Mi chiamo Oreste e oggi festeggio un compleanno importante… Nonostante l’idea indigesta di avanzare ancora un po’ con l’età, sono impaziente di fare cin cin in un certo posticino che, seicentosessantacinque giorni fa è stato il teatro dell’incontro più fortunato della mia vita. E posso ben dire “teatro”, perché si è trattato di una commedia con imprevisti, coincidenze e un finale romantico inaspettato!
Faticando per abbozzare questo racconto di vita, io che non ho pratica di scrittura, mi sono reso conto che non c’è un trauma, una delusione o un’allergia alla famiglia che mi abbiano mantenuto distante tanto a lungo dall’universo femminile… è semplicemente accaduto.
L’idea che mi sono fatto è che sia stata una questione d’indole: tanto sono attento nei calcoli, quanto sono stato distratto nei sentimenti. Niente di sadico, non ho mai bistrattato le donne che frequentavo, ma non mi hanno nemmeno mai appassionato in modo viscerale, e nemmeno io loro. I miei corteggiamenti sono stati classici, le relazioni standard e le separazioni quasi indolori. Temo di essere stato uno di quelli di cui si dimentica il nome, e io stesso stento a ricordare quello delle prime fidanzate… tant’è: a sessantatré anni avevo ancora una falcata gagliarda, il cuore leggero e giornate impegnate, ma non impegnative. Come si dice: “tutto filava liscio”. Poi sono caduto.
Allungandomi con slancio eccessivo per ricevere un servizio di tennis sono crollato a terra e mi sono rotto il collo del piede. Ed è stato come se tutto andasse in frantumi insieme all’osso scafoide; ero d’un tratto anziano, disabile, dolorante… e terribilmente solo. I primi giorni sono stati davvero estenuanti, sia perché mi dovevo trascinare dietro la gamba ingessata, sia perché ero ferito nell’orgoglio; ero stato goffo, avevo sopravvalutato i limiti della mia età, le mie ossa erano probabilmente tarlate dall’osteoporosi, e non avevo nessuno che si sarebbe preso cura di me disinteressatamente. Al primo tentativo di farmi una doccia con il “piedone” insacchettato ho rischiato il tracollo emotivo; pur tuttavia mi sono riscosso: dovevo scegliere se abbandonarmi all’incuria e allo sconforto o se ridimensionare la disavventura e provare a organizzarmi, almeno per vivacchiare fino alla guarigione. Mi sono reso conto che inscenavo questo assolo drammatico in accappatoio e non ho saputo trattenere la risata che mi risaliva dal petto alla gola. Da quel momento mi sono ingegnato, affidandomi soprattutto a Internet: spesa e cibo a domicilio, urban bike messenger per le commissioni urgenti, film in streaming, e, sistemate le necessità di base, ancora web 2.0: scoprivo e aggiungevo applicazioni geniali o spassose sul desktop del cellulare, infoltivo l’elenco dei siti “preferiti”, mi iscrivevo a social network e canali youtube, e, infine, mi sono lanciato anche su Meetic Affinity.
Tra le varie, nuove conoscenze on line ho trovato molto simpatica una concittadina romana di origini marchigiane e ho proposto un incontro di persona; lei ha accettato allegramente, purché fossimo entrambi accompagnati da un amico e anche a me è sembrata una buona idea.
Ero ancora leggermente malfermo sul piede “incidentato”, ma nel complesso mi sentivo in forma. Di certo, però, non ero preparato ad essere abbandonato all’ultimo dal compare che doveva scortarmi e, meno che mai, a stringere la mano a una completa sconosciuta che nemmeno era la mia “affine” – che aveva avuto lei pure un contrattempo al fotofinish – ma l’altra. D’altronde, pur con grande imbarazzo, ormai c’eravamo: tanto valeva bere un bicchiere e scambiare due chiacchiere di cortesia. Beh: quelle due chiacchiere si sono infittite a tal punto da non poterle più contare e abbiamo abbandonato il tavolino quando tutto intorno avevano già sbaraccato, impaziententi già di rivederci il prima possibile.
Per carattere, mi imbarazza raccontare i particolari della mia storia d’amore tardiva, ma questo non significa che non sia sentimentale. Oggi, ad esempio, sono impaziente ed emozionato perché, dopo quasi due anni da quel primo incontro, sono lontano da Bruna – così si chiama la mia fortuna!- da due settimane e, tra poco, vado ad accoglierla a Fiumicino. É partita da sola per il Brasile, per realizzare un sogno di ragazza, e io mi sono messo da parte, fiero di lei.
Ma adesso basta! Basta scrivere che altrimenti faccio aspettare la mia Bruna a Fiumicino e arrivo in ritardo, proprio nel giorno del mio ingresso nel sessantaseiesimo anno… non è comportamento da senior!

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