fatti passi avanti nella direzione di un maggior coordinamento tra gli Stati per evitare questo rischio”. Monti è convinto che sia necessario accompagnare il rigore con la crescita spinta dall’offerta: “D’altra parte un’area monetaria, per essere ottimale, ha bisogno di una forte integrazione”.
Il Foglio intervista lo studioso francese René Guitton, scrittore “di formazione laica” “non certo sorpreso” dall’omicidio di monsignor Padovese: “Serviva un altro omicidio islamista per denunciare l’orda dei cristianofobici. Dice lo studioso che “l’occidente non vuole sentir parlare di queste vittime paria”.
Dal Sole 24 Ore la notizia dei primi exit poll in Olanda, dove “festeggia solo Willders”, dato che il movimento xenofobo ha conquistato 23 seggi (ne aveva 9) ed è diventato la terza forza. Tra i due principali partiti in campo, i liberali di Mark Rutte e i laburisti di John Cohen, sarebbe finita in parità, con 31 seggi ciascuno (i dati quasi definitivi di questa mattina danno ai liberali un seggio in più dei laburisti, e a Wilders 24 seggi). I democristiani del Cda ne hanno raccolti 21 (nel 2006 ne avevano il doppio).
Su Il Sole24 Ore una analisi di Guido Bolaffi dedicata ai flussi occupazionali e alle rimesse degli immigrati, dalle quali si evince (ultimo rapporto della World Bank Migration and development) che gli emigrati, contro ogni previsione, hanno spedito nel 2008 verso i rispettivi Paesi di origine, somme per un ammontare globale pari a 338 miliardi di dollari, ovvero una cifra superiore a quella dell’anno precedente e che tornerà a crescere, sia pure di poco, nel 2010. La prima spiegazione attiene alle specifiche dinamiche interne del fenomeno migratorio: il ciclo economico negativo del mondo industrializzato ha determinato un forte rallentamento dell’arrivo di nuovi immigrati, ma non ha scoraggiato né spinto alla resa quelli già in loco. Per la semplice ragione che non bastano programmi di rimpatrio, non bastano una tantum per far tornare un immigrato a casa, se sa che lì troverà una situazione comunque peggiore. Allo stesso tempo le rimesse non pervengono dagli immigrati ultimi arrivati, ma da coloro che sono già da tempo insediati. Va infine considerata la resistenza “anticiclica” del lavoro immigrato, legata al tipo di mansioni che svolge: servizi del terziario e alla persona, che risentono poco delle fluttuazioni negative del mercato. Il crescente rifiuto loro opposto da parte del mondo del lavoro nazionale contribuisce a rendere indispensabile fin quasi all’intoccabilità i loro servizi.
Hanif Kureishi, scrittore anglo-pakistano, viene intervistato da La Repubblica in occasione dell’uscita del suo ultimo libro (“Il declino dell’Occidente”) e dice: “La crescita dell’Islam, in particolare di quello più estremista e minaccioso, insieme al suo odio per l’Occidente al suo forte desiderio di identità, contrapposto all’arroganza occidentale, sono questioni su cui bisogna riflettere molto. E farlo significa difendere il nostro liberalismo ragionando sulla sua natura più autentica. Se lo si considera solo come shopping e consumismo, e non ci sono altri valori su cui discutere e per i quali batterci, e cionostante, di fronte all’islam, si sbandiera la propria superiorità morale, si passa dalla parte del torto”.
Sullo stesso quotidiano, inserto R2, una inchiesta si occupa di un altro Gentiluomo di Sua Santità (dopo Balducci) al centro di una rete di affari opachi: si tratterebbe di Herbert Batliner, presidente di una fondazione con sede in Lichtenstein, che ha come scopo statutario la difesa dei valori cristiani in Europa. E’ il re della finanza offshore, classe 1928, uomo ombra della finanza vaticana. Secondo l’inchiesta si tratterebbe di un riciclatore per conto di un boss della droga, coinvolto anche nello scandalo dei fondi neri della Cdu. Papa Woytjla e Benedetto XVI lo hanno ricoperto di onori. Il servizio segreto tedesco lo ha definito “l’amico di evasori e gangster”. L’articolo sottolinea anche che Batliner sarebbe stato una figura chiave nella Banca Rasini che Michele Sindona indicò come la banca della mafia a Milano e che viene considerato l’istituto di credito che finanziò gli inizi di Berlusconi, essendo perdipiù dal padre Luigi. Batliner sarebbe anche coinvolto nella vicenda del tesoro nascosto della Fiat.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)