CD e altre musiche di novembre, di Ferruccio Nuzzo

Per una volta dedico l’apertura della mia rubrica non a un cd ma alla straordinaria, meritevole iniziativa – sempre, comunque, connessa alla musica registrata –  di un giovane imprenditore francese, Yann Vatiste. Yann vive a Londra da molti anni, dove è general manager di una società di ristorazione aziendale, ma la crisi provocata dal Codiv-19, e l’isolamento, lo hanno portato a mettere a frutto una sua passione, quella per le vecchie registrazioni e per i dischi microsolco (Yann è un appassionato esperto e collezionista della musica Northern Soul, e più volte si è recato in USA per cercarne le registrazioni originali).

È già da qualche anno che i vinile son tornati di moda, assieme ai giradischi ed agli amplificatori a valvole, e le case discografiche sempre più sovente propongono le loro novità più interessanti in tre formati: cd, file numerico (mp3 o WAW) e microsolco. Ma quest’ultimo supporto, anche se ha – quanto meno per i suoi fans – una qualità di suono ed una dinamica incomparabili, ha anche – ce lo ricordiamo tutti – una grande vulnerabilità: scrocchi, salti di solco, ondulazioni e deformazioni dovute al calore, per non parlar dello sporco che si accumula in fondo ai solchi e dell’usura che ne degradano inesorabilmente, col tempo, tutte le suddette qualità.

Ma un rimedio c’è, e, ancora una volta, è stato il Giappone a trovarlo e perfezionarlo, ed a fornire gli strumenti necessari alle operazioni che curano e guariscono queste fragilità insite nel supporto. E Yann, nel suo sito https://www.vinylrescueuk.com/contact (anche su FaceBook: Vinyl Rescue UK) propone queste soluzioni: il microsolco può essere pulito a fondo mediante ultrasuoni, ogni deformazione viene eliminata tramite una specie di stiratura a caldo, ma sopratutto i toc e clic ricorrenti e le distorsioni meccaniche vengono individuati – grazie a uno speciale microscopio – e soppressi con un intervento che ha qualcosa della micro-chirurgia.

Certo, non è regalato, e sopratutto ci vuol tempo, ma che cosa non si farebbe per ridare una nuova giovinezza alla musica che ha rallegrato (o consolato) la nostra?


Frédéric Chopin    

Roustem Saïtkoulov – Ad Vitam Records (53’23)

Il ritratto più bello, più giusto, del pianista Roustem Saïtkoulov non gli viene dalla critica musicale – che pur non è con lui avara di lodi ed acclamazioni – ma da un filosofo, Eric Fiat. Ed alle sue parole ricorro per presentarvi questo interprete che «non ha mai cercato gli applausi del pubblico», infastidito da ogni commento che tenda a far di lui «uno chopiniano eccezionale. È sufficienteascoltare la prima frase del disco e di vedere come la dolorosa interrogazione si manifesti in un rubato perfetto … Tuttavia anche l’altro Chopin, il fantastico, è presente in questo cd, e le dita dell’interprete danno tutto quel che si deve dare quando il furore prende il compositore. Ma il virtuosismo di Roustem Saïtkoulov resta virtuoso, e la disperazione pura.»

Il grande pianista d’origine franco-russa ha realizzato questo suo ultimo cd alla Ferme de Villefavard, nella Haute-Vienne, una residenza per artisti ove le arti della scena – sopratutto musica, ma anche cinema e teatro – trovano il luogo ideale per svolgersi in concerti, master classes e, appunto, registrazioni grazie ad un’acustica eccezionale.

Tre Nouvelles études e le quattro Ballades assieme al Preludio in do diesis minore, op.45 ed alla Berceuse in re bemolle maggiore, op. 57, e l’interpretazione di Roustem, rinnova le emozioni ed il fascino altrimenti spesso logoro di questi capolavori sin troppo conosciuti.


Franz Schubert    

A Schubertiade with arpeggione – L’Amoroso, Guido Balestracci – Ricercar (63’35)

Che deliziosa sorpresa riascoltare queste tanto amate musiche di Schubert evocate  da nuove, incantevoli sonorità. Quella dell’arpeggione, prima di tutto, che illumina della sua novità tutto il programma del cd. Questa invenzione – se ne conosce anche l’esatta data di nascita, il 1823 – del liutaio viennese Johann Georg Stauffer ebbe brevissima vita. Chiamato anche chitarra d’amore, scomparve dal panorama musicale dopo una decina d’anni di un certo successo, e con lui quasi tutte le composizioni che gli furono dedicate. Sopravvisse invece, e gloriosamente, nel repertorio per il violoncello (e per la viola), quel capolavoro assoluto che è la sonata Arpeggione di Schubert.

L’arpeggione è, quindi, il protagonista di questo meraviglioso disco. Guido Balestracci si è preso, certo, più d’una benvenuta libertà, ma il risultato è affascinante ed i puristi non hanno che da andare ad ascoltare altrove. Intorno a lui la terz guitar (una piccola chitarra, accordata una terza minore più in alto della chitarra) di Massimo Moscardo, Eric Bellocq all’arciliuto e alla chitarra, Maude Gratton al fortepiano e il soprano Caroline Pelon. La Sonata Arpeggione è al centro del programma, circondata da una trascrizione della Sonata per violino in Re maggiore D.384 e da alcuni lieder – Ständchen, Liebesbotschaft, An die Nachtigall … – e che si conclude con la Valse le Printemps di Pauline Viardot – la grande cantatrice ammirata ed amata da Chopin e da Rossini -, un’arrangiamento per soprano e fortepiano di alcune delle Zwölf deutsche Tänze D 790 sempre di Schubert.


Les Pléiades    

Beethoven, SchönbergNoMadMusic (71’14)

Strana emozione, quella di ascoltare una sinfonia di Beethoven – ed una delle più note, la sesta detta Pastorale, una composizione ormai radicata nella nostra memoria musicale con i colori ed i timbri dei molteplici strumenti di un’orchestra sinfonica – rinnovata dalle austere sonorità di un ensemble di soli archi.

Il repertorio romantico è stato spessissimo oggetto, già ai suoi tempi, di numerose trascrizioni, opera di grandi compositori e virtuosi – da Franz Liszt a Ferruccio Busoni – sopratutto per il pianoforte (solo, a quattro mani o in duo). Questa – si tratta, più esattamente di una riduzione – è opera di Michael Gotthard Fischer, organista e compositore, contemporaneo di Beethoven.

Ispirato anch’esso alla natura, alla sua vita segreta ed al suo risveglio, il sestetto d’archi Verklärte Nacht (Notte trasfigurata), capolavoro di Arnold Schönberg, completa opportunamente il programma di questo singolare cd. Quest’opera, simbolo forte del romanticismo tedesco, omaggio sentimentale denso di allusioni a Mathilde von Zemlinsky, sorella del compositore e non ancora sua moglie, s’ispira al poema del poeta e amico Richard Dehmel ed ha la struttura e lo sviluppo drammatico dell’opera poetica. Les Pléiades evocano olimpicamente, in un’eterea ma intensa interpretazione, densa di emozioni, le inquietanti ed audaci armonie che tanto scandalizzarono il pubblico viennese dell’epoca alla prima esecuzione di questo unico movimento, ispirato dallo sconfinato e multiforme fascino della natura, e che percorre le sonorità oscure della notte gelata sino alla luminosa trasfigurazione, come una coppia che avanza nel buio, dalla confessione al perdono.

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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