I dischi del mese: settembre ’13- 1

Andrea Falconieri – Il Spiritillo Brando

Dance music in the courts of Italy and Spain, c.1650 – La Ritirata, Josetxu Obregon

Glossa (62’34”)

La settimana scorsa avevo proclamato la rarità delle novità discografiche che provocano una reale, entusiastica sorpresa. Ebbene, questo entusiasmo si rinnova – e come ! – a qualche giorno soltanto di distanza.

Chi è, dunque, lo Spiritillo Brando, chi è Andrea Falconieri ? E chi sono questi splendidi musicisti della Ritirata ?

Lo Spiritillo è – nella tradizione popolare – un esserino sovrannaturale che da secoli frequenta i vicoli e le vie di Napoli, svolazzando come un folletto di casa in casa, ed è lui che eccita – ed in qualche modo giustifica – gli stravaganti difetti degli esseri umani. E il brando non è altro che una danza popolare, il branle francese, che dal Medioevo al Rinascimento ha percorso l’Europa adattandosi alle culture ed alle classi sociali sino a divenire – per esempio – la czarda ungherese.

Ed è Andrea Falconieri, liutista alla corte del Viceré a partire dal 1639, poi maestro di cappella sino alla sua morte nel 1656, durante la terribile peste di Napoli, che ci introduce in questo mondo affascinante delle danze che, intorno alla metà del XVII secolo, ebbero un ruolo importantissimo in quella corte.

Falconieri pubblicò nel 1650 una ricca raccolta di Capricci, Brandi, Correnti, Gagliarde, Alemane, Volte …, musiche da lui raccolte durante le sue peregrinazioni di liutista itinerante in Spagna, poi a Parma, Firenze, Modena e Genova; di vari autori e con rare indicazioni di tempo e di strumentazione, in una graziosa mescolanza di italiano e di castigliano («si sona presto», «muy despacio»…).

Falconieri non fu, certo, il solo musicista illustre ad aver officiato alla cappella reale napoletana, né il più importante, ma la sua raccolta – ricca di 58 composizioni – ha il pregio di illustrare il vasto panorama della musica strumentale barocca in Spagna e in Italia, e delle sue divagazioni europee, attraverso le opere di compositori come Diego Ortiz, Giovanni Gabrieli, Juan Cabanillas e Dario Castello.

L’entusiasmo e la sorpresa sono, tuttavia, sopratutto per gli interpreti. La Ritirata – che prende il nome dal movimento finale del Quintetto di Luigi Boccherini “La musica notturna delle strade di Madrid” – è un ensemble di 9 giovani musicisti, tutti spagnoli – di solito questi complessi sono un’assortimento di varie origini europee, con qualche presenza orientale – guidati dal violoncellista Josetxu Obregon.  È il primo loro disco che ascolto, e qui La Ritirata avanza, vertiginosamente; frizzante, fiammeggiante, scalpita ed invade con una foga contagiosa e una tonicità che animano da cima a fondo il programma, un torrente di Spiritilli che saltano, zompano, dai vicoli dei bassi dei quartieri spagnoli o degli antichi palazzi di Spaccanapoli ai saloni della Corte, poi ancora giù per terrazze e giardini.

Splendono su tutti l’eleganza dei flauti a becco di Tamar Lalo e la profonda verità del violoncello di Josetxu Obregon.

ascoltate Il Spiritillo Brando

una serie di filmati della Ritirata


 

Arias for Caffarelli

Franco Fagioli, Il Pomo d’oro, Riccardo Minasi

Naïve V5333 (60’18”)

Franco Fagioli è nato in Argentina, in una famiglia di origine italiana. Splendido sopranista – o contro-tenore – specializzato nel repertorio handeliano, in Francia ormai da qualche anno, si è affermato nel numero abbastanza ristretto degli emuli di coloro che furono, nel ‘600 e ‘700, le pop-stars assolute, celebrati come oggi lo sono i divi del pallone, e ben al di là delle scene liriche che furono – assieme alle corti di tutta Europa – il loro terreno di gioco : i castrati.

Oggi l’approccio alla loro arte, alle musiche che per queste capricciose divinità furono scritte dai più grandi – da Handel a Vivaldi, da Pergolesi a Mozart – è molto meno esibizionistico, più studioso e impegnato ed i successi condizionati più dalle doti musicali e musicologiche che dalle stravaganze e dagli eccessi mondani.

Questo cd è dedicato a uno dei più famosi e celebrati castrati del ‘700, ed, insieme al suoi contemporaneo Farinelli, di tutta la storia dell’opera lirica: Gaetano Majorano detto Caffarelli, nato a Bitonto (quasi tutti questi fenomeni erano originari del Mezzogiorno – e sembra che Lecce fosse la città ove si trovavano i barbieri più particolarmente specializzati nella delicata operazione). La quale operazione Caffarelli sempre proclamò averla voluta e spontaneamente decisa all’età di dieci anni, prima che la sua splendida voce cominciasse a mutare. La sua carriera fu lunga, europea e costellata di trionfi. Ricchissimo, acquistò, al suo termine, il titolo di Duca di San Dorato e fece iscrivere, sul portone del suo palazzo napoletano < Amphyon, Thebas / Ego, domum > ( Anfione ha edificò Tebe / io questa casa ) ; un bello spirito aggiunse < Ille cum / tu sine > ( cioè: lui con, tu senza).

Le musiche qui registrate – arie dalle opere di Hasse, Leo, Porpora – che fu suo maestro a Napoli – Pergolesi ed altri meno noti contemporanei – furono scritte per lui e per le sue straordinarie, incredibili qualità vocali, che gli permettevano le più ardite acrobazie nelle arie di bravura – spesso in competizione con la tromba – ma anche tutta la delicatezza indispensabile alle sentimentali, patetiche, interminabili arie di sostenuto, dalle linee melodiche fluide e sommesse.

Franco Fagioli è l’interprete ideale di questa musica, di un’incredibile naturalezza e spontaneità, e la sua tecnica raffinata gli permette di superare ogni difficoltà con agilità sovrumana. La giovane orchestra Il Pomo d’oro, diretta da Riccardo Minasi è un’accompagnatrice dinamica e dai timbri vivaci e scintillanti.

ascoltate Franco Fagioli

qui con Cecilia Bartoli


 

Chevallier – Fleischmann

Duo de harpes

Geneviève Chevallier, Christine Fleischmann

Gallo (53’06”)

Il repertorio originale di musica da camera per due arpe non è certo abbondante; allora Geneviève Chevallier e Christine Fleischmann hanno costruito il programma di questo cd come un concerto che unisce le opere di due autori sconosciuti – o dimenticati – dell’ottocento, a una trascrizione di musica scritta originariamente per pianoforte a quattro mani (la Petite Suite di Claude Debussy) e a due composizioni di autori contemporanei, scritte su commissione per questo ensemble.

John Thomas (1826-1913) e Pierre d’Alvimare (1772-1831) erano arpisti virtuosi, il primo presente alla corte della regina Vittoria, a Londra, il secondo professore dell’imperatrice Josephine a Parigi. La loro musica – probabilmente scritta per essere eseguita in duo insieme alle imperiali allieve – è gradevolmente poetica, dignitosamente romantica e, sopratutto  seducente e di facile ascolto.

Più originale, Debussy mette in evidenza il virtuosismo e l’eleganza delle due soliste, ma le opere più interessanti sono quelle scritte da Caroline Charrière (La Forêt enchantée) e sopratutto da William Blank – compositore svizzero – che si è ispirato a due testi del Tao per una musica che, giocando con la molteplicità delle possibilità dinamiche e timbriche dell’arpa, realizza un singolare incontro con la complessità del testo poetico e le sue risonanze.

Souvenir du Nord de John Thomas

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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