Draghi: agire subito, il Paese deve salvarsi con le proprie forze

Pubblicato il 13 Ottobre 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Napolitano chiede risposte credibili. Il capo dello Stato incalza il premier: la maggioranza ha la coesione necessaria? Le opposizioni: via quando il Cavaliere parlerà”. “Oggi il discorso di Berlusconi, sarà riscritto l’articolo bocciato dalla Camera”. A centro pagina spazio per l’appello del governatore di Bankitalia, che ieri “ha esortato il Paese e la classe politica a uscire dalla crisi ‘con rapidità'”. “Draghi: agire subito, il Paese deve salvarsi con le proprie forze”. Accanto, con foto, le manifestazioni di ieri degli “Indignati” nelle piazze italiane. Scontri con le forze dell’ordine a Bologna.

La Repubblica: “Napolitano-Berlusconi, è gelo. Due note del Capo dello Stato dopo la bocciatura del bilancio. Il Cavaliere parla oggi a Montecitorio, le opposizioni usciranno dall’aula”: A centro pagina: “Indignati in piazza, assedio a Bankitalia”, con commento di Nadia Urbinati (“La diseguaglianza insopportabile”).

Il Giornale: “Appello ai pasticcioni: Basta con i giochetti. Napolitano sventa il tentativo di spallata di Fini e della sinistra di fare cadere il governo. Berlusconi serra le file e parla alla Camera: i numeri ci sono”. In evidenza anche la notizia della revoca dell’ordine di cattura per Lavitola: “L’inchiesta su Silvio? Una bufala”. La procura di Bari ha chiesto la revoca dell’ordine di arresto per il “giornalista-faccendiere latitante”.

L’Unità: “Irresponsabile. Berlusconi forza la Costituzione. Opposizioni fuori dall’aula”.

Libero: “La vendetta di Fini ci costa 360 miliardi. Il presidente della Camera usa ogni cavillo per impedire alla maggioranza di rimediare alla scivolone sul resoconto di bilancio. Ma il conto dei suoi intrighi lo paghiamo noi”. Si parla della “tigna” del Presidente della Camera, che vuole “impedire una nuova presentazione del resoconto generale dello Stato per il 2010”, e che rischia di “causare all’Italia un danno di oltre 350 miliardi di euro”.

Il Riformista: “Fiducia di Pirro. Berlusconi parla oggi alla Camera. Napolitano: ‘Indichi la soluzione'”. A centro pagina “Opposizioni fuori dall’aula”.

Il Fatto quotidiano: “Parla da solo. Non era mai accaduto. Oggi tutte le opposizioni usciranno dalla Camera quando prenderà la parola B. per l’ennesima fiducia. Napolitano riceve Fini e dice al premier: basta tirare a campare”. A centro pagina il quotidiano si occupa dei “delusi Pdl”: “Lista Montezemolo, ultima scialuppa per delusi  Pdl. Seguaci di Scajola e Responsabili a caccia di candidature”.
L’editoriale, firmato da Paolo Flores D’Arcais, invita “Bersani, Di Pietro e Vendola” a “convocare – ora, subito le primarie per gennaio, altrimenti a gennaio, quando il caimano aprirà la sua crisi, D’Alema ci dirà che è troppo tardi. Primarie vere, cioé primarie aperte – senza condizioni – ai candidati della società civile”.

Il Foglio: “Oggi il Cav contrattacca alla Camera. Napolitano frustra gli aventiniani. Il premier farà un discorso tosto sulla fiducia, il Quirinale parlamentarizza l’incidente. Opposizioni fuori dall’Aula”. Il commento dell’elefantino in prima pagina è titolato: “Oggi contrattacco o morte”.
“Berlusconi ha una sola possibilità, non due”, scrive Ferrara. Ed è quella di dire che a questo governo non ci sono alternative. “C’è sempre una marea di esperti parrucconi in grado di dimosrare l’impossibile politico in veste iper-formale, in questo Paese di fragile democrazia politica e di forti oligarchie burocratiche. Bisogna strappargli la parrucca”.


Napolitano

Il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda sintetizza così l’atteggiamento del Colle: “Il Quirinale incalza il premier, ‘indichi lui una soluzione’. Napolitano chiede se la maggioranza ‘è in grado di operare'”. E si cita il comunicato del Colle: “‘La questione che si pone è se la maggioranza ricompostasi nel giugno scorso con l’apporto di un nuovo gruppo sia in grado di operare con la costante coesione necessaria per garantire adempimenti imprescindibili come l’insieme delle decisioni di bilancio e soluzioni adeguate per i problemi più urgenti del Paese'”. Insomma, secondo Breda, un semplice voto di fiducia è di per sé inadeguato: questo il senso della sottolineatura da parte del Colle della necessità che il Cavaliere indichi a Montecitorio la sua soluzione alla crisi virtuale apertasi due giorni fa.
Il Quirinale ha compiuto ieri un passo molto forte verso il governo, e questa è forse la fase più difficile e complessa che abbia mai affrontato, anche a causa di pressioni convergenti che vorrebbero fosse lui a tracciare in prima persona la road map per uscire dal caos, sottolinea ancora Breda.
Uno degli editoriali de Il Foglio è dedicato a questo tema: “L’impeccabile Napolitano”, dove si legge, a proposito di quelle che vengono definite “le sagge parole” del Presidente, “sui pasticci della maggioranza alla Camera”, che “il Quirinale ha risposto con precisione e limpido rispetto istituzionale alla situazione paradossale che si è creata dopo la bocciatura del rendiconto finanziario dello Stato, da parte di una maggioranza pasticciona ma che è convinta di mantenere i numeri sufficienti per governare. Non ha dato peso a tutti quelli che lo tiravano per la giacca allo scopo di fargli aprire dall’alto una crisi di governo, in base a un’interpretazione formalistica tartufesca dell’impasse che si è venuta a creare. Spetta al Parlamento e al presidente del Consiglio, ha ricordato Giorgio Napolitano, dare le risposte necessarie, in termini non solo numerici ma anche di coesione e compattezza politica da verificare concretamente”. “Non spetta al Quirinale formare o sciogliere maggioranze, questo è un compito del Parlamento ed è in quella sede che va verificata l’esistenza o meno non solo di un apporto numerico sufficiente, che pare tuttora assicurato, ma una convergenza politica reale”, sottolinea ancora Il Foglio. E aggiunge: “Alle opposizioni, che, seppure con qualche distinguo, puntano a rendere tecnicamente irreparabile l’incidente parlamentare in cui si è cacciata la maggioranza, il Quirinale ha contrapposto una questione sostanziale, quella che riguarda la capacità del governo di onorare i suoi impegni”. E “alle opposizioni spetta la prospettazione di un’alternativa programmatica e di governo che contenga le indicazioni che vengono da quella parte per fronteggiare la situazione del Paese”.

Draghi

Su Il Foglio si riproduce integralmente l’intervento del governatore di Bankitalia Mario Draghi, pronunciato ieri al convegno dedicato a “l’Italia e l’economia internazionale”, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Sotto il titolo: “Politici, forzate il blocco”. “Il manifesto liberale e antideclinista per la riscossa dell’Italia”. E ancora, in una analisi, si scrive: “Non c’è giustizia sociale senza sviluppo e libertà. Il messaggio di Draghi agli indignados”.

Internazionale

Su Il Corriere, un reportage dalla Tunisia, dove, fra due domeniche, si vota per il dopo Ben Ali: “Barbe, veli e fumetti vietati. La nuova Tunisia spaventa le donne”. Il partito di ispirazione islamica Ennhadha guadagna consensi: il suo leader storico, Ghannouchi, predica tolleranza e indica il modello turco di Erdogan, ma gli avversari lo accusano di avere un doppio linguaggio. Una studentessa racconta all’inviato Massimo Nava: “Quelli di Ennhadha regalano soldi, latte, vestiti, in cambio di voti. Se vincono, questa sarà la mia ultima sigaretta in pubblico”. Si descrivono gli sforzi di creazione di un fronte fra i partiti i cui capisaldi siano la natura del sistema politico e la separazione dello Stato dalla religione. Il fronte punta a confermare principi della vecchia costituzione, che indica l’Islam come religione della Tunisia, ma non di Stato, e garantisce libertà di coscienza. Nelle liste le donne saranno il 50 per cento, ma poche saranno elette, dal momento che nessuna è in testa di lista e molti partiti otterranno al massimo un seggio.
Ieri il Presidente Usa Obama ha riunito i responsabili della sicurezza nazionale, incluso il segretario alla Difesa Leon Panetta, all’indomani delle rivelazioni sullo sventato attacco che sarebbe stato ordito dall’Iran. Due agenti iraniani sarebbero stati pronti a pagare 1,5 milioni di dollari a narcos messicani, per l’assassinio dell’ambasciatore saudita a Washington. Il complotto è stato sventato dall’FBI. Ne parla La Repubblica, riferendo che la rappresentante Usa all’Onu, Susan Rice, ha avviato un giro di consultazioni per varare sanzioni più severe. “Nessuna reazione è esclusa”, ha detto la Casa Bianca. I due protagonisti dell’operazione (il cui nome in codice era Chevrolet): Manssor Arbasiar, 56 anni, origini iraniane, naturalizzato americano, viveva in Texas e viaggiava spesso in Messico, ed è finito nella rete dell’FBI; in Messico aveva il complice Gholam Shakuri, sfuggito alla cattura, che avrebbe contattato i narcos per questo contatto speciale. FBI e Dipartimento di Giustizia non hanno dubbi: lavoravano per la forza Quds, la divisione speciale dei Pasdaran iraniani. Sarebbero stati traditi da quelli che pensavano fossero narcos e in realtà erano informatori della Drug Enforcement Agency. Dubbi: come pensare che i narcos messicani decidessero di lanciarsi nel terrorismo per conto terzi, così diverso dal business tradizionale? E quale vantaggio avrebbe ricavato l’Iran dall’uccisione dell’ambasciatore saudita? Il corrispondente da New York Federico Rampini riferisce alcune ipotesi: forse gli iraniani pensavano di nascondere il proprio ruolo, ma avrebbero ottenuto di mettere a dura prova l’alleanza tra Usa ed Arabia Saudita. L’altra possibilità è che ci siano fratture nel regime iraniano, con gruppi incontrollati che vogliono creare agitazione. Lo stesso quotidiano offre ai lettori una intervista con Vali Nasr, uno dei massimi esperti di Iran, già consigliere dell’Amministrazione. E’ chiaro – secondo Nasr – che vi era la volontà di provocare una escalation della tensione. Pensa che dietro ci possano essere elementi delle forze Quds che agiscono di propria iniziativa? Secondo Nasr “è molto difficile, le forze Quds rispondono al Leader (cioé alla guida suprema Khamenei, ndr), non agirebbero da sole”, “quest’attentato non corrisponde a nulla, anzi contraddice totalmente la politica iraniana degli ultimi dieci-quindici anni. Non dimentichiamo che negli ultimi 15 anni non c’è mai stato un attentato iraniano in occidente; e che la politica iraniana nei fatti non è mai stata aggressiva. E’ stata provocatoria sulla questione nucleare, ma anche nei confronti dell’Arabia Saudita ha sempre mantenuto un atteggiamento cauto. E ora invece avrebbe preparato un attacco contro un target così sensibile come l’ambasciatore saudita, che per di più è un uomo molto vicino al re saudita? Sembra strano, ed è chiaro che dietro c’è la volontà di far salire il livello del conflitto”. L’intervistatrice, Vanna Vannuccini, riferisce della preoccupazione circolata nei giorni scorsi in ambienti diplomatici a Teheran relativa alla preparazione a Washington di nuove e più dure sanzioni contro l’Iran, non sempre condivise dall’Europa. Nasr dice che ora sarà più facile spingere per sanzioni più dure. Per esempio restrizioni nei confronti delle compagnie europee che fanno affari con l’Iran o ulteriori giri di vite su società e banche iraniane: “Obama in periodo di campagna elettorale non potrà opporsi, dopo che è stato il primo presidente a tendere la mano alla Repubblica islamica”.
Il Foglio racconta come sia stato tradito da colui che riteneva fosse un narcotrafficante messicano, il cittadino americano di origine iraniana catturato dall’FBI, Arbasiar. Ma soprattutto si sofferma sul capo delle forze Al Quds, Qassem Suleimani. Nel maggio scorso, arringava così le folle: “Oggi i nostri confini si sono ampliati, e dobbiamo testimoniare la vittoria in Egitto, Iraq, Libano e Siria. Questo è il frutto della rivoluzione”. Ovvero, il risveglio islamico. Suleimani a gennaio è stato promosso generale d’armata, e il destino della Siria è nelle sue mani. Il 18 maggio l’amministrazione Obama ha attaccato Suleimani come colui “che ha offerto sostegno materiale alla repressione in Siria”.
Su Il Giornale si torna a parlare della liberazione del soldato Shalit, per spiegare cosa ci sia dietro l’intesa Israele-Hamas. L’operazione viene descritta così: “Quell’accordo diabolico che inguaia Abu Mazen. Il doppio colpo di Netanyahu: da un lato riscuote consenso politico, dall’altro rimette in circolazione pericolosi avversari di Fatah”.

E poi

Luciano Canfora su Il Corriere della Sera recensisce un saggio dello storico statunitense Jeffrey Herf sulla propaganda del Terzo Reich in nordafrica e Medio Oriente. I lettori lo troveranno sotto il titolo: “Quando l’Islam seguì la svastica. Così Husseini, gran Mufti di Gerusalemme, si piegò a Hitler”.
L’inserto R2 di Repubblica è dedicato all’intesa tra il presidente francese Sarkozy e la cancelliera tedesca Merkel. “Merkozy”. Ne parla Bernardo Valli, sottolineando quanto i due protagonisti siano, anche dal punto di vista della personalità, di natura opposta. Eppure interpretano l’intesa come un obbligo dal quale non possono sottrarsi, perché Germania e Francia si considerano da sempre la spina dorsale del vecchio continente, e le nazioni forti in grado di contrastare la crisi. L’analisi che va dal trattato tra Adenaure e De Gaulle, alla coppia Kohl Mitterand, fino ai giorni nostri. Di fianco, una intervista al ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle, che dice: “L’asse Parigi-Berlino farà bene a tutta l’Unione”.

 

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini