Da vedere al cinema: “Un inverno in Corea”, di Koya Kamura

Pubblicato il 11 Dicembre 2025 in , da Pierfranco Bianchetti
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L’incontro, nel cuore gelido della costa coreana, tra Soo-Ha, una giovane donna franco-coreana, e Yan Kerrand, illustratore francese in cerca d’ispirazione. “Un inverno in Corea” esplora con originalità e delicatezza la complessità dell’identità umana

È un inverno gelido nella cittadina portuale di Sokcho, quasi al confine con la Corea del Nord, dove vive Soo-Ha, giovane studentessa di letteratura franco-coreana che si paga gli studi lavorando come cameriera e cuoca in una vecchia pensione per turisti gestita dall’anziano collega Mr. Parker. La ragazza ha in progetto di sposarsi con il suo fidanzato Jun-Oh, che  vorrebbe trasferirsi con lei a Seul, la capitale, dove sono maggiori le opportunità di lavoro. Soo-Ha è una cuoca eccellente, un’arte tramandata da sua madre: la cucine, per lei, è un mezzo di espressione e conforto e simboleggia le sue radici culturali.

Un giorno nella pensione arriva Yna Kerrand, un noto illustratore francese piuttosto riservato. Tra i due si instaura subito un dialogo (in francese) che si rafforza attraverso il cibo, il disegno, lunghe passeggiate spesso immerse nel silenzio. Questo rapporto fatto di gesti minimi ed essenziali, mette in crisi il legame con il fidanzato e fa emergere in Soo-Ha alcune domande sulla propria identità e su quella del padre, un marinaio francese che lei non ha mai conosciuto e del quale sua madre non ama parlare. Chi sarà davvero quell’uomo misterioso che si aggira nell’inverno freddo della Corea?

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Un inverno in Corea, multiculturalità e delicatezza

Tratto dall’omonimo romanzo “Winter in Sokcho” di Elisa Shua Dusapin, vincitrice del National Book Award, il film è diretto da Koya Kamura, un regista proveniente da un contesto multiculturale (sua madre è francese e suo padre giapponese). ”Leggendo il libro – afferma –  ho sentito un legame profondo e sfumato con il personaggio principale e con l’universo dell’autrice, che ha scritto con me la sceneggiatura insieme a Stephane Ly-Cuong. Questa chimica si è rafforzata quando ho incontrato Elisa, mentre adattavo questa storia in un’opera intima che riecheggiava la mia storia personale”.

“Un inverno in Corea” esplora con grande originalità e delicatezza la complessità dell’identità umana. Il personaggio principale di Soo-Ha mostra una ragazza che ha ancora un rapporto irrisolto con il proprio corpo, forse fuori dai canoni di bellezza di un Paese maniaco della perfezione e che va pazzo per la chirurgia estetica. La fisicità del mondo creativo dell’ospite francese avrà un impatto anche su questa sua insicurezza interiore. Nel film non manca l’ironia, come nella sequenza nella quale Mr. Parker cerca di comunicare in francese con Yan senza riuscirci; rivolgendosi a Soo-ha dice: “Parlare con lui è come essere davanti ad Alan Delon, ma senza sottotitoli”.

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Il film conferma la capacità del cinema sudcoreano di raccontare a noi occidentali, con estrema delicatezza, una società attraversata da contrapposizioni tra tradizione e modernità, grazie a registi quali Bong Joon-ho, l’autore di due capolavori come “Memorie di un assassino” (2003) e “Parasite” (2019), popolarissimi anche in Europa e il geniale Kim Ki-Duk, autore di “Primavera, estate, autunno…e ancora” (2003), “L’isola” (1999 – presentato alla Mostra del Cinema di Venezia) e “Bad Guy” (2002), in concorso al Festival di Berlino. Un cinema dominato da una generazioni di registi rampanti che si sono opposti allo strapotere dei film hollywoodiani, distribuiti massicciamente nelle sale sudcoreane per molti anni.

Koya Kamura al suo esordio nel lungometraggio con “Un inverno in Corea”, è un regista franco-giapponese nato e cresciuto a Parigi. Laureato alla Film University di Parigi VII, prima di studiare alla Keio University di Tokyo, ha iniziato la sua carriera in Francia presso il gruppo Viacom (MTV, GameOne) nel 2007 e successivamente è entrato a far parte della Walt Disney Company nel 2008 come produttore creativo e regista. Il debutto alla regia di Kamura è avvenuto nel 2019 con il cortometraggio “Homesick”, ambientato nella zona di Fukushima vietata al pubblico, che ha ottenuto consensi e premi nei principali festival cinematografici internazionali, tra cui una selezione per i César (gli Oscar francesi) nel 2021. “La nostra identità – afferma Kamura parlando ancora del suo film – è plasmata dal modo in cui ci vede chi ci circonda? Soo-Ha naviga tra le aspettative di sua madre, del suo ragazzo Jun-Oh e di Kerrand, un uomo più anziano che diventa una figura paterna per lei e finisce per suscitare interrogativi sulla sua identità. Sua madre, protettiva ma silenziosa sul passato, si rifiuta di condividere la storia della loro famiglia. Jun-Oh riflette le norme sociali e la pressione estetica, mentre Kerrand, attraverso il suo sguardo di artista e di persona con una propria visione della società, offre a Soo-Ha una prospettiva nuova ma inquietante su se stessa”.

Ottime le interpretazioni di Bella Kim, nata nel 1996, attrice sudcoreana emergente e Roschdy Zem, figura di spicco nel panorama francese, già protagonista del fortunato “Roubaix, une lumière” e regista di “Persona non grata” e “Les Miens”.  “Un inverno in Corea”, passato anche ai festival internazionali di Toronto, San Sebastian e San Francisco, è un film da non perdere!

Dettagli del film “Un inverno in Corea”

Titolo originale: “Hiver a Sokco” – Regia: Koya Kamura – Cast: Bella Kim, Roschdy Zem, Mi-hyeon Park, Ryu Tae-ho, Gong Do-yu – Genere Drammatico, – Francia, Corea del sud, 2024

 

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