Da vedere al cinema: “Il più bel secolo della mia vita” di Alessandro Bardani

Il più bel secolo della mia vita racconta l’anacronistica – e reale – legge per cui i figli disconosciuti alla nascita abbiano il diritto di conoscere le generalità dei genitori biologici soltanto dopo un secolo di vita

Da un esile pretesto narrativo, una delle tante carenze legislative del codice civile italiano, Bardani&Di Capua hanno tratto dapprima un testo teatrale di successo e ora questo esile film, “Il più bel secolo della mia vita”,  che si regge principalmente sulle performance attoriali. In scena l’ennesima variante della “strana coppia” on the road costretta ad andare d’accordo e a trovare un denominatore comune tra opposti caratteri e ancor più distanti obiettivi di vita. La legge in vigore prevede che i figli disconosciuti alla nascita abbiano il diritto di conoscere le generalità dei genitori (o almeno della madre) biologici soltanto dopo un secolo di vita. Traguardo piuttosto arduo da raggiungere. L’associazione che riunisce i “fratelli di culla” con questa sorte in comune, per sensibilizzare l’opinione pubblica e il parlamento al fine di una modifica legislativa, non trova di meglio che scovare in un ospizio l’unico centenario in vita che risponda ai requisiti ossia che sia stato abbandonato in fasce.

Caso vuole che la persona in questione sia un eterno ribelle, refrattario alle regole e alla disciplina radicato per giunta nella sua “contestazione perpetua” a dispetto degli acciacchi dell’età e delle inevitabili limitazioni fisiche. Ma lo spirito, si sa, rimane sempre libero e libero di volare anche oltre gli obblighi e le regole. A controbilanciare il debordante vecchietto, ossia a prelevarlo nell’ospizio e portarlo a Roma per una conferenza stampa, un giovane inibito e paludato, molto perbene e altrettanto ligio alle regole che si scontra fatalmente, di minuto in minuto, con le intemperanze senili del suo passeggero. Il resto è la scontata serie di gag cui i due personaggi danno vita con il corollario, di volta in volta, dei comprimari, tutti all’altezza della situazione. Se Castellitto, il Dustin Hoffman de noantri, non è certo una scoperta (anzi qui ci gioca non poco sul filo del gigioneggiare), Valerio Lundini conferma la propria comicità un po’ lunare già ben rappresentata in tv negli spot di Ticket Restaurant. Che altro aggiungere? Belli i tuffi nel passato degli anni ‘60 con spezzoni (e Sandra Milo) d’epoca. Alla fine si sorride, ed è già qualcosa.

E allora perché vedere Il più bel secolo della mia vita?

Perché tutti, nessuno escluso, culliamo in segreto il sogno di vivere cent’anni.

Dettagli del film Il più bel secolo della mia vita

sceneggiatura Alessandro Bardani, Luigi Di Capua cast Sergio Castellitto (Gustavo Diotallevi) Valerio Lundini (Giovanni) Carla Signoris (Gianna) Antonio Zavatteri (presidente) Elena Lander (Alina) Betti Pedrazzi (suor Grazia) Sandra Milo (proprietaria Jo) genere commedia lingua orig italiano prod Italia 2023 durata 83 min.

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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