Nel suo nuovo romanzo, Tracy Chevalier con un piccolo trucco ci fa seguire non solo le vicende di Orsola e della famiglia Rosso, ma anche quelle di Venezia e dell’Europa, dell’industria del vetro d’arte e della sua trasformazione
Tracy Chevalier ci ha abituato a seguirla in epoche passate, che magicamente diventano il nostro mondo, il posto e il tempo in cui stiamo vivendo nel momento in cui leggiamo. Questa volta siamo a Murano, l’isola vicino a Venezia che è tuttora famosa per la produzione del vetro d’arte. Lì ci incontriamo con Orsola, bambina figlia del vetraio Rosso, che un po’ per gioco un po’ sul serio viene mandata a spiare nella bottega di uno dei concorrenti vetrai. Sono gelosi dei loro segreti, delle loro creazioni e delle loro tecniche, i vetrai muranesi. Ma nella vetreria Barovier, dove Orsola si nasconde vicino al fuoco per asciugarsi dopo essere caduta (o spinta dal fratello) in un canale, nella vetreria Barovier c’è una donna. Che vede Orsola e la caccia via, ma non prima che la bambina l’abbia vista dare ordini perchè una splendida perla bianca e azzurra venga rifatta cambiando il tono del rosso. È un lampo, poche parole, che resteranno per sempre nella mente di Orsola. Insieme alla visione di una donna in un mondo di uomini, che non fa la moglie o la serva ma comanda e crea.
In apertura: una creazione di Marietta Barovier, conservata nel Museo del Vetro di Venezia
Quando il padre Rosso muore per un banale incidente, la vita di Orsola e della sua famiglia cambia radicalmente. In parte per aiutare il bilancio famigliare, in parte per non sottostare al destino delle donne dell’epoca, Orsola decide di imparare a fare le perle. La tecnica prevede che si lavorino al lume e non nella fornace, e quindi a Orsola basta un tavolino in cucina. Piano piano impara e diventa brava, crea perle sempre diverse, uniche, raffinate, bellissime. Le vende direttamente al mercante tedesco a cui la famiglia ha sempre affidato i propri lavori per la vendita, e si tiene per sè il denaro. E come succede nella vita e anche oggi, quando una donna comincia a lavorare, a capire il valore delle cose, a trattare i propri affari e a diventare indipendente, tutto cambia. La prospettiva con cui si guarda la vita. I rapporti con i famigliari, le scelte, quel che si accetta e quel che si decide di non accettare.
Chevalier racconta il vetro, Venezia e la vita delle donne
Tracy Chevalier usa un piccolo trucco per farci scivolare nel tempo e seguire non solo le vicende di Orsola e della famiglia Rosso, ma anche quelle di Venezia e dell’Europa, dell’industria del vetro d’arte e della sua trasformazione: si immagina e ci fa immaginare un sassolino piatto lanciato sulla superficie dell’acqua, della laguna immobile, che a ogni rimbalzo salta decine o centinaia di anni. Solo Orsola resta a farci da guida nel trascorrere del tempo e nel mutarsi del mondo. Orsola che di giorno si occupa della casa e dei bambini, e la sera o nei ritagli di tempo crea perle sempre più raffinate. Orsola che, dopo la peste, dopo la conquista di Venezia da parte degli austriaci che tassano in modo esorbitante le produzioni locali, convincerà la famiglia a diversificare la produzione e a fare perline in modo industriale. Orsola che sposa un bravo vetraio come vuole la famiglia, ma resterà per sempre legata al suo vero amore, Antonio: veneziano, pescatore prestato al vetro, Antonio non può sposare Orsola e decide di andarsene. Ma nessuno dei due può dimenticare il sentimento che hanno provato e vissuto con grandissima intensità e passione. Per anni e si potrebbe dire secoli, Antonio manderà a Orsola piccoli delfini di vetro; erano una sua creazione quando lavorava dai Rosso, sono un po’ il simbolo del loro amore, danzano nell’acqua, sembrano scomparire e poi tornano, sono liberi.
Dunque ancora una volta Tracy Chevalier ci regala un bellissimo racconto, che attraversa i secoli e ci svela un’arte molto antica ma tuttora fiorente. Le perle di vetro inventate da Maria Barovier e reinterpretate da Orsola Rosso a Venezia si trovano ancora, da sole o legate in collane o appese a gancetti come orecchini. Forse ci siamo immaginati storie diverse, per quelle perle che magari abbiamo comprato. Ma ora resteranno per sempre quelle di Orsola Rosso. Così come cammineremo per le calli di Murano o lungo i canali con occhi diversi, arricchiti da una conoscenza tutta nostra e immaginata, ma non per questo meno vera. Buona lettura!
“La maestra del vetro” di Tracy Chevalier
Murano, 1486. Davanti agli occhi di Orsola Rosso si spalanca uno spettacolo meraviglioso: globi incandescenti che roteano come in una danza, ripiani e ripiani di bicchieri, vasi, lampadari aggrovigliati come polpi tentacolari, e poi i colori, lunghe canne blu, bianche, rosse, e dappertutto schegge di vetro che scricchiolano sotto i piedi come brina variopinta. È la vetreria Barovier, dove Orsola, figlia di un artigiano rivale, si è intrufolata per spiare. Lì, nella fornace, Marietta Barovier, una delle rarissime maestre di quell’arte, sta lavorando a qualcosa che cambierà il mondo: una nuova perla. Alle donne non è concesso fare altro, con il vetro, e Orsola si innamora subito di quell’oggetto ricoperto di stelle candide destinato a adornare il collo delle donne d’Europa e arrivare fino in Africa.
Quando, poco dopo, il padre di Orsola muore in un incidente tanto doloroso quanto banale, saranno proprio la sua passione, la sua intraprendenza e il suo coraggio a tenere alto il nome dei Rosso. E tuttavia, anche se Orsola ha le mani e il cuore per lavorare il vetro, non potrà fare altro che le perle, dapprima di nascosto, al lume della cucina, e poi apertamente, ma sempre in lotta con la famiglia, le consuetudini, il pregiudizio. Nel corso dei secoli i Rosso vivranno straordinari trionfi creativi e perdite strazianti, ascese vertiginose e improvvise cadute, ma il tempo nella laguna si muove lentamente come il vetro fuso, e il dono di Orsola continuerà a brillare, all’apparenza delicato come le sue creazioni, in realtà indistruttibile.
Come la Città d’Acqua. Come l’amore.
La maestra del vetro è l’attesissimo ritorno di Tracy Chevalier, la celebrazione di un’arte antica e di un luogo immortale. Di una ragazza che ha saputo forgiare da sé il proprio destino.
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