Memento Mori

Musiche di C. Monteverdi e L. Rossi – Les Cris de Paris, Geoffroy Jourdain – Aparté (63′)

Raramente mi capita di essere a tal punto entusiasmato dall’ascolto di una novità discografica.

Il primo motivo del mio entusiasmo, e di una emozionata sorpresa, è veramente remoto. Oltre cinquant’anni fa, un personaggio mitico e stravagante della vita musicale romana, Pier Maria Capponi, riuniva nella sua casa al Foro Traiano qualche amico, appassionato e paziente, per interminabili serate dedicate alle sue scoperte musicali, scarabocchiate su fogli sui quali il pentagramma era stato spesso frettolosamente improvvisato.

Chi poteva cantava – come poteva …- gli altri ascoltavano devotamente; musiche che allora ci suonavano veramente nuove, come mai ascoltate, estratte dal ventre oscuro e segreto degli Archivi vaticani, i fondi della collezione di un cardinal Barberini, ove da secoli dormivano centinaia di partiture, quasi sempre scompagnate e prive di ogni indicazione di titolo o di autore. Piero era riuscito – non so come – a penetrare quei luoghi, inaccessibili all’epoca ai comuni mortali; frugava, cercava, comparava, copiava; un’incredibile fortuna lo portava a ricostituire cantate e oratori, associando parti vocali e strumentali, bassi cifrati e bassi ostinati, e – temo – ogni tanto incoraggiando di sua mano qualche rigo mancante o cancellato a riapparire.

Ma il suo contributo più interessante – e sovente arbitrario – erano le attribuzioni. Come vi ho detto, mancava quasi sempre ogni indicazione del compositore; si trattava di musiche «funzionali», composte su commissione per un’occasione specifica – feste, cerimonie e celebrazioni, sacre o profane – ed, una volta utilizzate, le «parti» passavano all’archivio – della chiesa o della nobile famiglia – in attesa di un’ulteriore, improbabile utilizzazione, e di qui – prima o poi – agli Archivi vaticani.

L’unica fonte di informazione, erano, ogni tanto, i libri dei conti dei committenti, in cui erano elencati i pagamenti a compositori e interpreti, e con indicazioni che – attraverso un paziente lavoro di indagine e controlli incrociati – potevano condurre a datazioni e/o al nome di un probabile autore. Ogni tanto un testamento – all’epoca tutto veniva scrupolosamente registrato, dai minimi oggetti d’uso quotidiano ai fogli di musica identificati con gli incipit, cioè il contenuto delle prime battute – affiorava miracolosamente in questo caos, ed di colpo la luce si faceva su decine – o centinaia – di spartiti.

E per questi testamenti Pier Maria Capponi aveva un fiuto – ed una fortuna – eccezionali; ma non esistendo, credo, all’epoca le fotocopiatrici, doveva limitarsi ad annotare l’essenziale sui foglietti che ingombravano le sue tasche «a futura memoria». È così che egli portò alla luce Marco Marazzoli, Virgilio Mazzocchi, Luigi Rossi ed altri, la loro storia – arricchita dalle sue fantasie – e le musiche che, appunto, erano l’oggetto degli improvvisati concerti serali di cui vi ho parlato.

È lì, appunto, che, per la prima volta, ho ascoltato queste musiche che ora, con tanta emozione, riascolto nella splendida – e certamente più autorevole e completa … – interpretazione de Les Cris de Paris diretti da Geoffroy Jourdain. Si tratta di composizioni vocali e polifoniche su un soggetto «di moda» alla fine del XVI ed all’inizio del XVII secolo, e cioè la coscienza della fragilità terrestre e della brevità della vita attraverso l’immaginario collettivo suscitato nelle grandi occasioni religiose, come il tempo di Quaresima e la Settimana Santa, nella tradizione moralizzatrice del XVII secolo.

Disperar di se stesso e O cecità del misero mortale di Luigi Rossi, sono un Oratorio e una Cantata delle tante scritte ed eseguite per la Chiesa Nuova o per il Crocifisso in uno dei periodi di penitenza che vedevano folle di fedeli romani e venuti da lontano affollare questi sacri luoghi attirati dai predicatori alla moda e – sopratutto – dai cantanti più prestigiosi.

Completano il cd due composizioni di Claudio Monteverdi: Chi vol che m’innamori ed il Lamento della Madalena, parodia di quello d’Arianna e testimonianza di un’altra pratica diffusa all’epoca, la sostituzione del testo per una diversa utilizzazione della musica – in tal caso l’amante abbandonata cede il posto alla peccatrice pentita.

Geoffroy Jourdain non ha una reputazione specifica, consacrata, come interprete del repertorio barocco (sembra, anzi, che i baroqueux storcano il naso se confrontati ai programmi del suo ensemble Les Cris de Paris, che frequentano gli stili e le epoche le più diverse e distanti, da Antonio Lotti à Frank Zappa passando per Schumann o un romantico pressoché dimenticato come Theodore Dubois). Ma questo disco – che presenta le musiche di uno spettacolo, Tout est Vanité, messo in scena lo scorso anno da Benjamin Lazar – è l’illustrazione gloriosa delle emozioni di un secolo in cui anche – o sopratutto – la tradizione moralizzatrice attraverso la mortificazione delle vanità diveniva rappresentazione spettacolare.

Pier Maria Capponi non ha mai pubblicato nulla sulle sue ricerche, i cui risultati hanno, tuttavia, circolato tra un ristrettissimo numero di appassionati – per cui, ogni tanto, lo si vede citato in qualche tesi di laurea. Ma chi ascoltò per la prima volta, al lume di candela – era la sola concessione all’epoca … – e con l’accompagnamento di uno scordato pianoforte verticale queste musiche, questo disco ha un enorme valore sentimentale, oltre che musicologico.

ps : domenica 13 ottobre, a Venezia, nel quadro della Biennale Musica, Les Cris de Paris diretti da Geoffroy Jourdain saranno in concerto alle ore 20.00 al Teatro alle Tese, con musiche di Luca Francesconi, Marco Stroppa e Mauro Lanza.

estratti di Memento Mori

un’interessante intervista con Geoffroy Jourdain (in francese)


 

Amore Contraffatto

Ensemble Solistes XXI, R. Safir, C. Desjardins: viola – musiche di Carlo Gesualdo Principe di Venosa e Gianvincenzo Cresta – Teatro Comunale Carlo Gesualdo, Avellino

Per chi si trovasse nei dintorni di Avellino domenica 15 settembre prossimo, segnalo un interessante concerto dell’Ensemble Solistes XXI diretto da  Rachid Safir, dedicato alla musica di Carlo Gesualdo, il principe di Venosa (a cui il teatro è dedicato), altrimenti detto il Principe della sofferenza, l’Assassino a 5 voci, uxoricida, di costumi stravaganti ed enorme musicista che, essendo il mecenate di se stesso, poté permettersi arditezze inaudite per l’epoca. Le sue polifonie hanno ispirato non pochi compositori contemporanei, da Stravinsky a Gianvincenzo Cresta la cui musica è presente in questo concerto accanto a quella di Gesualdo.

Un interessante cd dell’Ensemble – quando sichiamava ancora Les Jeunes Solistes – con musica di Gesualdo associata, questa volta, a quella di Klaus Huber : Lamentationes sacrae et profanae ad responsoria Jesualdi e tre Responsori del Venerdi santo – sarà disponibile su internet a partire dal mese di novembre (Soupir).

per ascoltare l’Ensemble 

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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