La Rassegna stampa: a sinistra nuove idee per un PD federalista

Pubblicato il 12 Aprile 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

“L’Ue vara il piano salva-Grecia”, titola La Repubblica. “Riunione straordinaria dell’Eurogruppo. I rischi di speculazione convincono anche la Merkel. Papandreou: se necessario useremo i fondi. Pronti aiuti per 30 miliardi. ‘Serviranno per convincere i mercati’”. A centro pagina l’arresto dei tre operatori italiani di Emergency in Afghanistan: “Emergency, gli afgani accusano. L’ira di Strada: è una bufala. Le autorità di Helmand: ‘I tre italiani arrestati hanno confessato’. Frattini: se fosse vero, vergogna per il Paese”. In evidenza anche la politica interna: “Gelo tra Napolitano e Berlusconi. Il Pd: così dialogo impossibile. Franceschini: premier come re Sole”.

Di spalla la notizia della morte di Edmondo Berselli, editorialista del quotidiano: “Addio a Berselli, l’intellettuale che sapeva raccontare il pop”, articolo firmato da Michele Serra e Filippo Ceccarelli. A ricordare Berselli è anche Romano Prodi: “Il fuoco dell’intelligenza in quelle sue telefonate”.

Il Corriere della Sera: “Italiani arrestati in Afghanistan. C’è un giallo sullo confessione. Per Kabul hanno ammesso di essere terroristi. Strada: assurdo. Frattini: prego che non sia vero”. Di spalla la politica interna: “Di nuovo gelo tra premier e Quirinale”. Si ricorda la “sortita con la quale sabato Berlusconi aveva parlato dello staff di Napolitano come impegnato ‘addirittura a controllare gli aggettivi’ delle leggi del Governo. Il capo dello Stato, irritato e sconcertato, ha chiesto chiarimenti a Gianni Letta (senza peraltro ricevere scuse)”, scrive Marzio Breda.

L’Unità: Foto del Quirinale sotto il titolo “La posta più alta”. Ci si riferisce a quello che viene definito un “attacco frontale al Colle” da parte di Berlusconi.

A centro pagina sul Corriere lo “scudo europeo per Atene”, contro il rischio bancarotta della Grecia. “Evitata una Lehman nella Ue”, dice Lorenzo Bini Smaghi, intervistato dal quotidiano. L’editoriale è firmato da Angelo Panebianco ed è dedicato alla tragedia del disastro aereo che sta decapitando in terra russa buona parte della classe dirigente polacca. “Le vendette della storia”.

La Stampa: “Gli italiani hanno confessato”. “La Cnn: i tre volontari coinvolti anche nell’omicidio dell’interprete di Mastrogiacomo. Rischiano la condanna a morte. Gli afgani: sono terroristi. Strada: Assurdo, spero che il nostro Governo non c’entri”. In evidenza anche una intervista al Ministro della Difesa La Russa: “Emergency sia cauta, toccò anche al Pci con le Br. Il Msi ebbe i Nar. Può capitare a tutti di avere qualche infiltrato al fianco”.

A centro pagina gli aiuti alla Grecia: “Pronti 30 miliardi per aiutare Atene. La Grecia: li useremo solo se necessario. Via libera dai 16 all’Eurogruppo”.

Emergency

Il Giornale: “Gli amici di Strada: confessione choc”. L’autore dell’articolo del quotidiano ha però chiamato il portavoce del governatore di Helmand che smentisce i virgolettati del quotidiano britannico Times che accreditava l’accusa e la notizia della confessione: “Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con Al Qaida. Ho solo detto sabato che Marco (il chirurgo della Ong fermato) stava collaborando e rispondendo alle domande”. Il quotidiano fa sapere che l’ambasciatore italiano in Afghanistan ha incontrato ieri mattina i tre fermati. Il portavoce del Governatore ha dichiarato a Il Giornale che il probabile attentato “è responsabilità di alcuni individui”. Questo non significa che l’intero ospedale di Emergency doveva portare a termine la missione. Spero che gli italiani (arrestati) collaborino con noi per fare pulizia di certa gente con intenti criminali. Biloslavo racconta anche che circa 200 persone hanno manifestato all’esterno dell’ospedale gridando “morte ad Emergency”.

Il generale Fabio Mini, ex comandante della forza Nato in Kosovo, intervistato da La Repubblica, dice che “la presenza di Emergency in Afghanistan può essere considerata un fastidio per le operazioni militari internazionali” e “rifiutando la logica della guerra e prestando la loro opera umanitaria a chiunque ne abbia bisogno, finiscono per diventare molto scomodi”. Sulla ‘confessione’: “un servizio segreto come quello afghano” temo sia capace di far confessare chiunque. Per Mini l’organizzazione può essere diventata scomoda ai tempi del sequestro Mastrogiacomo, suscitando sospetti in un governo per i contatti con i taliban.

Anche che Il Giornale ricorda che Emergency “finì in cattiva luce” dopo il sequestro Mastrogiacomo, sottolineando come l’epilogo di quella vicenda ha segnato l’inizio del dente avvelenato degli americani e in seguito degli inglesi nei confronti di Emergency.

Lo stesso Gino Strada, interpellato da La Repubblica, ha parole di fuoco per le accuse rivolte ad Emergency: “Cose già viste nella storia, dalla Russia di Stalin alle dittature sudamericane”. Chiunque può aver messo quelle armi, “magari solo per farle trovare. Basta corrompere qualcuno”. Emergency è “un testimone scomodo, in vista della prossima offensiva”. 

Sul Corriere della Sera si spiega chi è il governatore di Helmand, Gulabuddin Mangal: si trova nella provincia più pericolosa dell’Afghanistan, in grande sintonia con le truppe britanniche, è nel mirino dei talebani. Prima delle elezioni del 2009, Karzai avrebbe voluto sostituirlo, ma Mangal ha resistito grazie a Londra e Washington, con il risultato che a Helmand il numero di voti truccati a favore di Karzai è stato ridottissimo.

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, interpellato da La Stampa, sottolinea invece che “capita di avere infiltrati a fianco”: è accaduto “tante volte” in passato, tanto al Pci con le Br che all’Msi con i Nar. Le presunte confessioni possono essre state estorte? L’ambasciatore italiano li ha incontrati in carcere e dice di averli trovati in buone condizioni di salute. Devo desumere che non siano stati né picchiati né torturati.

Politica

L’Unità intervista la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro, secondo cui le intenzioni di Berlusconi sono di “rafforzare il potere del premier, e conservare una legge elettorale per cui gli eletti sono soltanto alle dipendenze di chi li ha messi in lista. Il che, di conseguenza, significa un indebolimento serissimo del ruolo del Parlamento”. La Finocchiaro conferma che il Pd non è disposto a discutere il rafforzamento dei poteri del governo se non si modificherà anche la legge elettorale: “Si può parlare di tutte le riforme costituzionali che si vuole, ma fino a quando il Parlamento sarà popolato da persone nominate dai segretari di partito, non potrà avere un ruolo autonomo e indipendente”.

La Repubblica intervista il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini, che dice di Berlusconi che avendo vinto le elezioni crede di esser diventato “padrone dello Stato”: “Per uno che ha in testa questa idea distorta, diventano un ingombro il Parlamento, la Consulta, la Magistratura e anche il Quirinale”. Per Franceschini Berlusconi guarda alla Francia, ma va ben oltre Sarkozy e De Gaulle: “Guarda al Re Sole”, alla monarchia assoluta (“Lo Stato sono io”).

Il Ministro Frattini, intervistato dal Corriere della Sera, dice: “Il discorso sugli aggettivi controllati dallo staff del Quirinale? Non bisogna fermarsi alla lettera, ma guardare alla sostanza. E la sostanza è che Berlusconi vuole una riforma che rafforzi i poteri del governo, fino ad oggi troppo deboli”. Si dice convinto che Napolitano abbia perfettamente capito.

Pd

“Prodi: serve un Pd federale”. Così La Repubblica sintetizza il pensiero dell’ex premier, che “spara sul quartier generale” e invoca per recuperare le radici un partito a federalismo spinto. Ovviamente la proposta piace molto al sindaco di Torino Chiamparino (“Solo così – spiega – possiamo competere con la Lega o magari anche allearci in certe situazioni”). Sul Corriere della Sera: “Prodi scuote il Pd: via gli ex leader. Alla guida venti segretari regionali. E Bersani: rafforzeremo la struttura federale. Gelo dei veltroniani ed degli ex PPI”. Lo stesso quotidiano intervista il suo ex portavoce, Silvio Sircana, secondo cui la proposta di Prodi “prefigura un tipo di federalismo spinto, che va oltre quello al quale avevamo pensato”. Non gli sembra che l’intenzione di Prodi fosse quella di attaccare il segretario in carica, “è solo uno stimolo per Bersani” Perché finora non si è realizzati il partito federale? “Veltroni aveva un’altra impostazione”, così come Franceschini, ma “se ora Prodi ritira fuori questa idea è perché pensa che con Bersan oggi ci siano le condizioni perché venga realizzata”.

La Stampa riassume così la situazione: “Spunta l’asse Prodi-Chiamparino”, “la richiesta: azzerare le correnti”. Sul Giornale: “Prodi incenerisce il Pd, ‘cancellare i dirigenti, sono lontani dal Paese’”. Polemicamente il quotidiano sottolinea che il Professore ha rinnegato in questo modo le primarie, quando chiede che a scegliere il segretario siano i vertici regionali.

Il caso è comunque partito da un intervento su Il Messaggero dell’ex premier, in cui sottolineava che “l’attuale struttura nazionale del Pd non serviva più”. Prodi sollecitava l’istituzione di “un esecutivo composto esclusivamente dai segretari regionali, senza le infinite code di benemeriti e aventi diritto, compresi gli ex segretari del Partito e gli ex Presidenti del Consiglio”. Sarebbe questo esecutivo a nominare il leader.

Polonia

La Stampa intervista l’ex commissario europeo polacco Danita Hubner: “Era un buon momento per la Polonia, l’economia teneva nonostante la crisi mondiale, il quadro politico si stava facendo meno litigioso, persino le relazioni con la Russia sembravano promettere nuove aperture”. Ma adesso “può succedere di tutto”, poiché può essere il punto di inizio di una nuova fase di riconciliazione oppure qualcuno “potrebbe cercare di sfruttare la fase per rafforzare il proprio potere”. Il riferimento è al fatto che la Polonia dovrà scegliere un nuovo Presidente entro giugno.

Sul fronte Russia, va segnalata la trasmissione in prima serata sulla tv statale russa Rossija del film di Wajda dedicato a Katyn, trasmesso finora soltanto lo scorso 2 aprile sul canale tematico Kultura.

L’ex presidente polacco Kwasniewski, il postcomunista che preceduto Kaczynski alla guida dello Stato viene intervistato dal Corriere della Sera: dice che la tragedia “sarà un test cruciale per verificare la tenuta del professato riavvicinamento russo-polacco”, sottolinea che su Katyn russi e polacchi non si erano mai incontrati, che molti elementi vanno chiariti, come i dettagli del dialogo tra pilota e torre di controllo. Cosa pensa del discorso di Putin a Katyn? “Poteva pronunciare frasi più forti. Nel complesso però l’ho trovato un buon testo, paradossalmente più importante per i russi che per  i polacchi”, perché “i russi non sono ancora pronti a una riflessione onesta sul proprio passato”, “figure come Stalin sono ancora troppo vicine”. “Aspettiamo di sentire cosa diranno Medvedev e Putin alla parata per celebrare la ‘grande guerra patriottica’ della seconda guerra mondiale”. Sul Giornale un titolo dedicato alla vicenda: “Putin toglie la censura in onore dei morti polacchi”.

E poi

Ieri il vescovo emerito di Grosseto ha definito quello contro Benedetto XVI “un attacco sionista”: “Storicamente parlando – ha detto – i giudei sono deicidi, non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali. Non bisogna credere che Hitler fosse solo pazzo: il furore criminale nazista si scatenò per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che strozzarono l’economia tedesca”. In serata il vescovo Babbini ha smentito queste parole, che gli erano state attribuite dal sito di informazione religiosa Pontifex. Ne parla La Stampa. Secondo gli exit poll in Ungheria il premier del centrodestra Orban avrebbe raccolto il 57 per cento dei voti degli ungheresi. Il temuto exploit del partito xenofobo e nazionalista Jobbik si è fermato al 15 per cento: resta il terzo partito, mentre i socialisti crollano al 20. Ne parla La Stampa

La Repubblica scrive che in Ungheria ha trionfato la destra, con la maggioranza assoluta per i conservatori: “Volano gli xenofobi di Jobbik, crollano i socialisti”. Il fatto è che il partito Jobbik potrebbe essere decisivo per governare. Il quotidiano intervista lo scrittore ed ex dissidente anticomunista Gyoergy Konrad, secondo cui “non è troppo difficile cadere dalla padella di una dittatura di sinistra nella brace di una dittatura di destra. Specie quando le soluzioni offerte sono quasi simili: paternalismo”. Lo scrittore sottolinea come sia esploso il problema degli zingari, che sotto la dittatura comunista trovavano qualche lavoro, ma col cambio di sistema “vivono di sussidi oppure c’è violenza, tra gli zingari, e tra zingari e altri poveri”. Pesa anche l’antisemitismo, paura strumentalizzata dalla destra radicale, che lancia l’allarme sulle imprese israeliane accusate di comprarsi il Paese. Perché tanta differenza rispetto a Varsavia o Praga? “Nella seconda guerra mondiale Polonia e Cecoslovacchia combatterono a fianco degli alleati”, “l’Ungheria no, fu con l’asse. E dopo il 1989 non è rinata la borghesia come a Varsavia”.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)