Tiziano e la bellezza delle donne del ’500 in mostra a Milano

Il Palazzo Reale di Milano dedica, fino al 5 giugno, a Tiziano una grande mostra: la rassegna tizianesca è dedicata all’immagine della donna nel Cinquecento veneziano, il secolo d’oro della pittura veneta in cui nacque il soggetto delle “belle veneziane”, ricercato dai collezionisti di tutta Europa e praticato dai contemporanei come Veronese, Tintoretto, Palma, Paris Bordon, Cariani, tutti presenti in mostra. Ritratti di donne, spesso a seno scoperto, con chiome bionde o rosse che ricadono sciolte sulle spalle, abbigliate con lussuosi vestiti e gioielli e soprattutto dipinte con una carne che sembra vera. Niente a che vedere con le algide femmine dei pittori fiorenti: i corpi muliebri di Michelangelo, Pontormo, ma anche di Andrea del Sarto o Botticelli, sembrano rispondere a un canone omofilo e in confronto ai nudi palpitanti di Tiziano o Veronese, sono immagini di testa, affilate come le lame del pensiero neoplatonico da cui derivavano.

«Amor Sacro e amor profano»

Per queste belle veneziane, da secoli lette come quadri da esportazione delle celebri cortigiane veneziane (Agostino Chigi, l’uomo più ricco del mondo, ne sposò una quindicenne e le costruì a Roma la villa Farnesina), in mostra viene però avanzata un’interpretazione casta come immagini di spose con le vesti aperte sul seno a indicare la promessa del cuore. Anche i libri della letteratura coeva esposti nelle vetrine intendono sottolineare il ruolo da protagonista riservato alla donna di rango nella società veneziana. L’interpretazione non è nuova e si sa che nell’«Amor Sacro e amor profano» di Tiziano quello sacro è impersonato dalla donna nuda e dunque sincera. Stucchevolmente, tuttavia, in mostra non si fa parola del fatto che la Serenissima era la capitale della prostituzione tanto che il giovane Dürer, giunto dalla Germania protestante, ne rimase sconcertato. Era la città dove il grande amico di Tiziano, lo scandaloso Aretino, fuggito da Roma per i suoi «Sonetti lussuriosi», conduceva una vita libera e dissoluta, protetto dall’aristocrazia.

La «Laura» di Giorgione

La sequenza di sale che dà avvio alla mostra con una parata di anonime belle veneziane e di ritratti come quello di Isabella d’Este lascia senza fiato. Contrariamente alle leggi del marketing, invece, la temperatura si raffredda nel finale dopo alcune repliche delle poesie, le storie degli amori degli dei tratte dalle Metamorfosi di Ovidio, dipinte da Tiziano per gli Asburgo di Spagna. Subissata di incarichi, la bottega aveva il compito di replicare quelle tele per i cugini minori d’Austria e oggi sono conservate al Kunsthistorisches Museum da cui arrivano i prestiti di ben 25 opere fra le quali la più preziosa è la «Laura» di Giorgione, il genio che con la sua morte precoce lanciò la carriera di Tiziano.

“Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento Veneziano” – fino al 5 giugno

Orari: da martedì a domenica ore 10:00-19:30, giovedì chiusura alle 22:30. Ultimo ingresso un’ora prima. Lunedì chiuso.

Biglietti: Intero Open € 16 Intero € 14 Ridotto € 12

Informazioni: c.mostre@comune.milano.it – 02 92 800 822

 

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