Le Età, libri per affrontare lo scorrere del tempo

Pubblicato il 23 Giugno 2025 in Letture Ideas

“L’età sperimentale”

Erri De Luca, Ines de La Fressange – Feltrinelli

“Nessuna generazione prima di questa ha raggiunto la vecchiaia in così numerosa formazione e in uno stato così attivo, e questo – scrive Erri De Luca – la rende oggi un’età sperimentale”. Un’occasione, la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo di sé e degli altri, di allenare il corpo e la mente con maggiore consapevolezza e con più gusto. Non è invece il momento, come pensano in molti, di guardare soltanto indietro. Secondo De Luca, quest’età somiglia “alla risalita di un bosco di montagna. Nel fitto delle conifere entra poca luce, vedo giusto quello che mi sta stretto intorno, ma verso l’alto si diradano, si aprono radure, c’è più luce. In questa età da cima del bosco vedo lontano, scorci di futuro, non il mio, quello senza di me”. Grazie anche al contrappunto di Ines de la Fressange, stilista e amica dell’autore, “L’età sperimentale” diventa un’occasione per scoprire quante possibilità racchiude la terza età e quale sia il vantaggio di aver guadagnato “lo slancio del tempo accumulato, potente catapulta del participio passato del verbo passare”. Per l’autore quella che sta vivendo è un’età sperimentale perché ha la strana sensazione che nessuno è stato vecchio prima di lui, che la vecchiaia di chi lo ha preceduto non fa da modello e non prepara a niente: per il corpo di ognuno, questo succede per la prima volta. Il raggiungimento della terza età ha un valore unico e specifico, che impone la necessità di ascoltarsi di più e ascoltare quello che il corpo racconta ogni giorno. E di ascoltare anche i ricordi, le mancanze che si fanno sempre più vicine. Tutti temi affrontati da due persone diverse che si raccontano, che sperimentano in maniera diversa questa età e raccontano quanto sia difficile ed emozionante anche svegliarsi al mattino e alzare le persiane di una stanza.

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“Viaggiare l’età tarda. Sul valore della caducità”

La stagione “tarda” della vita non coincide con un’età anagrafica, anche se può essere connotata dal presagio della fine. “Tardo” si può applicare a frutti fuori stagione, a stagioni che decollano tardive, a intuizioni e conoscenze che maturano “dopo”, al sentimento di caducità che impregna la vita. I capitoli di questo libro si possono spostare, saltare, comporre e ricomporre seguendo la propria curiosità. Come viaggiare per il mondo è un’esperienza fugace, così l’autrice mostra soltanto sequenze per suggerire direzioni possibili, ma non per definirle o spiegarle. A proposito dell’età tarda Algini ricorda il suo viaggio in Australia dove, proprio all’inizio, in un momento che definisce di “spaesamento conturbante”, si accorge che i compagni di viaggio e lei stessa sono tutti avanti negli anni. L’Australia, anche per la sua lontananza, le appare propriamente un altrove; tra l’altro è un continente che, per i forzati inglesi del ‘700 deportati, costituiva un luogo senza ritorno dove sopravvivere fino alla morte. L’Australia si presta secondo lei, a rappresentare “quel continente ostico mai esplorato che è l’età avanzata in cui ci si trova catapultati non per un viaggio desiderato e volontario, ma per il fatto stesso, non scontato, di aver potuto vivere fino a quel momento”. L’Australia poi l’ha catturata, le si è rivelata una terra speciale, unica, sia dal punto di vista naturale che culturale. E ha pensato: l’età finale della vita non potrebbe essere un ‘altrove’ altrettanto speciale? Fare dell’età tarda un viaggio in una terra speciale da esplorare: il libro è all’insegna di questa intuizione. È la posizione opposta a quella di chi non si accorge (o finge con sé stesso di non accorgersi) che le cose sono cambiate, che il territorio in cui si trova è un altro. Si parla anche del senso della vita e dei rapporti umani, del tempo, del corpo, del lutto, della creatività. Le fonti di ispirazione che l’Autrice fa dialogare tra loro sono, oltre i viaggi, la letteratura e soprattutto la sua esperienza di psicoanalista.

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 “Corpo, umano”

Vittorio Lingiardi – Einaudi 

Un viaggio nel corpo. Oggi al centro di mille attenzioni, ma di nessuna cura: la medicina lo scompone in oggetti parziali, la vita online lo sottrae alle relazioni reali, la politica lo strumentalizza. Vittorio Lingiardi lo riporta al centro della scena e racconta gli organi che lo compongono – uno per uno, dal fegato al cervello, dagli occhi al cuore – con la voce della scienza e del mito, dell’arte e della letteratura. E riesce nell’impresa di restituircelo intero, tutt’uno con la psiche. Il libro è concepito in tre stanze – il corpo ricordato, il corpo dettagliato, il corpo ritrovato – che accompagnano in un viaggio avventuroso all’interno del corpo, celebrando la sua fisicità senza separarla dalla sua poetica. Il sangue e le cellule, i simboli e i ricordi. La ricerca del contatto e dell’attaccamento, il tumulto dell’adolescenza, l’esperienza della malattia, il risveglio del desiderio, le metamorfosi del genere. Ma anche i sintomi e i silenzi: il taglio sulle braccia che attenua il dolore mentale; le ossa appuntite dell’anoressia; i muscoli gonfi; lo sguardo dismorfico che vede un difetto dove non c’è; il panico che simula l’infarto. Il corpo ci segue e ci accompagna, sa consolarci, può essere nemico. È un laboratorio capace di apparizioni infinite: anatomico, fisiopatologico, sociale, politico, religioso, estetico, nudo, vestito, danzante, energico, stanco. Si parla anche del rapporto medico paziente, di una medicina da ripensare: oggi la medicina iperspecialistica è sacrosanta e inevitabile, ma lo studio delle singole parti non deve farci perdere di vista il corpo intero. Se le parti sono curate come separate, non comunicanti e non riunite nella mente del medico, il rischio è curare la malattia ma non il malato. Corpo, umano è un’evocazione, una ricostruzione idiosincratica e incantata. Secondo Lingiardi “l’unico modo per ritrovare il corpo è raccontarlo”.

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