La rassegna stampa: al voto per le riforme?

Pubblicato il 26 Marzo 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “Riforme, scontro Fini Berlusconi. Il presidente della Camera: no alla propaganda. Il premier: sul presidenzialismo vado avanti, felice delle critiche. Bersani: una vergogna gli insulti alla Bresso. Napolitano: più rispetto per le istituzioni. Bossi: al Nord superiamo il Pdl”.

A centro pagina una foto di archivio del Papa con monsignor John Magee, il vescovo irlandese che si è dimesso, accusato di aver coperto gli abusi sessuali e la pedofilia nella sua diocesi. A fianco la Fiat: “Marchionne: mai licenziato. E’ battaglia sul piano Fiat”. A fondo pagina un piccolo richiamo: “Caso Marrazzo: ‘il pusher è stato ucciso da un carabiniere’”.

Il Corriere della Sera: “Pusher morto nel caso Marrazzo: carabiniere indagato per omicidio”. Si tratta di Gianguerino Cafasso, e l’accusa è contestata al maresciallo Nicola Testini, uno dei carabinieri indagati per la vicenda del ricatto all’ex Presidente della Regione Lazio Marrazzo. A centro pagina i numeri sull’occupazione (“Persi 390 mila posti nel 2009”) e un articolo di Sergio Romano sulla crisi economica della Grecia. L’editoriale è firmato da Angelo Panebianco ed è dedicato al Pdl: “Tremonti, Fini e le scelte del Pdl. Tra rappresentanza e conflittualità”.

La Stampa si occupa del possibile sorpasso della Lega: “La sfida di Bossi al Pdl. Il Cavaliere insiste sul presidenzialismo. ‘Elezione diretta, decida la gente’. Fini: ‘Niente propaganda sulle riforme’. ‘La Lega primo partito del Nord’. Berlusconi: ‘Nessun sorpasso’”.

Il Riformista: “Il sorpasso di Bossi. Duello al Nord, Berlusconi teme una valanga della Lega. Competition a destra. Le due spine del premier. Il leader leghista lancia apertamente la sfida al Pdl. E Fini replica sul presidenzialismo. ‘Basta propaganda, non si fa nei gazebo’”. In evidenza anche un richiamo ad una intervista ad Emma Bonino: “Non chiamatemi abortista”. In prima pagina anche le vicende televisive: “Masi prepara un processo Rai contro Annozero. Stasera niente diretta” della notte speciale di Santoro dal Paladozza di Bologna.

Libero: “Santoro resuscita gli zombi. Stasera Michele abbandonerà i panni del giornalista più famoso d’Italia per fare il novello Di Pietro. Per l’occasione riesuma Luttazzi, Fo e altri relitti anti-berlusconiani”. A centro pagina una foto di Roberto Calderoli che ieri ha bruciato simbolicamente 375 leggi inutili. Calderoli viene chiamato “il Nerone buono”.

Il Giornale: “Fini non sa che domenica si vota. Quando parla, parla contro il partito. La campagna elettorale alla rovescia del presidente della Camera sconcerta gli elettori e danneggia il Pdl: altro che caserma, sembra un casino. Non gli chiediamo di impegnarsi per portare consensi. Ma almeno taccia”.

Il Foglio: “Non c’è molto di europeo nel salvaaggio dei paesi a rischio default. Tagliato il rating del Portogallo, Euro ai minimi. Cresce il sostegno per il ruolo del FMI. L’irrilevanza di Bruxelles. Oggi il vertice di 27”.

Il Sole 24 Ore: “La crisi europea affossa l’Euro. Trattative serrate sugli aiuti alla Grecia in vista del vertice Ue di oggi. Bini Smaghi (Bce): Merkel sbaglia su Fmi e salvataggio. Moneta unica a 1,33 dollari, minimo da 10 mesi. Fitch declassa il Portogallo”. L’editoriale è rivolto alla Germania: “Se Berlino vende l’anima al populismo”, a proposito della linea della cancelliera Merkel sul debito della Grecia. A centro pagina i numeri sulla disoccupazione in Italia, che arriva all’8,2 per cento.

Elezioni

Secondo un “retroscena” de La Stampa il Pd punterebbe a vincere in nove Regioni su 13, dando per perse solo Lombardia, Veneteo, e per quasi perse Campania e Calabria. Incertezza soprattutto in Piemonte. In Puglia, secondo le voci raccolte dal quotidiano, non sarà Vendola a pagare le vicende giudiziarie e l’arresto di Frisullo.

“Berlusconi attacca l’Udc: ‘Votarli in Puglia è inutile e dannoso’”, scrive il Corriere della Sera in una cronaca della manifestazione elettorale di ieri a sostegno di Rocco Palese. Sarà decisivo il comportamento degli elettori del partito di Casini, che potrebbero votare Adriana Poli Bortone (sostenuta da Udc, Iosud e Mpa). Berlusconi ha detto: “Votare l’Udc è come votare Vendola, e dare la preferenza alla Poli Bortone non serve a nulla perché non può vincere in puglia, è una cosa inutile e dannosa”. Berlusconi è tornato poi ad attaccare la par condicio, “legge illiberale” senza la quale “il bel Casini, che ha una grande visibilità sovradimensionata rispetto ai voti, e Di Pietro, scomparirebbero dalla circolazione”. Da 16 anni dice di essere per le opposizioni “il collante”.

Pdl

La Repubblica parla de “l’ira del Cavaliere con Gianfranco”. Il quotidiano sintetizza così le parole del premier contro il Presidente della Camera: ‘Qualcuno sta giocando per perdere’”.

L’editoriale di Vittorio Feltri è dedicato proprio a questo argomento: “mancano pochi giorni al voto regionale, tutti sanno delle difficoltà incontrate dal Pdl e parzialemente superate (a fatica) ma Fini, anziché dare una mano a chi si danna l’anima, per vincere alle urne, rema contro”. Spesso Fini ha giustificato “le sue ostinate prese di posizione antitetiche a quelle del premier, sostenendo che il partito non è una caserma”: vero, dice Feltri, ma non è neppure un casino, poiché i dirigenti responsabili “avrebbero l’obbligo morale (e non solo morale) di accantonare risentimenti e di superare eventuali divergenze, portando acqua al mulino comune”. Fini, invece, “anche se non ha più la camicia nera, si comporta come se ce l’avesse ancora, e se ne frega”.

Il Foglio sembra smorzare le tensioni con una analisi di Alessandro Giuli: “Il Cav lancia la democrazia assembleare e vendemmia voti. Fini li imbottiglia e rassicura”. “Per scegliere tra presidenzialismo, premierato o nulla di fatto, a Berlusconi “basta la mobilitazione rionale del suo popolo, ratificata da una moltitudine di firme apposte dentro i tendoni della Libertà”. Il che può funzionare benissimo per la mobilitazione dell’elettorato, ma non per dare una architettura costituzionale alla volontà generale. Fini richiama alla prudenza e sottolinea che l’assetto delle istituzioni non si decide come in una televendita. Sono – secondo Il Foglio – posizioni “contrapposte ma solidali”, poiché Berlusconi “è tutto tranne che un riformista”, Fini è invece “il ritratto della fredda convenzionalità”. Ecco perché dove il Cav forza le regole e vendemmia voti, Fini rassicura e imbottiglia.

Su Libero: “Più gazebo per tutti. Silvio fa sul serio”, “Non è una mossa elettorale: attraverso il rapporto diretto con il suo popolo, Berlusconi vuole cambiare le istituzioni e il volto del Pdl. Il vero scontro con Gianfranco sarà su questo”. Il Corriere della Sera intervista il senatore Pdl Gaetano Quagliariello, che dice: “Ma il presidenzialismo era una bandiera di An. E si fa solo con il popolo”.

Ieri ha parlato anche Bossi che, per Il Riformista, “sfida il Pdl”. Ha detto il leader della Lega Nord: “Il sorpasso sul Pdl è una cosa abbastanza logica. Berlusconi non è preoccupato, anzi quasi quasi è contento, perchè siamo una forza stabilizzatrice rispetto alle altre forze di governo”.

Per Libero: “Bossi fa il furbo: con il Cav ma contro il Pdl. La sfida di Umberto: a noi il primato del nord. L’alleanza è solida, ma la Lega alza i toni contro Galan e Fini”. Sullo stesso quotidiano, intervista a Roberto Cota, leghista candidato Pdl a governatore del Piemonte, che dice: “Ho papà terrone e moglie giudice. Ma metto d’accordo Bossi e Silvio”. Dice anche che la classe dirigente leghista è la migliore in assoluto. Il Corriere della Sera intervista un altro candidato leghista alla presidenza della Regione Veneto, il ministro Zaia, che risponde anche alle obiezioni sulla possibilità che resti contemporaneamente ministro dell’agricoltura (“Io ancora ministro? Ne sarei lusingato”). La Repubblica parla invece di uno “stop” del Pdl, perché per alcuni Zaia non può ricoprire entrambi gli incarichi. Questione rilanciata ieri da Bossi, che ha ribadito “l’agricoltura resterà alla Lega”, nonostante Berlusconi l’abbia già promessa a Giancarlo Galan, presidente della regione Veneto spodestato dalla candidatura di Zaia. Sarebbero contrari al doppio incarico Bondi e Ronchi.

 Esteri

 Restano “molto lontane” le posizioni americane e israeliane sullo status di Gerusalemme, dopo l’incontro di ieri tra Obama e il premier israeliano Netanyahu. Scrive il Sole 24 Ore che il lungo incontro (oltre due ore) non ha avuto risultati concreti. Gli americani vogliono congelare gli insediamenti ebraici a Gerusalemme est, per riprendere i negoziati. Israele replica che pretendere la sospensione causerà un congelamento dei negoziati stessi.

Il Corriere della Sera dedica una pagina allo scontro Israele-Usa e alla situazione a Gerusalemme, offrendo un ritratto dei personaggi della parte israeliana: il sindaco Barkat, e Irving Moskowitz, ebreo americano di origine polacca, che si è arricchitto con i bingo nela contea di Los Angeles, e che ha acquistato lo Sheperd Hotel, l’albergo che fu alloggio del Mufti di Gerusalemme negli anni 30 e che è un luogo simbolico per i palestinesi e per gli ebrei.

Su La Repubblica si parla del probabile accordo tra Russia e Usa sulle armi atomiche: saranno ridotte del 25 per cento e a firma del trattato potrebbe arrivare a Praga, agli inizi di aprile.

 Abusi

Il teologo tedesco Hans Kung, racconta La Repubblica, torna ad attaccare Ratinger, accusandolo di sapere degli abusi. In Irlanda intanto si è dimesso un altro vescovo, come racconta La Stampa: lo scandalo pedofilia ha travolto John Magee, che è stato segretario privato di Montini Wojtyla. Si parla anche di un crollo della fiducia nella Chiesa cattolica in Germania: in due mesi si sarebbe dimezzata, scendendo dal 56 al 34 per cento tra i cattolici. E complessivamente la percentuale di tedeschi che si fidano della Chiesa è al 17 per cento. Si tratta di un sondaggio condotto dall’istituto Forsa, per il settimanale Stern. La Repubblica ricorda che monsignor Magee fu l’ultima persona a vedere vivo Albino Luciani e – secondo alcuni – avrebbe sottovalutato il malore che lo avrebbe stroncato. Nell’articolo si descrive “la carriera ‘veloce’ del vescovo, macchiata da sospetti e veleni. La promozione vescovile sarebbe stato un escamotage per allontarlo dal Roma”.

Su Il Foglio Francesco Agnoli propone ai lettori una “invettiva cristianissima contro l’Europa pedofoba e il mondo infanticida”. “La battaglia contro i preti pedofili in realtà è una battaglia per eliminare il cristianesimo. La cura dei piccoli è nel Dna della Chiesa, mentre in Cina e in India si pratica l’infanticidio di massa”.

E poi

Su Il Sole 24 Ore un intervento di Romano Prodi compare sotto il titolo: “Quei cattolici che fecero laica l’Europa”, dedicato alla decisiva collaborazione tra settori della Chiesa e della politica nell’unificazione europea. Nel corso della sua analisi Prodi ricorda di aver incontrato “difficoltà non marginali” nella sua attività di governo ai tempi della presidenza Cei del cardinale Ruini, il quale, “forzando il concetto di non negoziabilità dei principi ha, con grande abilità politica, impedito ogni possibilità di mediazione su alcuni temi riguardo ai quali una saggia mediazione è assolutamente necessaria per la convivenza civile e per la concreta applicazione dei principi stessi”. Scrive ancora Prodi: “Sono inoltre personalmente convinto che sia il dialogo a rendere più fecondo il messaggio del Vangelo”. Prodi ricorda che l’episcopato tedesco ha spinto il piano Kohl per una sola Germania e il cardinal Martini ha voluto un ente continentale dei vescovi.

Ne parla in qualche modo anche La Repubblica, in un articolo in cui si parla di “resa dei conti”, nella Cei, dove ruiniani e innovatori sarebbero divisi dal dialogo con il Pd. Ci si riferisce proprio a Prodi, sintetizzando così le sue parole: “Il cardinale Ruini mi ostacolò”.