I forzati della nonnitudine (summer version)

NONNI DELLA GLEBA

Hai accudito Tancredi Egisto e Guicciarda Camerlenga per tutto l’anno scolastico. Li hai portati a scuola, basket, golf, pianoforte, danza, Judo, Kung Fu e scherma, li hai accompagnati al corso di dizione, balli tirolesi, origami infantile e bridge prescolare, li hai tenuti la sera quando i genitori uscivano a vivere la loro vita, i week end in cui dovevano ritrovare il loro karma perduto. È arrivata l’estate e tu, dopo aver prestato servizio come nonno della gleba per tutto l’anno, te ne vorresti andare al mare o ai monti per startene un po’ in santa pace. Ne hai diritto e vorresti che adesso la piantassero di chiederti favori, che si configurano più che altro come pretese.

Hai progettato il tuo piano per la perfetta sparizione. Non hai comunicato il giorno esatto della tua partenza e hai ventilato inenarrabili disagi per lavori condominiali non meglio identificati alla casa al mare. Hai simulato gravi problemi di masticazione, che ti impediranno non solo di andare al ristorante, ma anche di mangiare in pubblico. Inoltre lamenti sciatica, mal di schiena, mal d’orecchie e altri fastidi per cui speri che giunga il messaggio che non desideri seccature.

Invece niente, il sangue del tuo sangue è spietato e inesorabile. L’inizio della fine è sempre lo stesso: ti chiamano dicendo “veniamo a trovarvi così non vi sentite soli”. A parte il fatto che siete partiti da quattro giorni e avete avuto solo il tempo di pulire la casa e di sistemare il giardino (viene il sospetto che è per evitare queste incombenze che non si sono fatti sentire prima, e potevate essere caduti con la macchina dal viadotto che loro non lo sapevano nemmeno), ma qualcuno forse li aveva invitati? Impermeabili al vostro sgomento, implacabili giungono.

Di queste iatture di parenti strettissimi esistono varie tipologie, ma sempre di iatture si tratta.

I mordi e fuggi con pacco dono. Figli che vengono il sabato pomeriggio, ti lasciano i bambini e partono la domenica mattina. Li vedrai tra tre settimane e ti diranno che sono stanchi e che si sono sentiti soli. Fortunato te ad avere avuto la compagnia di uno o due mocciosi capricciosi e urlanti.

I visitatori a singhiozzo. Figli ormai datati (a volte decisamente scaduti) che sbarcano con minimo preavviso, occupano i tuoi spazi facendosi servire e poltrendo tutto il santo giorno senza rivolgerti la parola, partono per una settimana durante la quale si divertono, tornano portandoti un posacenere di plastica made in Taiwan e una montagna di roba da lavare e stirare e si riposano mentre tu lavori. Dopo qualche giorno, una volta che tu hai ultimato il lavastiro, partono di nuovo per mete esotiche e la sequenza si ripete.

Gli hic manebimus optime, i peggiori. Sbarcano con nipotini in età prescolare o giù di lì e si piazzano come una malattia esantematica tra le tue mura, affliggendoti per un tempo non misurabile, che a volte corrisponde all’intera estate. Essi danno assolutamente per scontato che loro sono stanchi e tu invece no perché tanto sei in pensione, ti scaricano i marmocchi mentre prendono il sole sulla sdraio in prima fila pagata da te o escono con gli amici d’infanzia del mare, ormai bolsi quarantenni quanto loro; inoltre si aspettano che tu cucini e sgobbi per loro e per la prole. Non ti dicono mai quando se ne andranno e spesso tale alba di pace coincide con la chiusura della tua spiaggia preferita.

Un dato che accomuna tutte e tre le tipologie è che, durante la permanenza a casa tua, ovviamente a tue spese, nessuno di loro sente la necessità di rendersi simpatico né di offrirti un misero caffè.

Non farai in tempo a finire le ennesime pulizie e a riprenderti dalle fatiche estive che ti chiameranno da casa chiedendoti di tornare in città perché è cominciata la scuola, perché ci sono molti impegni, perché insomma vi siete riposati abbastanza ed è ora di collaborare alla gestione dei nipoti e loro non ce la fanno, ma anche per futili motivi tipo perché è l’anniversario di nozze e loro hanno prenotato una settimana a Sharm el Sheik, perché si appressa un’invasione di cavallette (strano, loro dovrebbero trovarsi bene con le cavallette, visto come invadono e devastano il tuo territorio), perché è il compleanno del gatto, perché i vicini hanno deciso di imbiancare e ai bambini dà fastidio l’odore di pittura.

Insomma, estate o inverno, il tuo servizio non prevede pause né concessioni alla pigrizia. Non credi, o nonno della gleba, che sia giunto per te il tempo della ribellione?

(Contributo di Clementina Coppini)

Clementina Coppini: scrive più o meno da quando aveva sei anni, un po’ come tutti. Si è laureata in lettere classiche ma non si ricorda bene come ci sia riuscita. Scrive su Giornalettismo, il Cittadino di Monza (la sua città), El-Ghibli, www.grey-panthers.it e su un paio di giornali cartacei. Ha pubblicato tanti libri per bambini, qualche romanzo come feuilleton su Giornalettismo, un romanzo con Eumeswil e adesso le è venuta questa idea del romanzo in costruzione. Ha una famiglia, due figli, un gatto e si ritiene, non è chiaro se a torto o a ragione, una discreta cinefila e una brava cuoca. Va molto fiera delle sue ricette segrete, che porterà con sé nella tomba.

View Comments (4)

  • dopo aver lletto l'articolo sono felice di dire: per fortuna non sono nonna! Forse bisognerebbe scrivere un manuale per insegnare ai nonni a non essere masochisti ma tenersi la propria libertà, acquisita dopo anni di duro lavoro, ben stretta, nonni si ma liberi non in galera!
    Forse è ora di fare qualche sciopero!

  • Per quasi sette anni, ho fatto la nonna, senza aver mai il coraggio di dire di no, nonostante, ciò mi costringesse a percorrere una tangenziale molto trafficata. Per evitare il traffico partivo alle sette, ed arrivavo alle otto.
    Giornata trascorsa con gioia al servizio non solo dei nipoti. Partenza alle 16 arrivo a casa alle 18. Il mio aiuto non portava nessun giovamento alla gestione casa, anzi, sembrava che io facessi solo ed esclusi vamente il mio dovere di nonna. Probabilmente, se abitassi a due passi da casa loro,
    oggi sarei ancora impegnata come prima. Sono sempre felice di vedere i miei piccoli, ma come e quando lo decido io! Non so quanto durerà, ma per ora è così, e le litigate fra la nonna e il nonno sono dimunuite!!!!!!

  • a me sembra che questa situazione sia un po' strana,
    da sempre la famiglia è stata un'istituzione o una micro-società che serviva in sostanza ad auto-sostenersi l'un l'altro, dove ciascuno giocava il suo ruolo,
    mentre ora sembra che ciascuno voglia pensare prima di tutto alla propria personale libertà e alla propria esigenza/diritto di vivere e godersi la vita.
    naturale che è importante godersi la vita, ma mi sembra si stia passando all'eccesso estremo dell'individualismo ed egocentrismo sfrenato da parte di tutti: bambini (che sono egocentrici per natura), adulti, anziani.

    la vita è solo apparentemente diventata più facile, potendo pretendere tutti noi il nostro meritato riposo, o di non dover più fare sacrifici per andare avanti,
    e di poter scegliere di fare ciò che si vuole. la verità è che il nostro stile di vita ha un costo alto, e che l'aiuto dei nonni (molte volte anche economico!!) è ancora indispensabile in una famiglia dove tutti lavorano.
    la cosa paradossale è che, allo stesso tempo, mettiamo come prioritario, tutti e a qualunque età, il proprio tempo libero rispetto ai doveri e persino di fronte all'impegno degli altri (vedi l'impegno dei nonni).

    non ricordo che mia nonna avesse di questi problemi, l'esigenza cioè di doversi fare le proprie vacanze, i propri giri, i propri interessi;
    non è che non viaggiasse per andare a trovare i propri amici quando lo riteneva opportuno, ma eravamo una famiglia unita con interessi in comune, e sicuramente non si imponevano pazzie alle nonne per accudire i nipoti;
    senza essere tradizionalisti, eravamo in sostanza una famiglia dove contava l'interesse comune e ciascuno giocava il suo ruolo per cercare di stare insieme e risolvere le situazioni complesse. una relazione magari non perfetta, ma niente fuori dall'ordinario.

    una pazzia che vedo sempre più spesso sono bambini di 3-4 anni, con aria soddisfatta, spinti su passeggini dai genitori, o peggio da nonni visibilmente affaticati;
    provo pena sia per i bambini incoraggiati ad essere pigri, sia per il nonno condannato a servire il capriccioso bambino soddisfatto.
    ma poi guardando i nonni, penso: ma non ragionano nemmeno loro? ma da quando in qua si devono dare cattive abitudini a bambini che dovrebbero essere sollecitati a non essere pigri e dovrebbero allo stesso tempo farsi almeno un po' di muscoli e di resistenza?

    i genitori non danno nessuna regola ai figli, che così sono incoraggiati a essere egoisti e dispotici, ma a loro volta i nonni cosa hanno passato a questi loro figli? certo forse i nonni di oggi non si aspettavano che la libertà e i vizi che hanno dato ai loro figli si trasformassero in questo egoismo e menefreghismo.
    l'unico modo per frenare tutto questo è cominciare a educare almeno i nipoti?

    mi sembra infine che la disgregazione della famiglia a cui stiamo assistendo, sia motivata da un'esigenza, che quasi tutti abbiamo, di conquistare una libertà individuale, che contrasta con gli interessi degli altri membri della famiglia, perché è libertà di potere finalmente e "giustamente" staccarsi dai legami e dai doveri per poter fare i propri interessi (gratificare così il proprio ego).
    ma questa libertà è quasi sempre superficiale - libertà di poter "fare" delle cose, consumare, piuttosto che di "essere", e lascia quindi un vuoto che può essere colmato solo con altre gratificazioni superficiali, altri consumi.

    morena

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