Da vedere in streaming: “Nonostante la nebbia” di Goran Paskaljević

sceneggiatura Goran Paskaljević, Filip David, Marco Alessi da un soggetto originale di Goran Paskaljević cast Donatella Finocchiaro (Valeria) Giorgio Tirabassi (Paolo) Francesco Acquaroli (Luciano) Francesca Cutolo (Marta) Gabriele Donnini (Pietro) Luigi Diliberti (Luigi) Anna Galiena (Laura) Paolo Triestino (il parroco) Pino Calabrese (il medico) Alì Mousa Alì Sarhan (Mohammed) Tamara Aleksić (Tamara) Yousef Hassab El Nabbi (Samir) genere drammatico prod Ita, Nord Macedonia, Serbia 2019 durata 89 min.

 

In concomitanza con la Giornata Internazionale contro la Discriminazione Razziale, che cade il 21 marzo, sulle piattaforme Prime Video, CGDigital, Itunes, Gplay, Rakuten e Chili esce questo diciottesimo e ultimo lungometraggio diretto dal regista serbo-francese Goran Paskaljević, scomparso a 73 anni nel 2020. Sull’ultima inquadratura del film una didascalia avverte che “Più di 10mila bambini migranti non accompagnati sono scomparsi in Europa negli ultimi tre anni. Metà dei quali in Italia” essendo il nostro paese il punto d’approdo delle principali rotte migratorie che interessano il bacino del Mediterraneo.

E di questi bambini si parla nel film. Anzi di uno solo che potrebbe peraltro essere l’esempio e il paradigma di tutti gli altri 3mila e passa. Paolo, ristoratore in un paese dei Castelli Romani, tornando a casa in una sera di pioggia, trova per strada un bambino rannicchiato al freddo e decide di portarlo con sé a casa. Il bimbo si chiama Mohammed, è un siriano che ha perso i genitori nel naufragio del gommone su cui viaggiavano, ma che crede vivano in Svezia, dove lui stesso vuole arrivare. A casa, la presenza del bambino turba Valeria, moglie di Paolo, che alla fine acconsente a ospitarlo per permettergli di recuperare le forze. Il punto è che Valeria patisce ancora le conseguenze psicologiche della recente scomparsa per malattia del suo bambino, coetaneo di Mohammed. Il pericoloso transfert della donna sul “figlio adottivo” potrebbe per altro verso essere ancora più traumatico del lutto da elaborare. Ben congegnato nello sviluppo drammaturgico, il film presenta qualche debolezza e schematicità dell’assunto, sopperito peraltro dalla buona prova attoriale di tutto il cast. E se le doti interpretative di Donatella Finocchiaro sono ben confermate in questo ruolo né facile né accattivante, una piacevolissima sorpresa viene dal meno noto Giorgio Tirabassi, capace di dare tutte le sfumature giuste al personaggio di Paolo, marito comprensivo ma confuso e incerto su ciò che sia meglio per la donna che ama e per il bambino che ha accolto.

E allora perché vederlo?

Il perché lo spiega la didascalia finale.

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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