Rassegna stampa: 8 marzo, un giorno qualsiasi?

Pubblicato il 8 Marzo 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “In piazza contro il salva-liste. Cresce la protesta del Popolo viola. La Regione Lazio approva il ricorso alla Consulta. Oggi il Tar decide sulla Polverini. Berlusconi: da sinistra solo insulti. Polemica Pd-Di Pietro sul Quirinale”. A centro pagina l’immagine di una donna in un seggio iracheno: “Iraq, seggi pieni malgrado le bombe. Affluenza altissima, anche i sunniti alle urne”. Il commento di Bernardo Valli è titolato: “La democrazia ha vinto”.

Il Corriere della Sera: “Decreto, Berlusconi attacca. ‘La sinistra? Solo insulti’. Nuovo scontro, oggi decide il Tar del Lazio. Di Pietro insiste: ipocrisie nel ruolo del Colle. . Sul salvaliste primo ricorso alla Consulta”. A centro pagina “il coraggio degli iracheni: alle urne tra le bombe. Quasi 40 morti, ma l’affluenza degli elettori è stata alta”. Franco Venturini commenta “i segnali virtuosi” che vengono dal voto e dice che “per una volta non è retorico definire ‘storiche’ le elezioni in Iraq”.

La Stampa: “Napolitano, scontro Pd – Di Pietro. Berlusconi: ‘Se vince la sinistra, cadremmo in uno Stato di polizia’. Critiche al decreto della Cei, che poi smentisce. La Regione Lazio si appella alla Corte Costituzionale sul salva-liste”. A centro pagina il voto in Iraq (“Il voto batte anche il terrorismo”), mentre nella parte alta della prima pagina si parla del terrorista italiano Battisti, che – ha detto ieri una tv brasiliana – “resterà libero in Brasile”. Lula non lo consegnerà all’Italia.

Il Giornale mostra le foto di Bersani, Bonino e Di Pietro: “Truffano e fanno le vittime. La sinistra non si arrende all’evidenza: vuole ancora vincere facile e nel Lazio ricorre alla Consulta. Bersani & C se ne infischiano dei diritti degli elettori e rischiano di farsi travolgere dalla piazza di Di Pietro”. A centro pagina: “I vescovi scaricano il monsignore che critica le norme elettorali”. Si riferisce delle critiche del vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Nogavoero, che aveva definito “altamente scorretto cambiare le regole del gioco mentre il gioco è già in atto”. La Cei ha detto che parlava a titolo personale.

Politica

Sul Corriere della Sera una intervista all’ex Presidente Oscar Luigi Scalfaro che spiega che secondo lui non si poteva escludere il Pdl dalla consultazione e che lui, al posto di Napolitano, avrebbe rinviato il voto. Non era possibile votare senza la lista del partito di maggioranza in Lazio e in Lombardia, poiché sarebbe stato eletto un organismo che non avrebbe rappresentato la realtà. Il decreto firmato da Napolitano non lo soddisfa, era forse prevedibile il rinvio del voto di qualche settimana, magari di un mese, ma con la collaborazione di maggioranza e opposizione.

Sabato l’opposizione sarà in piazza, ma non mancano le tensioni tra Pd e Italia dei Valori per gli attacchi venuti da Di Pietro al Colle. La Repubblica titola: “Il Pd difende il Quirinale. Di Pietro: non accetto lezioni”. Bersani, come racconta il quotidiano, pone dei paletti alla manifestazione congiunta: “Chiamiamo subito a raccolta tutte le altre forze politiche contrarie al salva-liste e che non hanno lanciato attacchi a testa bassa a Napolitano. Di Pietro “dovrà convergere sulla piattaforma sottoscritta da tutti”.

Lo stesso quotidiano intervista Roberto Formigoni, che rivendica di aver ottenuto il parziale via libera dal Tar prima dell’entrata in vigore del decreto salva-liste.

La Stampa intervista Enrico Letta, vicesegretario del Pd: “Di Pietro sbaglia, così sposta l’attenzione da Berlusconi a Napolitano e trasmette al Paese l’idea che il Quirinale sia un contropotere sullo stesso livello del governo. Non è così. La firma del Presidente non è un avallo di merito e non impedisce alla opposizione di fare il suo lavoro”. Letta è convinto che in piazza si debba andare uniti, ma “se quella sarà una piazza contro Napolitano non sarà la nostra”.

Il trotkista Ferrando, segretario del Partito comunista dei lavoratori, fa sapere Il Giornale, intende sfruttare le ambiguità del decreto salva liste presentando oggi le liste del suo partito nelle regioni da cui è stato escluso, ovvero Lazio, Liguria, Toscana e Marche.

Il Corriere della Sera ha un approfondimento su Milano: intervista Roberto Bernardelli, assessore nelle ultime due giunte di Milano, e ora segretario della Lega Padana per la Lombardia, che dice: “Tutti i partiti, salvo qualche eccezione, come minimo hanno riciclato le firme raccolte per petizioni di varia natura”, e “girano elenchi di tutti i tipi: i pazienti registrati dai medici, i soci di club sportivi eccetera”. Bernardelli racconta che “ci sono sindaci che si fanno consegnare dalla anagrafe gli elenchi degli elettori, con i dati dei documenti, e poi li passano ai partiti”. Massimiliano Loda, fondatore del movimento “No Euro-lista del Grillo” (che non è quello di Beppe Grillo) racconta di aver organizzato una raccolta di firme per petizioni per l’abolizione del canone Rai quest’inverno, o contro le strisce blu a Milano: aveva cioé avviato una specie di service elettorale per fornire ai partiti firme chiavi in mano, chiedendo un corrispettivo per pagare il lavoro delle persone ai gazebo.

 Una pagina de La Stampa è dedicata alla Lega Nord in vista del voto alle regionali: “La Lega mette sotto tutela il Pdl”. Nel reportage si racconta della “inquietudine del popolo del Varroccio”, perché questa volta la Lega corre non solo per far vincere la coalizione ma anche per sorpassare il Pdl in Veneto e in Lombardia. Dopo il pasticcio romano, inoltre – come spiega un sondaggio di Manneheimer – la fiducia dei leghisti nella attività del governo era scesa dall’83 per centodel mese scorso al 57 per cento di oggi. Un altro articolo del quotidiano torinese dà conto dela situazione in Piemonte e dell’intreccio con la situazione in Veneto, perché – dicono i leghisti – “siamo pronti a lasciare il ministero di Zaia a Galan solo se in Piemonte diventa fovernatore il nostro Roberto Cota”.

Anche su La Repubblica: “La Lega sogna una vittoria storica, ma i moderati guardano alla Bresso”. La governatrice: “Alla fine Cota rubertà voti al Pdl”. Bresso è infatti convinta che la Lega crescerà ancora, ma rubando voti al Pdl.

 E poi

 Su La Repubblica un reportage firmato da Guido Rampoldi dalla Nigeria, dove proseguono i massacri e gli scontri tra le comunità musulmane e quelle cristiane. Il Paese, scrive l’inviato, fu inventato dai britannici nel 1914 assemblando incongruamente il nord musulmano e il sud cristiano. L’estremismo alligna tanto tra gli islamici che tra i pentecostali cristiani.

Il governo della Cancelliera Merkel, secondo La Repubblica, va verso una sfida alla Chiesa sulla questione degli abusi: la ministra democristana dell’educazione Schavan promette una politica di tolleranza zero e la ministra della giustizia, liberale, Leutheuser-Schnarrenberger, ritiene necessaria l’organizzazione diuna tavola rotonda che riunisca governo, forze politiche e sociali e chiese per affrontare il grave problema della pedofilia. Il quotidiano ha un inviato, che raccoglie le testimonianze di decine di ex allievi vittime di violenze nell’Abbazia benedettina di Ettal.

 Sull’8 marzo il Corriere della Sera si affida alla lettera di una studentessa di 19 anni, che dice che “è un giorno qualsiasi” nel senso che “è semplicemente un modo più politically correct per dire che gli altri trecentosessantaquattro giorni dell’anno sono la festa dell’uomo”. Accanto, il commento di Isabella Bossi Fedrigotti. La Repubblica ospita un commento di Daniela del Boca e Nadia Urbinati (“Basta lamenti”) che parte da due recenti libri che offrono entrambi un messaggio diverso, meno fatalista e negativo. Adriano Sofri, sullo stesso quotidiano, si occupa invece delle decine di milioni bambine non desiderate e dunque abortite o uccise alla nascita in molti Paesi del mondo, India e Cina in testa.

La Stampa scrive che le donne italiane hanno la paga più “maschile” nel senso che sono al primo posto in Europa nella “parità” dei salari. L’economista Fiorella Kostoris dice che le cifre ingannano e che in Italia ci sono molte segretarie e poche manager.

Il Giornale intervista la ministra delle Pari Opportunità Mara Carafagna, che dice: “Con me al governo le donne sono più forti”.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)