Devil’s Knot – Fino a prova contraria

regia: Atom Egoyan, cast: Colin Firth (Ron Lax), Reese Witherspoon (Pam Hobbs), James Hamrick (Damien Echols), Seth Meriwether (Jason Baldwin), Dane DeHaan (Chris Morgan), Alessandro Nivola (Terry Hobs), genere: drammatico

Ritratto impietoso della profonda provincia Usa attraverso un fatto realmente accaduto nella primavera del 1993: la morte di tre bambini, uccisi in una boscaglia a pochi passi dalle loro case. Il titolo originale (lett: Il nodo del diavolo) spiega gli eventi successivi al tragico delitto ossia la direzione presa dalle indagini di polizia. Con molta approssimazione e un deciso partito preso gli inquirenti mettono infatti nel mirino tre adolescenti emarginati che amano la musica heavy metal, si interessano di occultismo e vestono di nero. Dei corpi estranei, insomma, per la perbenistica e conservatrice comunità locale, nitido ritratto di un tea party repubblicano. Il fatto poi che i ragazzi non possano permettersi costosi avvocati di grido, ma semplici legali d’ufficio rende già scritta la loro condanna prima ancora della sentenza. Unica voce fuori dal coro è quella di un detective privato, liberal, che tenta (peraltro con scarso successo) di indirizzare l’inchiesta su binari meno scontati in virtù dei molti indizi trascurati perché non coerenti con il “teorema” precostituito. Niente lieto fine, come nella realtà dei fatti, ma solo la tardiva resipiscenza della madre di una delle tre vittime che, dopo averlo ostacolato, appoggia l’azione del detective.
Nel film Egoyan compone un onesto quadro delle cose, ma eccede in lentezza e si avvale di una colonna sonora decisamente fastidiosa. Ottimi invece gli interpreti con Colin Firth inconsuetamente barbuto e una Reese Witherspoon perfetta nel ruolo della casalinga media americana.

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
Related Post