Per stare meglio, occorre uno stile di vita sano, che produca benessere

Pubblicato il 12 Novembre 2025 in Wellness
Dispepsia funzionale

Per migliorare le proprie condizioni, è fondamentale adottare uno stile di vita sano. Mentre il medico valuta l’origine del disturbo e definisce la terapia più adeguata, scegliere abitudini orientate al benessere rappresenta un supporto prezioso. Sono comportamenti utili a tutti, ma possono rivelarsi particolarmente efficaci per chi convive con questa patologia

C’è una buona notizia per chi lotta con la dispepsia funzionale: non serve trasformarsi in atleti professionisti né trascorrere ore massacranti in palestra per ottenere un reale miglioramento dei sintomi. Gli studi più recenti confermano che una semplice attività aerobica moderata, ben strutturata e costante, può avere un impatto sorprendente sulla funzionalità gastrica. Basta immaginare un piccolo rituale quotidiano: cinque minuti di stretching leggero per risvegliare il corpo, venti minuti di camminata veloce – ideale anche sul tapis roulant se fuori piove o non si ha tempo – e altri cinque minuti di distensione muscolare con respirazione profonda per calmare il sistema nervoso.

Ripetere questo breve percorso cinque volte a settimana significa già fare la differenza. Il respiro torna regolare, la tensione in addome si scioglie, la motilità gastrica si attiva. A patto, però, di eliminare due nemici dichiarati dello stomaco: i farmaci irritanti della mucosa, come i FANS, e soprattutto il fumo, che peggiora tutto, sempre.

dispepsia funzionaleSul fronte alimentare, serve più buon senso che rinunce estreme. Le diete punitive, severe, monotone, non funzionano: non eliminano i sintomi e tolgono energia. La dispepsia ha bisogno di equilibrio, non di restrizioni. Mangiare di tutto, sì, ma con misura, partendo da un’accortezza fondamentale: diminuire la quota di grassi che rallentano lo svuotamento gastrico e creano quella fastidiosa sensazione di pienezza che può rovinare un’intera giornata. Poi è importante imparare a conoscersi, a capire quali sono gli “ingredienti trigger”, quei cibi che scatenano reazioni fisiche o emotive fuori misura – dal mal di testa al desiderio compulsivo – e gestirli senza demonizzarli, ma con consapevolezza. Bere acqua in modo regolare aiuta sempre, meglio se ricca di bicarbonato per contrastare l’acidità. Limitare le bevande gassate e zuccherate, moderare il consumo di latte che stimola la produzione di gastrina, tenere sotto controllo alcol e caffè: sono scelte piccole, ma potentissime nel tempo. E niente panico sulle diete senza glutine: nell’assenza di una diagnosi specifica, sono poco convincenti e non risolvono i sintomi.

Dispepsia funzionaleUn segreto: mangiare poco e più spesso

C’è poi una strategia semplice e quasi rivoluzionaria, che molti trascurano: mangiare poco e più spesso. Suddividere le calorie della giornata in porzioni ridotte, aggiungendo una merenda a metà mattina e una a metà pomeriggio, alleggerisce il carico dello stomaco e tiene a bada la comparsa dei picchi dolorosi.

Masticare con calma, assaporando ogni boccone, completa il quadro perché attiva la salivazione e avvia la digestione in modo più armonico. E alcuni alimenti possono addirittura dare una mano: quelli amari che stimolano la saliva, le mandorle che grazie al triptofano favoriscono lo svuotamento gastrico, lo zenzero che accelera la motilità e attenua nausea e vomito, l’ananas fresco con la sua bromelina che aiuta a digerire meglio i pasti impegnativi.

Accanto a tutto questo, si affacciano terapie complementari che affascinano sempre più la comunità scientifica. Non si tratta di magia, ma di meccanismi biologici complessi: la stimolazione di punti specifici dell’agopuntura tradizionale sembra attivare il nervo vago, modulatore chiave dell’asse intestino–microbiota–cervello. È un territorio ancora in fase di studio, ma le prime evidenze suggeriscono che intervenire su questo network di comunicazione interna possa ridurre il dolore viscerale e riequilibrare la motilità.

La direzione è chiara: per migliorare le proprie condizioni non basta aspettare la terapia del medico, bisogna accompagnarla. Un passo veloce, una scelta alimentare consapevole, un gesto quotidiano di cura verso il proprio corpo. È qui che il benessere comincia davvero.

 

 

 

 

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