Nell’arte il vero valore del cibo

Si parla spesso di cibo di ricette, di sapori. Molti sono i cuochi e gli esperti di cucina, uomini e donne, che trattano l’argomento sui giornali, nei settimanali, nei libri e nei canali televisivi. Ma si parla molto meno di ecologia, dello spreco del cibo e del valore dell’alimentazione e delle sue diverse caratteristiche in molte parti del mondo. Né si fanno sufficienti previsioni per l’alimentazione delle future generazioni in questo “affollato” pianeta.
Il fotografo americano Steve McCurry – noto da anni per il suo celebre ritratto di una donna afgana dagli intensi occhi verdi, prigioniera nel campo profughi di Peshawar in Pakistan, pubblicata sulla copertina del “National Geographic” – ha inaugurato nei giorni scorsi a Forlì una importante mostra di fotografie, in gran parte inedite, che fanno riflettere sul valore del cibo e il suo ciclo di vita, dalla produzione al consumo, in molte parti del mondo.
Il tema universale della nutrizione è rappresentato con toccanti immagini che mostrano alcuni diversi modi in cui il cibo viene prima di tutto prodotto e poi trasformato e consumato dalle popolazioni, soprattutto in Asia e in America Latina ma anche in Europa. Una importante sezione è dedicata al pane, che è un elemento primario per tutti. La mostra, ospitata in prima mondiale nei musei di San Domenico di Forlì, resterà aperta fino al 6 gennaio 2020 e probabilmente girerà poi in altre città.
Le foto di Steve McCurry, scattate in molti paesi del mondo negli ultimi trent’anni di intensa ricerca del fotografo, sono un valido spunto di meditazione sul tema dell’alimentazione e della carenza di cibo e delle difficoltà per procurarselo in molti casi e in molte parti del mondo. L’approccio del fotografo, di fronte ai diversi comportamenti della popolazioni, è sempre antropologico e coglie la diversità delle abitudini alimentari e dei costumi della gente. Il bambino e le donne che sembrano difendere il loro pane sono immagini molto forti, colte in un paese della Mauritania.
Alcune foto ci mostrano luoghi in cui alcune persone si ritrovano assieme attorno a un piatto, magari sedute per terra e in mezzo alla strada, ma egualmente felici di fronte al cibo, dimentichi di tutte le altre difficoltà. Ed è documentata anche l’abbondanza di cibo che si riscontra in altri paesi, come la ricca produzione di ortaggi e frutta che in Kashmir sono trasportati sulle barche per essere condotti nei mercati in cui i prodotti verranno venduti.
Altre immagini riguardano le diverse culture agricole in alcune piantagioni, o il vecchio modo di produrre alcuni alimenti tradizionali come la pasta.
Steve McCurry ha voluto denunciare anche verbalmente, era presente alla inaugurazione della mostra, l’enorme spreco che si fa del cibo in molte occasioni e in molti paesi “ricchi”. E mettere in evidenza quali sono i comportamenti e le responsabilità di coloro che con indifferenza sperperano maggiormente il cibo, sia nella fase del consumo che in quella della produzione. E generalmente questo avviene con maggiore frequenza nei paesi industrializzati, che spesso non avvertono e non denunciano il problema dello spreco alimentare.
Kabul, Afghanistan, 2008 © Steve McCurry
Il cibo è  spesso un elemento che divide le popolazioni nel mondo. Una parte ne consuma troppo, o lo consuma male, un’altra non ce ne ha abbastanza. E questo fenomeno della carenza è causato spesso da ragioni politiche o climatiche, o da tutte le due assieme. Ma si deve tenere presente anche una statistica e una previsione. Negli ultimi decenni, l’ammontare della popolazione urbana ha superato per la prima volta l’ammontare della popolazione rurale, dicono gli esperti. Ci sono pochi contadini che coltivano la terra, pochi agricoltori. Se consideriamo soprattutto la Cina, l ‘India e anche l’ America Latina, si prevede per il 2050 una ulteriore enorme crescita della popolazione urbana e una diminuzione di quella rurale, con il conseguente abbandono del territorio agricolo in molte parti del mondo.
E anche più vicino a noi, in diversi paesi europei, possiamo osservare che molte fiorenti zone agricole sono state abbandonate per scarso rendimento, o sono mutate le coltivazioni per ragioni climatiche, o per mancanza di braccia.
Ma l’agricoltura è fondamentale per l’uomo, per l’alimentazione, per l’ambiente,  ed  è importane continuare ad operare con tutti mezzi agrari innovativi e tradizionali.
Non c’è dunque da stupirsi se alcuni tecnici dell’OMAF, l’Osservatorio Metropolitano di Alimentazione del Futuro, nato recentemente a Milano e altri esperti del Centro per lo Sviluppo Sostenibile ipotizzano che, in un tempo non troppo lontano, se si trascurano le coltivazioni agricole, potranno comparire sulle nostre tavole anche alghe e insetti.
Srinagar, Kashmir, 1996 © Steve McCurry
Meglio quindi non sprecare cibo in nessun modo, e in nessuna occasione. E per quanto riguarda il nostro territorio agricolo, come suggeriscono anche gli esperti di Bruxelles, non si devono trascurare le piantagioni di ulivi che in Puglia sono in pericolo, minacciate da un pericoloso batterio dal nome esotico, la Xylella fastidiosa che uccide molti alberi secolari nel Salento e può espandersi. Tutelare certe coltivazioni agricole tradizionali come quelle degli ulivi in Italia, è molto importante anche per la difesa di un prodotto, l’olio che è tipico della cucina italiana.
Sono tutti  suggerimenti che servono a mantenere e a riattivare anche le conoscenze, e le tradizioni alimentari del passato, che hanno spesso origine contadina, ma sono diventate un vero patrimonio di sapori mediterranei riconosciuti ovunque.

 

Steve McCurry – “Cibo” – fino al 6 gennaio 2020

Musei San Domenico, Piazza Guido da Montefeltro 12, Forlì

Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle 19.00. Chiusura: tutti i lunedì e il 25 dicembre ad eccezione del 6 gennaio

Prezzi: Intero € 12,00 – Ridotto (over65) € 10,00

Informazioni: info@mostramccurry.it

Tagong, Tibet, 2000 © Steve McCurry
Laura Bolgeri:
Related Post