Le Troaine di Euripide, paradigma della nostra Storia, al Franco Parenti, a Milano

Teatro Franco Parenti – Sala Grande

“Troiane”  – dall’8 al 13 febbraio
da Euripide – adattamento e traduzione Angela Demattè – regia Andrea Chiodi – con Elisabetta Pozzi e con Graziano Piazza, Federica Fracassi, Francesca Porrini, Alessia Spinelli – scene Matteo Patrucco – costumi Ilaria Ariemme – luci Cesare Agoni – musiche Daniele D’Angelo – produzione Centro Teatrale Bresciano

Elisabetta Pozzi nel capolavoro senza tempo di Euripide: la grande epopea degli sconfitti troiani, paradigma straziante e altissimo di ogni vinto nella Storia. In un allestimento innovativo che unisce attori e pubblico, un testo immortale che va al cuore dei grandi temi della nostra civiltà: il rapporto tra essere umano e destino, il lutto e il compianto, i legami familiari e generazionali, che eventi enormi e dolorosi travolgono, lasciando chi resta nello smarrimento e nell’affannosa ricerca di un senso.

Come si può oggi rappresentare una tragedia dopo averne vissuta una ma senza averla vista, senza aver compianto i morti, in altre parole, dopo aver avuto di essa solo un simulacro virtuale? Vite umane ridotte a tamponi, incertezza sull’importanza di parole come: carità, gesto, affetto, compianto, rito, vicinanza.

Foto © Masiar Pasquali

Paura della morte. Ma è nel sentirsi mortale che l’uomo diventò umano molte migliaia di anni fa: inventò parole, gesti e riti che potessero dialogare col mistero. Nel dire questo ci sentiamo come Cassandra, eppure continuiamo a urlare: l’uomo dentro è bestia e angelo, testa e visceri e bisogna fidarsi che la parola si aggrappi da qualche parte e prima o poi diventi carne. Eppure, anche noi artisti abbiamo acceso il reale per sorbire la tragedia per essere sicuri che da qualche parte qualcuno consumasse al posto nostro il calice del dolore. Qualche volta ci siamo quietati. Perché non era nostra la responsabilità, non potevamo fare niente. Siamo stati bambini obbedienti. Con la voglia di essere incoscienti. Cosa potevamo raccontare? Quel che vuole l’autore, il pubblico, il teatro è che vada avanti la storia: perché si dica chi è il cattivo e ci si liberi dal male. Da quando Omero scrisse “del pelide Achille l’ira funesta” la fama funziona, la bellezza funziona, ma se uno ce l’ha, infiamma l’invidia e dunque accade che sia sterminato. La trama perfetta della storia d’Occidente. Ma c’è qualcosa di nascosto da trovare in quei resti di parole sacre che Ecuba pronuncia: questa ricerca è il nostro estremo tentativo di guardare quel che siamo oggi.

Foto © Masiar Pasquali

“Ogni essere umano ha dentro di sé il seme del male. Un potenziale di violenza emerge dal lato oscuro di noi stessi e ci spinge continuamente a cercare il potere — a volte il potere assoluto — la sopraffazione dell’altro, e la tragedia entra nelle case sotto forma di letteratura, di immagine, di cosa lontana. Ma la tragedia vive presente sotto forma di accadimenti reali, di morti giornalieri, di presente contemporaneo. La tragedia antica ci ha insegnato tutto, ma sembra non averci cambiato. Quelle immagini antichissime hanno rimbalzato continuamente nei secoli fino ad ora mentre io scrivo e voi leggete: figli strappati alle madri, morti insepolti e portati via, sete di potere, lotta per il potere… persino Amleto si interroga su questo persistere del significato della tragedia, e proprio di Ecuba: “Che cos’è Ecuba per lui, e lui per Ecuba perch’egli possa piangere ancora così?”. Perché possiamo piangere ancora così? Forse Euripide lo sapeva bene, conosceva il cuore tragico della sorte umana, sapeva che l’uomo nasce crudele, nasce per soffrire. Ma se vogliamo trovare uno spiraglio, un fiato di speranza io la ritrovo in quell’inizio di Ecuba in cui la regina dice: “Dobbiamo alzare la testa…”. Ecco, dobbiamo alzare lo sguardo, sollevare la testa e provare ad andare oltre la tragedia, non andrà tutto bene, ma andrà tutto secondo un bene misterioso che noi cerchiamo di indagare. Partiamo da Troiane di Euripide per interrogarci sul senso del tragico, sul senso del male che entra nella nostra vita, nelle nostre case”. Il regista, Andrea Chiodi

Orari:  martedì 8 Febbraio h 20:00;  mercoledì 9 Febbraio h 19:45; giovedì 10 Febbraio h 21:00; venerdì 11 Febbraio h 19:45; sabato 12 Febbraio h 16:00; sabato 12 Febbraio h 19:45; domenica 13 Febbraio h 16:15

Prezzi: I settore> intero 38€ II settore > intero 30€; over65 18€; convenzioni 21€ III settore > intero 21€; over65 18€; convenzioni 21€

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Foto © Masiar Pasquali
redazione grey-panthers:
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