Film in DVD: “L’incredibile viaggio del fachiro” di Ken Scott

titolo orig. The Extraordinary Journey of the Fakir sceneggiatura Luc Bossi, Romain Puértolas dal suo romanzo “L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea” (Einaudi) cast Dhanush (Ajatashatru Oghash Rathod detto Aja) Bérénice Bejo (Nelly Marnay) Erin Moriarty (Mary) Barkhad Abdi (Wiraj) Ben Miller (ufficiale Smith) Gérard Jugnot (Gustave) Sarah-Jeanne Labrosse (Rose) genere commedia prod Fr 2018 durata 92 min.

 

Quando Bollywood sbarca sulla Senna non può che uscire un film come questo: favoletta edificante in salsa europea con antefatto e conclusione nel Punjab e intermezzi di musica e ballo proprio come si usa sulle rive del Gange. Il tutto racchiuso in un flash back del protagonista che racconta le sue avventure a un gruppetto di ragazzini a rischio in modo da indurli a rimettersi in carreggiata. Un po’ come ha fatto lui stesso, ladruncolo di strada fin dalla più tenera età e prestigiatore non per vocazione, bensì per meglio alleggerire passanti e turisti. Per una promessa fatta alla madre, il nostro arriva nella Ville Lumière con un sogno e senza un soldo, ma una serie sbalorditiva e ininterrotta di colpi di scena lo portano, nell’ordine, in

Inghilterra, a Barcellona, Roma, Tripoli e poi di nuovo a Parigi. In ciascuna delle tappe vive altrettante avventure in compagnia, di volta in volta, di migranti o esponenti del jet set, ladri e farabutti o amici per la pelle, donne disponibili o poliziotti feroci. Trovando miserie abissali e fortune colossali, amori e tradimenti, persecuzioni e solidarietà. Fermiamoci qui per carità di patria, tante e tali sono le iperboli, i voli (non solo aerei, ma anche pindarici), gli apologhi, i vaniloqui e gli sproloqui, i frizzi, i lazzi, le capriole, le piroette e le giravolte della trama. Morale: un garbato divertimento a buon mercato, un pizzico di esotismo di maniera e il classicissimo “volemose bene” finale. Che pretendere d’altro? Ecco, magari un po’ più di sostanza, ma al cinema non si può sempre avere tutto.

 

E allora perché vederlo?

Perché i sogni fanno bene alla salute. A cominciare da quelli cinematografici.

 

Egidio Zanzi:
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