All is lost- Tutto è perduto

Regia e sceneggiatura: J.C. Chandor, cast: Robert Redford (l’uomo), durata: 100′

One man show, si dice in gergo quando l’intero spettacolo grava sulle spalle di un solo protagonista. E ci vuole la classe di un attore come Robert Redford per reggere un’ora e quaranta di film senza nessun comprimario e senza quasi proferire parola. Il suo personaggio è un vecchio lupo di mare che sta navigando in solitaria nell’Oceano Indiano su una barca a vela di 39 piedi (12 m). Non sappiamo nulla di lui. Potrebbe essere un ricco annoiato in cerca di emozioni o un “travet” del mare che sta portando l’imbarcazione di altri. Ma non importa: il punto è la misura dell’uomo nei confronti della natura quando una serie di eventi contrari lo riduce in balia delle correnti, potendo contare solo sulle proprie forze. Forze intellettuali prima di tutto. E l’uomo risponde colpo su colpo con l’esperienza e l’attaccamento alla vita che gli permettono di salvarsi fino a che… tutto è perduto. Ma può il nostro eroe finire male dopo aver lottato così a lungo?

Un vero "One man show"
Tutto è davvero perduto?

Il grey panther Redford ci ha abituati a superbe performance cinematografiche e qui, alla soglia dei 77 anni (li farà il 18 agosto), rende credibile un personaggio decisamente distante da chi siede comodo in platea. Non nasconde le rughe, le chiazze della pelle e gli inestetismi dell’età, ma ne fa anzi lo specchio di una mente ancora lucida che è la sua vera e unica polizza sulla vita quando, man mano, perde la barca, l’equipaggiamento e poi anche la zattera di salvataggio. A dargli man forte vengono anche una sobria regia e ottime riprese a fior d’acqua e sottomarine, mentre la musica risulta a tratti un po’ fastidiosa e ripetitiva. Il riferimento più immediato che viene al cinefilo è Il vecchio e il mare di John Sturges (1958), con Spencer Tracy, dal romanzo di Hemingway, ma le somiglianze si limitano agli eterni gesti di chi va per mare su un guscio di noce. In realtà il film di Chandor e l’interpretazione di Redford hanno più a che fare con la Missione STS-65 che l’astronauta John Glenn compì nel 1998 a bordo di un Space Shuttle. Anche lui aveva 77 anni.

I commenti degli amici grey-panthers di seguito a questo articolo

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.

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  • Andrò a vedere il film, anche se penso che Robert Redford non abbia più niente del suo magico splendore (ve lo ricordate ne "La mia Africa" con Meryl Streep? Fantastico). Confesso di preferire, da senior, Clint Eastwood e l'insuperabile Paul Newman. Non fatemi andare più indietro, altrimenti vi cito Gary Cooper! Oggi è il giorno della donna: consentitemi qualche commento che non è propriamente di cinema! Giovanna

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