CD e altre musiche di settembre, di Ferruccio Nuzzo

Ad ogni primo ascolto di un nuovo, cioè a me sconosciuto, interprete, a un’emozionata curiosità si associa l’inevitabile paura di ricascare nel déjà entendu, soprattutto quando si tratta della registrazione di musiche di un repertorio sin troppo presente in un catalogo discografico che ormai lascia poco spazio alle sorprese.

Ed invece no, questo Lamento segreto per un amato ascoltatore dal suggestivo titolo è una entusiasmante sorpresa dall’inizio alla fine, animata dal talento austero ed appassionato di Giuseppe Rossi che dedica il suo programma a Robert Schumann, un compositore che gli è particolarmente congeniale.

Sin dall’inizio, Giuseppe illumina e fa vibrare tutti i tormenti della Fantasia in Do Magg. op. 17, con la lacerante invocazione amorosa che Schumann indirizza a Clara Wieck, la giovane virtuosa che il padre ancora rifiuta al giovane (26 anni) compositore che potrà sposarla solo quattro anni dopo. Completano il programma gli Albumblätter (Fogli d’album) una straordinaria raccolta di brevi brani il cui contenuto va dai momenti drammatici ed onirici della giovinezza perduta ad una deliziosa berceuse dedicata alla figlia Maria, mentre il breve Canone su “An Alexis è una rapida composizione fugata che rivela il fascino che Johann Sebastian Bach sempre esercitò su Schumann.

Schumann   

For a Beloved Listener a Secret Lament – Giuseppe Rossi: pianoforte – Dynamic (69’59)

 

 

 

 

 

 

 

 


Bach à Leipzig    

L’Apogée d’une pensée créatrice – Stéphane Bois: organo – Hortus (78’49) 

Un’antologia di musiche per organo che illustra in maniera esemplare una svolta fondamentale nel processo creativo di Johann Sebastian Bach. L’organo non è più esclusivamente un poderoso, poetico intermediario tra i testi sacri e l’assemblea dei devoti, tramite l’illustrazione, l’animazione sonora dei corali che scandiscono le funzioni liturgiche, ma il contenuto, il messaggio religioso si animano della necessità interiore del compositore, che coniuga in perfetto equilibrio Ars e Scientia.

Stéphane Bois è un interprete intenso e misticamente illuminato di questa raccolta di brani estratti dal III volume del Clavier-Übung (Esercizi per tastiera) che ben illustra – attraverso quei capolavori che sono le Variazioni Canoniche su “Vom Himmel Hoch Da Komm Ich Her”, BWV 769a, il corale An Wasserflüssen Babylon, BWV 653 (Super fulmina Babylonis) o le varie versioni di Vater Unser Im Himmelreich, BWV 682 (Padre nostro che sei nei cieli) questo momento decisivo nella carriera di J.S. Bach.

Perfettamente all’altezza dell’impresa l’organo Gérard Bancells della Cappelle Sainte-Claire di Toulouse.


Chopin  

Études – Gwendal Giguelay: pianoforte – By Classic (67’)

Giovane pianista di origine bretone, Gwendal Giguelay affronta valorosamente questo mostro sacro del repertorio pianistico, i 24 Études op.10 e 25 che Frédéric Chopin compose tra il 1829 et 1836, sovente considerati come un testamento musicale dell’immenso virtuoso pur giovanissimo all’epoca, o, diciamo piuttosto, come un rituale di transizione alla sua, ohimè breve, stagione adulta (chissà perché Gwendal preferisce completare il programma con la Berceuse opus 57 piuttosto che con i tre Études supplementari che Chopin scrisse nel 1840, rinunciando in tal modo all’integrale). 

Gwendal, che è, tra l’altro, un appassionato dell’improvvisazione musicale (e si è di sovente dedicato all’accompagnamento musicale di film muti) ha tutte le doti necessarie alla realizzazione di un programma rarissimamente suonato in pubblico nella sua integralità a causa, appunto, delle estenuanti difficoltà d’interpretazione. Se il confronto con gli Studi dall’andamento rapido, agitato – come l’Étude, op.25 no.11 in fa minore, Vento d’inverno o l’op.10 no.12 in do minore, “Rivoluzionario” – è sovente al limite dell’aggressività, del confronto musclé, a controcorrente della tendenza attuale alla ricerca del suono più sommesso degli strumenti d’epoca, negli Studi più meditativi, più rassegnati, come l’op. 10 no.3 In E Major, “Tristesse”, Gwendal esibisce tesori di sensibilità ed una mirabile ricchezza di sfumature sonore. 

Désiré Pâque   

Les Trios à clavier – Trio Spilliaert – Cyprès (72’46)   

Ho di recente parlato del Trio Spilliaert, l’interessante ensemble belga che ha già marcato la sua presenza nel repertorio discografico proponendo musiche ben poco note, o del tutto sconosciute, in disco e rarissime nelle sale da concerto. Mi sono procurato una delle sue prime registrazioni, attirato dal programma interamente dedicato a Desiré Pâque, un compositore a proposito del quale, a dire il vero, non conoscevo che qualche aneddoto ed il ritratto. Un personaggio veramente atipico, un misantropo restato ai margini degli anni folli, precursore, con la sua politonalità quasi atonale, di Arnold Schönberg. Caratteriale, sposato quattro volte, dopo aver tentato di fondare un conservatorio a Sofia insegnò la composizione ad Atene poi l’organo a Lisbona stabilendosi finalmente a Parigi dopo aver attraversato Germania, Svizzera e Inghilterra.

Il Trio Spilliaert è un interprete attento ed intelligente nel suo lavoro di rievocazione (vorrei quasi dire di ricostruzione) di questa musica piena di fermenti romantici, anche se sovente inquietata da procedimenti creativi che lo stesso Pâque definiva di «aggiunta costante»: un permanente accrescimento tematico, l’aggiunta di nuove idee musicali che poi restano lì, senza più ritornare, sviluppate o trasformate.

 

 


Syrinx    

Karl-Heinz Schütz: flauto, Fréderic Chaslin: pianoforte – Evidence Classic (61’)

Un complesso, ricco e completo programma «parigino» intitolato al celebre pezzo per flauto solo Syrinx di Claude Debussy. Accanto a questo iconico capolavoro ed al Prélude à l’après-midi d’un faune – egloga per flauto e orchestra (anch’essa di Debussy), libera illustrazione del famoso poema di Stéphane Mallarmé, qui in una trascrizione per flauto e pianoforte – si affollano composizioni più o meno note ma tutte splendide celebrazioni per il virtuosissimo flauto di Karl-Heinz Schütz.

Dalla Danse de la chèvre, H. 39 di Arthur Honneger all’avanguardista Density 21.5 che Edgar Varèse scrisse per celebrare il flauto di platino del gran virtuoso Georges Barrère (21,5 è la densità in gr/cm3 del platino) attorno alla Sonata di Francis Poulenc ed a quella di Frédéric Chaslin, qui registrata per la prima volta.

Con grande sensibilità ed una surreale purezza di suono Karl-Heinz Schütz volteggia poeticamente tra le fronde delle suggestive diversità del programma (syrinx, oltre che lo strumento pastorale – il flauto di Pan – è anche l’organo che permette agli uccelli di emettere i loro vocalizzi) accompagnato dal pianoforte di Frédéric Chaslin.

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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