La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento

“Mi piace fare mostre come questa, mai per la voglia di stupire, ma sempre e solo perché la pittura, attraverso la conoscenza, sia l’adesione a un sentimento, ne sia il racconto e non mai la spiegazione. Non desidero spiegare niente a nessuno, ho solo la gioia di mostrare che una finestra di Giorgione, oltre la quale sta il velluto di una notte chiara, io la possa appendere accanto a una finestra dipinta da López García quasi cinquecento anni dopo, quando una tangenziale butta la notte della periferia di Madrid dentro quella stessa finestra aperta. Penso che si possano fare mostre anche così, né migliori né peggiori di altre, ma diverse. Dove, sulla stessa parete, a Bellini non debba per forza succedere Giorgione, e dopo di lui Tiziano. Certo, anche questo, ma non solo. Penso che valga la pena vivere e lavorare in questo modo, dentro alla verità d’ognuno. Dentro all’emozione d’ognuno.”

E’ un brano tratto dal libro che Marco Goldin ha scritto e che è diventato il catalogo dell’esposizione. Un brano che identifica compiutamente il suo modo di essere storico e curatore, il suo modo di pensare a una mostra. Come questa dedicata al tema della sera e della notte nella storia dell’arte.

Si tratta di un’esposizione di capolavori, sensazioni, emozioni e simboli. Il titolo, “Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento”, richiama millenni di storia dell’uomo e dell’arte, appuntati in una mostra che indaga una vicenda antica, quella degli Egizi, ma soprattutto poi una seconda storia, dal Quattrocento al Novecento in pittura, lungo il suo versante struggentemente serale e notturno.

La notte raffigurata in una manciata di stelle o un chiaro di luna, come profonde corrispondenze dell’anima. Ma anche la notte come luogo nel quale si raccolgono alcuni grandi passaggi della storia dell’arte. Perché la notte in questa mostra non è solo fascino del naturalismo ottocentesco, da Turner e Friedrich fino agli impressionisti e poi Mondrian e Klee all’inizio del nuovo secolo. Non è solo il luogo in cui meravigliose storie sacre si raccontano, da Giorgione a Tiziano, da Caravaggio a El Greco. Ma è anche una notte fortemente spirituale, interiore, che giustifica così la presenza di straordinari pittori astratti da Rothko a De Staël, da Noland a Morris Louis.

Ben 113 opere, spesso rare, divise in sei sezioni e provenienti da trenta musei e collezioni di tutto il mondo, musicano questo affascinante racconto sinfonico.
Un poema che inizia lungo il Nilo, dove si sedimenta l’idea della notte del mondo oltre il mondo. E’ la notte abitata nel ventre delle Piramidi. Raccontata in mostra da reperti che, da soli, valgono il viaggio a Vicenza. Dal Museum of Fine Arts di Boston giunge per la prima volta in Italia un nucleo di tesori egizi: dal volto del re Menkaura a quello, celeberrimo, di Tutankhamon re bambino sino ai ritratti del Fayum, quando Egitto e Roma si avvicinano, a partire dal I secolo d. C. Questo il grande prologo.
La seconda sezione, con molti capolavori da Giorgione a Caravaggio, da Tiziano a El Greco, da Tintoretto a Poussin, indugia sulla suggestiva atmosfera delle figure collocate in ambienti notturni, soprattutto seguendo la vita di Cristo dal momento della nascita fino alla crocifissione e alla deposizione nel sepolcro. Opere straordinarie soprattutto del Cinquecento e del Seicento sono al centro di questa parte.
La terza sezione tocca alcuni dei vertici dell’incisione di tutti i tempi, in una sala nella quale, con sedici fogli in totale, si confrontano Rembrandt e Piranesi, il primo con i suoi celeberrimi soggetti religiosi, a cominciare dalla Stampa da cento fiorini fino alla visione delle Tre croci, il secondo con le altrettanto celebri immagini delle “Carceri”.
La quarta sezione si sofferma invece sul paesaggio, dal momento del tramonto fino a quello in cui nel cielo si levano la luna e le stelle. Ovviamente il secolo raccontato è il XIX, poiché, dal periodo romantico fino all’impressionismo, questo è stato il tempo della natura serale e notturna. Sfilano alcuni dipinti indimenticabili di Turner e Friedrich, di Corot e Millet, dei grandi americani da Church a Homer, fino a Whistler, Monet, Pissarro, Van Gogh e poi Mondrian, Klee e Hopper nella prima parte del Novecento, fino a Kiefer nella seconda.
La penultima sezione entra nel pieno Novecento, dove in due sale vengono disposti alcuni dei grandi della seconda parte del secolo, specialmente per quanto riguarda il versante astratto americano, da Morris Louis a Noland a Rothko. Ma anche pittori che si sono tenuti a cavallo tra figurazione e astrazione, come De Staël, fino a un altro grande americano come Andrew Wyeth, e poi López García e Guccione, per entrare nelle profondità della sera e della notte intesa come fatto soprattutto psicologico.
Infine, la sesta e ultima sezione è un riassunto di tutti i temi affrontati e le opere indimenticabili si succedono, da Gauguin a Cézanne, da Caravaggio a Luca Giordano, da Van Gogh a Rothko ancora. Per una chiusura che lascia con il fiato sospeso, tra notti dello spirito, notti della vita e notti della natura.
“A testimoniare – chiosa Goldin – il senso di una notte che non è più soltanto il risultato di un vedere fisico e riproduttivo, ma interiore e determinato dalla profondità psicologica, del sogno e della memoria. In una mostra che, come dice il titolo, vuole avvicinare, ma non accostare, il sentimento che scaturisce dalla fierezza del viaggio nel tempo di Tutankhamon e lo straziato viaggio sotto la luna e le stelle di Vincent van Gogh a Saint-Rémy. Nessuna giunzione stilistica, e non servirebbe nemmeno dirlo, ma il racconto dei modi diversi, anche lontani, entro i quali la notte è stata intesa. Detta. Con un largo compasso storico, appunto dagli Egizi fino al Novecento. La notte è sempre stata la rappresentazione della vita, il suo limite e insieme un culmine che si supera”.


TUTANKHAMON CARAVAGGIO VAN GOGH
La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento

Vicenza, Basilica Palladiana, piazza dei Signori

redazione grey-panthers:
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