Il Passo del Gambero

Ci sono giorni in cui è difficile sconfiggere la depressione e continuare a fare il proprio lavoro. Oggi è uno di quei giorni. Sono depressa, perché a ogni deciso passo avanti corrisponde un altrettanto deciso passo indietro. Quando ero giovane mi dicevano (o forse me lo dicevo da sola, non ricordo) che era una questione di età, e con il tempo questo altalenare sarebbe finito. Invece ora so che non è così.

Quando ero piccola in cortile ogni tanto si faceva quel gioco in cui un gruppo di bambini allineati uno di fianco all’altro doveva seguire le istruzioni di un capo-gioco. C’erano un re o una regina, ai quali tu chiedevi: “Quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello bello bello?” e quello che decideva ti diceva, scegliendo tra vari animali, se per esempio dovevi fare quattro passi da elefante, lunghi lunghi, due passi da formica, corti corti, oppure un passo da gambero rosso, indietro. Chi per primo raggiungeva il capo-gioco prendeva il suo posto e si ricominciava.

Allora non potevo immaginare che, malgrado gli anni, avrei continuato a fare il maledetto passo del gambero rosso. Quel gambero è una vita che mi perseguita. Uno pensa di essere arrivato al castello bello bello, è così vicino che quasi può toccarne le mura, e invece ecco il passo indietro, ineluttabile e ineludibile.

Inoltre si arriva a un punto in cui si comprende come chi tiene le fila del gioco si comporti con sommo arbitrio. Perché sempre a me il passo del gambero e all’altro il passo della giraffa? Che ho fatto di male per essere destinata ad arretrare? E poi perché devo essere gelosa dei progressi della giraffa che prima avevo di fianco e che ora è là in fondo, o dell’elefante che è prossimo alla meta, mentre io come al solito arranco? Non è giusto. Non ho mai voluto essere invidiosa degli altrui successi, e non ho mai voluto diventarlo, accondiscendendo a una delle molte miserie umane che, come capita ai più, mi affliggono, ma contro le quali mi sono sempre sforzata di combattere.

Non so se arriverà mai il mio turno di governare il gioco e di dire agli altri che tipo di passi devono fare per raggiungere la meta. Quello che so è che mi sono un po’ scocciata di questo passatempo. Sto seriamente valutando l’ipotesi di non giocare più. A essere sinceri proprio non voglio più partecipare a questo spasso, che non mi diverte. Anzi, non mi ha mai divertito. Ci ho messo decenni a comprenderlo, ma ormai il rigetto è un dato di fatto.

Questo vecchio gambero rosso sbiadito dall’età, con il passo che lo contraddistingue, quello all’indietro, saluta e se ne va, un po’ per via del fatto che non è mai riuscito a raggiungerlo, il maniero dei suoi sogni, ma non solo per quella ragione. Non è una resa, ma un cambio di destinazione d’uso del proprio tempo. Cari re e regina, vi confesso che il castello bello bello ha perso molta della sua attrattiva, nel corso degli anni. Sapete che vi dico? W la repubblica.

Clementina Coppini: scrive più o meno da quando aveva sei anni, un po’ come tutti. Si è laureata in lettere classiche ma non si ricorda bene come ci sia riuscita. Scrive su Giornalettismo, il Cittadino di Monza (la sua città), El-Ghibli, www.grey-panthers.it e su un paio di giornali cartacei. Ha pubblicato tanti libri per bambini, qualche romanzo come feuilleton su Giornalettismo, un romanzo con Eumeswil e adesso le è venuta questa idea del romanzo in costruzione. Ha una famiglia, due figli, un gatto e si ritiene, non è chiaro se a torto o a ragione, una discreta cinefila e una brava cuoca. Va molto fiera delle sue ricette segrete, che porterà con sé nella tomba.

View Comments (3)

  • Ma che spasso... proprio incoraggiante! Se uno non è depresso subito lo diventa e si butta a capofitto nel buio.
    Cara Clementina, non hai considerazioni più incoraggianti da fare in un sito deidicato agli overanta? Immagino che la tua vita sia ricca di altri episodi da raccontare e su cui divagare. Provaci ancora, Clem...
    Marina Luraghi

  • Cara Clementina,
    e ci hai messo tutta la vita a capire che il mitico "Castello" è una chimera? Che è un immagine dentro di noi, ognuno ha il suo castello fantastico, le sue stanze segrete..Noi simo le regine di noi stesse, Nessuno muove i fili: è la vita, il destino, il passato, la scuola, il lavoro, gli altri, che tutti insieme concorrono ai passi che facciamo...Io ho fatto molti passi indietro, utilissimi per capire dove stavo andando, i migliori sono stati i passi laterali, forse quello del cavallo (un famoso titolo di un autore di cui adesso non ricordo il nome...era russo), perchè è proprio lo scarto del cavallo che ti permette di ragionare e poi agire. Quindi, quando pensi a "uno, due tre, stella..." pensa che la stella sei tu!! Auguri!

  • Proprio quando si hanno difficoltà si diventa più sensibili a tutto. Anche la sofferenza ci fa crescere. Io ho avuto situazioni che mi avevano ridotto in un cattivo stato (non riuscivo neanche a parlare) e non dimenticherò mai che l'aiuto più grande era una parola detta da qualche amico. Un conforto ed un invito a non sottovalutarsi. Si deve cadere nel fango per poi risalire fino alle stelle.
    Il mondo con le sue bellezze (non solo naturali), le nuove tecnologie, tutto è nostro. Per vivere meglio. La curiosità che non deve mai mancare..e ci salva! Eccome!

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