In mostra a Modena la neometafisica di de Chirico

Pubblicato il 8 Dicembre 2025 in , da redazione grey-panthers
de Chirico

In esposizione cinquanta opere che rielaborano i temi metafisici originali. Questo periodo, noto come “neometafisica”, segna un cambiamento di linguaggio e di visione di de Chirico, che a ottant’anni rinnova il suo stile con una pittura vivace e consapevole

Modena celebra Giorgio de Chirico con la mostra dedicata a “L’ultima metafisica” nella nuova ala del Palazzo dei Musei. L’esposizione, visitabile fino al 12 aprile 2026, riunisce cinquanta capolavori del Maestro, offrendo al pubblico un percorso affascinante attraverso l’ultima stagione creativa del fondatore della pittura metafisica: un importante appuntamento per approfondire il pensiero e la poetica di uno dei protagonisti assoluti dell’arte del Novecento.

In apertura: Giorgio de Chirico “La tristezza della primavera”, 1970

Giorgio de Chirico riesce “a diventare giovane” in modo singolare a ottant’anni, quando nel 1968 inaugura la sua stagione neometafisica, citando Picasso. È in questo periodo che l’artista torna ai temi, alle figure e ai motivi che avevano animato la sua pittura dagli anni Dieci ai primi anni Trenta, infondendo loro un nuovo significato, più giocoso, pervaso da una giovinezza dello sguardo ormai libera dal senso tragico che, celato dietro un’apparente serenità, permeava le sue opere di oltre mezzo secolo prima.
La mostra intende ripercorrere proprio questo decennio straordinario (1968–1978), in cui de Chirico torna a dipingere manichini, Piazze d’Italia e altri enigmi del suo universo poetico, reinterpretandoli con rinnovata libertà creativa e immaginazione fertile, tra memoria e reinvenzione. La neometafisica si distingue dalle copie che de Chirico realizzò per gran parte della sua vita per un profondo mutamento di linguaggio e di significato. Con un’accentuata ironia e una tavolozza più vivace, l’artista si allontana dalla visione nichilista e inquieta degli anni Dieci per reinterpretare, in chiave più serena – sebbene ancora venata di malinconia –, i temi che avevano segnato la sua prima stagione metafisica.

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Giorgio de Chirico: “Due cavalli in riva al mare con ruderi e drappo rosso”, 1971

Alla pittura densa e corposa del periodo “barocco”, de Chirico sostituisce una pittura limpida, fondata sul disegno e sulla costruzione nitida delle forme. La mostra documenta questa fase conclusiva, ma tutt’altro che secondaria, del suo percorso creativo, attraverso alcuni capolavori come “Ettore e Andromaca davanti a Troia” (1968), “L’astrologo” (1970) e “Sole sul cavalletto” (1973).
In queste e in altre opere dello stesso periodo – come “Il segreto del castello”, “Interno metafisico con pere” e “Il segreto della sposa” – de Chirico non si limita a ripetere sé stesso: rielabora liberamente le proprie invenzioni, trasformandole in una riflessione matura e ironica sulla vita e sull’arte. L’angoscia esistenziale degli anni giovanili, nutrita di Nietzsche e Schopenhauer, lascia il posto a una saggezza pacata, a una visione dell’esistenza come commedia. È il tempo in cui la filosofia di Herbert Marcuse celebra il gioco come espressione di libertà, e la Pop Art esalta la vitalità dei colori: un contesto che, pur non influenzando direttamente de Chirico, dialoga idealmente con la sua rinnovata leggerezza. La pennellata torna nitida, i colori si fanno smaltati, le forme si semplificano.

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Giorgio de Chirico: “Visione metafisica di New York”, 1975

La nascita della “neometafisica” di de Chirico

Ne emerge un linguaggio nuovo, in cui la memoria e il presente si fondono in una poesia dell’eterno ritorno, illuminata da ironia e consapevolezza. La svolta viene riconosciuta per la prima volta nel 1968 da Buzzati, che recensisce la mostra milanese ospitata nella galleria di Alexander Jolas. Dopo aver criticato poco prima le repliche “meccaniche” dell’artista, Buzzati riconosce nella nuova produzione una sincerità e una freschezza autentiche, scrivendo con ammirazione che “a ottant’anni un artista abbia l’animo di mettersi in un’impresa simile è cosa meravigliosa”. È l’inizio della riscoperta del “nuovo” de Chirico.
La denominazione “neometafisica” nasce ufficialmente nello stesso 1970, quando il curatore Wieland Schmied, presentando la mostra tedesca di Hannover, parla di un “periodo neometafisico” contrassegnato dal ritorno ai temi metafisici con spirito rinnovato. È però Renato Barilli, in Presenza assenza del 1974, ad approfondire il valore della pittura ultima di de Chirico, vedendola come una coerente meditazione sul museo e una “ripetizione differente”.

Nell’ultimo decennio della vita, de Chirico mostra dunque una vitalità sorprendente e una libertà intellettuale che sfidano la vecchiaia. La neometafisica diventa la sua risposta serena al tempo, un gioco di memoria e invenzione, una meditazione leggera sul destino umano. Nelle sue parole finali, l’artista riafferma la fusione sacra tra Poesia e Pittura, rifugio ultimo della sua arte e della sua filosofia di vita.

Dettagli della mostra su de Chirico

“Giorgio de Chirico. L’ultima metafisica” – fino al 12 aprile 2026

Palazzo dei Musei – viale Vittorio Veneto 9, Modena

Orari: dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00

Prezzi: Intero € 13 – Ridotto over65 € 11

Informazioni, prenotazioni e visite guidatemostre.silvanaeditoriale@vivaticket.com  – Tel. 0291446160

 

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Giorgio de Chirico: “Autoritratto con pullover nero”, 1957

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