Il nostro racconto – n.2/novembre 2009

Pubblicato il 26 Novembre 2009 in , da Vitalba Paesano

Si aggiungono nuovi amici, si confermano quelli registrati da parecchio, e, per tutti, il fascino irresistibile della scrittura. Un racconto costruito insieme è come un’amicizia: ognuno deve mettere qualcosa di proprio, ma è necessario accogliere e rispettare anche le caratteristiche e il contributo degli altri. E la storia, così, si snoda con logica e creatività, con grazie e melodia. Buona scrittura anche questa volta, cari amici!

La quercia sorgeva al centro del prato, rifugio alla calura estiva e solitaria sentinella della vallata. Alberto si godeva il fresco dei rami frondosi sonnecchiando con gli occhi semichiusi. Aveva passato la mattinata dipingendo e solo da poco si era fermato per mangiare qualcosa. Il suo dipinto raffigurava il lungo pendio erboso, contornato da boschi di pini e larici, dove una valligiana rastrellava il fieno con energia. L’aveva guardata a lungo prima di decidere di includerla nel suo dipinto, incerto di riuscire a rendere l’energia ma anche la sensualità dei suoi movimenti. Alla fine aveva deciso di dipingerla ma solo come piccola figura in lontananza. Ora la contadina era sparita, probabilmente era andata a mangiare, e Alberto rimuginava sulla sua scelta.
Alberto era un sessantenne atletico, con i capelli brizzolati ma ancora folti e il viso abbronzato di chi passa molto tempo all’aperto. Non era un pittore di professione, fino a qualche anno prima si era occupato di un negozio di colori e vernici e, appena arrivato all’età della pensione, aveva colto l’occasione di dedicarsi completamente al suo hobby preferito. Si era armato di cavalletto, tele e colori ed era partito, con la sua fida mountain bike alla scoperta di angoli nascosti da dipingere. Le colline attorno alla sua città erano una fonte inesauribile di spunti per i suoi quadri ma era la prima volta che si spingeva fino a quella vallata.

raccolta fieno
Un solletico sotto il naso lo spinse a girare la testa, certamente qualche insetto che aveva deciso di disturbare il suo riposo. Il solletico si ripeté e Alberto spalancò gli occhi deciso a scacciare la causa di quel fastidio. “Ma insomma” boffonchiò ” te ne vuoi andare?”. Il suo sguardo incontrò quello della contadina che, inginocchiata accanto a lui, lo fissava con uno sguardo divertito, ancora con un filo d’erba in mano.
Alberto si tirò su, un po’ impacciato per quella confidenza. “Ah, ma è lei, cosa…perché mi stava facendo il solletico” Chiese un po’ indeciso su come interpretare quella situazione. “Non volevo disturbare” disse la donna, ” é che volevo chiederti una cosa e non sapevo come svegliarti”. “Così hai pensato di svegliarmi con il solletico?” Rispose Alberto ricominciando a connettere. “Cosa volevi, che ti svegliassi con un bacio?” “Perché no?”. “Va bene, la prossima volta”. “Ho guardato il tuo quadro, così per te io sarei solo quella insulsa macchiolina di colore? Ho passato tutta la mattina a rastrellare vicino a te e tu non mi hai quasi notata?” Alberto fissò la contadina quasi sentendosi uno scolaretto colto in fallo dalla maestra. ” Vedi… io, è proprio il contrario, non sono sicuro di riuscire a renderti giustizia, a dipingerti come meriti e allora non ci ho neanche provato”. “E con questo? non ci vuoi neanche provare?” Chiese la donna. “Sì, vorrei provarci, ma…vorrei fare un quadro solo su di te” Rispose Alberto improvvisamente attratto dalla schiettezza della contadina. “Va bene, allora d’accordo, domani ci vediamo qui e ti faccio da modella.” Poi si alzò per andarsene ma prima tese la mano verso Alberto: ” Io sono Angela” “Piacere, Alberto” Rispose il pittore stringendogliela. “A domani”

 Lei si allontana con il suo rastrello appoggiato sulla spalla mentre lui la osserva con ammirazione pensando all’intraprendenza della contadina ma anche colpito dalla sua genuina bellezza acqua e sapone e dai movimenti ondeggianti del suo camminare volutamente provocatorio.

Dopo alcuni ritocchi al suo dipinto, Alberto ripone i suoi “attrezzi” e s’incammina verso la baita che aveva preso in affitto, non molto lontano, per trascorrere quel mesetto in assoluta solitudine, circondato solo da un meraviglioso paesaggio.

Dopo una leggera cena, apre il suo libro per leggere qualche pagina ma non riesce a concentrarsi, il pensiero di lei lo assilla ma nonostante questo riesce a prendere sonno. La notte trascorre tra un sogno e l’altro, un po’ agitata in verità ma, mentre il cielo è ancora buio, arriva il canto del gallo a risvegliarlo.

Anche Angela ha trascorso una notte un po’ agitata e continua a pensare a quell’uomo, ai suoi occhi penetranti, alle sue mani abbronzate, quella stretta di mano l’aveva colpita, era anche eccitata dal pensiero di poterlo rivedere e pensa a cosa indossare per l’occasione: doveva essere carina per il ritratto e s’infila una vestaglietta tutta abbottonata sul davanti che metteva bene in evidenza le sue forme, ma senza farla apparire volgare.

 “Dove vai così tirata?” le chiese il marito con gli occhi cisposi e l’espressione ebete. ” A fare la spesa, non vorrai che vada al negozio con gli stracci che uso in campagna?””Ah, va bene. Ricordati il vino, in casa non ne è rimasto” Farfugliò l’uomo girandosi dall’altra parte e riprendendo a russare quasi istantaneamente.
Nel frattempo Alberto si era alzato, incapace di riprendere sonno. Si recò in cucina per prepararsi un caffè. Si sentiva come uno scolaretto alla prima cotta, strano per un uomo di mondo come lui; già ma forse era da troppo che non frequentava il mondo. Non si era mai sposato preferendo la libertà ad un rapporto che non si sentiva in grado di portare avanti. Certo aveva avuto diverse avventure ai suoi tempi ma, non appena minacciavano di diventare qualcosa di più serio che un semplice flirt, le aveva troncate senza indugi. Ed ora quella rossa contadina lo faceva fibrillare come uno sbarbatello. “E’ proprio vero” pensò “con l’età si torna ragazzini”.
Incapace di rimanere oltre seduto al tavolo di cucina, si preparò e, caricati gli attrezzi sulla bicicletta, si avviò verso il prato. “E’ presto, vuol dire che continuerò un po’ il dipinto di ieri in attesa che Angela arrivi” pensò pedalando con lena.
Angela uscì di casa, ma invece di avviarsi verso il centro imboccò il sentiero che l’avrebbe portata alla quercia, la spesa poteva farla al ritorno tanto suo marito non si sarebbe svegliato ancora per un bel pezzo. Camminando ripensava al suo matrimonio, certo la scelta non era molto ampia nei paesini di montagna e Ruggero le era sembrato un buon partito. Purtroppo la vita da sposina non era durata molto, il marito si era presto mostrato in tutta la sua avvilente meschinità. Pigro, ubriacone e, qualche volta, anche manesco. Si era trovata ben presto a doversi occupare sia della casa che del lavoro dei campi. Era una fortuna che il marito non fosse riuscito a darle un figlio, non avrebbe potuto fare anche la mamma. Però il lavoro duro l’aveva forgiata e adesso, a quarantacinque anni suonati, era una bella rossa, con un fisico niente male. Con qualche seduta in un centro estetico, giusto per eliminare i calli dalle mani e qualche pelo di troppo non avrebbe sfigurato in qualche occasione mondana al braccio di… Alberto? Sì, perchè no dopotutto era un bell’uomo, poi un pittore; un artista e sembrava anche una persona gentile. Perchè no?

 Intanto Alberto, arrivato alla quercia, prepara il cavalletto, ma la sua mente è lontana, non riesce neppure a dare una piccola pennellata al dipinto del giorno precedente, è in frenetica attesa dell’arrivo di Angela, è turbato, non vede l’ora di rivederla, è strano questo tormento e pensa di essere proprio uno stupido, possibile che a questa età si possa tornare indietro come se si fosse al primo appuntamento? E poi in fondo è solo un incontro “di lavoro” un appuntamento si, ma non per un incontro amoroso! Si appoggia alla quercia e chiude gli occhi.

“Buongiorno signor pittore, sono in ritardo?”, lui sobbalza, apre gli occhi e si alza in piedi “ma no che dici?, sono io in anticipo”, trova una scusa plausibile per nascondere l’ansia, le dice che doveva passare dal padrone di casa per definire alcuni dettagli sulla durata del contratto entro una certa ora perché dopo non l’avrebbe trovato. “Allora cominciamo” dice lei. Alberto ripone il dipinto precedente e prepara la nuova tela. Intanto lei si sistema su un tronco che sembrava lasciato sul posto proprio per l’occasione, prova a girarsi da una parte, poi dall’altra, lui la osserva e i suoi occhi la percorrono tutta dai capelli ai piedi nudi perché nel frattempo lei si era sfilata i sandali…

“Ferma così” dice lui “sei perfetta in questa posizione” e si accorge che nei movimenti per trovare la sistemazione giusta, un bottone della gonna si era slacciato e se ne guarda bene dal farlo presente, anzi vorrebbe che se ne slacciassero altri in verità, le gambe erano belle e il quadro che aveva davanti era piuttosto seducente…

 Alberto inizia a tratteggiare il dipinto con rapide pennellate, più la guarda e più quelle linee gli si fissano nella mente. L’ovale del viso, la curva altera del collo, le mani poggiate sul tronco, un po’ nascoste, quasi a celare le callosità del duro lavoro, come timorose di deturpare la bellezza dell’insieme.
Un refolo di vento scosta la gonna ed Angela si affretta a ricomporla. “No!” esclama Alberto “cioè, voglio dire, non muoverti. Potresti perdere la posa” E si volta verso il quadro quasi come un monello colto in castagna. “Sì, la posa” pensa Angela “so io cosa speravi che succedesse”. Poi però guarda quelle mani gentili ed abili e quasi si pente del suo gesto istintivo.
Il tempo scorre rapidamente e, ad un certo punto, Alberto sente un profondo borbottio risalirgli dallo stomaco. Angela ride “Hai fame eh?” poi però si fa seria “Ma che ore sono?” gli chiede. Alberto guarda l’orologio “Quasi le cinque, questa giornata è volata. Cosa ne dici di mangiare qualcosa?” Angela però è già balzata in piedi “Devo correre, se si sveglia mio marito e non trova il vino…” Alberto rimane allibito, ” Marito?” pensa sentendosi un po’ stupido “e io che mi stavo già immaginando chissà cosa, accidenti è sposata” Ma non ha il tempo di dire nulla, Angela, dopo avergli dato appuntamento per il giorno dopo è già lontana.
Torna un po’ mogio alla sua baita, non ha più fame e nemmeno voglia di dipingere. Lascia la bicicletta con i suoi attrezzi appoggiata al muro e va a sedersi sul dondolo in veranda.
“Dopotutto non posso dire che mi abbia preso in giro, mi ha chiesto un ritratto e niente di più. Io…sì, forse me ne stavo innamorando, ma meglio così, meglio che le cose siano chiare fin da subito. Lei è sposata ed io sono solo un pittore che la sta ritraendo, sì niente di più.” In quella però gli sovvengono le parole di Angela “se si sveglia mio marito e non trova il vino…” “Forse…non voglio illudermi ma potrebbe anche essere. Ma no, è sposata e basta” Però qualcosa dentro di lui lo solletica, lo spinge a reagire. Si alza e si infila sotto la doccia ma la smania non lo abbandona. Allora decide di fare un giro in paese, dopotutto non ha ancora mangiato, andrà alla locanda. Quattro chiacchiere e un po’ di buon cibo gli faranno passare tutto quanto.
Si avvia lentamente lungo il viottolo che lo porta in paese sempre rimuginando tra se, incerto su come interpretare gli eventi della giornata. Arrivato alla locanda però il profumino che arriva dalla cucina gli fa dimenticare i suoi crucci e lo stomaco, quasi risvegliato dagli aromi celestiali, gli ricorda sonoramente che da parecchie ore non tocca cibo.
Dopo qualche ora, ben satollo ed anche un po’ euforico per il buon vino decide di fare un salto al bar per un buon caffè. E’ sempre stato un piacere, per lui, ascoltare i discorsi da osteria dei tanti presunti esperti di tutto lo scibile umano. Si possono sentire affermazioni così bizzarre da scriverci un libro.
Entra nel bar e si accomoda ad un tavolino vicino al bancone. Il locale è abbastanza affollato dai valligiani e da qualche occasionale turista; in alcuni tavoli si gioca a carte e Alberto si diverte ad ascoltare le colorite espressioni dialettali con cui i giocatori accompagnano ogni fase del gioco.
Dopo un po’ sente i giocatori del tavolo vicino che si sussurrano l’un l’altro “Eccola, è venuta a riprenderlo anche stasera” “Povera Angela, con un marito così, sempre ubriaco” “Perchè non lo pianta dico io”. Alberto si volta e vede Angela sulla porta; lei non lo ha visto, si sta guardando intorno come cercando qualcuno, poi si avvia tra i tavoli e si avvicina ad un uomo che sembra dormire appoggiato al piano del tavolo. Lo scuote vigorosamente fino a che lui non alza le testa tentennante. Si mette il suo braccio in spalla e lo tira su. Gli avventori guardano ma subito si disinteressano come se fosse una scena abituale. Angela, un po’ trascinando e un po’ sostenendo l’uomo si avvia verso la porta. A questo punto Alberto si alza e si affretta nella stessa direzione, poi, mentre lei gli arriva vicino le sorride e le apre la porta. “Serve aiuto?” le dice Alberto “Una mano non mi dispiacerebbe” gli risponde lei “questi sfaticati guardano ma non aiutano mai, capaci solo a bere e a cianciare”
Alberto esce con lei, afferra l’altro braccio di Ruggero ed insieme lo trasportano verso una casetta al limite dell’abitato. Angela prende dalla tasca un grosso mazzo di chiavi ed apre l’uscio cigolante. Apre un’ altra porta e fa segno ad Alberto di entrare nella camera. Dentro, su un vecchio letto matrimoniale, finalmente possono abbandonare il loro fardello.
Angela lo gira con mani esperte, gli toglie le scarpe ed i pantaloni ed infine lo copre con un lenzuolo. Fa segno ad Alberto di uscire e chiude la porta della camera.
“Finalmente” esclama “grazie per l’aiuto”. Alberto la guarda “Ma è sempre così? Voglio dire beve sempre in questo modo?” “O no, non sempre, a volte, quando vado a prenderlo, non è ancora abbastanza ubriaco ed allora mi tocca litigare per riportarlo a casa” Lei lo prende per mano “Vieni, sediamoci di la, tanto quando è così sbronzo non lo svegliano neanche le cannonate”. Lo conduce in cucina, una vecchia stanza con mobili logori ma tenuta linda e in ordine. “Siediti” gli dice “oggi sono dovuta scappare in fretta e non ti ho salutato come si deve”. Alberto è frastornato, non sa come comportarsi, vorrebbe capire le intenzioni di Angela ma per il momento non può fare altro che lasciare a lei la conduzione del gioco.

tea for two“Faccio una tisana, ti va?”, “volentieri” dice lui, e Angela si volta, prepara la tisaniera, prende le tazze, mette l’acqua sul fuoco, dando la schiena a Alberto che la osserva con concupiscenza, non riesce proprio a farne a meno, la tisana è pronta e Angela si siede di fronte a lui, i loro occhi s’incontrano, quella bevanda è buonissima addolcita con il miele poi, un nettare per Alberto, tutti e due l’assaporano lentamente, troppo belli quegli attimi di silenzio e quegli sguardi a volte sfuggenti e a volte intensi, “si è fatto tardi, è meglio che tu vada…devo dormire qualche ora…domattina devo alzarmi prestissimo”, Angela ha capito benissimo che Alberto la desidera e non vuole andare oltre, per il momento, lo ringrazia per averla aiutata a riportare a casa il marito e lo accompagna alla porta. I due si salutano e si danno appuntamento per il pomeriggio del giorno dopo, sempre alla quercia. Alberto si avvia verso la baita, la serata è stupenda, il cielo pieno di stelle, uno spicchio di luna e pensa a come sarebbe bello se lei gli fosse accanto, ma non è così purtroppo, ha dovuto lasciarla in compagnia di quel marito che proprio non se la merita…

Arrivato a casa lentamente apre l’uscio, fa le solite cose, ma prima di andare a letto vuole assaporarsi il suo amato sigaro, non è un fumatore ma qualche volta gli piace e decide di godersi quegli ultimi attimi della giornata seduto in veranda.

Notte fonda ormai a questo punto è meglio trasferirsi nel letto e cercare di prendere sonno sempre che ci riesca. Quella tisana rilassante forse lo aiuta e il sonno arriva, dolcemente, ma arrivano anche i sogni e cosa può sognare un uomo con quei pensieri in testa? Lei, solo lei…sono su un prato, è notte, una coperta stesa sull’erba, lui è seduto lei si avvicina lo fa sdraiare, lentamente gli sbottona la camicia e…all’improvviso il gallo canta, accidenti, proprio adesso quel gallaccio si doveva mettere a cantare?, pensa Alberto svegliandosi di soprassalto!

Ormai è fatta ora non riuscirà più a prendere sonno, tanto vale alzarsi, una bella doccia è l’unica cosa che ci vuole in questi casi e poi è un aiuto per affrontare bene la giornata che comunque si preannuncia piacevole, almeno per il pomeriggio!

Una bella camminata nel boschetto sarà l’ideale per passare la mattinata.

Dopo pranzo, è ancora presto ma Alberto, con la sua bicicletta e gli attrezzi del mestiere, si avvia perso la famosa quercia, prepara tutto ma mette sul cavalletto la tela del paesaggio perché manca ancora qualcosa, qualche ritocco, deve occupare la mente in qualche modo, l’altro lo tiene riposto lo prenderà quando arriverà “la modella”, almeno è quello che vorrebbe fare…

Il tempo scorre e di Angela nessuna traccia, i pensieri si accavallano, in verità non capisce “che sarà successo” pensa, non può essere, finora mai nessuna gli aveva dato “buca”, lui, uomo desiderabile, piacente, tutte le donne ai suoi piedi, era sempre lui a condurre le situazioni in modo tale che volgessero a suo favore e ora?

Intanto Angela il mattino era uscita con le mucche, doveva portarle al pascolo ma c’era stato un imprevisto una di queste si era addentrata nel terreno di un vicino e non c’era verso di farla rientrare nella proprietà, il tempo passava e solo nel pomeriggio inoltrato, quasi come se avesse voluto farle mancare di proposito l’appuntamento, la mucca ritorna al suo posto e finalmente Angela le può riportare tutte nella stalla. Ormai però è tardi, non potrà andare alla quercia…ma in fondo forse questo è stato un bene perché Angela era decisa a sedurre Alberto e farsi desiderare era quello che voleva!

Il nostro pittore un po’ sconcertato e un po’ deluso decide di tornare alla baita, ormai è troppo tardi, sicuramente la sua modella non arriverà più e si avvia verso casa “peccato” pensa, la luce era magnifica avrebbe potuto continuare e il risultato sarebbe stato ottimo, ma non è questo che lo tormenta di più, è che vorrebbe sapere il motivo di questo mancato appuntamento, certamente vuole andare a fondo, vuole assolutamente sapere il perché. Intanto arriva a casa e comincia a pensare cosa potrebbe fare e alla fine decide che dopo cena sarebbe sceso in paese, al bar dove lei sicuramente sarebbe andata a recuperare il marito come al solito. Si prepara uno spuntino più che una cena vera e propria, non ha fame, questa cosa lo fa star male, non vede l’ora di sapere il motivo del “contrattempo” non riesce a farsene una ragione.

Anche Angela, prepara la cena, Ruggero ha fame e pretende pure di essere servito e riverito. Lei come un automa fa tutto come al solito, la storia è sempre quella, ormai non cambierà più.

Alberto riordina un po’ il suo angolo cottura, lava quelle quattro cose, ci tiene molto alla pulizia, e poi deve far passare il tempo è troppo presto ora per scendere al bar, esce in veranda e aspetta.

Ruggero nel frattempo scende al bar, Angela riordina la cucina, le piace che sia sempre pulita, dà una ripassata al pavimento e finalmente può godersi un po’ di tranquillità, fa caldo, si siede fuori sul terrazzino, una leggera brezza l’accarezza e pensa “vorrei che fossero le mani di Alberto ad accarezzarmi” e chiude gli occhi  “si lo voglio, lo voglio, è tanto che non provo più quel piacere” in lei si scatena il desiderio di un corpo maschile, è determinata, certo lo avrà. Ma adesso è arrivata l’ora, tutt’altro che piacevole, dell’ultimo compito gravoso della giornata, il recupero del marito, di malavoglia ma lo deve fare.

Questa volta Ruggero riesce a reggersi con le sue gambe e lei è quasi contenta non dovrà trascinarlo di peso in macchina, una volta a casa lui riesce perfino a spogliarsi da solo e infilarsi nel letto, dove però crolla e si addormenta.

Alberto decide che è ora di scendere in paese, deve vedere Angela a tutti i costi non resiste la vuole incontrare, ma quando entra nel bar e non vede neppure il marito, rimane deluso e non si osa chiedere nulla, ordina un caffè, lo beve ed esce sconsolato. A questo punto è titubante non sa se tornarsene alla baita, ma decide di fare ancora un ultimo tentativo, un giro verso casa di lei “chissà” pensa “forse riesco a vederla”.

Angela è un po’ triste si guarda le mani, non sono perfette, sono mani di una che lavora, ma sono ancora belle, si guarda le gambe, non ricorda da quanto tempo non si depila, una volta lo faceva regolarmente, “perché non farlo stasera?” certo, “devo depilarmi” e poi…non si sa mai…

Entra in bagno, si spoglia, prende la schiuma da barba e il rasoio e comincia, una volta terminato, si passa le mani sulle gambe rimaste morbidissime e ne è compiaciuta ora non resta che farsi una bella doccia, per fortuna l’acqua è calda, quindi s’infila sotto quel getto che la fa quasi rinascere, prende il telo da bagno e si asciuga appena, le viene in mente che nell’armadietto ha un olio profumato per il corpo, un regalo di un’amica che vende prodotti naturali in un paese vicino, il profumo è delizioso, se lo spalma dal collo ai piedi, anche le mani si ammorbidiscono, si sente bene ora, si rimette il telo e decide di rilassarsi ancora un po’, esce di casa così com’è, tanto a quell’ora nessuno la vede e si lascia andare su quella bella sedia a dondolo che ha sul terrazzino e che è solo sua.

All’improvviso si sente osservata, non vede anima viva nei dintorni ma sente una voce che la chiama “Angela” solo in quel momento si accorge che davanti a lei c’è Alberto lo intravvede appena, non c’è molta luce, subito si sente un po’ imbarazzata, in fondo è quasi nuda ma poi pensa “è proprio capitato nel momento giusto, quale occasione migliore potevo desiderare”, “ciao”, “mi devo scusare per oggi” e gli racconta il motivo del mancato appuntamento, lui è rincuorato, finalmente ha saputo. “Ma che ci fai qui a quest’ora?”, Alberto le racconta che voleva fare quattro passi prima di andare a letto e ha cominciato a camminare senza porsi una meta ed è arrivato fin lì. “Vieni, ti faccio una tisana come ieri, la vuoi?”, “certo volentieri” risponde lui e lei gli fa cenno di seguirla in cucina. Lui si guarda intorno e pensa che c’è un’aria rilassante in quella casa, decisamente piacevole, intanto lei scalda l’acqua, apre la credenza per prendere le tazze, ma un movimento azzardato le fa scivolare il telo da bagno a terra, d’istinto Alberto si china per prendere il telo e porgerglielo perché possa ricoprirsi , anche se quella vista lo stava eccitando e a quel punto non avrebbe voluto farlo, ma ormai l’aveva raccolto e glielo porge, lei è rimasta immobile, nell’atto di prendere il telo le loro mani s’incontrano sul seno di Angela ancora sodo, a questo punto i due si desiderano e basta, gli istinti si scatenano per entrambi, lui non aspettava altro e lei pure, il telo finisce di nuovo a terra e questa volta ci rimane, Alberto comincia a stringerla le lo lascia fare, si gira verso di lui i loro occhi s’incontrano, le mani s’intrecciano, le loro labbra si sfiorano, lei profuma è dolce, buono il sapore della sua pelle, “ti voglio Alberto” “anch’io Angela” i vestiti di Alberto spariscono in un attimo e i loro corpi si uniscono in un vortice di passione incontenibile…

 E’ l’alba, Alberto è già tornato alla sua baita e Angela si alza per riordinare la cucina un po’ in disordine. Non sa decidere se e’ più sottosopra la cucina o lei. Erano anni che nessuno la considerava più una persona, che le faceva provare quelle sensazioni. Appena finito si avvia al pascolo per girare il fieno prima di recarsi all’appuntamento con Alberto sotto la quercia. “Devo darmi da fare altrimenti finirò per far tardi anche oggi” pensa.
Sta lavorando già da un po’ quando il rumore di un motore la distrae. Un’auto sta salendo dal fondo della valle, affrontando i tornanti con curve precise, quasi disegnate con un compasso ed un rumore che, man mano che si avvicina, assomiglia sempre di più ad un ringhiare sordo. Angela, curiosa, la osserva con attenzione. Sembra un auto d’epoca, anzi, sì, ricorda di averne vista una simile nelle vecchie foto di sua madre. Ma chi può andare in giro con un’auto del genere? Certamente qualche originale. “Basta che aspetti, dovrà passare di qui per forza. Non ci sono altre strade” Poco dopo, infatti, l’auto si appresta ad affrontare la salita che passa sotto al prato dove Angela sta girando il fieno. Giunta alla sua altezza, però, l’auto si ferma, con il motore che ronfa come un gatto, e il guidatore scende con un agile saltello. “Mi perdoni gentile signora se oso importunarla, ma le vorrei chiedere un’informazione. Se ciò non la distoglie troppo dal suo importante lavoro, potrebbe indicarmi dove, lungo questa strada, io mi possa rifocillare?” Angela guarda alquanto perplessa il tipo che l’ha apostrofata in modo tanto bizzarro. E’ un tipo distinto, sulla cinquantina, con i capelli folti e brizzolati. Indossa un abito di ottima fattura, certamente fatto su misura e al polso esibisce un Rolex d’oro; ma la cosa che la colpisce di più, a parte l’eloquio decisamente antiquato, è sicuramente il viso. Bello, aperto e sorridente, un incrocio tra Pierce Brosnan e Richard Gere. ” Qualcosa la preoccupa, gentile signora?” Le chiede visto che lei non si decide a rispondere. “No, no è solo che… ma lei parla sempre così?” si lascia scappare Angela “Cioè, no mi scusi, sono una maleducata, non volevo essere scortese.”
“Non si preoccupi” risponde lui “No, non parlo sempre così, è che, vede lei e una così bella donna che volevo far colpo, fare un po’ l’originale”. Per la prima volta nella sua vita Angela non trova le parole per rispondere a tono, la sua famosa faccia di bronzo sembra si sia fusa come neve al sole davanti allo sconosciuto. “Mi perdoni, sono un maleducato, non mi sono neppure presentato. Mi chiamo Rienzi, Sandro Rienzi. Ad Angela quella presentazione suona un po’ come -Il mio nome è Bond, James Bond- dei film del mitico agente segreto.” Piacere” risponde “io sono Angela Serafini. Ma mi chiedeva dove mangiare se non sbaglio” soggiunge riacquistando un po’ del suo autocontrollo “Segua questa strada per un paio di chilometri ed arriverà ad un bivio. Svolti a sinistra e, dopo un altro chilometro, arriverà ad un paese” poi senza riflettere aggiunge “Io vivo li, in una delle prime case, ma…ma questo non importa, appena arriva in centro vedrà la locanda. Li si mangia bene e non si spende molto” “Benissimo, la ringrazio Angela” e con un elegante svolazzo della mano le fa un inchino a mo’ di moschettiere e risale sull’auto che si allontana rombando.

 Le macchine sono la passione di Angela, le piace guidare ma ha sempre dovuto accontentarsi di macchine di piccola cilindrata adatte alla zona in cui abita, in genere quattro ruote motrici, chissà da chi aveva ereditato questo interesse, certo fare un giro su quella dello sconosciuto non le sarebbe certamente spiaciuto “speriamo rimanga un po’ da queste parti” pensa, “ora devo affrettarmi, voglio darmi una rinfrescata prima di raggiungere Alberto” e la mente torna immediatamente alla notte trascorsa, quanto tempo era passato dall’epoca di una notte simile, solo i primi anni del suo matrimonio, finchè poi suo marito aveva cominciato a farsi trascinare dagli amici e piano piano aveva cominciato a preferire la bottiglia. Torna velocemente a casa, si rinfresca, rimette la vestaglietta e corre a raggiungere Alberto, è anche eccitata e curiosa di vedere l’effetto che fa rivederlo dopo quella notte meravigliosa.

Alberto intanto, nonostante tutte le sue amanti, non aveva mai provato sensazioni simili, è frastornato, incredulo, pensava di non avere più nulla da imparare, ma non era vero un coinvolgimento simile non gli era mai toccato, quella donna gli stava insegnando qualcosa di nuovo e lui si sentiva un allievo.

La mattinata trascorre abbastanza velocemente ed è già alla quercia quando Angela compare “ciao” l’unica parola che riesce a dire “ciao” risponde lei che si avvicina e lo bacia sulle labbra, velocemente questa volta, non si sa mai ci potrebbe essere qualcuno nei dintorni, meglio evitare. Tutti e due evitano di parlare della notte passata, si osservano, ognuno cerca di captare i pensieri dell’altro, lei si siede sul tronco cercando di riprendere la posizione di due giorni prima e lui inizia il suo “lavoro”. “E’ più bella oggi”, pensa, sembra che lei abbia capito e gli fa un sorrisetto malizioso, guardandolo fisso negli occhi, “al lavoro signor pittore” “altrimenti si fa tardi”, lo incita Angela, pensando che deve arrivare a casa in tempo per preparare la cena. “La cena” pensa “come sarebbe bello prepararla per noi due”.

La luce del pomeriggio inoltrato è l’ideale, “sarà un bel lavoro, vedrai” dice Alberto. Le sue mani accarezzano la tela e Angela le accompagna con lo sguardo, quelle mani che la notte precedente l’avevano accarezzata dolcemente, morbide, altro che quelle del marito rozze e anche violente a volte. Si sorridono, ogni tanto una battuta a lui piace scherzare e a lei piace sentirlo parlare. Ad un certo punto Alberto le dice che vorrebbe che lei andasse a trovarlo in baita.

“Vedremo” risponde lei un po’ titubante per la paura di farsi scoprire. Ma forse non è solo quello a renderla così indecisa. In un angolino della sua mente l’immagine del bel guidatore continua a ripresentarsi, non ne vuole sapere di sparire. “Che scema che sono, sarà gia lontano a quest’ora” pensa “Poi figurati se un tipo così distinto può perdere tempo con una come me”. Però la sua frase le risuona ancora nella mente “vede lei e una così bella donna che volevo far colpo”.
Si è fatto tardi ed Angela si alza. “Ora devo proprio andare Alberto” dice “Mio marito vorrà trovare la sua cena in tavola quando torna”. “Aspetta, ti accompagno, almeno per un tratto” fa lui “Meglio di no, non vorrei che qualcuno ci vedesse insieme” ed avviandosi soggiunge “Ci vediamo stasera”.
Alberto raccoglie i suoi arnesi e si avvia verso la baita pregustando una piacevole serata.
Al bar Alberto si siede allo stesso tavolo della sera precedente ed osserva, senza farsi notare, Ruggero che tracanna come al solito. Tra poco arriverà Angela a riportarlo a casa, lui la seguirà e… la sua mente torna all’incontro della sera precedente. E’ incredibile come Angela gli abbia fatto dimenticare tutto, persino la donna che lo aspetta in città. Niente di serio ma dovrà dirglielo e non vuole farlo per telefono, non è da lui. “Va bene, ci penserò quando torno.
In quel momento vede Angela entrare e guardarsi intorno alla ricerca del marito, lo trova e gli si avvicina ma Ruggero questa sera non è del tutto sbronzo e si infuria. Alberto fa per alzarsi, vorrebbe difenderla da quell’energumeno ma Angela, con un cenno del capo ed un lampo negli splendidi occhi, gli fa segno di fermarsi. Nel frattempo Ruggero si è alzato spinge rudemente Angela fuori dal bar. “Come ti permetti, mi hai preso per un ubriacone? Pensi che non sia capace di tornare a casa da solo? Che figura davanti agli amici!” la apostrofa lui “Quali amici?” gli risponde lei “Eri solo come al solito e quanto al tornare a casa se non ci pensassi io tutte le sante sere…” “Stronza, questo è il ringraziamento per averti sposata e mantenuta tutti questi anni” le sbraita contro Ruggero “Mantenuta?” sibila lei “ma se lavoro dalla mattina alla sera nei campi e poi, a casa, devo anche lavare, stirare e cucinare” “E’ il tuo dovere, cosa vorresti, anche fare la mantenuta?” le ringhia contro Ruggero “Qui se c’è un mantenuto sei tu” gli risponde Angela “Da quanto tempo non porti a casa un centesimo?” “Adesso basta” fa lui e alza la mano per assestarle un ceffone, ma una stretta ferrea gli ferma la mano “Mio caro signore, a costo di sembrarle banale e scontato, le ricordo che una donna non si picchia neanche con un fiore.” Sandro, sbucato da chissà dove, fissa il furibondo Ruggero come sfidandolo a fare qualcosa. “Giu le mani” fa lui “Lei è mia moglie e la batto quando e come voglio e tu, damerino, stai lontano o ce ne sono anche per te”. “Mi vedo costretto ad insistere signore, la invito a desistere dai suoi propositi” fa Sandro con l’aria di chi si sta divertendo. Ruggero imbestialito tenta allora di colpirlo con un pugno che però Sandro evita con facilità. Sempre più inviperito tenta allora di sferrargli un calcio ma solo per ritrovarsi lungo disteso nella polvere della strada. “Caro signore, adesso mi sono stancato, si allontani o sarò costretto a colpirla duramente” Ruggero si lancia a testa bassa, caricando come un toro infuriate ma Sandro si sposta appena, devia la carica e lo colpisce al volto con quello che sembra poco più che un buffetto. Ruggero però rovina a terra e rimane steso sul marciapiede.
Angela si riprende dallo stupore e rivolta al suo paladino chiede “Ma, cosa gli ha fatto?” “Niente, mi dolce signora, si riprenderà presto” risponde lui “Mi permetta di accompagnarla e di aiutarla a mettere a letto questo energumeno” e, con un agile mossa solleva Ruggero come fosse un sacco di patate e se lo issa in spalla. “La prego, mia signora, mi mostri la via” “Bene signor Sandro a patto però che la smetta di parlare così”. “Va bene, come preferisce e lei la smetta di chiamarmi signore, sono solo Sandro e mi dia del tu”.
Sulla porta del bar Alberto ha assistito a tutta la scena e vede i due allontanarsi chiacchierando allegramente. Nonostante l’aria sia ancora calda, sente un brivido di gelo alla base della schiena. “Come posso competere con un tipo così?” si chiede sentendosi per la prima volta in vita sua inerme e desolatamente solo.

Angela e Sandro arrivano a casa e adagiano Ruggero, che borbotta qualcosa di incomprensibile, sul letto e addirittura Sandro gli toglie le scarpe e lo lasciano vestito così com’è, escono dalla camera, Angela chiude la porta, “posso fare qualcosa per ingraziarti?” “grazie, mi faresti un caffè?” “certamente siediti intanto”. Pronto il caffè, lo bevono, anzi Angela lo assaggia solo, è un po’ turbata, da una parte pensa che ha lasciato solo Alberto al bar, però Sandro è stato così veloce e poi gentile, non ha neppure fatto in tempo a ragionare, sta anche provando dell’attrazione per lui ed ora che ha riscoperto quanto sia bello sentirsi di nuovo una donna… Alberto è riuscito a riportarle in luce tante emozioni, le ha di colpo risvegliato i sensi che ora sono esplosi come un’eruzione di un vulcano. Solo che adesso prova attrazione pure per Sandro, non ci capisce più niente è confusa, attratta da due persone contemporaneamente “come è possibile” pensa, “se fino a ieri non m’importava più niente degli uomini” “cosa mi starà mai succedendo?” “cosa pensi” dice Sandro vedendola quasi assente, “no, niente”, “ma si comporta sempre così tuo marito”

“purtroppo” “e perché stai con un uomo simile?” “non lo so neppure io, ci sono talmente abituata!” “ma perché non lo lasci?”, “guarda, è una cosa che in questi giorni mi balena per la testa, chissà, prima o poi lo farò”, intanto Sandro, da buon marpione, le si sta avvicinando un po’ troppo, sta quasi per baciarla, lei si ritrae quasi di scatto, sta realizzando che potrebbe accadere qualcosa che forse…è meglio non accada, lui ci rimane un po’ male, lei gli chiede scusa e gli dice di aver mal di testa, a questo punto a lui non rimane che desistere da quello che pensava fosse dato quasi per scontato, lei gentilmente lo accompagna alla porta e si salutano.

Nel frattempo Alberto esce dal bar e non sa che fare, vorrebbe sapere, è indeciso se tornare alla baita o avvicinarsi alla casa di Angela, intanto è agitato, il cuore batte in un modo strano, pensa che allora la notte passata non è stata che un passatempo e poi si dice che non è possibile, quante domande si pone, è proprio confuso questa volta! Quella donna è riuscita a farlo confondere, deve fare chiarezza.

Decide di non mollare e si avvia verso casa di Angela, arriva nelle vicinanze tanto da vedere che Sandro sta andando via…ma gli vengono molti dubbi è passato del tempo “cosa avranno fatto?” pensa, l’avrà già tradito? Ma poi di che tradimento si può parlare, in fondo mica sono una coppia, sono solo un uomo e una donna che hanno passato insieme una notte, lui non ha nessun diritto da vantare su di lei, è una donna come tante… “no, non è come le altre, lo sento” “devo chiarirmi bene le idee” a questo punto pensa sia meglio tornare in baita e magari addirittura tornare in città qualche giorno, farà così, troverà una scusa, si deve allontanare per capire bene, domani lo dirà ad Angela, tanto hanno appuntamento nel pomeriggio per il ritratto…

Alberto trascorre la notte girandosi e rigirandosi nel letto, ogni tanto si addormenta, ma solo per svegliarsi subito dopo a causa degli incubi. Arriva la mattina e si sente più stanco di quando e’ andato a dormire. Si alza solo perchè non riesce più a rimanere a letto. Non ha voglia di dipingere, non ha voglia di niente. “Basta, torno in città. Rivedere Rosanna mi farà bene, mi farà dimenticare Angela”
Passa la mattinata a preparare i bagagli sempre con quella sensazione di vuoto dentro. Poco prima di mezzogiorno inforca la bicicletta e si avvia verso la quercia. Quando arriva Angela lo sta già aspettando, fa per andargli incontro, ma poi nota che non ha con se il necessario per dipingere. Titubante si ferma a guardarlo, vorrebbe chiedergli il perchè ma lui la precede. E’ tutta la strada che stà ripensando a quello che le deve dire, non vuole ammettere nemmeno con se stesso di essere geloso di Sandro. Le parole gli escono di getto, quasi come se un tappo le avesse trattenute troppo a lungo: “Angela, scusami, è capitato un’imprevisto e devo tornare in città con la massima urgenza” “Ma …come, proprio adesso? Così all’improvviso?” chiede lei. “Sì, un problema con il mio vecchio negozio, scusami ma devo andare. Parto con il primo treno, domattina devo essere in tribunale” “Mi dispiace” fa lei con lo sguardo che tenta di fissarsi negli occhi di lui “spero che non sia nulla di serio” “Credo di no, ma sai, non si può far aspettare la giustizia. Comunque conto di tornare presto, un giorno o due al massimo”. Non riesce a guardarla negli occhi, si sente un verme a mentire così. “Ma tanto lei si consolerà con Sandro” pensa. “Scusami ma devo andare subito, altrimenti perdo il treno”. La bacia impacciato sulla guancia e subito risale sulla bicicletta e corre via senza voltarsi indietro perche teme che se lo facesse non riusirebbe più ad andarsene e si metterebbe a pregarla di stare con lui. No, non si vuole umiliare così. Qualche giorno lontano farà bene ad entrambi.
Angela è rimasta a fissare il sentiero. Non sa cosa pensare, possibile che si sia stancato di lei? Eppure la sera prima erano stati bene insieme. E lo sguardo, perchè non era riuscito a guardarla negli occhi? Eppure prima le era così piaciuto quello sguardo così diretto sincero. “Forse mi sto immaginando tutto, forse ha davvero un impegno urgente” pensa, ma qualcosa dentro di lei le dice che non e’ così.
Alberto è arrivato alla baita, carica i suoi bagagli e si avvia per il sentiero che lo porterà in stazione. Vi arriva trafelato e quasi si precipita ad acquistare un biglietto e a consultare l’orario. Il primo treno, con un vagone adatto a trasportare la sua bicicletta, arriverà soltanto tra un’ora per cui si siede su una panchina ad aspettare e comincia a pensare a ciò che ha fatto. “Forse sto sbagliando, dopotutto non so se hanno fatto qualcosa, magari lei gli ha offerto da bere una tisana… una tisana come quella che ha offerto a me e poi io e lei… Certo non potevo chiederle nulla, -Scusa, hai fatto sesso con lui?- Bah, allontanarmi da qui mi farà bene, mi schiarirà le idee”.
Angela sta tornando verso casa dispiaciuta per l’improvvisa partenza di Alberto ma stranamente quasi soddisfatta. Non sa perchè, almeno fino a quando non si accorge che i suoi pensieri stanno prendendo un’altra direzione. Questa sera Sandro potrebbe aiutarla ancora a trasportare il marito a stavolta potrebbe non rifiutare le sue avances, oppure no. “E quando Alberto torna poi che gli dico?” pensa. Combattuta tra questi opposti sentimenti arriva finalmente a casa e si mette a fare le faccende per tenere la mente occupata, ma inutilmente, il dubbio che la opprime non la vuole abbandonare.
Il trenino arriva sferragliando, si ferma in una nuvola di polvere e gas di scarico del suo motore diesel. Alberto si avvicina al carro merci e passa la sua bicicletta all’addetto che si è affacciato dal vano di carico, poi si arrampica sulla scaletta del vagone e si siede nel primo posto libero. Non c’è molta gente, solo pochi turisti e qualche valligiano che si reca in città per sbrigare qualche affare. Alberto alza lo sguardo attraverso il finestrino in direzione del paese che ha appena lasciato, chiedendosi, per l’ennesima volta, se sta facendo la cosa giusta o la più grande cretinata della sua vita. Poi il treno parte ed il monotono rollilo, cullandolo, gli permette di chiudere gli occhi e finalmente di dormire un po’.
Ruggero è più ubriaco del solito, stravaccato sul tavolo del bar russa sonoramente suscitando l’ilarità degli avventori. Angela entra e lo vede quasi subito, ma indugia un po’ a guardarsi attorno, sperando di vedere Sandro. Nonostante il pomeriggio passato a sfaccendare non ha ancora deciso cosa fare e spera che il caso decida per lei. Sandro però non c’è, così non le rimane che cercare di risvegliare il marito quel tanto che basta per portarlo a casa.
Lo abbandona sul letto, senza neanche togliergli le scarpe. Al diavolo, di due cavalieri non ne è rimasto nemmeno uno. Sconsolata va a farsi la tisana e poi si siede sotto il portico a sorseggiarla. E’ indecisa, Alberto è dolce, la fa sentire bene, amata desiderata e, sì, anche bella. Sandro per contro ha dalla sua il fascino, la ricchezza, il successo. Come si può scegliere così su due piedi? Ma poi scegliere cosa? Sono spariti entrambi lasciandola sola con quel catorcio di marito che adesso russa di la. Improvvisamente le viene in mente che il catorcio, l’aveva scelto proprio perchè era bello, affascinante e agiato, l’aveva scelto basandosi solo sull’apparenza, per scoprire poi che era un uomo egoista e meschino, capace solo di pensare a se. Adesso con Sandro stava commettendo lo stesso errore, continuava a pensare a lui ma lui, visto che non aveva nulla da guadagnare, se n’era andato. Avrebbe dovuto capirlo, Sandro era interessato solo al sesso. Anche il suo modo curioso di parlare e di atteggiarsi, solo apparenza per conquistare qualche donna e portarsela a letto. Che sciocca era stata. “Speriamo che Alberto torni presto” pensa guardando le luci della valle spegnersi una a una. Poi si alza e rientra in casa. “Un giorno o due ha detto, lo aspetterò”

Alberto si sveglia, il treno sta entrando in stazione. Ha riposato un po’ dopo la notte insonne ma i suoi crucci sono li ad aspettarlo. Recuperata la bicicletta si avvia verso casa. Appena arriva la lascia nel garage e, senza nemmeno riprendere i bagagli, sale nel suo appartamento. Com’è strano, guardandosi in torno sente una sensazione di estraneità, quasi non fosse casa sua. Osserva i soprammobili, i quadri, i suoi quadri, come se li vedesse per la prima volta. “Domani chiamo Rosanna, una cenetta e poi uno spettacolo, poi…” Ma chissà perchè la solita conclusione della serata non gli sembra più così attraente. “Una doccia e a letto” pensa “Tanto questa sera non ho fame”. Ma teme che anche questa sera il sonno tarderà a giungere.

In effetti non riesce proprio ad addormentarsi, il pensiero di Angela lo perseguita, quella donna lo ha stregato, ma poi il dubbio su Sandro… per fortuna la stanchezza prende il sopravvento e finalmente si addormenta. Il sonno è agitato, i sogni confusi, ma giunge l’alba. E’ presto ma si alza, è inutile restare nel letto tanto non si riaddormenterebbe più, si prepara il solito caffè, due biscotti e poi decide di andare al parco, ci va spesso è un luogo rilassante e poi c’è un angolino dove si reca sempre quando ha bisogno di ispirazioni e consigli come se lì ci fosse qualche invisibile saggio che gli indica la strada da seguire. Forse anche questa volta troverà conforto. La mattina, nonostante il caldo estivo è abbastanza fresca, si sta bene. “Devo telefonare a Rosanna, non sa neppure che sono qui”, ancora un po’ poi si decide, nel frattempo erano passate le dieci quindi lei a quell’ora sarebbe stata sicuramente sveglia. Prende il cellulare e compone il numero, il telefono squilla ma nessuno risponde, sta per riattaccare ma in quel momento sente la voce di Rosanna ancora assonnata “si, pronto” “ciao sono io” “tu?…ma non dovevi tornare fra dieci giorni”, deve trovare una scusa anche con lei perché quella puntatina in città non era prevista, “ c’è un amico che vive in America che è venuto a trovare la famiglia e prima che riparta lo voglio salutare” “sono molti anni che non lo vedo almeno 40” “capisco” risponde lei, a questo punto decidono di vedersi per cena e si danno appuntamento in un ristorantino di loro conoscenza.

La giornata scorre nonostante la mente torni spesso e volentieri ad Angela, a quella notte, anche al giorno che l’ha incontrata, alla baita… si è affezionato a quel posticino così tranquillo. E’ sera, una doccia e si prepara per l’incontro che spera gli faccia sparire per un po’ l’agitazione dei pensieri. Sono al ristorante seduti uno di fronte all’altra, fanno le loro ordinazioni come sempre e chiacchierano del più e del meno; finita la cena, inizialmente decidono di andare a vedere un film, però poi ci ripensano e d’accordo vanno a casa di Alberto, come di consueto a conclusione delle loro seratine.

“Vuoi bere qualcosa”, “perché no”, Alberto apre il frigorifero, ha del succo d’ananas, ma anche una bottiglia di ottimo spumante. “Preferisci un succo di frutta o uno spumantino”, “ci facciamo lo spumantino?” Risponde lei, lui approva, prende bottiglia e bicchieri, mentre lei si accomoda sul terrazzino e bevono tranquillamente, la serata è anche bella, si vedono molte stelle nonostante siano in città. Lei nota che Alberto non è molto loquace gli chiede il perché ma lui sorvola, non può certo dirle che i suoi pensieri sono ben lontani dal presente…, Rosanna gli si avvicina e gli massaggia un po’ collo e spalle “rilassati, come sei teso!”, lui si lascia andare a quel massaggio comunque piacevole “è vero sono teso non so come mai”, invece lo sapeva benissimo, “andiamo di là” “certo” risponde lui, “intanto tu fai pure” “sciacquo questi due bicchieri e arrivo”, prendeva tempo, non l’aveva mai fatto prima, come se questa volta non gl’importasse passare la notte con Rosanna. Poi pensa che forse è la cosa migliore, far l’amore, si, almeno servirà a dimenticare Angela. Dopo poco si ritrovano a letto, cominciano i soliti approcci, lei lo accarezza come sempre, si baciano, si stringono ma lui non reagisce, “non preoccuparti ci penso io” e comincia a stimolarlo in modo più diretto finchè lui questa volta si lascia coinvolgere e concludono degnamente l’atto amoroso. Stanchi ma rilassati, si addormentano.

L’indomani Rosanna torna a casa e Alberto decide di stare in città ancora un giorno la sua mente è sempre più confusa, una cosa è certa, dentro di lui è in corso una rivoluzione, capisce sempre meno e non sa proprio che fare, la cosa migliore forse è non fare nulla e aspettare, una cosa è certa, Angela gli manca da morire forse si è innamorato veramente di lei, e se non fosse ricambiato? E poi sarà amore o semplice infatuazione? Non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione simile a questa età poi, ha avuto tante storie nella sua vita ma un coinvolgimento così mai, neppure da ragazzo!

 

 

Angela da un po’ di tempo, indipendentemente da Alberto, sta pensando seriamente di lasciare quel rozzo di Ruggero, che marito! Decisione difficile da prendere, non può certo sbatterlo in mezzo a una strada, anche se è quello che si meriterebbe dopotutto, terreni, mucche e casa lei li aveva ereditati dai genitori, Ruggero aveva un buon lavoro, il piastrellista, molto ricercato all’epoca del loro matrimonio, avrebbero potuto fare una bella vita senza problemi economici, non che ora li abbiano, lui all’inizio l’aiutava molto, avevano fatto anche dei viaggi insieme, ma ora è ridotto proprio male, più nessuno gli offre il lavoro si deve accontentare di qualcosa ogni tanto. La sua amica glielo dice sempre quando si vedono “lascialo, sei bella, non hai problemi economici, ti puoi rifare una vita”, lei ascolta, le dice che ci sta pensando seriamente e intanto il tempo passa, è rassegnata a quella vita monotona, fino a ieri non desiderava neppure altri uomini i suoi sensi erano come addormentati, non le importava nulla, quindi tanto valeva, si sentiva appagata dalla bellezza della natura che aveva intorno, da quelle visite all’amica e da altre piccole cose ma tutto questo fino a qualche giorni fa…

Ora però si sente come risvegliata da un lungo letargo, Alberto è riuscito in pochi giorni a farla sentire di nuovo viva, come rinata, si ha proprio voglia di ricominciare tutto, rifarsi una vita… magari!Scaccia quei pensieri troppo arditi e si rimette al lavoro.

 In città Alberto, è seduto al suo bar preferito, il giornale in mano, legge a malapena i titoli, si guarda intorno e ordina il suo solito caffè, quando il suo amico barista glielo porta, scambiano due parole “bevilo subito altrimenti si raffredda”, se lo gusta con piacere, rimane ancora un po’ seduto, va dentro a pagare e si avvia verso i portici, fa quattro passi e torna a casa.

Nel pomeriggio preferisce starsene seduto nel terrazzo, fa troppo caldo, c’è un angolo all’ombra e per fortuna arriva un leggero venticello.

E’ la mattina seguente è ora di recarsi alla stazione, i bagagli sono pronti, poche cose, il resto è rimasto su, finalmente è sul treno che lo riporterà dalla “sua” Angela.

Arriva alla baita, che bella sensazione, nonostante tutti i suoi pensieri a volte chiari a volte confusi, si sente bene, deve solo decidere dove incontrarla.

Sicuramente nel pomeriggio la troverà alla quercia, contemporaneamente lei pensa la stessa cosa, anche i loro pensieri s’incontrano…

Infatti si ritrovano proprio lì, tutte le ansie, che avevano attanagliato le loro menti sono sparite per incanto, peccato non potersi abbracciare, solo le loro mani si sfiorano per un attimo, parlano i loro occhi “ciao” “ciao”, l’unica parola che riescono a pronunciare poi si riprendono, “ricordi la baita?” “ti avevo…” “andiamo” risponde lei.

 La baita è graziosa una bella veranda, una vista meravigliosa, una panca con lo schienale, imbottita e comoda, uno sdraio di legno altrettanto comodo, un tavolo in un angolo e un’altra panca, all’interno nella cucina, un piccolo divanetto, il tavolo, un’altra panca, una vecchia credenza con vetrinetta, e la stufa a legna che non può mancare, in camera un bel letto un a due piazze un po’ alto, vecchio ma ben sistemato, il classico comò e un piccolo armadio, pavimento di legno, un piccolo lampadario, le finestre strette con delle belle tendine di lino, insomma veramente un’alcova.

 Alberto fa accomodare Angela sul piccolo divanetto, le chiede cosa preferisce bere “vuoi un tè, un caffè o qualcos’altro?”, “beviamoci un tè se sei d’accordo” “certamente” lo preparo subito, questa volta è lui il padrone di casa, ci sono delle belle tazze nella vetrinetta, si appresta a prenderle ma Angela si offre di collaborare “tu pensa all’acqua, le prendo io le tazze” “aspetta ti do una tovaglietta” “grazie” risponde Angela mentre lui le porge una bella tovaglietta bianca ricamata, “magnifica” risponde Angela, “è vero” “visto che c’è, tanto vale usarla” “devo dire che qui non manca nulla”, “com’è accogliente questo posticino” dice Angela.

Il tè è pronto tutti e due si accomodano sulla panca vicino al tavolo, finiscono di berlo e Alberto chiede ad Angela se vuole uscire in veranda o se preferisce stare in casa, insieme decidono di uscire, nessuno li vede davanti solo un prato in discesa e alberi, “voglio portare con me questo bel ricordo, “viene qui vicino a me”, lui l’abbraccia, lei si accoccola e stanno quasi immobili a godere della vista appagante ma soprattutto della vicinanza dei loro corpi. Mano nella mano, un bacio ogni tanto, semplici e delicate carezze, ma poi, l’attrazione fisica comincia a farsi sentire, le carezze diventano più intense, sensuali, i baci più ardenti “aspetta, vieni” dice Alberto prendendola per mano e portandola in camera da letto. La fa sedere sul letto e comincia a spogliarla lentamente, prima la maglietta, lui si toglie la camicia velocemente, le sbottona il reggiseno, le mani di lei scorrono sul petto di lui e scivolano in basso verso i pantaloni che in un attimo finiscono a terra, qualche secondo e si ritrovano nudi su quelle lenzuola che profumano di lavanda, lui le bacia tutto il corpo, lei anche si assaporano, si girano e si rigirano, prima l’uno poi l’altro, i sensi ormai sono tutti coinvolti, i loro corpi diventano uno solo, i movimenti dapprima sono lenti poi più veloci e intensi fino a terminare nel più totale appagamento fisico.

Dopo poco avrebbero potuto riprendere ma ormai si era fatta sera e Angela doveva rientrare, si rivestono loro malgrado.

 

Angela arriva a casa, la aspetta la solita incombenza, riportare il marito a casa. Questa volta però non le pesa, è l’ultima. Ormai ha deciso, non può più restare con Ruggero. Si prende tutto il tempo, fa i bagagli, poche cose, al resto penserà poi. Si prepara con calma, si fa bella, vuole essere al massimo per Alberto. Dopo essersi guardata un’ultima volta allo specchio sospira come chi ha finalmente preso una decisione irrevocabile ed esce per recarsi al bar.
Il marito, come al solito sta russando chino sul tavolino del bar. Alberto la sta aspettando. Senza preoccuparsi degli sguardi curiosi e un po’ invidiosi, degli avventori, si avvicinano a Ruggero, si guardano negli occhi. Un tacito cenno d’intesa ed entrambi si voltano e se ne vanno lasciandolo lì.
Escono nella notte ancora calda e si avviano verso la casa di Angela. Camminando le loro mani si sfiorano, poi si cercano e continuano la strada mano nella mano, come due fidanzatini adolescenti.
Passano da casa a prendere la valigia ed Angela chiude la porta a chiave con un’espressione soddisfatta. La baita li aspetta e che Ruggero dorma pure nel fienile, ammesso che riesca a tornare a casa.
Ora sono vicini, si guardano negli occhi e intanto si spogliano. La frenesia dei primi incontri ha lasciato il posto alla calma, al desiderio di gustare ogni istante, ogni sensazione, ogni gesto. Fanno l’amore con movimenti misurati, quasi studiati e alla fine si abbandonano sul letto scambiandosi lievi carezze.
Il primo a parlare è Alberto. “Lascia tuo marito, vieni a vivere con me. Penso io a tutto, ho un amico avvocato. Non dovrai preoccuparti di nulla” Lei lo fissa con uno sguardo sornione. Ha già deciso di divorziare ma lo lascia parlare, vuole vedere cosa le dirà per convincerla. “Angela, non posso più fare a meno di te, ti prego, promettimi che almeno ci penserai” continua lui. “Non so, certo non è una cosa da poco un divorzio” gli risponde lei fingendo un’indifferenza che non prova. “Lo so, ho sessant’anni, non sono un ragazzino, ma credimi non ti farò pentire di questa scelta”. Angela lo guarda negli occhi e non riesce più e continuare il suo gioco. “Vedi, in realtà avevo già deciso di lasciare Ruggero e venire con te. Nella valigia non c’è qualcosa per passare una settimana qui ma ci ho messo le cose a cui tengo di più per portarle con me.” Lui la guarda come se dovesse esplodere per la gioia da un momento all’altro, poi comincia a parlare a raffica, incapace di fermarsi. “Benissimo, non te ne pentirai. Casa mia, in città, è grande, spaziosa, non ti manchera nulla e poi, poi potremo fare dei viaggi, tanti viaggi e, e avere animali e vedere spettacoli e, e tutto quello che vuoi” Alberto affastella ormai le parole preso dalla gioia incontenibile del futuro che gli si apre davanti. “Calma, calma, riprendi fiato” Angela gli sorride “con calma decideremo cosa fare, per esempio non mi dispiacerebbe acquistare questa baita per tornare qui di tanto in tanto. Casa mia la potrei affittare ad un mezzadro assieme ai campi; comunque avremo tempo per pensarci, una cosa alla volta. Adesso taci e abbracciami” e per evitare una nuova replica gli chiude la bocca con un lungo dolcissimo bacio.

Fine

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