Alfabeto di aggettivi per un Natale diverso

C’è la crisi e sono decenni che il Natale è un’occasione per mangiare troppo, bere troppo, parlare troppo e spendere troppo. E se quest’anno cambiassimo registro?

Troviamo nuovi aggettivi per il Natale, tanto per cominciare. Come preferireste che fosse?

Austero – Auspicabile, un Natale così. Senza fronzoli, senza moine. Un bel Natale spartano in cui riscoprire cose povere, ma belle come i regali piccoli e utili e come la piacevole compagnia di gente che non esagera e non parla a vanvera.

Buongustaio – Poco ma buono. Rifiutatevi di servire o di portare da chi vi invita una miriade di cose di qualità insufficiente. Un etto di salmone, ma di quello giusto. Una bottiglia di vino, ma che sia buono.

Culturale – Ci vorrebbe poco a rendere più culturale il Natale: basterebbe abolire i discorsi dei parenti. Purtroppo non si può, ma almeno ci si può ribellare all’abominevole abbruttimento della conversazione natalizia, che non sembrano provenire dal cervello, ma direttamente dal colesterolo impazzito. Cominciare a fare un discorso intelligente dopo tanti anni non è semplice, ma vale la pena tentare.

Dietetico – Basta abbuffarsi per poi sentirsi appesantiti. Basta avanzare roba nel piatto per raggiunti limiti. Chissà perché si ingurgita di tutto dicendo “Da domani mi metto a dieta” oppure “Stasera digiuno”. Non è meglio mantenere il controllo prima?

Economico – Perché andare in rovina per comprare cose inutili a persone che non apprezzano mai abbastanza? A che scopo perpetuare questa gara al regalo? Un bel bagnoschiuma con saponetta, un paio di vasetti di marmellata, una scatola di cioccolatini. Non serve di più, per dimostrare il proprio affetto. Se qualcuno osa dire che si sarebbe aspettato qualcosa in più, vuol dire che non se lo meritava.

Facoltativo – E se uno tanto per cambiare non avesse voglia di festeggiarlo? Prendersi un Natale sabbatico non può fare altro che bene.

Goliardico – Alzare la gonna alla suocera, tirare i baffi al nonno, consegnare ai figli pacchetti vuoti, servire il melone invece che il panettone. Tutto fa brodo per cercare di spezzare la monotonia dei festeggiamenti.

Haitiano – Pensare a quei poveracci che hanno avuto un terremoto. Non bisogna andare ad Haiti, basta l’Abruzzo o l’Emilia Romagna. Alcuni dicono che durante le festività non bisogna pensare alle cose brutte e tristi. Invece sì che bisogna pensarci. Il Natale è fatto apposta.

Imbalsamato – Che bello sarebbe diventare la mummia di Natale, imbambolarsi il 23 e sgelarsi il 27! Un sogno degno di un faraone.

Laconico – Non sarebbe bello rispondere a monosillabi a tutte le ovvietà che vengono proposte durante le feste? Agli auguri di circostanza, ai commenti ai regali e a tutto il noioso corollario della natalitudine?

Multietnico – Aprire le porte agli altri invece di chiudersi in casa con la famiglia. Non ci vuole niente a farlo, eppure ci vuole tanto. Fatelo

Nomade – Scappare, nascondersi senza farsi trovare. Diventare nomadi non solo il 25, ma per l’intero periodo delle feste. Riapparire il 7 gennaio, sorridenti e più che mai rilassati.

Ostile – Perché bisogna per forza essere buoni? Perché invece non si può mostrare il proprio ostinato dissenso a chi finge, a chi diventa troppo melenso, a chi decide di soffocarti con la sua simpatia solo oggi e per il resto dell’anno è di una sonora antipatia?

Povero – Come chi in teoria stiamo festeggiando. Per recuperare un grande insegnamento troppo facilmente dimenticato.

Quaresimale – Come povero, ma con gli occhi rivolti alla Pasqua futura.

Raffazzonato – Stanchi della tavola apparecchiata che sembra dipinta? Dei piatti di porcellana e dei bicchieri di cristallo? Dei sorrisi, dei pacchetti incartati, dei nastri rossi, di cose perfette che viene voglia di distruggere tutto? Non è più divertente organizzare le cose un po’ più alla viva il parroco?

Solidale – Fate qualcosa per chi ha bisogno, per chi è povero, per chi sapete passerà un Natale triste come tutti gli altri giorni

Mettetevi le mani in tasca, date il vostro tempo. Un Natale Solidale diventa in un batter d’occhio un Natale Spirituale, che è il miglior Natale che esista.

Tenebroso – Stanchi delle mille luminarie dell’albero? Di un mondo che deve per forza essere luccicante? Dell’inquinamento luminoso che da tutto ciò deriva? Spegnete tutte quelle luci inutili, che si risparmia e si evita di farsi venire il mal di testa.

Utile – Non state seduti tutto il giorno a farvi servire come se foste il re del mondo. Alzatevi e aiutate chi sta cucinando, apparecchiando e sparecchiando. Lavate le stoviglie che non vanno in lavastoviglie. Muovetevi, insomma. Questo avviso è dedicato più agli uomini, ma anche alle donne troppo abituate a ritenere cameriere le altre signore della famiglia.

Veritiero – Che bello sarebbe a un certo punto alzarsi da tavola e dire quello che si pensa dei commensali! Chi non sogna da anni di rendersi protagonista di tale impareggiabile momento della verità? Il problema si pone soltanto se qualcun altro che non siamo noi ci precede di un soffio. Tutto sommato non importa, perché ogni cosa va bene per rendere più frizzante il consueto pranzo natalizio.

Zotico – Avete mai desiderato di presentarvi al pranzo di Natale con i capelli verdi, la catenazza d’oro, un vestito orrendo, dei regali agghiaccianti? Avete mai voluto alzarvi a dire cose sconvenienti e parolacce assortite? Allora cosa aspettate a farlo?

Provate almeno una di queste opzioni. State certi che è liberatorio.

 

Clementina Coppini: scrive più o meno da quando aveva sei anni, un po’ come tutti. Si è laureata in lettere classiche ma non si ricorda bene come ci sia riuscita. Scrive su Giornalettismo, il Cittadino di Monza (la sua città), El-Ghibli, www.grey-panthers.it e su un paio di giornali cartacei. Ha pubblicato tanti libri per bambini, qualche romanzo come feuilleton su Giornalettismo, un romanzo con Eumeswil e adesso le è venuta questa idea del romanzo in costruzione. Ha una famiglia, due figli, un gatto e si ritiene, non è chiaro se a torto o a ragione, una discreta cinefila e una brava cuoca. Va molto fiera delle sue ricette segrete, che porterà con sé nella tomba.
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