Una mostra a Rovigo ripercorre i 70 anni dall’alluvione del Polesine

Da una catastrofe può derivare anche qualcosa di positivo? L’interrogativo – non privo di attualità – è alla base della mostra “70 anni dopo. La Grande Alluvione” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e curata da Francesco Jori, in programma a Rovigo a Palazzo Roncale fino al 30 gennaio 2021.Era il 14 novembre 1951 quando tra Canaro e Occhiobello il Po rompeva e apriva una breccia di oltre duecento metri. Fu l’inizio della tragedia del Polesine. Metà della provincia di Rovigo si trovò sommersa da acque fangose su cui galleggiano carcasse di animali e quanto la potenza del Grande Fiume aveva strappato da case e suoli. Questa catastrofe naturale senza precedenti causò un centinaio di morti e costrinse all’esodo 180.000 persone. Poi la rinascita. Complessa, lenta ma potente, che ha plasmato il Polesine di oggi. “Ricordare oggi, a settant’anni di distanza, quell’evento è un dovere sociale”, afferma il Presidente della Fondazione, Gilberto Muraro. “Non tanto, o non solo, per ripercorre una cronaca che si è fatta storia. Ma per capirne la genesi, ciò che nel tempo ha condotto a quei terribili giorni. Per riflettere, nell’oggi, sull’eterna e disattesa urgenza di rispettare i fiumi e l’ambiente. Ed è anche occasione per capire, mentre i testimoni diretti dell’evento diventano sempre più rari, cosa di esso sia rimasto nel dna personale e sociale dei Polesani, di quelli che hanno continuato a vivere in Polesine e dei Polesani costretti a nascere e crescere altrove. Per i quali la Grande Alluvione è un brano importante della storia familiare, ancora presente ma fatalmente destinato ad evaporare generazione dopo generazione”.

Questa mostra intende soprattutto focalizzare come quella tragedia si ripercuota oggi nel tessuto fisico, sociale ed economico del Polesine. Cercando di indagare “cosa”, oltre al ricordo, al dolore, alle tragedie personali e sociali, derivi oggi – 70 anni dopo – da quell’Alluvione. Che certamente “bloccò” un territorio ma che orgogliosamente, grazie anche alle previdenze statali per le aree disagiate e agli aiuti di molti italiani e non solo, ebbe la forza di riprendersi, pur restando estraneo all’esplosione industriale che a partire dagli anni Sessanta mutò il volto di altre province del Veneto.

“In carenza di un vero sviluppo del comparto industriale”, annota il curatore della mostra Francesco Jori – il Polesine ha puntato su quello agricolo, riqualificandolo e riqualificandosi, dal riso alla orticoltura”. Un territorio che ha fatto di un Delta abbandonato e nemico, di una terra di malaria prima e di pellagra poi, una delle più ambite e importanti aree umide d’Europa, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio della Biosfera. Che ha saputo qualificare anche il patrimonio del suo mare, con la mitilicoltura e la pescicoltura di eccellenza. Che da quella tragedia è stato spinto a rispettare, tutelare e valorizzare il suo ambiente. E che ha ricominciato a guardare alla globalizzazione, ricordando di essere stato, per un millennio, quando Adria dava il suo nome ad un mare, uno dei gangli di incontro delle reti commerciali del mondo.
In questi 70 anni non sono certo mancati distorsioni ed errori, fisiologico frutto dei tempi e della legittima necessità di lavoro e di benessere. Ma nel suo insieme questo territorio costituisce oggi un patrimonio ambientale e umano altrove perduto. Un patrimonio che consente oggi al Polesine di continuare a pianificare un futuro di qualità.

Campagne del Polesine, 17 novembre 1951 ©Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

“70 anni dopo. La Grande Alluvione” – fino30 Gennaio 2022

Rovigo, Palazzo Roncale

Orari: dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 – sabato, domenica e festivi dalle 9.00 alle 20.00

Prezzi: Intero 5 euro; Ridotto 3,50 euro

Informazioni: tel. 0425 460093 – info@palazzoroverella.com

Allestimento di una passatoia di fortuna, a Sant’Apollinare, una frazione di Rovigo, nei giorni dell’alluvione del Polesine, 2 dicembre 1951 ©Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo
redazione grey-panthers:
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