Gemma Bovery

regia Anne Fontaine sceneggiatura Pascal Bonitzer, Anne Fontaine cast Fabrice Luchini (Martin Joubert) Gemma Arterton (Gemma Bovery) Jason Flemyng (Charlie Bovery) Isabelle Candelier (Valérie Joubert) Niels Schneider (Hervé de Bressigny) Mel Raido (Patrick) durata 99′

Ecco una resistibile M.me Bovary dei giorni nostri che gli sceneggiatori hanno tratto dall’omonima graphic novel di Posy Simmonds, ispirata ovviamente al capolavoro di Flaubert. Qui il protagonista è però Martin, intellettuale parigino che lascia la capitale per trasferirsi in un villaggio della Normandia dove si mette a fare il panettiere. Delle sue ambizioni di gioventù gli rimangono una fervida immaginazione e una passione per la grande letteratura, in particolare i capolavori dell’800. Passione che si risveglia quando in paese arriva una coppia di inglesi: Charles Bovery e sua moglie Gemma. Potenza del nome, i loro comportamenti sembrano ben presto imitare quelli dei protagonisti del romanzo. Martin allora si prodiga perché il destino della coppia non segua la trama di Flaubert, ma la bella signora Bovery non ha letto i classici e intende vivere la propria vita come più le piace… La regista franco-lussemburghese Anne Fontaine (suo il film  Coco avant Chanel) compone a sua voltaun omaggio a Flaubert soprattutto attraverso le immagini della campagna normanna, regione cara allo scrittore come a molti intellettuali e pittori suoi contemporanei. Il film è stato infatti interamente girato nel dipartimento della Seine Maritime, tra Doudeville, capitale normanna del lino, e la Côte d’Albâtre (Costa d’Alabastro), costellata di falesie calcaree. Location principale, il villaggio di Lyon la Forêt, circondato da un faggeto di undicimila ettari. Alcune riprese sono state effettuate anche a Rouen, la capitale regionale, con la splendida cattedrale gotica tante volte dipinta da Monet, e le stradine del centro storico rimaste come all’epoca di Flaubert.

 

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
Related Post