13 ottobre: ha debuttato online, gratuito per tutti, il Cineforum Grey Panthers

Pubblicato il 19 Ottobre 2025 in Technology Cinema
Cineforum Grey Panthers

Un’iniziativa che ha richiesto l’impegno di molti, ma che via via ha preso corpo. Il nostro Cineforum online ha debuttato lunedì 13 ottobre con il film “Lunchbox”, di cui vi diamo qui sotto una sinossi (per chi non l’ha visto) e una sintesi scritta del dibattito tra esperti e pubblico che ne è derivato

Il primo appuntamento è stato lunedì 13 ottobre alle ore 17.30: su nostro invito Zoom, gli iscritti hanno potuto accedere a un cinematografo virtuale completamente gratuito dove è stato presentato il film del mese, con l’introduzione del critico cinematografico Pierfranco Bianchetti, seguita dagli spunti per una lettura psicoanalitica del film, suggeriti dallo psichiatra dottor Leonardo Resele. E’ seguito, su piattaforma MyMovies, la visione del film e, per concludere, ci siamo ritrovati tutti, di nuovo su Zoom, per le considerazioni e il dibattito finale tra pubblico ed esperti.


L’appuntamento con il Cineforum Grey Panthers continuerà con altri film, una volta al mese, di lunedì


“Lunchbox”, pellicola del 2013, diretto dal regista indiano Ritesh Batra.

Sinopsi: A Mumbai, ogni mattina, un’efficiente rete di fattorini consegna sui luoghi di lavoro i cestini da pranzo preparati dalle mogli dei lavoratori. Un giorno, a causa di una consegna sbagliata, la casalinga Ila Singh, abitante in un quartiere borghese indù, viene a contatto con Saajan Thomas, uomo solitario che vive in un vecchio quartiere cristiano. I due, senza conoscersi, iniziano una singolare corrispondenza…


Sintesi del dibattito scaturito tra esperti e pubblico (12 ottobre 2025- “Lunchbox”)

(Vitalba Paesano) BUONASERA; è un “buonasera” davvero da “taglio del nastro”, siete con noi, infatti, al debutto di un’iniziativa che ha coinvolto tanti pensieri, molto entusiasmo, un po’ di lavoro e diversi interlocutori. Il nostro Cineforum nasce da una partnership con MyMovies, la piattaforma cinematografica notissima a livello internazionale, che appena ha sentito del nostro progetto, ha aderito alla partnership con una disinvoltura e una disponibilità davvero apprezzabili. MyMovies ha capito subito che senior e cinema è una accoppiata vincente, perché il cinema, a noi senior, piace davvero.

Ora, quindi tagliamo il nastro a questa iniziativa e per quelli che ancora non ci conoscono, mi presento: sono Vitalba Paesano e interpreto (dico interpreto perché credo sia la parola giusta), insieme a un team di professionisti che in vent’anni ormai sono diventati tutti amici, gli obiettivi e lo scopo di Grey Panthers. Grey Panthers ha ormai quasi vent’anni, nasce come una testata online che si rivolge ai senior. All’inizio dicevamo di rivolgerci agli over 50, oggi siamo invecchiati un po’ tutti e quindi diciamo over 60, 65. I Grey Panthers sono persone che hanno molto letto, molto visto, molto viaggiato, che hanno moltissime competenze e che, però, hanno quella capacità e forse quell’intelligenza di voler capire come gira il mondo anche nelle innovazioni, nelle cose nuove che capitano e quindi non hanno posizione di arretratezza intellettuale o di arroganza. Questi sono i Grey Panthers, quelli che ci piacciono di più, quelli come voi.

Per sapere di più della testata, in questo contesto, non posso che rimandarvi a vedere su www.grey-panthers.it tutto quello che volete vedere. È libero, completamente libero, gratuito per tutti, con contenuti ad aggiornamento quotidiano, quindi, basta aver voglia e tempo per andare a navigare e scoprire tante cose di noi.

Con me questa sera, è finalmente ora di presentarli, ci sono due protagonisti del Cineforum, due grandi esperti. Abbiamo il dottor Pierfranco Bianchetti, critico cinematografico, storico del cinema. Abbiamo il dottor Leonardo Resele, psichiatra e psicanalista. Buonasera a tutti. Saranno loro a guidarci prima e dopo alla migliore comprensione del film.

Allora io direi, partiamo subito.

(V.P.) : Pierfranco Bianchetti, che tipo di film è Lunchbox? Come lo inquadri? Cosa ci puoi dire? Ne parleremo anche dopo la visione del film, ma giusto per capire da dove partiamo.

(P.B.): “È un film molto curioso. Lunchbox innanzitutto vuol dire, tradotto sommariamente, sacco per il pranzo. È un film che ci porta in India. È una finestra che possiamo aprire su questo paese così affascinante, così molto diverso da noi. Il cinema ci ha sempre abituato a conoscere realtà diverse dalla nostra, perché sappiamo è un meraviglioso strumento di conoscenza sociale e culturale, che ci apre la mente attraverso le immagini. Tant’è vero, come diceva Goethe, “l’organo con il quale ho compreso il mondo è l’occhio”. Lunchbox è diretto dal regista Ritesh Batra, nato a Mumbai nel giugno 1979, si svolge principalmente nella città di Mumbai.

La pellicola è una coproduzione tra India, Germania e Francia, apprezzata in molti festival internazionali, ma anche distribuita in tanti paesi al mondo. È incentrata su una consolidata tradizione indiana, che noi conosciamo molto bene, che è il pasto cucinato dalle mogli in casa e consegnato ai mariti sul posto di lavoro all’ora di pranzo, dai dabbawala, che sono letteralmente coloro che portano il contenitore, cioè incaricati di trasportare ogni giorno i pasti dalle case agli uffici. La pellicola ha avuto un buon successo di pubblico e di critica e ha vinto anche notevoli diversi premi internazionali. In patria è stato il film in lingua indica, la lingua indica è quella maggiormente parlata in India, e ha incassato molto, superato solo da un’altra pellicola ed è stato candidato come miglior film, e non in lingua inglese, ai British Academy Film Award 2015.

Ritesh Batra, nato a Mumbai nel giugno del 1979, ha studiato negli Stati Uniti. Prima ha studiato economia, poi ha studiato cinema e qui è stato fortunato perché il suo sponsor come regista è stato niente meno che Robert Redford, il grande autore, regista e produttore, purtroppo scomparso da poco, che con il suo Sundance Film Festival, la palestra di nuovi autori cinematografici che lui ha fondato nel settembre del 1978 a Salt Lake City in Utah, ha lanciato tantissimi giovani promesse del cinema internazionale. Il protagonista della pellicola è Irfaan Khan, acclamato attore indiano, che trasferitosi poi a Hollywood, ha ottenuto fama internazionale con un film molto celebre, Il treno per il Darjeeling, The Millionaire e Vita di Pi.    La protagonista femminile, invece, è Neemar Kaur, è nata nel 1982, è un’attrice indiana che ha iniziato la sua carriera come modella, poi ha recitato molto in teatro e dopo alcune parti minore in film minore ha avuto la parte del protagonista in questo Lunch Box”.

(V.P.) Perfetto, grazie molte, abbiamo una visione generale, però adesso una domanda anche a dottor Resele. Noi sappiamo che il cinema e la psicanalisi sono nati più o meno contemporaneamente alla fine dell’Ottocento, il primo libro di Freud era sull’isteria. Era anche il tempo in cui il cinema aveva come protagonisti fratelli Lumière che si esibivano e sorprendevano con le loro primi pellicole, ma non può essere solo un fatto temporale questa co-presenza, allora perché lei è qui? Cosa può aiutarci a dire dei personaggi, poi di quello che emergerà dalla conversazione, ma soprattutto che rapporto c’è tra psicanalisi e cinema?

(L.R.): “Si tratta di due discipline diverse, una diciamo audio, l’altra visiva; il modo di procedere è per libere associazioni; entrambe queste discipline aiutano a trovare i significati emotivi profondi della nostra esistenza, cioè ci sono film che possono veramente dare suggerimenti e suggestioni per capire meglio la nostra esistenza. Il linguaggio del cinema per certi versi assomiglia a quello del sogno, cioè la possibilità di una rappresentazione simbolica, per esempio, è qualcosa di visivo come il sogno: un dettaglio, quando lo si capisce. rimanda a un significato molto complesso. Una cosa che viene rappresentata, cioè, sta per un’altra, che in qualche modo si capisce. Quindi il linguaggio del sogno e del cinema si assomigliano, comunque il cinema e la psicoanalisi aiutano anche a distinguere tra quello che è fantasia e quello che è realtà”.

“Prima di passare al film, possiamo dire che i due protagonisti non si conoscono e sono accomunati da una condizione di povertà sentimentale. Lui è vedovo da anni e vive da solo, ha dei momenti in cui invidia persino la famiglia che vive vicino a lui, che ha una ricca socialità e sta in compagnia. Lui è diventato solitario e riservato. Lei è una donna sposata, piacente e ha una bambina di un’età scolare di circa 7-8 anni e purtroppo ha un marito che né la ama né la apprezza, quindi, anche lei in qualche modo vive in uno stato un po’ di deprivazione. Entrambi, si potrebbe dire, hanno dei vuoti da colmare nella loro esistenza, però sono consapevoli e tutto sommato sopportano dignitosamente la loro condizione. Mi sembra che abbiamo due scenari di due tipologie diverse, ma che ci hanno inquadrato un po’ questa pellicola”.

(L.R.): “Si tratta di due discipline diverse, una diciamo audio, l’altra visiva, il modo di procedere è per libere associazioni; entrambe queste discipline aiutano a trovare i significati emotivi profondi della nostra esistenza, cioè ci sono film che possono veramente dare suggerimenti e suggestioni per capire meglio la nostra esistenza. Il linguaggio del cinema per certi versi assomiglia a quello del sogno, cioè la possibilità di una rappresentazione simbolica per esempio è qualcosa di visivo come il sogno: un dettaglio, quando lo si capisce. rimanda a un significato molto complesso. Una cosa che viene rappresentata, cioè, e sta per un’altra che in qualche modo si capisce. Quindi il linguaggio del sogno e del cinema si assomigliano, comunque il cinema e la psicoanalisi aiutano anche a distinguere tra quello che è fantasia e quello che è realtà”.

“Prima di passare al film, possiamo dire che i due protagonisti non si conoscono e sono accomunati da una condizione di povertà sentimentale. Lui è vedovo da anni e vive da solo, ha dei momenti in cui invidia persino la famiglia che vive vicino a lui, che ha una ricca socialità e sta in compagnia. Lui è diventato solitario e riservato. Lei è una donna sposata, piacente e ha una bambina di un’età scolare di circa 7-8 anni e purtroppo ha un marito che né la ama né la apprezza, quindi, anche lei in qualche modo vive in uno stato un po’ di deprivazione. Entrambi, si potrebbe dire, hanno dei vuoti da colmare nella loro esistenza, però sono consapevoli e tutto sommato sopportano dignitosamente la loro condizione. Mi sembra che abbiamo due scenari di due tipologie diverse, ma che ci hanno inquadrato un po’ questa pellicola”.

(V.P.) Adesso dovremmo passare alla piattaforma di My Movies, ma Giovanna Maggiori, come abbiamo detto, ci dirà esattamente quello che dobbiamo fare. Poi ci ritroviamo qui però.

(G.M). Buonasera a tutti, anche da parte mia, vi darò qualche brevissimo dettaglio tecnico. Adesso nella chat, alla vostra destra, ricevete il link per vedere il film che in realtà noi vi abbiamo già mandato nella mail con link zoom, questo è solo un memo. Voi potete seguire questo link e far partire il film. Un piccolo consiglio, se vedete il film attraverso la smart tv, come dire, accomodatevi sul divano e guardatelo tranquillamente. Se, invece, per qualche ragione utilizzate il computer o il tablet col quale ci state seguendo in questo momento, quando iniziate a vedere il film chiudete questa riunione zoom, in questo modo riuscirete a vedere il film con ampia possibilità di banda. Indicativamente alle 19.35-19.38 il film sarà terminato. Quando inizieranno i titoli di coda noi vi riaspettiamo qui. Il link zoom è sempre lo stesso che avete seguito per trovarci in questo momento. Ritornate su quel link zoom, noi saremo lì pronti. Potrete porci delle domande, le potete porre nella chat nella quale avete visto che vi ho mandato il link, ma anche alzando la mano, utilizzando le reazioni nel modo che ritenete più opportuno, come volete voi.

Buona visione.

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PROIEZIONE DEL FILM

 Ripresa su piattaforma Zoom

(V.P.) Bentrovati! Film coinvolgente, vero? Qualcuno può averlo vissuto come un po’ lento, qualcuno un po’ particolare per la trama, sicuramente tutti i film sono belli e discutibili, ma certamente questo è un film magico. Allora io incomincerei dal dottor Resele: lei prima diceva che nel film c’era una situazione di povertà sentimentale, che avevamo davanti due persone con dei vuoti da riempire, io mi son segnata che ha usato proprio queste espressioni, ecco, dopo che abbiamo visto il film, ci fa un po’ un riassunto, facendoci vedere come si riempiono questi vuoti, da dove partono e dove arrivano questi due personaggi?

(L.R.): “In qualche modo riempiono i propri vuoti in modo magico perché sono due persone che sono capaci di entrare in relazione con l’altro; sono disponibili, ascoltano. Inoltre, anche il loro contesto sociale e culturale è simile, quindi quello che riescono a raccontarsi della propria vita, del proprio passato sono cose condivisibili”.

“Tutto sommato questa magia dell’incontro, in realtà, non sfocia in un happy end plateale, perché è un film molto raffinato che fa vedere come si sviluppa un rapporto (e naturalmente anche le ambivalenze di questo rapporto), perché c’è sicuramente un grande cambiamento per lui che esce dal suo ritiro un po’ burbero e un po’ isolato: lui vive da solo, vede la vita sociale dei vicini che sono affettuosi e sono numerosi, ma lui resta chiuso nel suo isolamento. Poi, grazie al fatto che arriva l’impiegato che lo sostituirà sul lavoro che comincia a entrare in relazione con lei, il nostro protagonista si apre. Lo vediamo benissimo, anzi diventa persino gentile con i bambini del vicinato che prima semplicemente sgridava e a quel punto, nella scena finale, lo vediamo gentile con questi bambini, naturalmente un po’ burbero; dice: “mi raccomando, non rompete i vetri delle finestre, giocate, ma non rompete nulla”. È cambiato molto.

La solitudine di lei, invece, è più sopportabile perché lei ha un rapporto particolare con la zia che è una specie di consigliera, tant’è vero che il primo messaggio che lui manda dicendo “il pranzo era troppo salato”, lei è sul punto di offendersi e di chiudere. La zia dice “ma no, anzi fai vedere che sei capace, fatti valere” e nasce questa specie di dispetto che lei fa a lui mandandogli un pasto troppo speziato. E’ una relazione dove ci sono elementi di provocazione quasi di gioco anche, “tu mi fai un dispetto io te lo restituisco”, quasi che fossero due bambini. Comunque si approfondisce il loro rapporto, quello che invece lascia un po’ tutti perplessi è il fatto che il finale è aperto, ma giustamente aperto perché è in gioco un enorme cambiamento nella vita dei due: una che ha in mente di lasciare il marito, di trasferirsi nel Bhutan da sola con la sua bambina; l’altro che dovrebbe cambiare città, non lavorare più. La identità di ciascuno è proprio molto in bilico: lui non è più l’impiegato amministrativo che abbiamo visto; quindi, questo finale aperto è realistico e saggio, è quello che fa pensare che i due sono davanti a una svolta molto importante nella vita e dovranno riflettere su questa cosa. Non abbiamo avuto la possibilità di guardarlo insieme, nel senso di scambiarci dei commenti, io l’ho trovato amabile come film, però, non è sentimentale, è abbastanza realistico. Qualcuno, nelle recensioni, ha scritto che c’è l’umiltà dello sguardo, cioè non ci sono abbellimenti; diciamo che la società indiana viene mostrata per quello che vorrebbe trasmettere, cioè nel senso dell’ordine, dell’organizzazione; le persone che vengono rappresentate sono tutte nel loro ruolo: cercano di svolgerlo al meglio; i fattorini che portano i Lunchbox, gli impiegati, sono tutti molto corretti e né enfatizzati né condannati, è quello che si chiama appunto l’umiltà dello sguardo. Non è un film sentimentale, perché è proprio una vicenda tra due persone che noi seguiamo, vedendo anche i loro lati simpatici. Pensiamo all’orfano che dice “il nome me lo sono dato io da solo perché sono orfano, non c’era nessuno che mi potesse dare il nome”. È un personaggio anche furbo quando dice: “quando io dico una cosa importante nella quale credo, io faccio credere che sia un pensiero della mia mamma, perché questo mi fa diventare più credibile. Sono flash che rendono simpatico questo personaggio”.

(VP): Notiamo che il sentimento, in questo film, passa anche attraverso il cibo che è uno degli elementi interessanti, perché man mano che lui si apre a questo giovane ragazzo, impara anche a condividere questo cibo prezioso che viene da lei. Pierfranco Bianchetti, questo è un film indiano, però ci fa vedere, diceva anche Resele, un’India che funziona. Allora quanto è indiano secondo lei questo film?

(P.B.): Chiaramente questo film è stato realizzato, pensato anche per un pubblico occidentale, per cui ecco perché, anche se l’India è quella del 2013, vediamo questo Paese forse un po’ troppo edulcorato. Sappiamo tutti che l’India è un Paese in forte crescita  e tutti gli studiosi lo danno come una futura potenza che avrà un ruolo geopolitico abbastanza rilevante. Però se voi avete osservato attentamente, per esempio, l’ufficio nel quale lavora il protagonista, i tavoli degli impiegati sono pieni di pratiche cartacee, e non ci sono computer, anche se siamo nel 2013; è evidente che comunque è un Paese che ha tanti problemi, ma cerca di superarli. In quanto al cinema indiano oggi, come dicevamo prima, si cerca di adattarlo a un pubblico occidentale, soprattutto grazie all’esplosione di produzione che guarda al mercato globale pur mantenendo degli elementi tradizionali del cinema stesso.

“Secondo alcuni film indiani, specialmente quelli di Bollywood, di cui parleremo fra pochissimo, possano apparire inizialmente diversi a causa di stili narrativi, di ritmi, di canti integrati, però vi sono anche produzioni molto accessibili al mercato occidentale. Vorrei ricordare che il cinema indiano ha una gloriosa tradizione, è nato pochi mesi dopo la prima proiezione dei fratelli Lumière a Parigi, il 28 dicembre 1895, e già ai tempi del muto il cinema indiano ha avuto una propria epoca d’oro importante, ha avuto dei maestri straordinari tipo i maestri del neorealismo indiano e autore della celebre trilogia di Apu che è composta di Lamento sul sentiero, L’invito e il mondo di Apu”.

“Nel secondo dopoguerra nasce la Bollywood, l’industria cinematografica in lingua indica, la lingua più parlata in India, con sede a Mumbai che deriva appunto dal mettere insieme Hollywood con Mumbai. Nella film city escono sempre un sacco di film che fanno piangere, fanno sognare, ci sono film per tutti, quelli sull’amore, sull’azione, in abiti moderni, i colossi religiosi. Non dimenticando un fenomeno importantissimo che è il divismo degli attori, delle star”.

“Le star del cinema sono veramente venerate dal pubblico, si racconta che davanti alla casa di questi divi ogni giorno si ferma una foglia di povera gente che spera solo di raccogliere uno sguardo dal proprio eroe. I film girati a Mumbai, la capitale del cinema indiano, a cui si affiancano tra l’altro gli studi di Madras e degli studi del Bengala, vincono sul mercato mondiale e negli anni 2000 le cifre parano chiaro, 900 film l’anno, il doppio di Hollywood, con 3 milioni di addetti, milioni di fans in tutto il mondo, 5 miliardi di euro di incasso. Un cinema che, però, a partire dagli anni 90 ha abbandonato un po’ quello che era il filone del cinema rurale, cioè che raccontava storie molto popolari che erano dedicate solo a un pubblico interno”.

“Chiudo dicendo che nel frattempo Bollywood mette in campo un modello hollywoodiano, fatto ancora di risate, pianti, canti e danze che sono nella loro tradizione, ma che cerchi di adeguarsi alle leggi narrative del mondo e vuole servire un pubblico più ampio. Probabilmente il pubblico indiano non si accontenta più delle musiche dei melodrammi, ma chiede un occhio attento alla realtà di oggi. Allora aggiungerei una cosa, nel film si vede qualcosa di particolare, cioè i due cominciano a raccontarsi i film che vedeva la moglie, lei che ricorda delle cose e via dicendo, ma quello che è molto bello nel crearsi di questa relazione è il fatto che si identificano l’uno con l’altro, tanto è vero che lei si preoccupa per lui sapendo che fuma, e  comincia a stare un po’ come suo padre malato di tumore al polmone. E quando lui viene a conoscenza di quel fatto di cronaca, di una giovane donna che si butta con la figlia dal tetto di un palazzo, lui che ormai l’ha assimilata come persona importante, si preoccupa che sia lei, sapendo che ha una relazione coniugale scadente”.

“L’identificazione reciproca è proprio quella che testimonia quello che succede tra due persone che diventano importanti l’uno per l’altro. Non sono solo chiacchiere che passano attraverso i biglietti, ma la crescita di un coinvolgimento reciproco”.

(G.M): “ Sì, in effetti qualcuno in chat ci ringrazia, qualcun’altro nota che è un film poetico, qualcuno sottolinea che è un film intergenerazionale. Io lancio questi spunti ai nostri esperti, ai quali tutti possono rivolgersi direttamente. Un’ultima cosa, ci fanno notare che siamo noi europei ad avere una visione folkloristica dell’India. L’India è questo, ma è anche le nuove città intorno a Delhi o Bangalore. Anche i trasporti sovraffollati sono tipici a causa dei costi pazzeschi dei trasferimenti nelle aree centrali. Quindi con questi spunti, dottor Resele, dottor Bianchetti, a voi”.

(pubblico in sala)

“Volevo sottolineare il fatto della scrittura come veicolo di conoscenza. Mi sembra che il cinema, tra l’altro, sia pieno di questo messaggio d’amore. La scrittura fa sognare. Non si vedevano, ma si immaginavano. E il fatto che non si vedano, poi, mi sembra una strategia interessante. Ecco no, volevo così porre l’accento sulla scrittura, non sono delle epistole, sono delle note, dei diari, dei diari giornalieri. Secondo me questo dimostra la maturità del cinema indiano oggi, che sta crescendo anche attraverso, evidentemente, una generazione di sceneggiatori, di giovani sceneggiatori che hanno studiato anche all’estero, ma che poi portano tutto nel loro Paese. Sanno raccogliere sia la parte tradizionale, sia l’evoluzione di un mondo che ormai si è aperto, e quindi giustamente l’India sta crescendo, come dicevamo prima, fortemente, per cui è giusto che ci sia questa immagine, anche più moderna, di un paese che appunto sta cercando di diventare una grande potenza”.

(L.R.): “Ecco vorrei aggiungere un dettaglio: io conosco una persona che ha visto la versione originale del film, dove si parla sia in hindi, sia in inglese, perché quando lui scrive alla Hila, che è disponibile andare con lei nel Bhutan, è scritto in inglese, perché sembra che appunto negli ambiti colti, quando si tratta di formalità, si parla in inglese, altrimenti in hindi, quando i rapporti sono meno formalizzati e sono più familiari, per cui viene addirittura il sospetto che si scrivessero tra loro in inglese, perché sono due estranei e ciascuno cerca di essere rispettoso dell’altro, quindi forse comunicavano in inglese”.

(Pubblico): “Però mi sembra un residuo coloniale questo, non mi piace tanto. Almeno a me è venuto il sospetto che fosse tutta una conversazione in inglese. “

(Pubblico): “Intanto grazie per questo bello scambio di pareri; io volevo aggiungere che questo aspetto del cibo è il veicolo del primo contatto; trovo che sia un escamotage brillante, perché noi pensiamo che il signore che riceve il cibo sia il marito di questa donna, mentre a un certo punto veniamo poi sorpresi dal fatto che il signore è molto più giovane, è più coerente con l’età della signora, e quindi cominciamo a capire che c’è stato un piccolo qui pro quo. L’altro aspetto è che il film, ovviamente noi non possiamo annusare né gustare attraverso il film, ma in qualche modo io me lo sono gustato e ho sentito dei profumi, ho immaginato, ho potuto comunque connettermi anche con questo aspetto. La cultura indiana credo abbia poi nel cibo tutta una conoscenza anche terapeutica più sviluppata credo della nostra, tant’è che lui dice ho sedato il bruciori con la banana, ho mangiato due banane, cosa che insomma non credo noi avremmo fatto, e poi la presentazione del cibo, la sorpresa, insomma tutto questo aspetto secondo me è molto interessante perché la signora che parla della scrittura come veicolo di conoscenza, io sono d’accordo, è quasi il secondo step, ma è la connessione sensoriale la prima cosa che ci stupisce, io l’ho trovato un bellissimo messaggio, perché nella loro cultura è estremamente importante.

Quindi avrà apprezzato la battuta in cui si dice che “il lunch box è ritornato a casa pulito come se fosse stato lavato”

Sì, assolutamente, e poi è esilarante l’espressione che fa lui al primo lunch box perché in realtà sembra disgustato quasi, a me ha dato l’impressione che non fosse sorpreso, ma sospettoso. E in certe espressioni sue è quasi indispettito, non piacevolmente sorpreso

(L.R.): “Ecco, e poi c’è un altro aspetto: lui è estremamente sospettoso, nella prima parte del film ci trasmette anche un po’ la sua sofferenza probabilmente, e la sua chiusura verso il mondo. E’ sospettoso forse perché qualunque cosa gli possa trasmettere un po’ di gioia potrebbe essere, poi, causa di sofferenza nel momento in cui la gioia smette o la felicità se ne va”.

(Pubblico):”Devo dire che io concordo nell’intervento che ha fatto la signora all’inizio perché quando, io non sono mai stato in India, quando ho visto le prime sequenze della gente che va in bicicletta e veramente sentivo quasi il profumo o l’odore anche di questa India assolutamente particolare; e ancora: lui è burbero, è chiuso e poi scopriamo il perché, perché quando lui si apre alla fine dice a Hila dice che non se la sente perché è vecchio e così non si presenta quando la raggiunge nel ristorante. Ha paura di essere rifiutato quindi era così chiuso e così burbero e rigido per non avere delle delusioni; questa è sua la strategia: se non chiedo niente a nessuno, nessuno mi dirà di no. Dice del resto che nessuno compra il biglietto della lotteria del giorno precedente: è come se dicesse “per me i giochi ormai sono fatti e non posso più entrare in competizione non posso entrare in scena come compagno di questa giovane donna”; si è chiuso per non essere ferito.”

(Pubblico): “Un piccolo dettaglio che può sembrare tecnico: si è parlato di battute originali; il doppiaggio di questo film è stato fatto molto bene con estrema semplicità; è stato fatto con una certa poesia.

(Pubblico): “Una cosa semplicissima: il cambiamento del suo carattere, della sua apertura è dato dall’inizio, quando guarda i bambini dell’appartamento accanto, questi chiudono la finestra impedendogli la vista di chi è presente nella stanza. Alla fine del film, quasi percependo la sua cresciuta disponibilità, i bambini lasciano aperto e lo salutano”

(Pubblico): “io ho sentito molto interesse a tutto quello che abbiamo detto: il cibo sicuramente, gli odori che non ci sono trasmessi purtroppo, ma credo che anche gli odori in giro per l’India non siano il massimo. Mi è piaciuto, quando il nuovo collega gli dice che lui è esperto di cucina e che ha sentito che gli odori che uscivano dal Lunchbox erano di una cucina prelibata. Mi piace questo finale sospeso perché nel film, non so se l’ho percepito solo io, c’era quasi un intreccio.

(V.P.): È una bellissima conferma questo vostro riscontro di interesse, di domande, di osservazioni, di ringraziamenti, vedo che sono passate le 20.00, quindi è l’ora canonica in cui andare a aprire il vostro lunchbox o a prepararne uno per qualcuno.

A noi spetta di dire che ci vedremo il secondo lunedì di ogni mese quindi il prossimo incontro sarà il 10 di novembre. Avremo modo di scoprire sul sito, quindi voi che ci frequentate lo scoprirete per primi, qual è l’altro film che ovviamente è stato deciso, ma che questa sera non vi diciamo perché la sorpresa, qualche volta, alimenta la fantasia.

Grazie davvero a tutti! Siete proprio simpatici.  Grazie a tutti. Buonasera


Come partecipare al Cineforum di Grey Panthers (per chi non è già iscritto)

Per aderire all’iniziativa è sufficiente

  • mandare una mail a cineforum@grey-panthers.it con i dati richiesti (Nome e cognome, e-mail, indirizzo postale completo, Città, telefono). e per oggetto Iscrizione Cineforum Online
  • riceverete una e-mail con un  link a MyMovies che vi chiederà di registrarvi indicando almeno nome, cognome ed e-mail. Questa iscrizione varrà come prenotazione alla visione gratuita del film
  • A questo punto, comunicateci la vostra iscrizione a MyMovies , scrivendo nuovamente a cineforum@grey-panthers.it con oggetto Iscrizione MyMovies effettuata. Riceverete il link Zoom con l’invito a partecipare all’evento.
  • Non resta, a quel punto, che vedersi online, nel giorno indicato, qualche minuto prima delle 17.30! E da lì vi guideremo noi durante l’incontro con gli esperti, la proiezione del film e il dibattito. Sarà importante avere sottomano sia il link d’invito Zoom sia quello alla piattaforma MyMovies.

 

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