L’arte dei Confini, raccontata da grandi pittori a Villa Manin

Pubblicato il 28 Novembre 2025 in , da redazione grey-panthers
Confini

A Passariano di Codroipo (Udine) una mostra di respiro internazionale con grandi artisti dell’Ottocento e del Novecento, da Gauguin a Hopper, riflette sul tema attuale dei “confini”: fisici, geografici, culturali

130 capolavori di cinquanta grandi artisti dell’Ottocento e del Novecento e provenienti da 42 musei europei e americani. “Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni” è una mostra unica, allestita fino al 12 aprile 2026 negli spazi restaurati dell’Esedra di levante del magnifico complesso dogale di Villa Manin a Passariano di Codroipo, in provincia di Udine.

In quello che potrebbe essere definito a pieno titolo il “museo ideale” dell’arte internazionale degli ultimi due secoli, i visitatori vengono accompagnati in un emozionante percorso delle meraviglie e poi coinvolti in un piacere visivo che va di pari passo con il coinvolgimento e la riflessione intorno a un tema di eterna attualità, quello dei “confini”: fisici, geografici, culturali, i propri intimi confini, il qui e l’altrove, il qui che si fa altrove, confine come limite e come punto di partenza…

In apertura: Edward Hopper, Mattino nel South Carolina, 1955 – olio su tela, cm 77,2 x 102,2 – New York, Whitney Museum of American Art, dato in memoria di Otto L. Spaeth dalla sua famiglia – © Eredi di Josephine N. Hopper / by SIAE 2025

I Confini in mostra

La mostra prende avvio da una sala introduttiva, che già ne delinea i contenuti: alcuni capolavori, anche di grandi dimensioni, come le opere di Anselm Kiefer e Mark Rothko, dove il confine si fa, seppure in modo diverso tra i due, dilagante, a fissare linee che sono orizzonti. E ancora la famosissima “Onda” di Gustave Courbet, movimento verso l’immenso. Per poi andare a Monet che, con “La chiesa di Varengeville”, va a proporre spazi sul mare di cui non si intravede la fine. Infine, un Cezanne provenzale, quella sorta di altrove domestico che ricerca i confini non solo nelle isole tropicali alla maniera di Gauguin. Il primo capitolo della mostra è riservato al confine interiore, allo sguardo dentro sé stessi, all’autoritratto. La sequenza è mozzafiato: Munch, Gauguin, Van Gogh, Hodler, Kirchner… Poi la galleria di splendidi ritratti: Courbet, Manet, Degas, Renoir, Modigliani, Bacon, Giacometti, nella ricerca nei volti di un confine quotidiano, anche con tutte le “bruciature” novecentesche.

Confini
Claude Monet, Antibes vista da La Salis, 1888 – olio su tela, cm 73,3 x 92,1 – Toledo Museum of Art, acquistato con fondi del Libbey Endowment, dono di Edward Drummond Libbey, 1929.51

Le successive sale (la seconda, fondamentale area) sono dedicate al rapporto tra l’uomo e la natura, figure e spazio soprattutto nella grande pittura americana tra Ottocento e Novecento. Molte sono le opere che per la prima volta giungono in Italia e in Europa, dai protagonisti della “Hudson River School” per giungere alla figura chiave di Homer a cavallo tra i due secoli, e poi nel Novecento soprattutto Hopper e Diebenkorn, due artisti che hanno reso la pittura americana uno scrigno di meraviglie. Infine, le modulazioni fantastiche di Andrew Wyeth. Per tornare quindi in Europa con l’interpretazione del rapporto figure e natura in grandi maestri come Segantini, Böcklin e Matisse.

“Alla ricerca del Paradiso perduto” potrebbe essere indicato come tema della terza, ampia sezione. Eden esotici o più prossimi, espressi in opere universali, pietre miliari della storia dell’arte, da Gauguin a Monet, da Van Gogh a Cezanne e Bonnard. Quando la ricerca dei confini non porta gli artisti verso la dimensione del lontano, accade che quei confini si spingano a farsi vicinanza, confidenza d’immagini altrimenti distanti. A questo è dedicata la quarta sezione, dove una quarantina di straordinarie xilografie giapponesi, raccolte in due successive sequenze (per non esporre troppo a lungo alla luce quei fogli preziosi), sono presenti. Provengono da un’unica collezione privata, con i maggiori nomi dell’ukiyo-e, da Utamaro a Eisen, da Hokusai a Hiroshige.

Monet e Van Gogh possedevano molte centinaia di quelle xilografie. L’arte, e quella francese in primis, ne fu ampiamente toccata. Il confine si tendeva al di là degli oceani e raggiungeva chi aveva lo spirito giusto per accogliere quel mondo incantato. Tutto questo, già tantissimo, non è che il preludio per il gran finale di una mostra che resterà nella memoria di chi avrà la fortuna di ammirarla.

confini
Alberto Giacometti, [Testa nera], 1957-1959 circa – olio su tela, cm 81,4 x 65 – Parigi, Fondation Giacometti – © Alberto Giacometti Estate by SIAE, 2025
Impossibile sintetizzare ciò che attende i visitatori nella quinta sezione, che occupa l’intero piano terra dell’Esedra, con quasi 60 opere che conducono verso i diversi confini compresi negli elementi naturali: montagne, mari, cieli e infine l’Universo. Insieme ad artisti come Caspar David Friedrich, l’immenso romantico tedesco, anticipatore tra l’altro delle atmosfere della pittura americana dell’Ottocento, di Cole, Bierstadt e Gifford. A irrompere, a questo punto, è la montagna Sacra di Cezanne, la Sainte-Victoire, affiancata alle alpi svizzere di Segantini, a saldare l’immagine di vette con l’eterno della natura.

E il mare, confine da percorrere e attraversare: William Turner e Gustave Courbet, poi Monet. E ancora, Bonnard, Nolde, De Staël, qui in una sequenza mozzafiato nel segno dell’arancio del tramonto. Il cielo, sopra a tutto, quando a interpretarlo sono Friedrich, Turner, Constable, Boudin, per sfociare infine nei cieli impressionisti di Monet, Sisley, Pissarro. Il passaggio tra Ottocento e Novecento è segnato dai cieli dipinti da Munch, e ancora Monet, Piet Mondrian, Edward Hopper, Emil Nolde. Un’intera sala è riservata alle ninfee di Monet, in cui il cielo di Normandia si specchia nello stagno di Giverny.  Mentre arriva la transizione verso i cieli piatti di De Staël sopra la Senna a Parigi, per assurgere ai cieli interiori di un pittore immenso come Mark Rothko.

Dettagli della mostra

“Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni” – fino al 12 aprile 2026

Villa Manin, Esedra di levante, Passariano di Codroipo (Udine)

Orari: da martedì a domenica: ore 9.30 – 18.00

Prezzi: Intero € 15 – Ridotto over65 € 11

Informazioni: tel. 0422 429999 – biglietto@lineadombra.it 

 

confini
Paul Gauguin, Parau Api (Ci sono novità?), 1892 – olio su tela, cm 67 x 92  – Dresda, Albertinum, Staatliche Kunstsammlungen – © Albertinum | GNM, Staatliche Kunstsammlungen Dresden, Foto: Elke Estel/Hans-Peter Klut

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.