CD e altre musiche di aprile II, di F. Nuzzo

Pubblicato il 16 Aprile 2016 in , da Ferruccio Nuzzo

Il clavicembalo, all’onore nello scorso numero, evoca inevitabilmente – almeno nel panorama delle mie preferenze musicali – la viola da gamba, magico strumento, passione regale – «cosa c’è di meglio di una viola da gamba – sembra dicesse Louis XIV -, ma DUE viole da gamba!» – e protagonista degli intrattenimenti eleganti nei saloni parigini e delle brumose, nostalgiche Fantaisies e Divisions (una forma di Variazioni) anglosassoni.

Alqhqi_violes du ciel et de l'enferE protagonisti della musica per questo magico strumento furono Marin Marais e Antoine Forqueray le père da non confondersi con il povero Jean-Baptiste-Antoine che di questo diabolico e gelosissimo padre fu la vittima ma anche il devoto continuatore e trascrittore delle sue composizioni (per il clavicembalo). «La viola fu nelle grazie del Re Louis XIV, con Marais per le sue Suites e Forqueray le père per i suoi Preludi che tendevano alla Sonata. Per il primo si diceva suonasse come un Angelo, e per l’altro come il Diavolo». (Hubert le Blanc ne «La difesa della viola da gamba contro le imprese del violino e le pretese del violoncello»). E della musica di questo angelo «plurale e ambiguo» e della diabolica sauvagerie di Forqueray è folgorante interprete Fahmi Alqhai, accompagnato dal fratello Rami alla viola da gamba con gli altri componenti dell’Accademia del Piacere nello splendido cd Les Violes du Ciel et de l’Enfer Alqhai&Alqhai (56’29).

Tre brani di Marin Marais sono in video su YouTube: Le Tourbillon , la Sarabande in sol minore e L’Arabesque, ed uno di Forqueray: La Montigni. La qualità dell’immagine non è sempre all’altezza del suono, ma il virtuosismo e l’eleganza del gesto di Fahmi sono comunque evidenti.

images  Les Violes du Ciel et de l’Enfer

 

ForquerayForqueray  

Pièces de Viole – Atsushi Sakai: viola da gamba, Christophe Rousset: clavicembalo, Marion Martineau: viola da gamba – Aparté (79’ + 74’ + 47’)

Ed ecco che Antoine Forqueray le père è, finalmente, onorato come certamente la sua tenebrosa musica merita, autorizzandoci a mettere in secondo piano – dopo tre buoni secoli – il suo terribile carattere e le vessazioni che inflisse al devoto e virtuoso (e non soltanto musicalmente) figlio Jean-Baptiste, grazie al quale le sue musiche sono giunte sino a noi, in originale per alcune, ed altre nelle trascrizioni per clavicembalo che egli stesso scrupolosamente curò. (Lo ho già raccontato, ma, per chi non ricordasse, il padre fece imprigionare il figlio quand’egli ebbe vent’anni – geloso delle sue qualità che ne facevano un possibile rivale e/o per vendicarsi su di lui di un lungo processo di divorzio – e tentò poi di farlo esiliare. Per fortuna gli amici di Jean-Baptiste intervennero scrivendo al Re che «senza dubbio il figlio Forqueray è vittima dell’ingiustizia, della crudeltà e dell’evidente gelosia del padre per le qualità del suo figliolo»).

Per tanti anni questo aneddoto, confortato da un feroce ritratto del compositore e virtuoso della camera di Louis XIV, è stato quasi più conosciuto della sua musica, anche se alcune delle sue più rappresentative opere sono state registrate in qualche sporadico disco. Ed ecco che il sensibile Atsushi Sakai accompagnato da Christophe Rousset e da Marion Martineau ci propone in 3 cd un’intensa integrale delle Suites, le sole delle oltre 300 composizioni di Antoine Forqueray che ci siano pervenute a stampa, pubblicate, appunto, dal figlio due anni dopo la morte del padre, (qualche altra opera è stata trovata in manoscritto, copiata nelle raccolte di altri compositori).

Alternando le pagine virtuose agli imprevedibili momenti di inquieta tenerezza, il Forqueray di Atsushi Sakai è spesso più doloroso che funesto, un demonio tormentato che digrigna i denti torcendosi le trippe nel vano tentativo di liberarsi della sua legenda.

images   Forqueray


 

Marais_JoubertMarin Marais    

Pièces favorites – François Joubert-Caillet: viola da gamba, L’Achéron – Ricercar (75’53)

E – avendo dato la priorità, come di dovere, al Diavolo – completiamo ora il binomio con la risposta dell’Angelo che si annuncia con un’ambiziosa integrale per l’archetto di uno dei più interessanti gambisti della nuova generazione. «Marin Marais è un compositore ormai conosciuto e rispettato – scrive François Joubert-Caillet, che prepara questa integrale – ma su cosa si basa questa reputazione? Un film, una biografia ed alcune stupende registrazioni bastano a descrivere il suo talento ? Immergendomi nelle profondità della sua opera non ho potuto far a meno di pensare che la vastità del genio di Marais supera di molto quel che noi crediamo percepire di lui. Una domanda si è, quindi, imposta: e se questa fosse l’occasione per finalmente conoscerlo?».

Ed il modo migliore per iniziare questa conoscenza è il cd che il virtuoso ha registrato in guisa d’introduzione all’integrale, un’antologia delle composizioni più celebri, se non le più conosciute, tra quelle che l’illustre gambista della «Chambre du Roi» scrisse per la delizia dei concerti privati del Re Sole. Le voci umane, il Tombeau pour Mr de Sainte Colombe (che fu suo maestro) dal II Libro, ma anche L’Arabesco, Il Turbine e Le Badinage dal IV Libro, scritti dopo la morte del Sovrano suo protettore da Marais già vecchio, come un ultimo bastione di un’arte ormai lontana, per uno strumento ormai seriamente minacciato dalle «pretese del violoncello» (vedi, più su, Hubert le Blanc).

François Joubert-Caillet è interprete fantasioso e sensibile, che non esita a dir la sua evocando atmosfere più trasparenti e delicate di quelle che i suoi più o meno illustri predecessori hanno instaurato attorno a questi magici acquerelli, e l’Acheron accende, sfumandole, le luci degli opportuni crepuscoli. Ad oggi, il I Libro è completato, ed i II su buona strada; appuntamento ad inizio 2017 per la scoperta del I Libro.

images  Marin Marais

La vache

Haïdouti Orkestar & Ibrahim Maalouf: tromba – Mister Production

Red & Black Light

Ibrahim Maalouf: tromba – Impulse

Kalthoum

Ibrahim Maalouf: tromba – Impulse

Genio musicale e personaggio di coinvolgente umanità, Ibrahim Maalouf festeggerà tra poco dieci anni di scena, dieci anni che lo hanno portato in giro per il mondo, araldo di una musica che non conosce limiti né costrizioni. Ibrahim è nato in Libano in una famiglia d’intellettuali ed artisti che gli ha dato, attraverso la tromba ed il pianoforte, le basi di una formazione che va dalla musica classica a quella tradizionale araba (il padre, che è stato allievo di Maurice André, ha inventato uno strumento che, grazie ad un quarto pistone, permette di suonare i quarti di tono, essenziali a questa musica). Ibrahim ha poi seguito a Parigi il cursus tradizionale del conservatorio e dei concorsi che lo hanno consacrato in tutto il mondo. maalouf_2A 26 anni è già professore, ma, ben presto, la sua visione dell’insegnamento della musica classica, in netto contrasto con quella ufficiale, gli fa abbandonare questa attività per creare una nuova classe di improvvisazione, una pratica che, un tempo molto diffusa nei generi più diversi – vocale e strumentale, religioso o profano e sopratutto popolare – è oggi trascurata nel sistema d’educazione musicale europeo. A parte questa sua iniziativa, Ibrahim Maalouf continuerà a impegnarsi per l’integrazione dell’improvvisazione nelle scuole di musica, nei conservatori ed in tutte le istituzioni dell’insegnamento pubblico.

Scoperto dal gran pubblico in occasione delle Victoires de la Musique 2014, oggi la sua attività consiste particolarmente nei concerti, nelle grandi sale di tutto il mondo – dalla Turchia agli Stati Uniti e dall’Egitto all’Inghilterra -, da  ma anche nei club di jazz di Parigi, con formazioni diverse, e nella composizione di musica per film (quella per Yves Saint Laurent è stata in lizza per il César). Il più popolare dei cd che vi propongo è, appunto, quello delle musiche per La vache (La vacca), il divertente film di Mohamed Hamidi, registrato con l’Haïdouti Orkestar – l’orchestra-fanfara balkano-turca -: melodie orientali movimentate da una prorompente vitalità gitana.

MaaloufGli altri due cd sono un’omaggio alle donne: Red & Black Light e Kalthoum, dedicato all’Astro d’Oriente, l’egiziana Oum Kalsoum, ancor oggi considerata come la più grande cantante di lingua araba. Musiche limpide e trasparenti che ispirano il canto e incitano alla danza, ma sempre ricche di una componente meditativa, mistica, dagli accenti malinconici che Ibrahim paragona ad «una preghiera collettiva universale».

images  Kalthoum

images Red & Black Light

images La vache


alla breve

GuiguesLe voyage d’Allemagne  

Bach, Telemann, Schenck – Emmanuelle Guigues: viola da gamba – L’Encelade (63’)

Il mio altare eretto alla gloria della viola da gamba attraverso i miracoli dei suoi due numi tutelari non sarebbe completo se non citassi altri geni che a questo magico strumento hanno dedicato alcune delle loro più belle pagine. Il viaggio che Emmanuelle Guigues ci propone seguendo gli itinerari della scuola tedesca per la viola da gamba inizia con l’intenso Echo du Danube dell’olandese Johann Schenck per concludere con la Sonata in Re maggiore di Telemann. Bizzarramente, tra questi due compositori, Emmanuelle – che già di J.S. Bach ha splendidamente registrato le Sonate – ha inserito una trascrizione della sua V Suite per violoncello. Emmanuelle Guigues tratta queste pagine con grande delicatezza e sensibilità, mettendo in luce le sottigliezze di uno stylus phantasticus che eleva il canto della viola da gamba ad altezze non cortigiane.

 images   Le voyage d’Allemagne


 

VitaudMiroirs  

Dutilleux – Liszt – Jonas Vitaud: pianoforte – NoMadMusic (68’30)

Ho più volte manifestato in queste pagine la mia poca simpatia per Liszt. Accolgo, tuttavia, con buona volontà ed interesse ogni tentativo per dare alla sua musica ulteriori significati, al di là dello sfrenato virtuosismo e dello sciropposo romanticismo. Benvenuto, quindi, questo interessante cd nel quale il pianista Jonas Vitaud associa coraggiosamente, come in un gioco di riflessi, Franz Liszt a Henri Dutilleux, uno dei più interessanti compositori francesi contemporanei. Dutilleux è il «compositore della notte, magico sinfonista dei timbri, scultore del mistero dell’istante» (Arnaud Merlin), e Jonas Vitaud – che ha lavorato con lui al Festival Musiques sur Ciel – evoca con finezza le tenebrose atmosfere del suo complesso linguaggio armonico, gli slanci ritmici e l’organicità delle strutture. Liszt segue docilmente dando l’occasione a Jonas di sgranchirsi con qualche capriola alternata ai vapori di un romanticismo in contro-luce.

images  Miroirs