La Rassegna Stampa: delenda privacy?

Pubblicato il 11 Giugno 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

L’approvazione della legge sulla intercettazioni è il tema di apertura dei principali quotidiani. La legge per la verità deve ancora essere votata al Senato. La Repubblica sceglie di fare una prima con un unico titolo scritto su un post-it giallo, il simbolo della campagna condotta in queste settimane.
La copertina bianca che avvolge il giornale ha un post-it con la scritta: “La legge-bavaglio nega ai cittadini il diritto ad essere informati”. All’interno le prime nove pagine del quotidiano sono dedicate alla legge sulle intercettazioni. Titolo di apertura: “Rivolta contro la legge bavaglio. Il direttore spiega in un editoriale “il perché di una pagina bianca”- A centro pagina: “La Cassazione e l’inchiesta G8: ‘gli atti da Firenze a Roma’, accolto il ricorso, trasferito il filone per gli appalti alla scuola Carabinieri”.
La Stampa: “Intercettazioni, sì del Senato”, “il Pd lascia l’Aula. Di Pietro: Napolitano non firmi. Il Colle: “Parole a vanvera”. Appalti G8: “La Cassazione trasferisce il processo a Roma: è tutto da rifare”. In prima anche un richiamo sulla questione “enti inutili”: “Le mini province sono salve. Nuovo dietro front: via l’emendamento che
eliminava Fermo, Vercelli, Vibo e Isernia”.
“Intercettazioni, sì tra le accuse” è il titolo di apertura del Corriere della Sera. “Le legge votata dal Senato. Giornali e tv: sciopero. Il Popolo viola ‘assedia’ nella notte la casa del premier. Napolitano: i professionisti del ‘non firmare’ parlano a vanvera”. A centro pagina: “Appalti, colpo ai pm di Firenze. L’inchiesta trasferita a Roma. La Cassazione sposta le indagini sui lavori gestiti da Balducci”. In prima pagina anche la notizia dell’asta record per i Bot: tanto che il Tesoro ha deciso di farne un’altra.
L’Unità ha un titolo con caratteri tipici dell’era fascista: “Approvata la legge bavaglio”.
Sul Corriere viene ripubblicato in prima pagina un articolo firmato dai ministri degli esteri Kouchner, Moratinos e Frattini, pubblicato ieri sull’International Herald Tribune, sotto il titolo che ne riassume il contenuto: “L’intransigenza su Gaza rafforza i nemici di Israele”. Per garantire la sicurezza degli approvigionamenti a Gaza, i tre ministri ripropongono che vi siano svolte ispezioni sostenute e finanziate dall’Ue, per assicurarsi che i carichi non contengano armi o esplosivi.
Il Riformista: “Schiaffo a Di Pietro”, “il Quirinale perde la pazienza dopo l’ennesima tirata di giacca”. Il Senato approva il ddl intercettazioni, il Pd abbandona l’Aula e l’Idv chiede a Napolitano di non firmare. Risposta: “I professionisti della richiesta al Presidente della Repubblica di non firmare spesso parlano a vanvera”. In prima anche la foto di Guido Bertolaso con Papa Benedetto XVI: “Fuori le telefonate con il Papa!”. Ci si riferisce a 4 telefonate tra i due intercettate e finite nei nastri dei registratori delle Procure italiane. Il 6 aprile 2009 il Papa volle infatti manifestare al Capo della Protezione civile la vicinanza sua e della Chiesa a chi stava guidando i soccorsi”. Un richiamo anche all’Onda verde di Iran e alla decisione dell’opposizione di non tenere la grande manifestazione di protesta per il primo anniversario delle contestate elezioni.

Libero: “A Casini una casona gratis. Per vivere a Roma gli abbiamo dato 1,3 milioni: una goccia nel regno del mattone di Pier. La cricca ha ristrutturato gratis l’appartamento di Scajola al Colosseo. Il ministro sapeva?” (dove le notizie sulla cricca sono evidenziate in neretto).
Il Giornale: “Salvate gli stipendi d’oro. Blitz in Consiglio dei Ministri. Tagli per tutti i dipendenti pubblici, tranne i pù ricchi. E sulle Province hanno scherzato…”. In prima il quotidiano annuncia anche una nuova puntata dedicata agli stipendi nella Pubblica Amministrazione: “Le retribuzioni che pagate voi: oggi Regione Puglia e Palazzo Chigi”

Il Sole 24 Ore: “Le nuove pensioni delle statali. Emendamento del governo alla manovra: dal primo gennaio 2012 dipendenti pubbliche a riposo solo con 65 anni di età. Marecegaglia: servono misure per la crescita”.
Su Il Foglio i titoli di politica interna rimandano ancora una volta alla questione intercettazioni: “Il Pdl prepara la grande offensiva sul diritto alla riservatezza. Convegni, seminari e manifestazioni per difendere la sfera privata dalla tirannia della ‘libertà di indagine’. Viene prima l’articolo 15 della Costituzione, dice il senatore Pdl Quagliariello: è quello che dice che la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”. L’Elefantino firma l’editoriale che compare in prima sotto il titolo “Difendere il pudore”: “Per i liberali la privacy è ‘una scuola di libertà interiore’. Il suo brutale annientamento è mostrato dall’abuso delle intercettazioni che travolge la Costituzione. E dalla vocazione totalitaria di chi lo tollera”. Si preannunciano quindi le quattro pagine che domani Il Foglio pubblicherà sul tema “delenda privacy”.

Esteri

In Olanda “rischio paralisi”, dopo le elezioni, poiché c’è un testa a testa tra i liberali di Rutte (31 seggi) e i socialdemocratici di Cohen (30). Sul Sole 24 ore si legge che l’incarico di premier verrà dato al liberale Rutte, ma anche che si annunciano tempi lunghi e lo scenario è incerto. Imprese e sindacati starebbero insistendo per una grande alleanza a 4 con la partecipazione di laburisti e verdi, che escluda il partito xenofobo di Wilders. E proprio su Wilders punta il titolo poiché – scrive Il Sole – vuole andare al Governo ed ha fatto passi indietro sul programma nella speranza di entrare in una coalizione di destra. Il quotidiano intervista il politologo olandese Krouwel, che degli elettori di Wilders dice: “Per il 60 per cento sono uomini, vivono in piccoli centri vicini alle città, hanno un basso o medio livello di istruzione ma un reddito medio-alto, non amano gli immigrati e sono ripiegati sulla loro vita privata”. Wilders non è un nazionalista, è un populista radicale, sostenitore di Israele. Su La Repubblica, intervista alla scrittrice Ayaaan Hirsi Ali, che era stata deputata nelle liste dei liberali conservatori e dice di aver votato anche questa volta per Rutte. Dice che Wilders “non è un fenomeno passeggero. E’ un politico di talento, preparato. Siede in parlamento da molti anni, ha una carriera più lunga di Rutte o di Coehn. Il leader laburista è stato uno dei primi a capire che il modello olandese, così come era concepito, non poteva più funzionare. Per la scrittire di origine somale costretta a lasciare l’Olanda per le minacce i numeri non consentono a Wilders di andare al potere. Invita la sinistra a smettere di scandalizzarsi perché la destra pesca voti proprio tra gli elettori laburisti, delusi da un partito prigioniero del politicamente corretto.   
Il Corriere racconta che poche ore dopo il no della Turchia alle nuove sanzioni Onu contro Teheran, il ministro della difesa Usa Gates ha lanciato un allarme preoccupato degli Usa: “Personalmente – ha detto parlando a Londra ai giornalisti – penso che se c’è del vero nella nozione che la Turchia sia muovendosi verso oriente – sia dovuto in non piccola parte al fatto che è stata ripetutamente spinta da alcuni in Europa, i quali si sono rifiutati di darle quel legame organico con l’Occidente che Ankara cercava.
Anche su La Stampa si riferisce delle accuse di Gates all’Ue (“Ha spinto Ankara verso est”) ma scrive anche che il premier Erdogan ha corretto il tiro, dichiarando “vogliamo l’Europa”. Dopo aver catalogato ancora come un errore le sanzioni all’Iran, Erdogan ieri ha anche voluto anche puntualizzare, in occasione del terzo forum sulla cooperazione turco araba, che l’obiettivo principale di Ankara è sempre l’ingresso nella Ue. “Quando la Francia investe in Siria o nei Paesi arabi non ci sono problemi – ha detto. Ma quando si tratta della Turchia che investe nei Paesi arabi, o del contrario, una sporca propaganda dimostra di ostacolare il processo di adesione”. La Stampa scrive anche che per molti quotidiani turchi è stata una sorpresa il voto negativo del proprio Paese al Consiglio di sicurezza Onu, e che la notizia ha creato dibattito. Sul quotidiano Watan ci si è chiesti se Erdogan e il suo governo siano davvero consapevoli delle ricadute del voto all’Onu. E Millyiet ha parlato di una Turchia “ossessionata dalle sue nuove ambizioni”. Restiamo sullo stesso quotidiano: si racconta di come Teheran sia “furiosa con Pechino” per il sì alle sanzioni all’Onu: “Siete un Paese a doppia faccia, dominato dall’Occidente”, ha dichiarato Salehi, capo dell’agenzia atomica nazionale. Va ricordato che è appena iniziata la visita di Ahamadinejad in Cina.
Ad aumentare le tensioni con Pechino è arrivata la notizia che il Presidente cinese Hu Jintao, assieme al suo omologo russo Medvedev, ha bocciato l’ipotesi della adesione di Teheran all’Organizzazione di cooperazione di Shangai. Secondo il quotidiano l’incrinatura dei rapporti con Cina e Russia premia la diplomazia silenziosa con cui l’Amministrazione Obama negli ultimi 18 mesi ha puntato a coinvolgere a pieno titolo Pechino e Mosca nella gestione del dossier iraniano. E sembra aver avuto successo la strategia della Clinton di far leva sui rapporti con l’Arabia Saudita per offrire a Pechino una possibile alternativa alle ingenti forniture di petrolio che acquista in Iran.    
Una intera pagina de Il Foglio è dedicata alla nuova politica estera della Turchia: “Supremazia turca, nella sfida tra filo-islamici e kemalisti prevale la voglia di essere ‘il centro del mondo'”. Dove si scrive che l’ascesa di Erdogan ha portato ad uno scontro con una classe dirigente che dura da settanta anni e che per questo c’è sempre aria di golpe. E ci si occupa pure del nuovo capo dell’intelligence turca, Akan Fidan, considerato un altro colpo al già abbacchiato esercito: è da sempre convinto che Ankara deve fare da mediatore con l’Iran ed è un civile piombato in un mondo tradizionalmente militare”.
Sullo stesso quotidiano si ricorda l’anniversario dell’Onda verde iraniana, in un lungo articolo in cui si scrive che a un anno dalle elezioni di Ahmadinejad l’opposizione fa fatica ad organizzarsi. E l’Onda verde d’Iran aspetta i sindacati. Persiste un difetto di leadership e riemerge l’ipotesi sempre invocata di uno sciopero generale.
Sul Sole 24 Ore segnaliamo un titolo in cui si scrive che la Nato sta frenando su Kandahar: il generale Stanley McChrystal avrebbe preso tempo sull’offensiva contro i talebani.  

E poi

La Corte Costituzionale ieri ha bocciato l’aggravante di clandestinità contenuta nella legge sulla sicurezza, ma ha dato il via libera al reato di immigrazione clandestina. La Corte doveva affrontare la questione di legittimità costituzionale sollevata da decine di giudici in tutta Italia: erano oltre 100 i ricorsi. L’aggravante di clandestinità sarebbe stata bocciata (ma si tratta di anticipazioni, seppur non ancora smentite) per violazione degli articoli 3 e 25 della Costituzione: secondo il principio del ne bis in idem, l’aggravante andrebbe a collidere con il reato di clandestinità introdotto nel 2009. L’aumento di pena violerebbe invece il principio costituzionale del “fatto materiale”, quale presupposto della responsabilità penale. L’aumento di pena sarebbe cioè collegato solo allo status del reo – il trovarsi illegalmente in Italia – e non alla gravità del reato o alla pericolosità dell’autore. Anche su La Stampa: “Clandestinità, cade l’aggravante. Per la Consulta è illegittima. Ma rimane il reato”.
Valerio Onida, attualmente presidente della Associazione italiana costituzionalisti, replica sul Corriere all’intervento del giuslavorista Ichino, dedicato al dibattito sulla ncessitò di modificare l’articolo 41 della Costituzione. Onida ricorda che analoghi riferimenti ai fini sociali dell’attività economica o alla figura dello stato sociale si trovano anche in molte costituzioni europee.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)