Al Teatro Quirino per “Hedda Gabler” di Ibsen di Attilio A. Romita

Pubblicato il 19 Dicembre 2013 in , da Vitalba Paesano

 Ieri sera al Teatro Quirino prima romana di “Hedda Gabler” dramma che il grande scrittore norvegese Henrik Ibsen scrisse nella sua maturità.Vorrei portarvi “dentro” l’opera teatrale usando alcune frasi del regista, Antonio Calenda, e della protagonista, Manuela Mandracchia.

Calenda esprime così la sua idea di Ibsen: “      «È in questo tormento la chiave che li rende moderni, ciò che di loro conquista tuttora artisti e pubblico. Trovo da questo punto di vista molto significativo un prezioso intervento di Roberto Alonge, che sottolinea come Ibsen appaia come una sorta di gemello, forse ancor più geniale, di Freud. Capace di scavare nel pozzo nero dell’inconscio e di raccontare attraverso il suo teatro inquietudini di assoluta attualità: se da scienziato Freud esterna le proprie scoperte, Ibsen lo fa da artista… Depista, accenna, occulta, ma dalle pieghe del linguaggio, dalle ombre interiori è facile intuire quanti fantasmi incestuosi padre-figlia popolino la scena, quanti drammi psicologici, quanto l’oscurità abbia da rivelare».

La protagonista, Manuela Mandracchia, così racconta il suo approccio a Hedda Gabler: “…Ne esce fuori una valchiria instabile e paranoica di oggi, ma Hedda non ha talento, è antipatica e fiera, finendo per essere vittima, più che tigre da salotto. È tutto relazioni, silenzi, sguardi. Ha una disperazione cui ti puoi affezionare. Non è una protofemminista, e se mai è una che sa avvertire la propria mancanza di senso. È abituata a valori interiori di perversione cui la sua società di allora non è pronta. E allora la fa finita, s’ammazza”

La trama è abbastanza semplice pur nel complicato svolgersi dei fatti. Hedda, figlia del nobile Generale Gabler, ha vissuto la sua gioventù in modo spigliato in un mondo dorato. Ad un certo punto, come dichiara la protagonista, viene il momento di fissare dei paletti nella sua vita e decide di sposarsi per continuare, da signora, la sua vita. La scelta cade su Jørgen Tesman, giovane professore cui sembra aperta una brillante carriera. Ma Tesman, ed è sempre Hedda a dichiararlo, è uno specialista, cioè una persona capace di dedicare tutta la sua attenzione ad un tema per volta e quasi incapace di considerare la vita che si svolge intorno a lui. La monomania di Tesman è tale che durante il suo viaggio di nozze spende quasi tutto il suo tempo a copiare appunti per un suo libro di improbabile valore sulla economia domestica nel medioevo. Hedda, pur vivendo male la sua attuale posizione, non accetta le profferte di un suo antico ammiratore.  Ejlert Løvborg, e di un mellifluo nuovo ammiratore, lo giudice Brack. Il dramma arriva rapidamente alla conclusione quando il marito Tasman praticamente consegna Hedda tra le braccia di Brack per potersi dedicare ai suoi amati studi. Hedda è una moglie fedele, incompresa, infelice e piena di desideri repressi…l’unica soluzione possibile è prendere la pistola del padre Generale e togliersi la vita.

Insieme a Manuale Mandracchia, intensa protagonista, ci sono Luciano Roman e (in ordine di apparizione) Jacopo Venturiero, Simonetta Cartia, Federica Rosellini, Massimo Nicolini e Laura Piazza.

Le scene di Pier Paolo Bisleri ed costumi di Carla Teti ben descrivono ambiente e personaggi immersi in un aria fredda, nordica e poco accogliente.

Grandi applausi a tutti gli attori e molte chiamate a fine spettacolo.

Al Teatro Quirino si replica sino al 22 dicembre.

Date successive in Italia sono:

8-12 Gennaio 2014 Venezia Teatro Goldoni     13 Gennaio 2014   Gorizia Teatro Verdi

14 Gennaio  2014    Mirano                            16 Gennaio 2014   Arezzo

17 Gennaio 2014     Pietrasanta                      22-26 Gennaio      Brescia