Venezia 77, il mondo del cinema riparte da qui

Finalmente si (ri)parte! Con la 77a edizione della Mostra del cinema di Venezia, fino al 12 settembre. La prima dell’era post-covid, anche se in realtà molto poco “post” dato che la pandemia è tutt’altro che debellata. Ma il segnale è importante per tutto il mondo del cinema. Diciamo meglio: per tutta l’industria dello spettacolo. Perché ormai, da quasi 20 anni, le mostre internazionali sono ostaggio delle poche multinazionali dell’intrattenimento che se ne servono come formidabile (e gratuito) traino pubblicitario per i loro prodotti di consumo. Basta vedere i palmares più recenti, ma soprattutto, bastano i nomi di chi siede nelle giurie. Composte ormai quasi solo da attori, attrici, registi e “cinematografari”, spesso neppure di primo piano, che a quelle major devono tutto. A cominciare dai contratti di lavoro. Cosa possiamo aspettarci da una signora australiana che recita a Hollywood, non ha neppure frequentato l’università e per la quale sicuramente i top dello schermo sono “Il Signore degli anelli” e “Indiana Jones”? E pensare che fino agli anni ’90 del secolo scorso sullo scranno più alto dei giudici c’erano nomi come Luigi Chiarini, Mario Gromo, René Clair, Mario Soldati. Carlo Bo, Giorgio Bassani, Alberto Moravia, Eugenio Montale, Alain Robbe-Grillet, Italo Calvino, Michelangelo Antonioni… E tra i giurati André Bazin, Rafael Alberti, Nikolaj Lebedev, Jay Leyda, Edgard Morin. Si noti, tra l’altro, la quantità di letterati, scrittori, intellettuali, studiosi, tutti indipendenti dal mondo del cinema e della sua industria. Tant’è. Si dice poi che i festival danno visibilità a film che altrimenti non si vedrebbero nemmeno col telescopio, a opere anche di paesi esclusi dal mercato globale. Vero. Al red carpet della selezione ufficiale fanno da contraltare le varie Giornate degli Autori, Orizzonti, Biennale College e Fuori Concorso, ma è una foglia di fico perché spesso la qualità dei film di queste sezioni è modesta anche se la bella sorpresa è sempre in agguato. Tra l’altro per seguire proprio le rassegne collaterali veneziane, il web dà una mano con il sito www.mymovies.it/ondemand/biennalecinema/ che con 19,90 euro propone in streaming le proiezioni di tutti i film non in concorso.

Le attese, i favoriti, gli outsider

Naturalmente non possiamo parlare nel merito delle opere che passeranno a Venezia 77 non avendole ancora viste. Possiamo però districarci tra le attese, i favoriti, gli outsider in base a quanto trapelato (più o meno artatamente) nel corso delle riprese, del lavoro di selezione e, ovviamente, dagli uffici stampa. Fatto sempre salvo che per mettere le cose a posto, nelle rassegne festivaliere del terzo millennio, basterebbe pochissimo. Basterebbe semplicemente levare dalla denominazione ufficiale della rassegna veneziana – che è: Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – la parola Arte. Tanto ormai (tranne pochissime eccezioni quasi tutte extrafestivaliere) il cinema “d’arte” è più raro delle mosche bianche.

Lacci

Cominciamo dal fuori concorso che ha aperto la rassegna: Lacci di Daniele Luchetti tratto dal romanzo di Domenico Starnone. L’unico su cui possiamo dare un giudizio avendolo visto. Luchetti è regista dal tocco leggero e garbato (spesso l’abbiamo definito il Mattoli del terzo millennio) a suo agio soprattutto nella commedia, appunto, con il sorriso non con lo sghignazzo. Alle prese con una storia dai risvolti più drammatici ne esce bene, supportato da un ottimo cast. Lo rivedremo in sala (e ne riparleremo) il 1 ottobre.

Tra i film in concorso, l’autore italiano in pole position è sicuramente Gianfranco Rosi con il suo Notturno, documentario girato nel corso di tre anni nei martoriati paesi in guerra del Medioriente. Dal punto di vista del palmares, tutti si augurano il terno secco dopo Sacro Gra (Leone d’oro) e Fuocoammare (Orso d’oro). Il nostro timore è che il film sia sulla falsariga dei due precedenti, premiati a nostro parere ben oltre i reali meriti. Ma non desideriamo altro che essere smentiti. Notturno esce il 9 settembre, il giorno successivo al passaggio veneziano.

“Brillante, colta, libera e appassionata, Eleanor è la figlia minore di Karl Marx: tra le prime donne ad avvicinare i temi del femminismo e del socialismo. Partecipa alle lotte operaie, combatte per i diritti delle donne e l’abolizione del lavoro minorile. Quando, nel 1883, incontra Edward Aveling, la sua vita cambia, travolta da un amore appassionato ma dal destino tragico”. Così recita la sinossi di Miss Marx, altro film italiano in concorso per la regia di Susanna Nicchiarelli. Da outsider, la giovane regista romana non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare dalla vetrina veneziana. Il film esce in sala il 17 settembre.

Altra regista in gara è Emma Dante con Le sorelle Macaluso, storia familiare siciliana raccontata nell’arco di alcuni decenni. Film sul tempo e sulla memoria, dunque. Non proprio una cosa originale come soggetto per cui lo stile e la forma saranno determinanti. Ultimo film italiano in concorso è Padrenostro di Claudio Noce. Storia di bambini nell’Italia degli anni di piombo. Anche questo esce in sala il 17 settembre.

The world to come

Tra i pezzi da 90 di Hollywood spicca invece la produzione Disney Nomadland, di Chloé Zaho, storia on the road negli anni della crisi con Frances McDormand nel ruolo principale come attrice e in quello, dietro le quinte, di coproduttrice. Ancora storie al femminile in un altro film americano, The World to Come, drammone ambientato a metà ‘800 in puro stile frontiera. Piacevoli sorprese (o clamorose delusioni) possono venire da altri film in concorso dovuti a rinomati registi o semiesordienti semisconosciuti. Come Cari compagni di Andrej Konchalowski, Amants di Nicole Garcia, Laila in Haifa di Amos Gitai, Moglie di una spia di Kiyoshi Kurosawa, Tra una morte e l’altra di Hilal Baydarov. Il toto-leone è aperto.

Effetti collaterali

Paolo Conte via con me

E veniamo alle rassegne di contorno. Detto di Luchetti, tra gli altri film attesi nel Fuori Concorso spiccano l’inglese The Duke, di Roger Michell, storia di un furto d’arte, l’americano Run Hide Fight, sulle stragi nelle scuole Usa, e il ritorno sullo schermo di Gavino Ledda, l’autore di “Padre Padone”, dopo 43 anni dal film dei Taviani nel cast di Assandira di Salvatore Mereu. Sempre Fuori Concorso, ma nella sezione non fiction, c’è attesa per il documentario Molecole di Andrea Segre. Questa la genesi del film: “Tra febbraio e aprile di quest’anno Andrea Segre, che da anni vive a Roma, è rimasto bloccato dal lockdown a Venezia, la cittàdi suo padre Ulderico. Lì stava lavorando a due progetti di teatro e cinema sulle grandi ferite della città: il turismo e l’acqua alta. Mentre girava, il virus ha congelato e svuotato la città davanti ai suoi occhi, riconsegnandola alla sua natura e alla sua storia, e in qualche modo anche a lui”. Sicuramente da vedere, almeno per curiosità. Sempre tra i documentari, si segnalano Paolo Conte via con me, di Giorgio Verdelli, sull’avvocato astigiano con la passione per la canzone d’autore, Salvatore, Shoemaker of Dream, di Luca Guadagnino su Salvatore Ferragamo e la sua maison, Opper/Welles, di Orson Welles, per i nostalgici del grande cinema, e Greta, di Nathan Grossman sulla piccola svedese (Greta Thumberg) che si è fissata di cambiare (in meglio) il mondo.

Orizzonti è la rassegna più “terzomondista” della Biennale con film dalla Palestina, dal Maghreb, dall’Iran, dalla Costa d’Avorio, dalle Filippine, dalla Cina, dal Messico, dal Kazakistan (anche se spesso coprodotte con paesi europei per ovvie ragioni di mercato), ma dove figura anche l’italiano I predatori di Pietro Castellitto, somigliantissimo figlio (in questo caso d’arte) di papà Sergio.

Molecole
Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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